Eyck, Hubert e Jan van

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Pittori (Hubert: m. Gand 1426; Jan: Maaseik 1390 circa - Bruges 1441). Mentre è controversa l'opera di Hubert, che alcuni studiosi ipotizzano perfino come una personalità di fantasia, ma che nell'iscrizione del polittico di Gand è definito fratello di Jan e il più grande pittore del mondo ("maior quo nemo reperitur"), di Jan si hanno sicure notizie biografiche dal 1422, e numerose opere firmate e datate. Egli è ritenuto non solo il maggiore artista fiammingo, ma anche uno degli iniziatori della pittura moderna. Apprezzatissimo dai contemporanei, dal 1422 al 1424 fu valletto di camera di Giovanni di Baviera, all'Aia, con l'incarico di eseguire alcune pitture nel palazzo; dal 1425 fu a Lilla al servizio di Filippo il Buono di Borgogna, per il quale compì pure varie missioni diplomatiche (fu in Portogallo nel 1428-29). Dal 1430 fu pittore di corte e della città a Bruges. Nel grande polittico dell'Adorazione dell'Agnello mistico (Gand, S. Bavone), terminato nel 1432 (sei anni dopo la morte di Hubert), di discussa interpretazione simbolica in un'arte in cui il simbolo ha tutte le sembianze del reale, lo stile eyckiano si manifesta compiutamente in tutta la sua novità: che si può definire come capacità di coordinare, in funzione degli aspetti più puramente visivi della realtà - colore, luce, atmosfera - figure e ambiente (paesaggio; interni), secondo un ordine prospettico non matematico, ma empirico, sensibile, con soluzione assai diversa da quella trovata dal Rinascimento italiano. Il contrasto fra la veduta del polittico chiuso, di coerente unità, e la veduta dello stesso quando è aperto, in cui fortissima è la disarmonia fra i due piani in cui esso è diviso, è attribuito a una traccia del primitivo programma di Hubert, cui Jan avrebbe dato unità. Sicuramente la mano di Jan si rivela in ogni pannello. Quest'arte, così rivolta a indagare il mondo reale, arriva nel ritratto a straordinaria penetrazione: e il suo svolgimento può studiarsi in una serie di dipinti, eseguiti entro un breve spazio di tempo (cosiddetto Timoteo, 1432, nella National Gallery di Londra; Uomo col turbante, 1433, ivi; Ritratto della moglie, 1439, Bruges, Museo Comunale; ecc.). Nel Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434; Londra, National Gall.) si può vedere come significato simbolico della composizione, caratterizzazione dei personaggi, rapporto di questi con l'ambiente, estrema perfezione tecnica (quella per cui si diffuse la leggenda dell'invenzione, da parte di van E., della pittura a olio, invece già conosciuta) si fondono in una visione pittorica di limpidità cristallina. Esempio ancora più complesso di tale soluzione, applicata al tema sacro (di cui spesso van E. accentua tratti umani, familiari, pur non abbandonando il tono regale proprio del soggetto), sono la Madonna del canonico van der Paele (1436; Bruges, Museo Comunale) e la Madonna del Cancelliere Rollin (Parigi, Louvre). Grande preziosità di colorito raggiunge la piccola Madonna della fontana del Museo di Anversa, opera tarda, del 1439. Difficile lo studio delle origini d'un pittore tanto complesso e così profondamente innovatore. Delle decorazioni del palazzo di Giovanni di Baviera è forse il ricordo in un disegno conservato al Louvre che ci presenta van E. come pittore della vita di corte. Il mondo cavalleresco, percorso però da un'osservazione del reale che è assai lungi dalla suprema eleganza dei fratelli di Limbourg, è, accanto a prodigiose aperture nel paesaggio o nelle rappresentazioni d'interni (che già preannunciano la via della grande pittura olandese del 17º sec.), il tema dominante nelle miniature delle Très belles heures du duc de Berry (ora in parte distrutte, per il resto nel Museo Civico di Torino), che mostrano una certa affinità con l'anonimo maestro del Maresciallo de Boucicaut e che sono state attribuite a Jan e a Hubert, nel periodo precedente il 1417 (è da respingere la data più tarda proposta da alcuni, circa 1435). Queste distinzioni, come anche quelle tentate all'interno del polittico di Gand dalla critica, che vi ha voluto riconoscere la mano di entrambi, non hanno base sicura, mentre la personalità di Jan è chiaramente determinata dalle opere qui citate e da varie altre, in musei d'America, Europa e Australia. Jan van E. fu il fondatore del "realismo" nella pittura postmedievale; per l'altezza della sua opera egli è fra i più grandi pittori di tutti i tempi. L'importanza dell'arte eyckiana per l'arte europea fu enorme; mediatamente, il suo influsso arrivò anche in Italia, dove nel Quattrocento esistevano varî suoi dipinti, ammiratissimi (S. Francesco stimmatizzato, Torino, Galleria Sabauda; Crocifissione, Venezia, Ca' d'Oro, non sempre accettati come autografi).

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