Il Paleolitico. La formazione dei complessi del Paleolitico medio

Il Mondo dell'Archeologia (2002)

Il Paleolitico. La formazione dei complessi del Paleolitico medio

Alberto Broglio
Janusz K. Kozlowski

Il Paleolitico medio è stato considerato a lungo l'equivalente del cosiddetto "complesso musteriano", espressione dei Neandertaliani, cosicché esso veniva riferito all'Interglaciale risswürmiano e alla parte più antica del Glaciale di Würm, intorno a 100.000 anni fa. Questo punto di vista è stato abbandonato negli anni Ottanta per due ragioni principali: in primo luogo perché l'areale neandertaliano è limitato all'Europa, al Vicino Oriente e all'Asia centrale, mentre le industrie musteriane hanno una diffusione ben più ampia. In secondo luogo perché il processo di neandertalizzazione fu molto lungo: in Europa i Neandertaliani classici furono preceduti dagli ante-Neandertaliani, datati agli stadi isotopici 8- 6. Infine i caratteri propri delle industrie litiche musteriane comparvero precocemente, intorno a 300.000-200.000 anni fa, in Europa, in Africa e in parte dell'Asia. Dobbiamo quindi ritenere il Paleolitico medio un periodo molto più lungo, che iniziò intorno a 300.000 anni fa. I caratteri diagnostici che consentono di distinguere il Paleolitico medio dal Paleolitico inferiore variano da un continente all'altro. Se si accetta un limite cronologico convenzionale, come potrebbe essere quello di 300.000 anni, ci si trova di fronte a difficoltà determinate dalla lunga coesistenza, dopo tale limite, di industrie che rispondono ai caratteri propri della nuova età e di industrie che presentano caratteri del Paleolitico inferiore. In Europa è opportuno distinguere il periodo di formazione delle industrie del Paleolitico medio, espressione degli ante-Neandertaliani (300.000-130.000 anni) dal Paleolitico medio propriamente detto, espressione dei Neandertaliani (130.000-35.000 anni). In Africa l'equivalente del Paleolitico medio è la Middle Stone Age, che può anch'essa venir suddivisa in due fasi, una più antica (300.000-200.000 anni), che presenta ancora caratteri propri del Paleolitico inferiore, e una più recente, opera di Homo sapiens arcaico, che presenta caratteri simili a quelli del Paleolitico medio. La situazione più complessa riguarda l'Asia: il Vicino Oriente vide la comparsa dei caratteri tecnologici del Paleolitico medio tra 300.000 e 200.000 anni fa; queste industrie persistettero fino all'inizio del Paleolitico superiore, intorno a 40.000 anni fa, nei siti dei proto-Cromagnonoidi (datati a 110.000-90.000) come nei siti dei Neandertaliani (datati a 70.000-60.000). L'Asia Centrale mostra le medesime tendenze, mentre nell'Estremo Oriente la tradizione locale del Paleolitico inferiore persistette fino all'inizio del Paleolitico superiore, tra 40.000 e 30.000 anni fa, nonostante H. sapiens arcaico sia comparso in Cina probabilmente intorno a 200.000 anni fa.

Il territorio e l'ambiente

I profondi cambiamenti territoriali e climatici che si realizzarono tra 300.000 e 130.000 anni fa ebbero un ruolo determinante nell'evoluzione dell'uomo e delle culture. Lo stadio isotopico 8 (300.000-245.000 anni fa) vide la massima trasgressione dell'inlandsis, la calotta glaciale finno-scandinava (nota in Europa occidentale come stadio di Saale, in Europa centrale come stadio di Oder, in Europa orientale come stadio di Dnepr) e conseguentemente un notevole spostamento verso sud delle zone climatiche. Nell'Europa centrale le acque di fusione dell'inlandsis venivano smaltite in parte dal bacino del Danubio, in parte dalla vallata del Dnestr e venivano quindi raccolte dal Mar Nero: questo assetto della rete fluviale sbarrò le vie di comunicazione tra Europa centro-occidentale da una parte ed Europa orientale dall'altra. Nell'Europa orientale l'inlandsis penetrava profondamente nel bacino del Dnepr, mentre il Mar Caspio, in fase trasgressiva, si estendeva più di oggi verso settentrione, accentuando la barriera tra Europa e Asia. Gran parte della zona periglaciale vide in questo stadio la deposizione del Löss antico inferiore, formato generalmente da tre piani, corrispondenti a tre sotto-trasgressioni dello stadio di Saale. Le oscillazioni temperate che separano le fasi trasgressive consentirono, nelle regioni settentrionali d'Europa, lo sviluppo di paesaggi vegetali euro-siberiani di tundra e di foresta-tundra. Soltanto successivamente, in corrispondenza dello stadio 7, l'inlandsis abbandonò la grande pianura europea; nell'area del Mar Baltico e del Mare del Nord i depositi organogeni suggeriscono ambienti temperati, tendenti a condizioni proprie degli interglaciali. Nel corso dello stadio isotopico 6, corrispondente allo stadio di Warthe, l'estensione dell'inlandsis fu meno importante, anche se toccò il margine meridionale della grande pianura europea. La rete fluviale gravitava piuttosto verso il Mare del Nord; conseguentemente non si formarono barriere tali da impedire le comunicazioni tra Europa occidentale ed Europa orientale. Le linee di costa erano più basse di quelle attuali di circa 100 m, rendendo possibili le comunicazioni tra continente e Isole Britanniche attraverso un ampio ponte terrestre. Le coste del Mar Caspio furono le sole a non conoscere questa generale tendenza regressiva degli oceani e dei mari; durante lo stadio 6 il Mar Caspio era più esteso di adesso verso nord e lo Stretto di Manych lo collegava col Mar d'Azov, isolando le steppe europee dal Caucaso e dalle steppe dell'Asia occidentale. Gli stadi isotopici 8 e 6 determinarono un abbassamento di oltre 1500 m del limite delle nevi persistenti sulle Alpi e sulle altre catene montuose. Sulle Alpi si formò un'ampia calotta di ghiaccio, dalla quale emergevano soltanto le cime più alte, mentre spesse lingue di ghiaccio scendevano lungo le vallate, raggiungendo a sud la Pianura Padana. Nonostante il glacialismo alpino sia stato studiato fin dall'inizio del Novecento, riconoscendo depositi e morfologie attribuiti a quattro glaciazioni, è ancora difficile correlare il glacialismo dell'inlandsis con quello delle Alpi; una corrispondenza potrebbe essere vista tra i due cicli glaciali rissiani separati da una fase temperata, riconosciuti nel versante meridionale delle Alpi, e le due trasgressioni "rissiane" dell'inlandsis. Nel Mediterraneo il sollevamento di alcune zolle e l'eustatismo determinarono, in corrispondenza degli stadi 8 e 6, l'unione delle isole maggiori al continente, l'emersione dell'Adriatico settentrionale e la creazione di un ponte dalmato-garganico.

I complessi culturali

Europa occidentale - Nel corso degli stadi isotopici 8-6 si registrano la persistenza di complessi a bifacciali (Acheuleano) e su scheggia (Tayaziano) del Paleolitico inferiore, l'emergere e l'affermarsi della tecnica di scheggiatura levalloisiana e la formazione di nuovi complessi su scheggia, che rientrano nel quadro tecnico-tipologico del Musteriano (Grotta Vaufrey e Grotta 16, in Dordogna). Lo sviluppo dell'Acheuleano classico portò ad una sua differenziazione in industrie di tecnica non-levalloisiana e di facies non-levalloisiana (Atelier Commont presso Saint-Acheul, nella Somme; Orgnac nell'Ardèche; Grotta dell'Osservatorio a Monaco; Curson nell'Isère meridionale) e industrie di tecnica levalloisiana e di facies levalloisiana (Cagny- La-Garenne e Tillet nella Somme). Nel Mezzogiorno mediterraneo e nella Francia sud-occidentale il Tayaziano evolvette in senso charentiano (Quina) conservando tipi caratteristici quali punte di Tayac, punte di Quinson, bill-hooks (Baume Bonne nella Provenza settentrionale). I prodotti Levallois preferenziali, soprattutto punte e lame, scarsamente elaborati da ritocchi, caratterizzano industrie prive di bifacciali tradizionalmente attribuite al Levalloisiano, come quelle della sequenza di Biache-Saint-Vaast (Francia settentrionale) e di Les Hourets (Giura). In alcuni livelli del primo giacimento i supporti Levallois furono però accuratamente ritoccati, dando luogo ad un insieme che preconizza il Musteriano Ferrassie. Un'industria di tecnica levalloisiana, ricca di punte e di raschiatoi, affine al Musteriano Ferrassie, è segnalata negli strati inferiori della Grotta di Rigabe e nella Baume des Peyrards in Provenza e ad Orgnac nell'Ardèche.

Europa centrale - Il ritmo dell'evoluzione tecnologica, caratterizzata dallo sviluppo della tecnica levalloisiana e delle tecniche di distacco centripeta e conica, fu particolarmente accelerato. Non è facile spiegare l'origine delle industrie contraddistinte da queste tecniche nell'Europa centrale. La serie di löss di Korolevo (Ucraina transcarpatica) mostra che già nello strato VII, probabilmente anteriore a 600.000 anni fa, comparve la tecnica protolevalloisiana che si sviluppò sino a diventare una tecnica levalloisiana preferenziale negli strati più recenti del sito, datati tra 350.000 e 180.000 anni fa. Le sequenze di Korolevo e di Rokossovo, nella medesima regione, mostrano che la tecnica levalloisiana emerse in Europa in vari centri indipendenti, sia in contesti acheuleani, sia al di fuori di tali contesti. Il Levalloisiano è presente nel corso degli stadi isotopici 8-6 nelle regioni settentrionali dell'Europa centrale, soprattutto in Polonia e in Germania. Si tratta di ritrovamenti fatti nei depositi fluvioglaciali di età rissiana, che documentano la presenza di gruppi levalloisiani fino a questa latitudine durante le oscillazioni temperate del Glaciale di Riss. Il sito di Markkleeberg, presso Lipsia, è costituito da un grande insieme di officine litiche, nelle quali i supporti Levallois sono stati prodotti con la tecnica preferenziale o ricorrente; la presenza in questo contesto di qualche raro bifacciale pone il problema se in questo caso non si tratti di un'influenza dell'Acheuleano occidentale. Alcuni complessi levalloisiani delle regioni settentrionali mostrano una tendenza verso le tecniche laminari; già nell'insieme di Markkleeberg II l'indice laminare aumenta a causa della presenza di lame ricavate da nuclei uni- e bipolari preparati o meno secondo il concetto Levallois. Questa tendenza si accentua negli insiemi di Piekary IIa (presso Cracovia) assegnati al Löss antico superiore, datato allo stadio di Warthe. In questo insieme si realizza una concezione volumetrica dei nuclei vicina a quella del Paleolitico superiore e compaiono strumenti su lama, come lame a dorso, grattatoi e bulini. Oltre alle industrie levalloisiane, emergono industrie premusteriane, caratterizzate sia dallo sfruttamento ricorrente di nuclei Levallois, sia dallo sfruttamento centripeto diretto di nuclei discoidali non preparati. Un buon esempio di questa evoluzione si nota nella sequenza di Achenheim (basso Reno, Francia), nella quale da un'industria del Paleolitico inferiore caratterizzata da choppers si sviluppa un'industria musteriana ricca di raschiatoi e limaces su schegge Levallois ottenute con la tecnica ricorrente. Questa sequenza termina (strato 20, datato alla fine del Riss) con un Musteriano tipo Ferrassie, simile a quello noto in Europa occidentale. Le datazioni delle industrie provenienti dai travertini di Ehringsdorf (Turingia, Germania), di età rissiana (250.000-100.000 anni), suggeriscono che industrie simili al Musteriano Ferrassie esistessero ben prima dell'Ultimo Interglaciale. A Ehringsdorf esse sono associate a resti scheletrici neandertaliani, che precedono le forme classiche. L'industria proveniente dai travertini inferiori, datati allo stadio isotopico 7, comprende manufatti musteriani a ritocchi laterali convergenti (raschiatoi, punte), talvolta carenoidi con ritocchi sopraelevati (limaces), e punte foliate spesse. Vari livelli di occupazione antropica hanno dato resti di mammiferi (elefante, rinoceronte, castoro, orso, cavallo). Parallelamente a queste industrie nuove, in Europa centrale persistettero industrie microlitiche a schegge caratteristiche del Paleolitico inferiore (gruppo di Bilzingsleben - Vertesszőllős); esse sono state trovate nei travertini della regione di Weimar (ad es., a Taubach), nella Slovacchia settentrionale (Vyzne Ruzbachy) e probabilmente nei depositi fluvioglaciali del Saaliano della Polonia meridionale (Rozumice). Nel corso dello stadio isotopico 6 osserviamo uno spostamento verso sud-est delle industrie premusteriane. Questo fenomeno potrebbe essere correlato con la diffusione dei Neandertaliani verso l'Anatolia, dove compaiono prima dello stadio 5, e nel Vicino Oriente, dove sono presenti negli stadi 5 e 4a. Sotto questo punto di vista è particolarmente interessante la sequenza di Crvena Stijena (Montenegro), i cui strati XXVII-XXIV con industrie vicine allo Charentiano sono più antichi dello stadio 5: numerosi sono i raschiatoi, talvolta a ritocchi sopraelevati o con assottigliamenti ventrali, ricavati da schegge ottenute con le tecniche centripeta e levalloisiana ricorrente.

Europa orientale - Le modificazioni territoriali dello stadio isotopico 8 resero difficile la vita nell'Europa orientale. I siti di questa età sono rari e limitati alle aree dei Carpazi orientali e del litorale del Mar Nero e del Mar d'Azov. Dubossary I e Pogrebi I sul Dnestr (Moldavia) e Michajlovskoe nel bacino inferiore del Don (Russia) hanno dato industrie microlitiche su scheggia, con numerosi denticolati, che possono essere confrontate col Taubachiano dell'Europa centrale. Sono note anche industrie con schegge più grossolane, con incavi o ritocchi denticolati, come Chriašči nel bacino inferiore del Don, che si avvicinano al Clactoniano occidentale. L'Acheuleano è documentato soltanto in Transcaucasia e forse in qualche sito del versante settentrionale del Caucaso (bacino del Kuban', tra Tuapse e Maikop).

Penisola italiana - In età rissiana le tradizioni del Paleolitico inferiore persistono nell'Acheuleano recente (distinto in una facies adriatica, caratterizzata da prodotti Levallois preferenziali, e in una facies tirrenica, dove la tecnica levalloisiana è assente) e nel Tayaziano, segnalato soprattutto nelle zone meridionali della Puglia (Torre dell'Alto, Grotta Bernardini, ecc.). In vari siti emergono industrie che preannunciano le industrie musteriane classiche. La sequenza della Grotta di San Bernardino nei colli Berici (Vicenza), datata all'incirca tra 200.000 e 80.000 anni fa, mostra l'emergere della tecnica di scheggiatura levalloisiana in insiemi musteriani caratterizzati dalle piccole dimensioni dei manufatti e dalla presenza di elementi arcaici, come quinsons e bill-hooks. Nella Grotta del Colombo, in Liguria, tecnica di scheggiatura e impiego del ritocco scalariforme suggeriscono un Musteriano che prelude allo Charentiano Quina. Anche nei siti laziali sembrano documentati l'emergere della tecnica levalloisiana e l'abbandono delle forme arcaiche; tra tali siti è particolarmente interessante il giacimento di Saccopastore, dove l'industria premusteriana (riferibile probabilmente allo stadio isotopico 5e) è associata a due crani neandertaloidi. La Grotta del Poggio, in Campania, ha dato una sequenza di insiemi di tecnica non-levalloisiana, caratterizzata da strumenti di piccole dimensioni comprendenti quinsons, raschiatoi ipercarenoidi e denticolati.

Vicino Oriente - La transizione dal Paleolitico inferiore al Paleolitico medio fu particolarmente complessa. Nel periodo compreso tra 300.000 e 200.000 anni fa continuò a svilupparsi l'Acheuleano, ma comparvero anche nuove entità caratterizzate da elementi propri del Paleolitico medio, come lo Yabrudiano, Hummaliano e Mustero-Levalloisiano tipo Tabun D. La serie classica di Mugharet et-Tabun (Israele) mostra la sequenza Acheuleano - Acheuleo-Yabrudiano (Tabun E) - Mustero-Levalloisiano (unità D, C e B). L'industria yabrudiana (da Yabrud, presso Palmira, in Siria) contiene rari bifacciali di tipo micocchiano, ma è caratterizzata da strumenti su schegge spesse che evocano il Musteriano Quina europeo; essa andrebbe quindi vista come un proto-Charentiano. Nella sequenza di Nadauiyeh Ain Askar (oasi di el-Kowm, Siria) gli ultimi livelli acheuleani e i livelli yabrudiani sono interstratificati, suggerendo uno sviluppo parallelo delle due industrie. Allo stato attuale delle ricerche lo Yabrudiano pare limitato al Vicino Oriente; le datazioni lo collocano intorno a 300.000- 250.000 anni fa. È dunque particolarmente interessante l'associazione tra resti scheletrici di H. sapiens arcaico e Yabrudiano nel sito di Zuttiyeh (Israele). La sequenza di Nadauyieh Ain Askar mostra che verso 250.000 anni fa lo Yabrudiano fu rimpiazzato dallo Hummaliano (termine che deriva dal grande pozzo di Hummal, nell'oasi di el-Kowm, in Siria), industria su lame ottenute con la tecnica levalloisiana convergente o bipolare. Dalle lame sono state ricavate punte di Hummal mediante ritocchi bilaterali convergenti, grattatoi, lame a dorso, bulini. Non vi sono legami tra Yabrudiano e Hummaliano, probabilmente alloctono, forse di origine africana. Allo Hummaliano seguì in Siria, intorno a 170.000 anni fa, il Mustero-Levalloisiano. Il Mustero-Levalloisiano dello strato D di et-Tabun è caratterizzato da punte Levallois allungate, ottenute da nuclei convergenti unipolari. Tali supporti furono trasformati in punte, raschiatoi, talora in bulini. Questa industria è largamente diffusa nel Negev, fino alla Siria; essa potrebbe essere evoluta sino allo stadio isotopico 6, nel quale fu rimpiazzata da un altro tipo di Mustero- Levalloisiano, chiamato "Tabun C", con supporti Levallois ovali ricavati da nuclei a preparazione radiale, che persistette fino allo stadio isotopico 5.

Africa - L'interesse per la Middle Stone Age è legato soprattutto alla presenza in questo contesto culturale dei più antichi resti scheletrici di H. sapiens arcaico, che supportano l'ipotesi out of Africa formulata da alcuni paleontologi umani e genetisti, secondo la quale i primi H. sapiens sarebbero emersi in Africa meridionale tra 280.000/230.000 e 140.000 anni fa. Nel periodo compreso tra 300.000 e 200.000 anni fa le industrie acheuleane, che caratterizzavano il continente africano, subirono importanti trasformazioni, sia nella produzione di schegge sia nel taglio bifacciale, dando luogo alla formazione di complessi più differenziati. Comparvero la tecnica levalloisiana e altre tecniche di produzione di schegge di forma predeterminata (tecniche Kombewa e Tabelbala-Tachengit); il taglio bifacciale si affinò fino al punto di consentire in alcuni complessi la produzione di vere punte foliate. Nell'Africa meridionale e orientale si diffuse un grande complesso caratterizzato dalla tecnica levalloisiana, con strumenti di tipo musteriano, come punte e raschiatoi associati a bifacciali, chiamato a lungo Stillbayano da Still Bay (Provincia del Capo). Questo termine oggi è abbandonato e sostituito da varie denominazioni di significato locale (Gruppo di Pietersburg nel Transvaal; Gruppo della regione del Lago Galla in Etiopia, datato intorno a 180.000-150.000 anni fa e diffuso fino alla valle del Nilo). Nell'Africa centrale le industrie acheuleane sono invece evolute verso il Sangoano, caratterizzato da pezzi a lavorazione bifacciale spessi e molto allungati (talora anche da asce a sezione triangolare e da picchi), da strumenti su scheggia (raschiatoi) e da strumenti su ciottolo. La denominazione di Sangoano deriva da Sango Bay (Lago Vittoria), anche se il sito più conosciuto si trova presso le celebri Kalambo Falls (Zambia). Questo sito presenta una sequenza di Acheuleano e Sangoano; il limite tra i due complessi si colloca intorno a 200.000 anni fa. Il Sangoano costituisce un adattamento agli ambienti forestali: ciò spiega la sua estensione occidentale in Africa equatoriale (Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Rwanda, ecc.). Non sappiamo se questa estensione del Sangoano preceda lo stadio isotopico 5e.

Asia Centrale ed Estremo Oriente - È difficile illustrare il quadro paleoantropologico e culturale dell'Asia Centrale e orientale, a causa di numerose contraddizioni tra datazioni radiometriche e del disaccordo sulla posizione cronologica e tassonomica di alcuni resti scheletrici umani. Non vi sono quindi criteri sicuri per stabilire un limite tra Paleolitico inferiore e Paleolitico medio. Le sequenze di löss di Chonako I-IV, Lakhuti e Ob-i Mazar (Tajikistan meridionale), recentemente riviste e datate, comprendono abitati in paleosuoli interglaciali. Le industrie del Paleolitico inferiore, datate intorno a 500.000 - 400.000 anni fa e caratterizzate da strumenti su ciottolo e da strumenti microlitici su scheggia, furono rimpiazzate da industrie su supporti laminari ricavati da nuclei prismatici, presenti nei suoli datati intorno a 200.000 anni fa. Soltanto in corrispondenza dello stadio 5e comparve un'industria musteriana più classica. In Cina viene attribuita un'età di circa 200.000 anni al cranio di Dali (Prov. di Shaanxi), riferito a H. sapiens arcaico, associato a un'industria a schegge prodotte da taglio multidirezionale, con ritocchi frusti, a piccoli choppers, chopping-tools e sferoidi, e a numerosi raschiatoi, che non mostra modificazioni significative rispetto alle industrie del Paleolitico antico locale. I cambiamenti si realizzarono nel corso dell'Ultimo Interglaciale (industrie di Fen o di Dinstun, loc. 15 di Zhoukoudian presso Pechino). Le recenti ricerche mostrano una simile antichità della presenza umana anche in Giappone, che finora si riteneva popolato tardivamente: complessi che precedono lo stadio isotopico 8 sono caratterizzati da manufatti che ricordano le asce ottenute con lavorazione bifacciale (Takamori, Kamitakamori). Nel periodo compreso tra 300.000 e 200.000 anni fa essi furono rimpiazzati da manufatti di sagoma triangolare od ovale, a lavorazione uni- o bifacciale (Babadan, strati 19-20).

Modo di vita

Questa età, particolarmente interessante per i fenomeni di adattamento dei gruppi umani agli ambienti periglaciali, è caratterizzata nell'Europa occidentale da un'intensa frequentazione umana, in contrasto con la situazione dell'età precedente. Compaiono, soprattutto in vicinanza delle fonti di materia prima, le prime officine litiche specializzate nella produzione di supporti di forma predeterminata e le officine dove gli stessi supporti furono fabbricati assieme a bifacciali (Markkleeberg vicino a Lipsia, Reutersruh nello Hesse, Maastricht-Belvedere nei Paesi Bassi, Sainte-Walburge in Belgio, ecc.). Numerosi campi base mostrano evidenze di attività diverse (Biache-Saint-Vaast e Orgnac in Francia, Ehringsdorf in Turingia, La Cotte de Saint- Brelade sull'isola di Jersey, ecc.). Alcuni di questi campi, come Biache-Saint-Vaast, mostrano un'articolazione dello spazio interno in aree destinate alla macellazione, al depezzamento, alla lavorazione della selce, ecc. L'interpretazione delle evidenze archeologiche delle strutture d'abitato è spesso incerta. È particolarmente interessante il sito ceco di Bečov, che ha dato una delle strutture più antiche: un'abitazione ovale (4,8×3,5 m) circondata da pietre, nella quale sono state trovate materie coloranti (le più antiche in questa parte d'Europa) e attrezzi per la loro frantumazione. È possibile affermare con sicurezza che gli ante- Neandertaliani degli stadi isotopici 8 e 6 erano cacciatori attivi di grossi animali: già nello Holsteiniano si trovano grandi lance di legno (Schöningen in Germania), efficaci armi da caccia. In alcuni siti furono predisposte trappole per elefanti (La Cotte de Saint-Brelade); negli scavi sono venuti in luce i resti degli animali abbattuti. Un ruolo simile ebbero anche i crateri vulcanici di Eifel (bacino di Neuwied, Germania), che accoglievano postazioni di caccia specializzate, come Schweinkopf, Tonchesberg e Kärlich. Le aree di approvvigionamento dei materiali litici con i quali sono stati fabbricati gli strumenti trovati in questi siti suggeriscono anche le distanze percorse dai cacciatori: fino a 90-100 km. Quanto detto porta a concludere che l'immagine degli ante-Neandertaliani e soprattutto dei primi Neandertaliani, dipinti come sfruttatori delle carcasse degli animali abbattuti dai carnivori, è da considerarsi errata. Questo supposto sciacallaggio sembra molto lontano dalla realtà: i Neandertaliani non soltanto disponevano dei mezzi per cacciare grosse prede, ma applicavano anche strategie di caccia pianificate, ad esempio in relazione all'età degli animali che venivano abbattuti. La carne ebbe presso i Neandertaliani un ruolo importante, confermato da analisi degli isotopi stabili nelle ossa, che collocano i Neadertaliani nel medesimo gruppo dei Carnivori. I siti specializzati tra i vulcani di Eifel, come Schweinkopf, mostrano un utilizzo preferenziale degli elementi di carcasse di renne, cavalli e rinoceronti più ricchi di carne, come zampe e scapole, teste, trasportati dai siti di macellazione ai campi base. Il fuoco fu uno degli elementi più importanti per l'adattamento alle condizioni periglaciali, soprattutto nelle regioni nord-occidentali d'Europa. Conosciamo focolari strutturati fin dalla fine del Paleolitico inferiore (Terra Amata, Bilzingsleben), ma nel Paleolitico medio antico aumenta il numero delle strutture di combustione più grandi, utilizzate più a lungo, talora ottenute con l'impiego di pietre di riporto. Questi focolari in alcuni siti sono associati a strutture abitative formate da blocchi di pietra, i migliori esempi delle quali sono di età rissiana e si trovano in Bretagna (Grainfollet, Deux-Sèvres) e in Boemia (Bečov). È possibile che il legno abbia giocato un ruolo importante nell'organizzazione dello spazio abitato, come è suggerito dai più antichi resti di assi (Mayan Barukh in Israele, Miesenheim in Renania). In vari casi osserviamo anche la regolarizzazione delle superfici d'abitato con pavimentazioni di ciottoli. Nel Paleolitico medio antico compaiono i primi documenti archeologici interpretati da vari autori come evidenze di comportamenti simbolici. Dal sito di Bilzingsleben (Germania orientale), datato tra 350.000 e 220.000 anni fa, provengono infatti un frammento di costola e un frammento di osso lungo di elefante, con gruppi di incisioni intenzionali, disposte secondo un certo ordine.

Bibliografia

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