HWANG HO

Enciclopedia Italiana (1933)

HWANG HO ("il fiume giallo", hwang "giallo" e ho "fiume"; A. T., 97-98 e 99-100)

Giovanni Vacca

Il secondo fiume della Cina. I Cinesi lo chiamano più spesso soltanto "il fiume" (ho). Il corso superiore, dall'Oriug Nor fino a Kwei-teh, è chiamato dai Tibetani Ma chu, nome che è stato variamente interpretato (tib. chu "fiume"). Il fiume ha un bacino di un milione di kmq., un quarto della superficie della Cina propriamente detta (il bacino del Danubio è di 817 mila kmq.); la sua lunghezza totale è stata stimata a circa 5 mila km. (poco meno del Yang-tze kiang, 5100 km.).

Il lunghissimo corso di questo grande fiume si può dividere in tre parti: corso superiore, dalle sorgenti, 4455 m. s. m., fino a Chung-wei, 1215 m. s. m., con un percorso di 2400 km. e la pendenza di 1,3 m. al l km.; corso medio, da Chung-wei, a 1215 m. s. m., fino al bacino di Hwai-k'ing, presso Meng hsien, a 129 m. s. m., con un percorso di 1800 km., e una pendenza di 0,6 m. al km.; corso inferiore, da Hwai-k'ing fino alla foce, con un percorso di 850 km. e la pendenza di 0,15 m. al km.

Le sorgenti del fiume sono situate a 35° 6′ N. e 96° 4′ E., a 4455 m. s. m. (secondo le osservazioni di A. Tafel), a NO. dei laghi Djaring Nor e Oring Nor. La portata del fiume poco dopo l'Oring Nor è già di 110 mc. al secondo; alla fine del percorso tibetano, la portata della piena estiva giunge a 3600 mc. al secondo. Malgrado i numerosi affluenti che lo arricchiscono nel percorso attraverso la grande pianura cinese, le acque sono parzialmente assorbite e la portata media alla foce è stata calcolata di 3250 mc. al secondo, circa un decimo di quella del Yang-tze kiang (30 mila mc. al secondo).

Il colore dell'acqua, rossiccio nel percorso tibetano, assume una tinta decisamente gialla nel percorso cinese, attraverso la zona del loess. La quantità di materiale trasportato in sospensione dall'acqua è enorme. Dopo le piogge sale a sei o sette kg. ogni mc. Sono stati misurati nello Shan-si da quattro a cinque kg. ogni mc. La maggior parte di questi materiali è trasportata al mare; raggiunge il massimo nelle piene estive in cui il materiale depositato ascende a 29 milioni di mc. al giorno, il minimo in inverno con un deposito giornaliero di 72 mila mc.

Il fiume si congela alla superficie, nell'inverno, durante l'epoca della magra. In Lan-chow il ghiaccio dura per un mese e mezzo, con vantaggio del transito. Il corso medio gela da Ning-sia fino a Ho-kov; il corso inferiore non gela, eccetto che parzialmente, verso la foce. Un ponte in acciaio, lungo 180 m., costruito nel 1909, che sostituisce in Lan-chow un antico ponte di barche, il grande ponte provvisorio di 103 arcate di 30 m. della ferrovia Pechino-Han-kow (1905) e infine il ponte di 1250 m. della ferrovia TientsinPu-kow (1912) sono i soli ponti sul fiume.

Gli antichi Cinesi non conoscevano le sorgenti del Fiume Giallo. Nel 635 d. C. Hou Chün-chi giunse sulle rive del Djaring Nor e vide da lontano le sorgenti del Ho, ma la vera scoperta delle sorgenti è generalmente attribuita a Liu Yüan-ting nell'822 d. C.; l'intero percorso del fiume fino al suo ingresso nel Kan-su fu descritto soltanto nel sec. XIV da Wang Hsi in suo libro Chih ho tu liu "Sulla manutenzione del Fiume", illustrato da sei carte, con una succinta narrazione delle inondazioni prodotte dal fiume. I Cinesi hanno continuato a pubblicare numerose opere su questo argomento, utilizzando anche fonti mongole e tibetane. In Europa Marco Polo per il primo descrive più volte "il fiume così vasto che non c'è ponte per passarlo", dandogli il nome mongolo Caramoran "il fiume nero". Una descrizione più completa, desunta in parte da fonte cinese, è data da Martino Martini, nel Novus Atlas Sinensis, Amsterdam 1655 pp 1-15.

Il corso superiore del fiume nei pressi del Kuku Nor fu visitato nel 1624 dal gesuita Antonio Andrada. Nel 1884-85 il viaggiatore russo N.M. Prševalskÿ giungeva alla regione delle sorgenti. Fra gli esploratori successivi sono da ricordare particolarmente P. K. Kozlov (1893-95 e 1899-1901) e i tedeschi K. Futterer (1898), A. Tafel (1905-1907).

Il bacino del Fiume Giallo è abitato da circa 100 milioni di Cinesi. È nel corso inferiore di esso che appare la prima civiltà storica della Cina (v. cina). Nelle paludi, nelle foreste tra i numerosi rami in cui scorreva il Fiume Giallo nella pianura cinese, nel lungo e penoso lavoro di bonifica agraria, al principio del primo millennio a. C., i Cinesi acquistarono coscienza della loro storia. La riva del Golfo del Chih-li, ove il fiume aveva allora le foci, era forse poco lontana dall'attuale Tien-tsin. Il Hwang ho ha tagliato profonde valli con pareti quasi verticali, entro cui scorre infossato; inaccessibile, in una parte notevole del suo percorso. In queste condizioni l'irrigazione è difficile e il terreno fertile naturalmente attende soltanto dalla pioggia le acque necessarie per un raccolto abbondante.

Nel bacino del Fiume Giallo il riso è l'alimento preferito soltanto dei ricchi; la grande massa vive specialmente di miglio e di grano La poca quantità di riso che si coltiva nella parte meridionale differisce assai dal ricco raccolto della Cina centrale e meridionale. Mancano i bufali, sono invece comuni bovi e cammelli.

Malgrado l'uniformità apparente data dal loess, il fiume non unisce le provincie che attraversa. Navigabile soltanto in alcuni punti, non può in nessun modo costituire una via commerciale. Poche sono le grandi città sul suo corso: Lan-chow a O. e Tsin an a E. I villaggi si sono tenuti il più lontano possibile da un vicino pericoloso, dal quale traggono tuttavia quando possono, per mezzo di canali, acqua per l'irrigazione. I pochi passi in cui il fiume è guadabile hanno quindi avuto nella storia della Cina una grande importanza. Il delta con cui esso termina, diviso da molti rami ostruiti dalle sabbie, sembra avanzarsi rapidamente nel mare, ed è completamente deserto.

La vita è invece più intensa lungo gli affluenti, specialmente il Wei ho e il Fen ho, ove sono sorte le più antiche e celebri città capitali della prima civiltà; più a oriente riceve il Lo ho ove sorge Lo-yang (Ho-nan fu), più volte capitale della Cina, al centro di una fitta rete stradale; anche Kai-feng, situata sul Hwang ho, più a E., fu più volte capitale.

Il bacino del Hwang ho, date le difficoltà di attraversarlo e la facilità di scavarvi abitazioni nelle pareti verticali del loess, ha contribuito a fissare in residenze stabili le prime popolazioni cinesi. Considerato però nel suo complesso, esso ha costituito per tutta la Cina piuttosto una barriera che una via di comunicazione o di attraversamento. Esso può essere considerato come una vasta regione di confine che ha separato nello sviluppo storico della Cina la Cina agricola e pacifica del centro e del sud dalle pianure della Manciuria e della Mongolia, dando origine al dualismo che ha permesso lo sviluppo di governi e di stati conquistatori manciù e mongoli. Una nuova vita sta sorgendo in questa regione per l'estendersi delle ferrovie che già l'attraversano da N. a S. e da E. a O.

È urgente che si provveda a una definitiva sistemazione del corso inferiore del fiume, minacciato (1932) da un nuovo orientamento del corso, che le attuali dighe sembrano insufficienti a contenere.

Una serie di racconti attribuisce al leggendario imperatore Yü lavori prodigiosi di sistemazione del fiume, che ha costituito in ogni tempo e forma ancor oggi il tormento degli uomini di stato e degli agricoltori cinesi. I ricchi depositi alluvionali rialzano continuamente il letto del fiume. I tecnici cinesi, dopo una secolare esperienza, hanno studiato un metodo razionale di dighe, lontane di qualche km. dalle due sponde del fiume nel suo corso normale, in modo da permettere un sufficiente sfogo alle piene. Durante l'ultima dinastia uno speciale viceré, chiamato ho-tu, il viceré del fiume, aveva piena autorità di requisire i mezzi finanziarî e il lavoro umano in caso di bisogno. Il ho-tu aveva lo stesso grado del viceré di una provincia, con un corpo amministrativo di segretarî, di tecnici e di guardiani, per la sorveglianza e la manutenzione di migliaia di km. di dighe. Molti milioni di dollari erano spesi ogni anno per questa opera di protezione. Nel 1912 la Repubblica ha cambiato più volte l'amministrazione della manutenzione del fiume, suddividendolo in tre uffici nelle provincie dello Shan-tung, Ho-pe, Ho-nan.

La tecnica della costruzione delle dighe, dopo un'esperienza secolare, ha raggiunto una considerevole perfezione per mezzo di speciali arginature formate da cuscinetti di paglia di kao-liang (sorgo) fissati opportunamente.

Malgrado questi lavori secolari, nessun fiume ha variato più spesso il suo corso inferiore in modo così imponente come il Fiume Giallo. Nel 600 a. C. esso gettava le sue acque vicino a Tien-tsin, dividendosi in numerosi bracci (forse nove). Nel 1194 d. C., volgendo a E., a S. dei monti dello Shan-tung, iniziava una complicata serie di corsi meridionali nella pianura del SE., sboccando nel Mar Giallo e unendo talvolta le sue acque con quelle del fiume Hwai e perfino talora con quelle dello Yang-tze kiang. Nel 1853, per la rottura di una diga della riva sinistra a valle di Kai-feng, riprendeva il corso verso NE. a N. dei monti dello Shan-tung, andando a sboccare circa 500 km. a NO. dell'antica foce, e ha conservato questa nuova direzione fino ai nostri giorni.

Il letto del fiume è ora per lunghi tratti a 5 m. al disopra della pianura circostante. Uno dei compiti più importanti che attendono la Cina è quello di lottare con un piano d'insieme contro il formidabile pericolo delle inondazioni, utilizzando anche le cognizioni e i mezzi della scienza idraulica europea; coordinando questa sistemazione con quella dei fiumi del Ho-pe (Chih-li), del fiume Hwai e del Grande Canale. È stato proposto che l'indennità dei Boxer dovuta all'Olanda dal governo cinese sia destinata a un completo rilevamento delle condizioni del Fiume Giallo e allo studio di un progetto di sistemazione definitiva.

Fra le divinità del culto degli antichi Cinesi, il dio del fiume, Ho po, "il conte del fiume", raffigurato talvolta in forma di pesce con testa umana, o come un uomo a cavallo di un drago, era il centro di una serie di leggende che ci sono state conservate. In due santuarî, a Tsung-ki, in faccia alla confluenza dell'affluente Wei, e Liu-chang, nel Ho-nan, due collegi di una decina di sacerdotesse sacrificavano ogni anno una sposa al fiume, scegliendola fra le più belle ragazze e gettandola nelle acque, sul letto nuziale. Una leggenda dice che un coraggioso prefetto, Si-men Pao, pose fine, verso il 400 a. C., a questi sacrifici umani. Sono interessanti i testi delle preghiere indirizzate dall'imperatore al m0nte sacro T'ai shan, nel 1494, nel 1553, nel 1554, in occasione di straripamenti del Hwang ho. I rituali taoisti contengono numerose cerimonie, dal secolo II al X d. C., per offrire sacrifici e offerte al dio del fiume, al quale una curiosa leggenda attribuisce per moglie una figlia del monte T'ai shan. (v. tavv. CXXXI e CXXXII).

Bibl.: L. Chavannes, Les mémoires historiques de Se-ma T'sien, Parigi 1898, III, pp. 520-537, per la storia antica del fiume; id., Le T'ai shan, Parigi 1910, pp. 237-293, 401; M. Granet, Danses et Légendes de la Chine ancienne, Parigi 1926, II, pp. 466-482, per la mitologia; M. Martini, Novus Atlas Sinensis, Amsterdam 1655, pp. 14-15. Tra gli scritti più recenti sono notevoli: J. R. Freeman, Flood problems in China, in proc. Amer. Soc. C. E., XLIX maggio 1922; E. Teichman, Travels of a consular officer in Eastern Tibet, Cambridge 1922; E. Licent S. J., Hoang-ho, Pai-ho, Dix années de séjour et d'exploration dans le bassin du Hoang-ho, ecc., voll. 3 con atl., Tien-tsin 1924; F. G. Clapp, The Hwang-ho, in Geogr. Review, XXXVII, 1922, pp. 196-222; K. L. Fong, Origin and distribution of the sand dunes near Kaifeng, in Bull. Geol. Soc. of China, V, 1936, pp. 173-195; G. Köhler, Der Hwang-ho, eine Physiogeographie, in Petermanns Mitteilungen, supplemento n. 203, Lipsia 1929, con una ricca bibliografia e carta 1:4 milioni.