Indiani d’America

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Indiani d’America (o Amerindi) Popolazioni indigene dell’America Settentrionale. La designazione di Indiani per gli indigeni dell’America risale a C. Colombo e deriva dalla sua convinzione di aver raggiunto le coste dell’India: la prima menzione è in una sua lettera del febbraio 1493, in cui parla degli «Indios» che aveva con sé. Il termine è passato poi in tutte le lingue europee, insieme a quello di pellirosse, derivato dall’uso, proprio di alcuni fra essi, di tingersi il viso con ocra rossa. La loro economia era basata sull'agricoltura, la raccolta e, soprattutto, la caccia al bisonte; abitavano in tende, vestivano quasi interamente di pelli e i loro guerrieri erano armati di arco e frecce. Divennero famosi nella letteratura coloniale americana che li dipinse come selvaggi e crudeli assassini. Durante la colonizzazione del West (19° sec.), queste popolazioni si opposero ai coloni bianchi e all'esercito degli Stati Uniti, che andavano insediandosi nei loro territori. Tra i momenti più cruenti del conflitto vi furono la battaglia di Little Big Horn (1876); la resistenza del capo apache Geronimo (1829-1908), conclusasi con la sua cattura nel 1886; l'eccidio di sioux a Wounded Knee (1890), che pose fine alla resistenza dei nativi. Alla fine del conflitto, decimati, furono deportati nelle riserve istituite dal governo USA.

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Gli Indiani vengono usualmente suddivisi in gruppi sulla base della localizzazione geografica (fig.).

Gli Indiani della California comprendevano un numero altissimo di piccole comunità e più di un centinaio di gruppi linguistici; erano dediti alla caccia, alla pesca e alla raccolta. La loro frammentazione impedì una resistenza alla penetrazione dei bianchi e quindi molti gruppi scomparvero mentre altri subirono profondi mutamenti.

Gli Indiani della costa di nord-ovest (Tlingit, Haida, Kwakiutl, Tsimshian, Bella Coola, Nootka, Salish) vivevano in un territorio estremamente ricco di risorse alimentari; loro principale fonte di cibo era il salmone. Molto intensa presso alcuni gruppi era l’attività rituale che comprendeva il potlatch, un’articolata elargizione di beni. Anche gli Indiani dell’altopiano (Shuswap, Liloet, Thompson, Sanpoil-Nespelm, Coeur d’Alène, Flathead, Klamath, Modoc, Tenino, Cayuse, Nez Percé, Kutenai) avevano nella pesca al salmone la principale forma di sostentamento – che associavano all’allevamento del cavallo –, mentre gli Indiani del bacino (Shoshone, Ute, Paiute, Kawaiisu, Washo) vivevano soprattutto di caccia e raccolta. Tra i Paiute, alla fine del 19° sec. si sviluppò un movimento millenaristico, la ‘danza dello spettro’, che si diffuse tra gli Indiani delle pianure e praterie. Questi ultimi incarnano per molti versi l’immagine stereotipica del nativo americano: originariamente dediti alla caccia al bisonte e alla coltivazione del mais, abbandonarono in molti casi l’orticoltura (Cheyenne, Arapaho) e svilupparono il nomadismo a seguito dell’introduzione del cavallo a opera degli Spagnoli nel 16° e 17° secolo. L’uso del cavallo permetteva il trasporto della tipica abitazione, il tipi, una tenda conica costruita con pali e pelli. L’introduzione delle armi da fuoco da parte dei bianchi accrebbe la conflittualità tra i gruppi, il cui prestigio era in larga parte fondato sull’abilità guerriera.

Gli Indiani del Nord-Est appartenevano alle due famiglie linguistiche irochese e algonchina. Grande importanza dal punto di vista politico assunse nel 16° sec. la fondazione della confederazione irochese (o lega delle cinque nazioni), formata dalle cinque tribù dei Mohawk, Oneida, Onondaga, Cayuga, Seneca, che combattè contro i Francesi e i loro alleati Uroni.

Gli Indiani del Subartico (Algonchini e Athapaska) vivevano di caccia e pesca ed erano caratterizzati dal nomadismo nel periodo invernale e da una maggiore sedentarietà nel periodo estivo. L’unità sociale di base era la banda, un piccolo gruppo (poche decine di individui e raramente qualche centinaio) con legami parentali; ogni banda esercitava un diritto esclusivo su un territorio di caccia.

Gli Indiani del Sud-Est avevano sviluppato un’importante civiltà della quale esistono testimonianze archeologiche; i loro ultimi rappresentanti erano probabilmente i Natchez. All’arrivo degli Europei la regione del sud-est era intensamente popolata da agricoltori (mais, fagioli, meloni), ma le malattie portate dall’esterno provocarono un fortissimo decremento demografico. Alcune società (Cherokee, Creek, Choctaw) assimilarono e riadattarono elementi della cultura europea; i Cherokee, in particolare, elaborarono una forma di scrittura per la trascrizione della loro lingua.

Anche per gli Indiani del Sud-Ovest abbiamo vestigia archeologiche di rilievo, tra le quali i pueblos, villaggi in pietra tuttora abitati dai Pueblo, dediti all’agricoltura stanziale. Altri gruppi della regione (Yuma, Mohave, Pima, Papago, Apache, Navaho) svilupparono un’economia mista nella quale rientravano anche i prodotti di caccia, pesca, raccolta.

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