Vignòla, Iacopo Barozzi detto il

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Architetto (Vignola 1507 - Roma 1573). È stato forse l'architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Figura centrale nella fase manieristica dell'architettura, V. si caratterizzò per il suo innovativo modo di comporre e modulare le masse mediante l'applicazione degli ordini architettonici. Fu attivo soprattutto a Roma, dove la villa di papa Giulio III (od. Museo Etrusco) è certamente suo il palazzo principale, e nel Lazio. Importante fu anche la sua attività di trattatista, che ebbe una diffusione vastissima nei periodi successivi.

Vita e opere

Iniziò come pittore, si diede poi ai disegni di prospettive e sulla sua formazione ebbe influenza Sebastiano Serlio. A Roma (dopo il 1530) lavorò alle fabbriche vaticane come architetto (1534-36) e fu segretario dell'Accademia vitruviana, poi (1541-43) fu in Francia al servizio di Francesco I (non sappiamo con certezza cosa fece), e (1543-50) a Bologna, occupato in lavori di carattere tecnico e dove fece, fra l'altro, il portico dei Banchi. Di nuovo a Roma (1550), vi ebbe inizio per il V. un periodo di prosperità e di successi, attraverso la vasta e multiforme attività svolta affannosamente e non sempre ben definita. Nella villa di papa Giulio III (1550-55) la facciata rivela semplicità lineare nei due ordini, animati al centro dal motivo plastico del portale fiancheggiato da nicchie e ripetuto pittoricamente nel secondo ordine. Semplice è anche la chiesetta di s. Andrea sulla via Flaminia (1554), primo esempio di schema pseudocentrale dovuto all'adozione dell'ellisse in luogo del cerchio. Il card. Alessandro Farnese commissionò al V. il palazzo di Caprarola (1559-64) e la chiesa del Gesù a Roma. Nel primo lo schema pentagonale della pianta è del Sangallo; ma è merito del V. l'avervi innestato l'edificio con il motivo esterno delle pareti, animate da finestre e da loggiati impostati sulle scalee e i baluardi e il pittoresco cortile ellittico. Nella seconda (modello dell'architettura religiosa della Controriforma), iniziata nel 1568 e terminata, non essendo ancora giunta alle volte, dopo la morte del V., il motivo albertiano dell'interno a una sola navata con cappelle laterali (Mantova, Sant'Andrea), viene ripreso e svolto ampiamente con michelangiolesco movimento di masse. La facciata invece è di Giacomo della Porta. Dopo la morte di Michelangelo, il V. ebbe (1564-73) la direzione dei lavori della basilica di San Pietro, dapprima con P. Ligorio, poi (1566) da solo. Tra le numerose altre sue opere ricordiamo: la villa Gambara, poi Lante, a Bagnaia, il palazzo Farnese di Piacenza (1560-61); Santa Maria degli Angeli ad Assisi (iniziata nel 1569, terminata un sec. dopo). Il trattato Le due regole della prospettiva pratica (post., 1583) definisce il valore e la funzione dei "punti di distanza". Ma più importante è il significato della Regola delli cinque ordini d'architettura (1562), in cui il V., spogliando le regole di quanto poteva esservi di astruso, giunge a fissare pochi rapporti, chiari e facilmente applicabili, ammettendo che, rispettando la prospettiva, si possono aumentare o diminuire le decorazioni, regole che dovevano essere pienamente applicate nell'architettura barocca.

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