CHAMBERLAIN, Houston Stewart

Enciclopedia Italiana (1931)

CHAMBERLAIN, Houston Stewart


Scrittore tedesco, di famiglia inglese, nato a Portsmouth il 9 settembre 1856, morto a Bayreuth il 9 gennaio 1927. Studiò scienze naturali a Ginevra, poi arte, musica, filosofia a Dresda. Nel 1889 si stabilì a Vienna, dove rimase vent'anni, finché, sposata la figlia di Riccardo Wagner, Eva, si trasferì definitivamente nel 1908 a Bayreuth. Nel 1916 ottenne la cittadinanza tedesca, ultimo suggello a quella naturalizzazione spirituale che da lungo tempo già si era in lui compiuta. Movendo da un'ammirazione per Wagner, che non riguardava soltanto l'arte di lui, ma il sentimento della vita e il pensiero filosofico-religioso, dopo alcuni saggi preparatorî, si rivelò inteprete ortodosso del verbo di Bayreuth in due volumi, Das Drama Richard Wagners (1892) e Richard Wagner (1896), che contengono, intuizioni acute e alimentarono per lunghi anni tutta una feconda corrente di critica wagneriana. Tuttavia più ancora che a questi scritti, per lo meno presso il gran pubblico, il Ch. dovette la sua notorietà all'opera storico-filosofica Die Grundlagen des XIX. Jahrhunderts (1899).

Partendo dai noti principî espressi dal Gobineau nella sua Inégalité des races humaines, il Ch. vi tentò una vasta, ma arbitraria analisi della storia universale ad esaltazione del progresso dei tempi sotto l'insegna del germanesimo. Il mondo antico, corrotto dall'infiltrazione di popoli non ariani, si rinnovò per il Ch. con le invasioni germaniche, le quali infusero nelle razze corrotte sangue puro, idee elevate e soprattutto una concezione morale della vita. Questa esaltazione della razza ariana conservatasi pura nel solo ceppo germanico - tutti i più grandi avvenimenti umani ne sono opera, anche il Rinascimento; tutte le più grandi personalità della storia vi appartengono, anche Dante, anche Michelangelo, anche e soprattutto Cristo - trovò nella filosofia e nella politica del pangermanismo la sua attuazione pratica. I due ampî volumi posteriori Immanuel Kant (1905) e Goethe, (1912), sono anch'essi due interpretazioni arbitrarie, se anche in alcuni tratti geniali, in cui il Kant e il Goethe sono ridotti dal Ch. entro l'orbita del proprio pensiero.

Lo scoppio della guerra mondiale fu naturalmente salutato dal Ch. come la grande ora finalmente giunta del definitivo trionfo del germanesimo nel mondo; e fra i propagandisti tedeschi della guerra, pochi lo eguagliarono in turbinoso entusiasmo e in violenza (Kriegsaufsätze, 1914, e Neue Kriegsaufsätze, 1915): alcuni di questi scritti di guerra (Pensieri e quesiti sulla Germania nella guerra mondiale, 1915; L'amore dei Tedeschi per la pace, 1915) comparvero anche in traduzione italiana.

Interessante è la sua autobiografia: Lebenswege meines Denkens, 1919; le considerazioni sul cristianesimo in Mensch und Gott (1927) sono un testamento spirituale, trasmesso a un'età che non lo può più comprendere.

Opere: Gesammelte Hauptwerke, 9 voll., Monaco 1923; Briefe (scelta), 2 voll., Monaco 1928.

Bibl.: L. v. Schröder, H. St. Chamberlain, Monaco 1918; A. Chamberlain, Meine Erinnerungen an H. St. Ch., Monaco 1923; Rosenberg, H. St. Ch. als Verkünder und Begründer einer deutschen Zukunft, 1927; A. Niceforo, Les Germains, Parigi 1919; E. Seillière, Le plus recent philosophe du pangermanisme mystique, Parigi 1917; P. Joachimsen, H. St. Ch., in Zeiwende, 1927 (ottobre-novembre). Cfr. la bibl. di A. Vanzelow, Das Werk H. St. Ch.s, Monaco 1927.

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