HILDESHEIM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

HILDESHEIM

A. Giuliano
H. Kähler

museo. - Le collezioni di antichità della città di H. hanno sede nel Roemer-Pelizaeus-Museum, costruito dopo la seconda guerra mondiale, nel quale sono stati raccolti i monumenti prima divisi tra il Roemer Museum (fondato da H. Roemer, 1816-1894, interessante per alcuni manufatti preistorici e protostorici), i Musei di Berlino (tesoro di H., v. più avanti) e il Pelizaeus Museum (fondato da W. Pelizaeus, 1851-1930). Quest'ultimo, formato da antichità di provenienza egiziana, è tra i più notevoli di Europa.

Tra gli oggetti più interessanti si possono ricordare: ceramiche predinastiche; rilievi funerarî da camere sepolcrali (2500-2000 a. C.); la statua del principe Hem-On (2600 circa a. C.); quella dello scriba Heti (2500 circa a. C.); la testa di una statua del faraone Sethos I (1312-1298 a. C.); casse dipinte per mummie; bronzi; terracotte; frammenti di pitture, ecc. Al periodo tolemaico e romano appartiene una ricca serie di modelli di gesso per argenterie, rinvenuti a Memfi; i piccoli bronzi provenienti da Galyūb (raccolta di modelli di un artista alessandrino, destinati ad ornamento femminile di particolare interesse per documentare la tecnica dell'artigianato artistico ellenistico); terracotte; ritratti di marmo, di stucco dipinto, su tavola (v. fayyūm). Una testa di un sarcofago antropoide dalla Siria; due anfore panatenaiche da Cirene databili al 370 circa a. C. (lo scudo delle figure di Atena è decorato da una riproduzione del gruppo dei Tirannicidi, v.); vasi attici; terracotte invetriate; stoffe copte completano le collezioni.

Bibl.: Aus dem Pelizaeus-Museum zu Hildesheim, O. Rubensoh, Hellenistisches Silvergerät in antiken Gipsabgüssen, Berlino 1911; Die Denkmäler des Pelizaeus-Museum zu Hildesheim, unter Mitwiekunf con Albert Ippel, Bearbaitet von Günter Roeder, Berlino 1921; Aus dem Pelizaeus-Museum zu Hildesheim, A. Ippel, Der Bronzefund von Galjûb, Modelle eines hellenistischen Goldschmieds, Berlino 1922; G. Roeder, Aegyptische Bronzewerke, Amburgo 1937; H. Kayser, Im Reich des Osiris, Eine Führung durch die Ausstellung ägyptischer Altertümere in Pelizaeus Museum zu Hildesheim, Hildesheim 1955; Roemer-Pelizaeus-Museum, Hildesheim s. d. Sul tesoro di Hildesheim, vedi s. v.

(A. Giuliano)

Tesoro. - Nel 1865 in occasione dell'installazione di un campo di tiro sul Galgenberg, a S-E di H., fu trovato un tesoro di vasellame da tavola in argento di età romana, portato più tardi all'Antiquarium di Berlino e oggi assegnato al museo di Hildesheim. Esso comprende 62 pezzi quasi completi, e parte di altri.

Circa la metà di questi pezzi porta incise delle iscrizioni che ne indicano il peso e rivelano la maggiore consistenza originaria della collezione. Poiché, secondo le iscrizioni, è stata all'incirca conservata solo la metà del vasellame, si tratta piuttosto della parte di un bottino, che del vasellame da viaggio di un alto ufficiale romano, che questi avrebbe nascosto nell'imminenza della battaglia di Varo, nell'anno 9 a. C. Le cinque iscrizioni nominali conservate dimostrano che il tesoro non ha appartenuto ad una sola persona. Esse non si riferiscono all'esecutore, bensì al possessore dei diversi pezzi, che, a giudicare dal loro logorio e da alcune riparazioni, sembrano essere stati, in parte, lungamente usati. Nello stesso senso testimoniano le notevoli differenze di stile nella collezione, che deve dividersi in un gruppo maggiore, chiaramente eseguito in Italia, e uno minore proveniente dalla Gallia o dalla regione del Reno. Appartengono a quest'ultimo due grandi bicchieri con fregi di animali e tralci fioriti, un fondo di piatto con ansa a figura di oca, tre coppe lisce in forma di scodelle, un cucchiaione. Il tralcio è impiegato in maniera grossolana su di una scodella col busto di Eracle che soffoca i serpenti. Questo simbolo sembra, come quello di una coppia di tazze con i busti di Cibele e Attis, derivare da più antichi accostamenti, e qui nuovamente adoperato. Anche il gruppo proveniente dall'Italia è tutt'altro che unitario. Accanto a due coppe, nella tradizione di quelle megaresi, vi sono vasi che mostrano un rapporto col cosiddetto 3° stile pompeiano, come un grande kàntharos con delicata decorazione cesellata, cui appartengono sei coppe con rami di edera e una scodella con rami di alloro, eseguiti secondo la medesima tecnica. Si discosta da questi un gruppo di quattro coppe con maschere dal vivace rilievo e, inoltre, brocche, mestoli, piatti e coppe con foglie di acero, alloro ed edera finemente modellate, un piccolo tripode egittizzante e altri pezzi, fra i quali un candelabro, strettamente connessi tipologicamente alla decorazione nella villa della Farnesina a Roma. Gli oggetti più importanti di questa collezione sono indubbiamente un cratere (perduto nell'ultima guerra) dai delicati intrecci di tralci in stile augusteo, in cui degli amorini vanno a caccia di pesci e di gamberi, e una tazza col simbolo dorato di Atena troneggiante su di una roccia, con la mano poggiata su di un timone, opera di influenza tardo-ellenistico-pergamena, senza doversi peraltro allontanare, nella datazione di essa, dal periodo augusteo.

Bibl.: E. Pernice-F. Winter, Der Hildesheimer Silberfund, Berlino 1901; G. Bruns, in Berliner Museum, N. F., III, 1953, p. 37 ss.

(H. Kähler)