BISCARI, Ignazio Paternò Castello principe di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BISCARI, Ignazio Paternò Castello principe di

Giacomo Manganaro

Nacque a Catania nel 1719 da Vincenzo e da Anna Bonanno Scammacca, ricevendo un'educazione accurata, a Palermo, nel collegio dei padri teatini. A Catania, nell'avito palazzo, risorto più ampio dopo il terremoto del 1693 per merito del principe Vincenzo prese residenza il B., sposatosi ventiduenne con Anna Morso. La passione per le antichità, raccolte già dal padre occasionalmente, crebbe nel B., il quale nel 1743 chiese al Senato di Catania la custodia del grande torso marmoreo, creduto di Giove, rinvenuto poco prima nei pressi del convento di S. Agostino, con l'impegno di eseguire scavi e "di erigere a qualsiasi costo un Museo". Nel 1744 fondò l'Accademia degli Etnei.

Nel 1740 il B. aveva pubblicato a Catania un poema in lode di Carlo di Borbone. Nel 1748, impressionato dalle scoperte di Ercolano, chiese l'autorizzazione a eseguire scavi a Catania: gli fu concessa e gli valse la lode del viceré duca di Viefuille. Nel 1750, in occasione dell'anno santo, intraprese un viaggio, sostando a Napoli, Roma e Firenze, facendo acquisti di pezzi antichi, a Roma, e di bronzi settecenteschi, scambiati per classici, a Firenze, iniziando relazioni con uomini di cultura come il Gori, il Passeri, il Lami. Nel 1757 il B. poté inaugurare il Museo di antichità, con le collezioni ordinate in fastose sale.

Il Museo superava quello che avevano allestito i benedettini a S. Nicolò, per merito soprattutto di V. Amico e di P. Scammacca, che a Roma comprò anche numerose iscrizioni. Di altre fece eseguire copia su lastre di marmo: oggi tutte sono raccolte nel Museo del Castello Ursino a Catania (v. Corpus inscript. Latinarum, Berolini 1883, X, 1, pp. 50 ss.).

Il B. collaborò alle Memorie per servire alla storia letteraria di Sicilia, pubblicate dal 1755 a Palermo e dirette dal canonico D. Schiavo, cui seguirono, dal 1758, gli Opuscoli di autori siciliani, diretti da S. Di Blasi. A partire dal 1758 si dedicò con interesse anche alla storia naturale, continuò ad abbellire il suo palazzo (valendosi dell'architetto Francesco Battaglia) e iniziò una nuova sistemazione dei locali del museo, le cui collezioni si arricchivano continuamente. Nel 1765 iniziò la costruzione del ponte-acquedotto nel suo feudo di Ragona, al fine di bonificare una zona della valle del Simeto (poi crollato per una tempesta nel 1781). Opere dispendiose furono la creazione di un orto botanico nella villa del Labirinto (inclusa nell'odierna villa Bellini) e un lago artificiale, ricavato nella lava della spiaggia catanese entro la villa Scabrosa: il famoso viaggiatore Houel poteva scrivere: "ce lieu, jadis semblable au Tartare, semble aujourd'hui faire partie des Champs-Elysées". Ideò inoltre un molo nella marina di Catania, per cui presentò una memoria al Senato cittadino, stampata nel 1771.

Nel 1768 aveva chiesto l'autorizzazione per procedere a scavi archeologici a Catania: poté così nel 1770 mettere parzialmente allo scoperto il teatro, stabilirne la pianta e farne eseguire disegni. Nel corso dello scavo furono rinvenute una statua frammentaria e una iscrizione (ora in Corpus inscriptionum Latinarum, Berolini 1883, X, 2, n. 7014), donde il B. trasse occasione per il suo Discorso accademico sopra un'antica iscrizione... (Catania 1771). Altri monumenti cittadini furono rintracciati o in parte rimessi in luce da lui: l'anfiteatro, di cui il D'Orville aveva negato l'esistenza, l'edificio termale con i suoi corridoi ancora esistenti sotto il duomo cittadino, al quale si riferisce la grande iscrizione greca del 434 d.C. (Inscriptiones Graecae, Berolini 1890, XIV, n. 455), un ninfeo nei pressi del monastero dei benedettini, donde il B. trasse frammenti di un mosaico e una lastra di marmo con una iscrizione metrica in greco su un lato e una successiva dedica latina sull'altro (Inscriptiones Grecae, XIV, n. 453; Corpus inscriptionum Latinarum, X, 2, n. 7017). Numerosi scavi, sovente affrettati, eseguì il B. a Centuripe, a Camarina, nel contado di Catania, sorvegliando di persona i lavori perché non venissero rubati i pezzi rinvenuti.

In quegli anni i tesori archeologici della Sicilia destavano un vivo interesse in Europa e l'isola diveniva meta di viaggiatori illustri, come von Riedesel, Brydon, Bartels e lo stesso Goethe. Negli scritti di questi viaggiatori non manca la più lusinghiera menzione del B., il quale si compiaceva di accoglierli nel suo palazzo e di guidarli nelle loro visite.

Nel 1774 l'abate Domenico Sestini, fiorentino, accettò di soggiornare per tre anni a Catania, quale bibliotecario del B., contribuendo ad ordinarne il museo, specie il gabinetto numismatico, ricco di oltre settemila pezzi, oggi quasi totalmente dispersi. Al medesimo si deve la prima Descrizione del museo d'antiquaria del p. di B. (Livorno 1776, e poi 1787), nonché un opuscolo assai interessante,Agricoltura,prodotti e commercio della Sicilia (Firenze 1777), frutto del suo soggiorno catanese e delle esperienze che poté acquisire nel raggio delle relazioni del Biscari. Questi, socio dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, al pari del Sestini, indirizzava alla stessa, nel 1775, una Lezione prima sopra il far nascere ed allevare il baco della seta, e un'altra sopra i filugelli. Accolto come socio nella Accademia di Scienze e Belle Arti di Napoli, nel 1779 il B. fu nominato per reale dispaccio sovrintendente delle antichità di Val Demone e Val di Noto, mentre il principe di Torremuzza, che era stato suo compagno di studi, assumeva la medesima carica per la Val di Mazzara. Si organizzava così per la prima volta un servizio archeologico di Stato, con un assegno annuale prelevato dalle rendite dei beni confiscati ai gesuiti. Il B. si dedicò quindi alla stesura di saggi eruditi, come il Ragionamento... sopra gli antichi ornamenti e trastulli de' bambini (Firenze 1781) e De' vasi Murrini (Firenze 1781). Di maggiore impegno fu il Viaggio per tutte le antichità della Sicilia (Napoli 1781), pubblicato in occasione della sistemazione della regia strada, che da Napoli arrivava in Sicilia, libretto concepito come una guida archeologica per i forestieri.

Utile ancora, laddove rispecchia la diretta esperienza dell'autore, soprattutto per Catania e i dintorni, la guida si rivela per altri rispetti largamente erronea, soprattutto nelle notizie che riguardano Siracusa. In occasione della 2 ediz. dell'opera (Palermo 1817), G. M. Capodieci pubblicò La Verità in prospetto. Sopra gli abbagli presi dal principe del Biscari e dal parroco Logoteta scrivendo delle antichità di Siracusa (Messina 1818).

Negli ultimi anni il B. si volse, con l'ausilio di diversi collaboratori anonimi, alla preparazione delle tavole e dei disegni per due opere lasciate incompiute e inedite, il Museum Biscarianum e le Antichità di Catania. Parte del materiale preparato si conserva ancora nell'archivio del palazzo Biscari, oggi dei Moncada. Il 5 febbr. 1783 un veemente terremoto scosse la Sicilia orientale, distruggendo Messina: il B., che era stato aggregato quale membro della Reale Accademia di Bordeaux, diresse a questa un poema arcadico in settenari intitolato Descrizione del terribile terremoto... (Napoli 1784).

Morì il 1º sett. 1786, lasciando un patrimonio irrimediabilmente rovinato dalle sue grandi spese.

Fonti e Bibl.: Le notizie biogr. essenziali in D. Scinà,Prospetto della storia letter. di Sicilia nel sec. decimottavo, II, Palermo 1825, pp. 172-78; G. Libertini,IlMuseo Biscari, Milano 1930, pp. IX-XXVIII, dove è offerto in sontuosa veste il catalogo illustrato delle collezioni biscariane scampate alla dispersione, oggi esposte nel Museo comunale del Castello Ursino di Catania; F. Paternò Castello di Carcaci, I Paternò di Sicilia, Catania 1936, pp. 243-256; G. Policastro,Catania nel Settecento, Torino 1950, pp. 210-226 (per i familiari del B. e la nobiltà catanese a lui coeva). Belle pagine sono dedicate al B. e al suo ambiente, in H. Tuzet,La Sicile au XVIIIe siècle vue par les voyageurs étrangers, Strassburg 1955, pp. 167 s., 464 ss., 489 s. Una valutazione del valore culturale del Museo ha tentato G. Agnello,Ilmuseo Biscari di Catania nella storia della cultura illuministica italiana del Settecento, in Arch. storico per la Sic. or., s. 4, X (1957), pp. 142-159. Per l'inquadramento dell'attività archeologica del B., B. Pace,Arte e civiltà della Sicilia ant., I, 2, Milano 1958,ad Indicem. Sul palazzo Biscari, le varie fasi della sua costruzione e i pregi d'arte, V. Librando,Palazzo Biscari in Catania, Catania 1965.

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