PORRO, Ignazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PORRO, Ignazio

Bruno Signorelli

PORRO, Ignazio. – Nacque a Pinerolo (Torino) il 25 novembre 1801; da Ignazio e da Paola Lantery di Annecy.

Ammesso al Collegio militare di Torino, il 19 marzo 1815 entrò nelle Regie scuole d’artiglieria e genio quale cadetto e allievo. Con commissione del 18 dicembre 1817 divenne sottotenente sovranumerario e allievo alle Regie scuole, luogotenente di 2a classe il 19 settembre 1819, di 1a classe il 28 dicembre 1821. L’anno successivo doveva essere in Savoia perché il 23 febbraio 1823 il generale del genio sabaudo Francesco De Loche De Mouxy presentò (quale accademico non residente) a una giunta dell’Accademia delle scienze di Torino, presieduta da Amedeo Avogadro, uno studio di Porro su una particolarità della vista del generale, che determinava Alcune combinazioni nella direzione degli assi delle due pupille, ed applicazioni loro. Dall’archivio dell’Accademia da questa data Porro è indicato quale socio corrispondente della stessa.

Fu promosso tenente anziano il 27 gennaio 1824: secondo Mariano Borgatti (1928, p. 170) sempre nel gennaio del 1824 Porro, sotto la supervisione del capitano Agostino Chiodo, insegnante di geometria descrittiva e fortificazioni all’Accademia militare di Torino, avrebbe sviluppato un progetto completo di fortificazione semipermanente e nell’inverno dello stesso anno sarebbe stato insegnante nella Scuola complementare nata per tenere ‘riunioni accademiche’ e mantenere l’emulazione nel corpo del genio, ravvivando l’amore per lo studio. In quell’anno, secondo Vincenzo Soldati (1876), era in Savoia, dove iniziò i primi esperimenti sulla celerimensura; in quel periodo venne anche costruito il primo teodolite anallattico, battezzato da Porro pantometro.

Richiamato nella capitale, il 25 gennaio 1825 fu promosso capitano di 2a classe con l’incarico di istruire gli ufficiali subalterni del Genio. Nel 1826 era a Nizza e poi in Sardegna quale direttore locale del Genio; fu promosso capitano di 1a classe il 3 dicembre 1830. Nel 1833 fu giudicato «distintissimo nelle scienze fisiche-matematiche, espertissimo nell’uso degli strumenti geodetici, capace di perfezionarli ed eseguirli da se stesso come lo provano le già fatte utili invenzioni» (Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Ruoli matricolari, Corpo del genio militare, Ruolo matricola degli uffiziali, reg. 2662, f. 4).

Promosso capitano anziano il 25 febbraio 1834, in quello stesso anno sposò Casulda Di Somma, di origine spagnola, che lo seguì con affettuosa attenzione tutta la vita.

Nel 1835 le sue note caratteristiche indicavano: «Quest’ufficiale, deditissimo al Sovrano ha dimostrato sufficienti cognizioni nell’arma, e distinguesi soprattutto nelle operazioni geodetiche che hanno luogo per la formazione della carta topografia della piazza di Genova e suoi dintorni, conosciuto eziandio pel suo talento nel perfezionare li strumenti geodetici di cui si serve, per Sovrano gradimento manifestato con Ministeriale dispaccio di 18 luglio 1835 ricevette l’onorifica incombenza per parte del Governo svedese di dirigere la costruzione di parecchi strumenti da esso perfezionati». Quest’ultima indicazione mette in rilievo come egli fosse ben considerato in un’importante nazione estera (ibid., Controllo, reg. 7, lettere 7413 ss. del 6 luglio 1835: richiesta di congedo da parte di Porro perché incaricato della costruzione di strumenti di geodesia dal governo svedese).

Il metodo messo a punto da Porro «consisteva nel rilevare sul terreno con apposito strumento le coordinate polari di ogni punto geometrico, nel trasformare le coordinate polari in coordinate rettangolari per mezzo di scale logaritmiche […]. Lo strumento col quale si ottenevano le coordinate polari venne da Porro chiamato pantometro ed equivaleva ad un piccolo teodolite dotato di ago magnetico […] ed a una stadia» (La carta di Ignazio Porro, 1986, p. 13).

Il metodo di Porro si diffuse velocemente e fu adottato in diversi Paesi. Nel suo libro La Tachéometrie (Paris 1858), inserì una lettera dell’ingegnere Isidore Moinot, che aveva diretto la misurazione della nuova linea ferroviaria da Lione al Mediterraneo, il quale gli aveva scritto che l’impiego della tacheometria da lui promosso consentiva notevoli risparmi di tempo e denaro.

Promosso maggiore effettivo il 9 febbraio 1836, nel 1838 le note caratteristiche si modificarono mettendo in evidenza alcuni difetti che lo accompagnarono tutta la vita: «È devotissimo al sovrano, la sua condotta è lodevole. I suoi talenti sono molti, è ingegnosissimo, le sue cognizioni sono estese in molte scienze. Non ha torto di avere una grande idea di sé, ma rincresce che questo lo renda orgoglioso, presuntuoso e sprezzante gli altri e pedante. Crede distinguersi con affettata originalità e con modi da ciarlatano. L’eccessivo desiderio di dimostrarsi ingegnoso gli fa complicare le cose che tratta anziché semplificarle, ciocché lo ha fatto riuscire meno che mediocremente come Direttore. Merita degli elogi nella carta della piazza di Genova recentemente ultimata, per cui ha impiegato gli utili perfezionamenti da lui introdotti nell’arte di levar piani. Distintissimo nella geodesia e nella meccanica, può in queste scienze essere utilissimo al Servizio» (Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Segreteria Guerra e Marina, Stati di condotta, f. 23, 70; Corpo reale del genio, Stati di condotta de’ signori ufficiali superiori). Era terminata infatti la grandiosa impresa del rilevamento della carta del Ducato di Genova in cui gli fu di aiuto uno dei suoi fratelli, Giuseppe, sottotenente nella commissione per il rilievo del Ducato dal 2 aprile 1834. Il giudizio per il 1839 («Continua ad essere devotissimo al Re. La sua condotta è sempre lodevole. Le sue cognizioni estesissime aumentano, ma gli studi ai quali particolarmente inclina, e nei quali riesce con ottimo successo lo renderebbero più utile in altri servizi che in quello del Genio», ibid.) suonava come una rimozione. Per sovrana provvigione del 21 marzo 1840 fu collocato in aspettativa con la metà della paga.

Aveva intanto fondato a Torino un laboratorio per costruire strumenti geodetici di sua progettazione e altre macchine utili a scienza e industria. Secondo un documento del 10 ottobre 1840 (Archivio di Stato di Torino, Patenti controllo finanze), ebbe la concessione di un privilegio esclusivo per dieci anni per vendere negli Stati sardi «alcuni istromenti di geodesia, agrimensura e livellazione» da lui inventati e perfezionati; «per qualche occupazione di nostro servizio» chiedeva allora che i termini per il deposito disegni all’Accademia delle scienze fossero prolungati, il che gli venne concesso per sei mesi.

Ricevette diversi incarichi dal governo e dai privati, tra cui lo studio di massima della strada Aosta-Moutiers e per il Piccolo San Bernardo. Scrisse una memoria intitolata Sur le percement des montagnes par les procédés accélératifs, mécaniques et chimiques dove, ben prima di Giovanni Battista Piatti, indicava nell’impiego dell’aria compressa la forza motrice più adeguata per l’apertura del Fréjus.

Al 16 novembre 1841 è datata la Nota dei disegni, calcoli e memorie costituenti il progetto di strada ferrea da Genova al Po ed al confine Lombardo presentato dalla Reale Società dal Maggiore I. Porro, un insieme di 128 elaborati (Strade Ferrate, s. 2, linea di Geova, studi e progetti, m. 4/1, 4/2). Nella relazione si faceva osservare che il progetto dell’ingegnere Robert Stephenson per la strada di ferro da Livorno a Firenze constava di quattro fogli per la topografia a piccolissima scala, uno per l’altimetria, ventisette per le opere d’arte per un totale di trentadue. Il progetto Porro era completo e conteneva anche gli elaborati relativi ai manufatti e ai macchinari.

Nel 1842 confermava nei Cenni sul progetto della strada ferrata Ligure-Piemontese il lavoro da lui eseguito: «Autore del presente progetto è il chiarissimo sig. Ingegnere Ignazio Porro, maggiore del corpo reale del Genio militare, egli studiò il terreno per altro oggetto fin dal 1832 (per la carta del Ducato di Genova), e di proposito per la strada ferrata lo cominciò a studiare dal 1836, presentò egli un progetto di massima nel 1838, viaggiò quindi all’estero, in Inghilterra, Francia e Belgio. Consultò in proposito noti ingegneri, visitò lavori e officine relative e venne all’opera del progetto particolarizzato nel dicembre 1840, presentò il progetto ultimato in ogni sua parte il 16 novembre 1841 già fissate erano le massime nel progetto preventivo sui livelli e planimetrie approssimative: si è quindi eseguita un’operazione trigonometrica; e delle estesissime operazioni di planimetria e di livellamento la cui esattezza è comprovata: nel modo più certo, e si è quindi studiata e discussa su tali basi la linea definitiva in tutti i suoi più minuti particolari» (Calendario Generale pe’ Regi Stati…, XIX (1842), p. 596).

Nel 1843 produsse un grande album (oggi presso la Biblioteca reale di Torino) intitolato Progetto di via a regoli di ferro da Genova ad Allessandria, compilato da Ignazio Porro Maggiore negl’Ingegneri militari coll’indicazione delle varianti proposte dall’Ingegnere I. K. Brunel in seguito a visita praticata sulla faccia de’ luoghi nell’Aprile 1843. Il governo sardo aveva anche interpellato il famoso ingegnere ferroviario inglese Isimbard Kingdom Brunel che rivide il progetto; successivamente fu interpellato l’ingegnere ferroviario belga Henri Maus, che divenne il coordinatore della costruzione della ferrovia. Brunel, oberato da vari progetti ferroviari fra cui uno in Australia e uno in India e forse irritato dalla presenza di Maus, lasciò l’incarico a cui fecero seguito le dimissioni di Porro. Il 13 giugno 1846 Porro fu iscritto in ruolo come maggiore in aspettativa con pensione annua di lire 1750 (Archivio di Stato di Torino, Registro personale, 127, c. 49). Nel 1848 gli venne accordato il privilegio di otto anni per costruire turbine idrauliche di sua invenzione (Patenti controllo Finanze, 3 giugno 1848).

Date le difficoltà a sviluppare l’attività di produzione di strumenti scientifici nel Regno sardo, verso il 1850 Porro si trasferì in Francia, dove per un decennio raggiunse i migliori risultati. Già però nel 1847 aveva dato inizio, con il sostegno finanziario del conte Louis-Gustave Adolphe de Richemont (cfr. P. Abrahams, Ignazio Porro, http://home.europa.com/~telscope/porro.txt, 25 ottobre 2015), alla fondazione de l’Institut technomatique et optique, a Parigi.

Giovanni Virginio Schiaparelli ricorda la visita al ‘parco astronomico’ di Porro con il gran cannocchiale acromatico di 52 cm di apertura e 15 m di distanza focale «la plus grande lunette du monde» (Schiaparelli, 1910, pp. 299 s.). Notissimi sono anche i due binocoli che Porro mise a punto: il longue-vue cornet e, nel 1855, il longue-vue Napoleon III, poi ripresi anni dopo dalla Carl Zeiss di Jena che li ridusse a binocoli prismatici.

Angelo Salmoiraghi (1875, p. 687) era a conoscenza di una lettera confidenziale del marchese Antoine d’Abbadie d’Arras a Napoleone III in cui Porro era giudicato al di sopra di tutti gli studiosi di ottica conosciuti, l’unico all’epoca capace di comprendere, discutere e migliorare gli strumenti che la scienza proponeva.

Porro presentò numerose memorie alla parigina Académie des sciences sempre accolte con interesse. Il suo obiettivo era tuttavia quello di tornare in Italia. Nell’agosto 1861 si stabilì a Firenze e tentò di dare inizio a quello che Alberto Meschiari ha definito «il suo prematuro e chimerico progetto di una Società Tecnomatica Italiana» (2005, p. 893), mentre insegnava celerimensura nel locale istituto tecnico.

Il suo progetto era la costruzione di un grande stabilimento per strumenti di precisione, ma l’idea (di cui vi è traccia nel suo saggio Dei microscopi composti, comparso nei Rediconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, III, Milano 1866, pp. 285 ss.) non andò a buon fine, anzi non si sviluppò forse per il difficile carattere di Porro, che nel 1863 lasciò Firenze per trasferirsi a Milano.

In questa città tentò inutilmente di dare vita a un’officina meccanica, il progetto poi ripreso da altri diede vita al Tecnomasio. Trovatosi in difficoltà, un aiuto gli venne da Francesco Brioschi, il fondatore del Regio istituto tecnico (il futuro Politecnico), che lo chiamò a insegnare la celerimensura. Intanto fondava la Filotecnica, anche questa con difficile vita, come notava Salmoiraghi: «alle larghe sue idee innovatrici non corrispondeva ancora la maturità dei tempi, la sua poca attitudine amministrativa, organizzatrice, veniva a complicarsi colla deficienza dei mezzi materiali che stavano a sua disposizione […]» (1875, p. 687).

Nel 1867 ebbe la soddisfazione di essere accolto come socio onorario nella neonata Società degli ingegneri e degli industriali di Torino (poi degli ingegneri e degli architetti in Torino). Il 18 febbraio 1869 presentò ai membri la sua ultima creatura, il teodolite cleps-ciclo.

Negli ultimi anni di vita, in cattiva salute e oppresso da forti difficoltà finanziarie, vendette i diritti di sfruttamento delle sue invenzioni all’allievo e poi collaboratore Angelo Salmoiraghi. Morì a Milano l’8 ottobre 1875.

La commemorazione sulla sua tomba al cimitero Monumentale di Milano venne tenuta il 10 ottobre da Salmoiraghi, continuatore della sua opera e futuro senatore del Regno. Lo ricordò anche La Gazzetta piemontese (poi divenuta La Stampa) nel numero dell’11 ottobre (p. 2).

Ignazio Porro fu uno dei grandi scienziati italiani dell’Ottocento. Le sue scoperte rivoluzionarono il modo di misurare e rappresentare graficamente le superfici. I suoi interventi furono utili in ogni settore di cui ebbe a occuparsi, anche se non fu capace di sfruttare industrialmente le sue scoperte, forse impegnato su troppi fronti allo stesso tempo. Gli mancò la capacità di sintesi e di individuare gli elementi che potevano essere redditizi da un punto di vista finanziario, e non trovò collaboratori in grado di sopperire alle sue mancanze. Uno studio approfondito meriterebbe la sua produzione di libri e articoli, che conta circa 150 titoli (cfr. Mazzon, 1975, pp. 26-29).

Fonti e Bibl.: Su Porro esistono alcune commemorazioni molto utili per la comprensione della sua biografia: A. Salmoiraghi, Discorso pronunziato sulla tomba del Prof. Cav. I.P., nel Campo Santo Monumentale di Milano il 10 ottobre 1875, in Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto civile e industriale, XXIII (1875), pp. 685-687; V. Soldati, Commemorazione del socio onorario I. P. letta nell’adunanza del 1° febbraio 1876, in Atti della Società degli ingegneri e industriali di Torino, X (1876), pp. 13-18; G.V. Schiaparelli, I. P., in Rivista di astronomia e scienze affini, IV (1910), 7, pp. 295-304; N. Jadanza, I. P.: notizie biografiche con note illustrative, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1915-16, vol. 51, 14, pp. 1077-1093; dell’Institut technomatique et optique di Parigi esisteva probabilmente un catalogo commerciale, non reperito.

C. Mazzon, Nel centenario della scomparsa di I. P., Genova 1975 (consultabile anche sul sito dell’Istituto idrografico della Marina: http://www.marina.difesa.it). Si vedano inoltre: M. Borgatti, Storia dell’Arma del Genio (dalle origini al 1914), I, Roma 1928, pp. 170, 173; La carta di I. P., cartografia per l’architettura militare nella Genova della prima metà dell’Ottocento, a cura di A. Fara, Roma 1986; B. Signorelli, L’opera degli ingegneri piemontesi, inglesi e belgi per la iniziale progettazione delle strade ferrate negli Stati di Terraferma del Re di Sardegna (1824-1847), in Strade ferrate in Piemonte. Cultura ferroviaria fra Otto e Novecento. Atti delle giornate di studio1993, a cura di G. Faraggiana et al., Torino 1993, pp. 102-104; A. Meschiari, Come nacque l’Officina Galileo, Firenze 2005, passim; http://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/ignazio-porro (25 ottobre 2015).

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