IERAPOLI di Frigia

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

IERAPOLI di Frigia

Daria De Bernardi Ferrero

(XVIII, p. 800)

Nel 1957 hanno inizio gli scavi archeologici a opera della missione archeologica italiana, sotto la guida di P. Verzone. Primo risultato dei lavori è l'individuazione dell'impianto urbano di I. ellenistica: un sistema di vie ortogonali, larghe circa 3 m, scandisce a scacchiera la città, fondata dai re di Pergamo nel 2° secolo a. C. Fa eccezione la plateia maggiore (con andamento nord-sud), larga 13 m e fiancheggiata da porticati.

Le fasi di sviluppo, di vita e di decadenza si sono andate chiarendo nel corso delle successive campagne di scavo. Un grave terremoto, databile all'età neroniana (60 d. C.), portò alla distruzione quasi totale della città, alla susseguente ricostruzione di monumenti pubblici e alla pianificazione di due quartieri situati a nord e a sud della città ellenistica, attestati sul prolungamento della grande plateia (a nord si collegava con la via per Sardi, a sud con quella per Colossai).Questi nuovi tratti, lunghi 200 m circa, vengono delimitati da porte onorarie a tre fornici, rinserrati fra torri, circolari a nord e quadrate a sud. La porta nord, scavata e restaurata, è dedicata a Domiziano dal proconsole d'Asia Sesto Giulio Frontino (82-83 d. C.). La via, scandita da pilastri a semicolonne addossate, era fiancheggiata a est da una grande agorà commerciale, in corso di scavo. Portici doppi corrono su tre lati; il lato di fondo è dominato da due basiliche con un ingresso monumentale arricchito da capitelli figurati (sfingi dal volto segnato dal pathos o leoni che azzannano tori). I pilastri ionici delle basiliche, con capitelli a volute e mascheroni barbuti, sono collegati da archi che poggiano su pulvini a dado trabeato. Il complesso è dominato dal gusto barocco tipico dell'arte microasiatica già nella metà del 2° secolo.

Al centro di I. è stato messo in luce il tempio dedicato ad Apollo Archeghete con relativo peribolo e il Plutonion, grotta dalle esalazioni mefitiche, noto già dalle fonti letterarie. Il peribolo è da ascrivere all'età flavia, il tempio è un rifacimento più tardo: rettangolare, a muri doppi con intercapedine, su alto basamento con gradinata sulla fronte. Sempre in età flavia e al centro viene costruito ex novo il teatro.

La galleria di summa cavea è di età adrianea, la scena è ricostruita ai tempi di Settimio Severo. Un fregio nella scena lo raffigura con la famiglia: accanto un consesso di dei, autorità e atleti. Il teatro sfrutta per la cavea la presenza di una collina, la scena conserva il logeion, di tradizione ellenistica, articolato in nicchie inquadrate da colonne. La fronte-scena è una struttura ipostila a tre ordini, ancorata al muro di fondo, e le sue colonne poggiano su podi fra le cinque porte. I podi sono ornati da lastre con scene della vita di Apollo e Artemide. Particolarmente significativa la gara di Apollo e Marsia.

Lo studio delle epigrafi (edifici pubblici e sepolcri) ha permesso di chiarire la vita economico-artigianale della città e socio-pubblica dei cittadini. Lo studio sistematico dei sarcofagi e dei monumenti funebri delle estese necropoli (in corso di studio) ha chiarito elementi preziosi su tecniche costruttive, materiali e nuove scuole di scultura, in particolare quella legata alle cave di Dokimion.

L'importanza di I. cristiana è testimoniata in particolare dal martyrion: edificio eretto su un'altura dominante I. e dedicato a s. Filippo alla fine del 4° o all'inizio del 5° secolo. L'icnografia complessa, legata a un rigoroso simbolismo, consta di un ottagono centrale da cui si dipartono otto vani rettangolari, il tutto racchiuso in un quadrato con camere perimetrali. La complessa articolazione della pianta ha fatto pensare a un progetto proveniente direttamente dall'atelier imperiale di Costantinopoli. La presenza di edifici per il culto cristiano (cattedrale con battistero, tre chiese a tre navate, cappelle a nave unica) è ricollegabile all'erezione della città di I. a metropoli della Frigia Pacatiana. I dati emergenti dagli scavi parlano di collasso della città dal 7° secolo e di definitivo abbandono nel 12°. Vedi tav. f.t.

Bibl.: P. Verzone, Hierapolis di Frigia, in Quaderni de 'La ricerca scientifica', 100, Roma 1978, p. 391 ss.; T. Ritti, Hierapolis. Scavi e ricerche. Fonti letterarie ed epigrafiche, i, ivi 1985; F. D'Andria, T. Ritti, Hierapolis. Scavi e ricerche. Le sculture del teatro, ii, ivi 1985; D. De Bernardi Ferrero, I recenti lavori della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia, 1978-80, in Quaderni de 'La ricerca scientifica', 112, ivi 1985; AA. VV., Hierapolis di Frigia. 1957-1987, Catalogo della mostra, Milano 1987; D. De Bernardi Ferrero, Fouilles et restaurations à Hierapolis en 1987, in Kazı Sonuçları Toplantısı, 10, 2 (Ankara 1989), p. 293 ss.; Id., Preliminary report on the 1988 excavation compaign, ibid., 11, 1 (ivi 1990), p. 245 ss.

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