Impennare

Enciclopedia Dantesca (1970)

impennare

Sebastiano Aglianò

Il verso nel quale ricorre, al riflessivo (Pd X 74 chi non s'impenna sì che là sù voli) è stato oggetto di duplice interpretazione. Ovvia la metafora delle ‛ penne ' e del ‛ volo ': di origine biblica (Is. 40, 31 " qui autem sperant in Domino... adsument pennas sicut aquilae ", e secondo un bestiario medievale [Libro della natura degli animali XXXV], l'aquila è simbolo di " tutti quelli che mirano co l'occhio del cuore inverso di quello splendore che tutto lo mondo alumina, cioè Cristo "), di uso non raro (Boezio Cons. phil. IV m. I 1-2 " sunt etenim pinnae volucres mihi / quae celsa conscendant poli "; Iacopone Povertate ennamorata 25 " le mie ale ò tante penne, / de terra en ciel non m'è via ") e usufruita dallo stesso D. (Pale snelle e le piume / del gran disio di Pg IV 28; le penne del poeta, inadeguate all'ultima e più perfetta visione, di Pd XXXIII 139, ecc.).

Dalle chiose degl'interpreti può non risultare chiaro se il poeta pensi a chi è capace di uno sforzo, di uno slancio spirituale, tale da sollevarlo fino al cielo (Benvenuto: " induit sibi pennas et alas speculationis... in vanum expectabit scire cantum talem in mundo, si non volet mentaliter ad coelum "; Serravalle: " in altum volant contemplative "; e qualche moderno) o, com'è più probabile, a chi s'innalza tanto in virtù da potere un giorno, dopo la liberazione dal corpo, salire al Paradiso.

Nel Fiore, fra le armi in possesso di Venusso, per abbattere il castello di Gelosia, figura un brandon ben impennato (CCXVIII 4), cioè una torcia ben munita di alette, pronta per essere lanciata: cfr. le giostre con brandon di fochi alla corte di Cangrande della Scala, nella frottola di Immanuel Romano Del mondo ho cercato 191.