INDIE OLANDESI

Enciclopedia Italiana (1933)

INDIE OLANDESI

Cornelis LEKKERKERKER
Giuseppe COLOSI
Adriano H. LUIJDJENS
Nicolaas J. KROM
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OLANDESI (A. T., 95-96).

Sommario. - Situazione (p. 97); Storia dell'esplorazione (p. 97); Geologia e rilievo (p. 97); Clima (p. 98); Fauna e flora (p. 98); Ordinamento politico e amministrativo (p. 99); Popolazione (p. 100); Agricoltura (p. 101); Allevamento del bestiame (p. 103); Boschi (p. 103); Miniere (p. 103); Industria (p. 104); Pesca (p. 104); Commercio (p. 104); Porti e comunicazioni marittime (p. 104); Ferrovie (p. 104); Culti (p. 105). - Storia (p. 105).

Situazione. - Le Indie Olandesi sono poste tra l'Asia, l'Australia e gli Oceani Indiano e Pacifico. Esse comprendono la maggior parte (Grandi e Piccole Isole della Sonda - eccetto qualche ristretto lembo - e Molucche) dell'Indonesia (v.) e anche parte della Nuova Guinea con le isole adiacenti, Aru, Waigeo e Salawati, che sono già comprese nell'Oceania. Si estendono tra 95° e 141° long. e hanno una superficie di kmq. 1.900.134. Le parti dell'Indonesia che non appartengono all'Olanda sono: Singapore; la parte settentrionale e nordorientale di Borneo, compresa la piccola isola di Labuan (protettorato inglese); le Isole Filippine, comprese le adiacenti isole Palauan e Sulu (Stati Uniti d'America; tuttavia la piccola isola di Palmas o Miangas a 126° 35′ long. E. e 5°25′ lat. N. è olandese); la metà orientale di Timor con la piccola isola di Kambing (Ilha de Atauro; Portogallo). Della Nuova Guinea appartiene alle Indie Olandesi la sezione occidentale, con le isole adiacenti, fino al 141° long. E. (in quattro punti però il confine è segnato da un fiume): il rimanente dell'isola fa parte del Commonwealth dell'Australia.

Storia dell'esplorazione. - La fonte più antica che menzioni l'Indonesia è il Περίπλους τῆς Ερυϑρᾶς ϑαλάσαης (70-71 d. C.). Poi Tolomeo ne dà delle notizie più particolareggiate, e racconta mirabilia dell'isola di Iabadios, nome derivato dalla forma pracrita equivalente alla forma sanscrita Yavadvipa, che significa "paese del grano"; per grano è da intendersi il miglio (Setaria italica o Panicum italicum); in varie lingue indonesiche e nelle lingue di Giava si chiama yawa o djawa appunto il miglio. Le isole dell'Indonesia furono quindi frequentate da navi cinesi, che vi caricavano le spezie, avviate poi verso la lontanissima Europa. Marco Polo nel 1292 visitò Sumatra e vi raccolse notizie su Giava, che si sono riscontrate esatte. Nel 1323 fra Odorico da Pordenone, ritornando dalla Cina, passò per il settentrione di Sumatra, dove apprese molte notizie circa Sumatra e Giava. Infine il veneziano Niccolò de' Conti verso il 1432 risiedette probabilmente in Sumatra e Giava, o per lo meno, ce ne dà molte informazioni esatte, ed è il primo Europeo a parlare delle Molucche e delle spezie. Ma i primi Europei che abbiano messo piede nelle Molucche furono i Portoghesi, con Antonio d'Abreu che vi occupò nel 1511 Banda, Amboina e Ternate. Il 25 agosto 1596 tre vascelli olandesi raggiunsero la rada di Bantam, che allora era il maggior porto di Giava. Nel 1602 le varie società olandesi per il commercio con le Indie si uniscono e fondano la Compagnia Unita delle Indie Orientali privilegiata; nel 1641, con la conquista di Malacca, l'ultimo resto della potenza portoghese scompare; tra il 1798 e il 1800 la Compagnia viene liquidata e le sue possessioni passano al governo olandese. L'esplorazione scientifica sistematica delle Indie Olandesi s'inizia nel 1778 con la fondazione della Società delle arti e delle scienze di Batavia.

Geologia e rilievo. - (Per maggiori particolari v. alle singole isole o gruppi di isole). Secondo un primo tentativo di classificazione a base tettonica delle isole dell'India Olandese, dovuto a E. Suess, quattro ne sarebbero gli elementi costitutivi: le estremità delle curve delle catene montagnose della Birmania, che divergono dalle Altaidi; le ramificazioni meridionalì della biforcazione delle Filippine; il prolungamento della catena centrale della Nuova Guinea e il continente australiano con le sue catene costiere a E.

Più recentemente L. J. C. Van Es e H. A. Brouwer hanno riconosciuto nelle Indie Olandesi ben 12 elementi tettonici. a) Nella parte occidentale, a ovest degli stretti di Makassar e Bali: 1. la linea delle isole Mentawei a sud-ovest di Sumatra, da cui sono separate da una geosinclinale; le isole Banjak e Pini appartengono invece a Sumatra dalla quale sono separate da piani di abrasione. 2. Sumatra, formata da una sola piega occidentale e otto pieghe orientali separate da una lunga serie di vallate longitudinali profonde; le catene, il cui piegamento è avvenuto durante il Terziario sono interrotte da parecchie fratture e cosparse di vulcani. 3. La linea delle isole a NE. di Sumatra, prolungamento della penisola di Malacca, che forma gli arcipelaghi di Riouw, di Lingga, di Banka e di Billiton e che probabilmente costituisce un tutto coi M. Schwaner di Borneo. Il piegamento fortissimo di questa anticlinale risale all'era mesozoica. 4. Giava: vi si riscontrano due sole pieghe preterziarie di limitata estensione; invece numerose le anticlinali del Miocene e Pliocene, su cui sorgono 119 vulcani. 5. Borneo: la parte occidentale dell'isola, prolungamento della catena orientale dell'Indocina, attraverso Malacca e Banka, non risentì affatto dei piegamenti terziarî; invece nelle parti orientali e meridionali e lungo la costa nord-occidentale le pieghe, assai tormentate, sono numerose. La frattura fra il massiccio Malacca-Banka e le pieghe di Sumatra si prolunga nel sud di Borneo, dove è limitata da un bacino terziario, quello del fiume Barito. Gli arcipelaghi di Riouw, Lingga, Banka e Billiton, le coste di Sumatra e di Giava e la parte O. di Borneo, col fondo dei mari Cinese Meridionale e di Giava, dall'era mesozoica formavano un penepiano, le cui parti più basse sono state inondate nei periodi interglaciali del Pleistocene. Questo pianalto sottomarino è chiamato della Sonda, e trova riscontro a SE. nel pianalto sottomarino di Sahul, che circonda la costa O. del continente australiano e di cui fa parte la pianura alluvionale della Nuova Guinea meridionale. Al contrario, i mari profondi e le isole molto accidentate che si trovano tra questi due pianalti rappresentano una zona instabile soggetta tuttora a una forte sismicità.

b) Gli elementi tettonici della parte orientale sono: 6. La linea delle Piccole Isole della Sonda, con Sumbra e le isole interne del Mare di Banda. 7. La curva esteriore di isole del Mare di Banda; 8. Le isole Kei e la penisola della Nuova Guinea a sud del Golfo di Maccluer. 9. Celebes e le isole adiacenti, costituite, secondo le ricerche eseguite dal Brouwer (1929), di un massiccio centrale paleozoico, circondato di strati mesozoici, piegato in direzione meridionale in varî periodi; il resto dell'isola è composto di catene neogeniche, intensamente piegate. 10. La linea delle isole Sula-Obi-Misool. 11. Le Molucche settentrionali e la parte N. della penisola occidentale della Nuova Guinea. 12. La Nuova Guinea rimanente con le isole Aru e le isole Schouten.

A Giava, Madura, Bali e Lombok si trovano tutte le formazioni dal Carbonico in poi; nelle altre isole si trovano pure le formazioni più antiche. Il Trias contiene asfalto nell'isola Buton (presso Celebes) e nafta a Ceram; l'Eocene e l'Oligocene racchiudono strati di ligniti a Sumatra, Borneo e Giava; e nelle stesse isole Miocene e Pliocene contengono asfalto e lignite. I depositi alluvionali quaternarî e recenti sono estesissimi in Borneo, Sumatra, Giava e nella Nuova Guinea, lungo i mari poco profondi, di trasgressione, sopra ricordati.

Vulcanismo. - Grande importanza ha nelle Indie Olandesi il vulcanismo. I vulcani sono raggruppati come segue: Sumatra e lo stretto della Sonda ne contano 100, di cui 15 attivi; Giava ne conta 119, di cui 23 attivi; le Piccole Isole della Sonda ne contano 50, cui sono da aggiungere i 10 vulcani delle isole della curva interiore attorno al Mare di Banda: in tutto 60 vulcani, di cui 25 attivi; Celebes, con i vulcani delle Isole Sangi (7), quello dell'isola Pinangoenang (Oena Oena) nel Golfo di Tomini e quelli dello Stretto di Makassar (3) conta in tutto 27 vulcani, di cui 11 attivi; le Molucche settentrionali contano 24 vulcani (2 attivi), di cui ti nell'isola Halmahera (Gilolo), 8 nell'allineamento di Ternate e 5 nell'isola Batjan: in tutto le Indie Olandesi contano 330 vulcani, di cui 76 attivi.

Sono indicati come attivi quei vulcani che hanno avuto eruzioni dal sec. XVII in poi, cioè dal tempo in cui si hanno notizie, o che hanno fumarole molto attive nei crateri. Malgrado i disastri causati, i vulcani sono i benefattori delle Indie Olandesi: la loro lava forma del tufo assai poroso, che si sgretola facilmente, formando una terra arabile di buona struttura. E infatti i terreni di origine vulcanica sono quelli più densamente popolati, a cominciare da Giava. Circa un terzo della superficie di quest'isola è occupato da vulcani, più di un terzo è formato di terreni alluviali e diluviali di erosione dei vulcani e meno di un terzo mostra i calcari e le marne delle monotone catene terziarie.

L'acqua dei fiumi che discendono dai vulcani è ricca di sali e contribuisce a fertilizzare i campi. I vulcani poi contribuiscono molto alla varietà e bellezza del paesaggio e solo pochi hanno la forma conica dei vulcani recenti. Essi costituiscono l'alta montagna del paese, coperta di boschi sino a 3000 metri, tranne nelle regioni secche prossime al continente australiano: quindi il suolo ha uno spesso strato di humus, che trattiene l'acqua e la cede a poco a poco, diminuendo il numero dei bandjir, cioè di quelle inondazioni repentine che sono il principale flagello delle isole dell'Arcipelago.

Le eruzioni vulcaniche catastrofiche più note sono quelle del Tambora (isola di Sumbawa) nel 1815; del Galoenggoeng (Giava occidentale) nel 1822; del Krakatoa (Stretto della Sonda) nel 1883; del Keloet (Giava orientale) nel 1901 e nel 1919; del Merapi (Giava centrale) nel 1930. Il governo ha istituito un servizio per la sorveglianza dei vulcani pericolosi. I vulcani più alti sono: il M. Koerintji (Sumatra centrale) m. 3805, il Rindjani (Lombok) m. 3775, il Semeroe (Giava orientale) m. 3676.

Terremoti. - Salvo quelli locali di origine vulcanica (che precedono o seguono le eruzioni), i terremoti sono di natura tettonica e numerosissimi. Gli epicentri sono spesso sottomarini; più frequenti sulla costa settentrionale della Nuova Guinea e nell'isola di Celebes; frequenti sono i maremoti. Dei terremoti disastrosi dell'ultimo secolo citiamo quelli della Nuova Guinea nel 1864, di Tapanoeli (Sumatra centrale) nel 1892, d'Amboina nel 1898, di Ceram nel 1899, delle isole Sangi nel 1913, di Benkoelen (Sumatra meridionale) nel 1914, di Bali nel 1917.

Clima. - Le tabelle sottostanti mostrano che il carattere generale climatico delle Indie Olandesi è quello di un tipico clima equatoriale. Le differenze fra le temperature medie del mese più caldo e del più freddo variano da 0°, 6 a 2°, soltanto a Koepang si fa sentire l'influenza dell'inverno australiano. Le variazioni della temperatura giornaliera, nelle regioni centrali oscillano tra 4° e 6°; nelle regioni secche sudorientali (Koepang: v. sotto), e sugli altipiani (Bandoeng; non sulle cime) sono un po' maggiori. Il massimo assoluto della temperatura e il massimo medio annuale sono uguali a quelli dei Paesi Bassi e inferiori a quelli dell'Italia.

Si possono distinguere due zone climatiche: 1. la zona a clima equatoriale caldo-umido, dalle due parti dell'Equatore o, meglio, dell'equatore termico (press'a poco tra 3°30′ lat. N. e 2° lat. S.): è caratterizzata da venti deboli e incerti nel periodo dei monsoni, da piogge abbondanti in tutti i mesi, soprattutto dopo l'equinozio, specialmente l'autunnale. 2. La zona che è sotto l'influenza del monsone d'Australia, alla quale appartiene la maggior parte delle Indie Olandesi: durante l'estate australe vi prevalgono, in sostituzione dell'aliseo di SE., raffiche di O. e NO., alternantisi con calme frequenti: è questa la stagione delle piogge; invece nell'inverno australe a Giava e a Sumatra meridionale prevale l'aliseo di S. e SE.; è la stagione secca del monsone orientale, durante la quale solo le piogge temporalesche alimentano le sorgenti.

Così, mentre le stazioni pluviometriche sui versanti ripidi di Giava e Sumatra arrivano a segnare 7 metri di pioggia all'anno, le coste settentrionali della parte orientale di Giava e delle Piccole Isole della Sonda spesso non raggiungono un metro. Ad Ambon, che è fuori della zona d'influenza del continente australiano, è proprio il monsone orientale che porta piogge più abbondanti. Nelle Indie Olandesi la pressione varia poco e resta per lo più un po' al disotto di 760 mm.; per conseguenza di rado i venti sono forti. Il periodo di transizione dei monsoni di E. e di SE. è segnato di solito da calme opprimenti. Le Indie Olandesi rimangono fuori della zona dei cicloni subtropicali; e solamente fra Timor e l'Australia si hanno talvolta dei piccoli cicloni deboli e poco pericolosi.

Fauna e flora. - Le Indie Olandesi fanno parte, per la zoogeografia, della sottoregione indo-malese, della regione orientale e della regione australiana o Notogea; per la flora si tratta soltanto della regione indiana della zona tropicale.

Singolarmente ricca è la fauna: importante è il fatto che, mentre Sumatra, Borneo e Giava si rassomigliano straordinariamente dal punto di vista faunistico, Celebes si discosta dalle altre isole tanto che alcuni autori la designarono col nome di "isola anomala".

Le scimmie antropomorfe abitano Sumatra, Borneo e Giava, però, mentre ovunque sono presenti i gibboni, l'orang-utan si trova solo nelle prime due. I cercopiteci e il tarsio spettro sono diffusi anche a Celebes, ma i lemuri non vivono su quest'isola. Caratteristici cercopiteci sono la scimmia nasuta (Nasalis larvatus) di Borneo: il macaco moro (Macacus maurus) e il cinopiteco (Cynopithecus niger) di Celebes. Curiosi insettivori sono i galeopiteci, presenti a Giava, Sumatra e Borneo: queste bestiole venivano un tempo designate sotto il nome di lemuri volanti per il loro aspetto e il modo di muoversi, giacché, conducendo vita arboricola, passano da un albero all'altro utilizzando a guisa di paracadute una larga piega della pelle situata ai lati del corpo. Altri caratteristici insettivori sono le tupaie, diffuse nelle medesime tre isole. I carnivori scarseggiano a Celebes, che è priva di canidi e di felini e ha solo qualche viverra. Il tasso fetido (Mydans meliceps) vive a Sumatra e a Giava; il gatto di Rothel (Felis badia) è proprio di Borneo. Sumatra e Borneo posseggono elefanti; soltanto Sumatra tapiri. Rinoceronti vi sono a Sumatra, Borneo e Giava; cervi anche a Celebes. Quivi abita il più piccolo dei bovini, l'Anoa depressicornis; ma soprattutto è caratteristico di Celebes e della vicina isola Buru una sorta di cinghiale, il babirussa (Babirussa alfurus). Notevoli sono il cinghiale barbuto (Sus barbatus) di Borneo e il cinghiale verrucoso (S. verrucosus) di Giava e Borneo. Caratteristico della Malesia è un genere di istrici rappresentato dall'istrice di Günther (Trichys Güntheri) di Borneo; Giava e Sumatra posseggono lepri. A Celebes vive anche un marsupiale, il Phalanger ursinus.

Straordinariamente ricca è la fauna ornitologica, i cui caratteri generali, specialmente per quanto riguarda Sumatra, Giava e Borneo, sono quelli stessi dell'Indocina; Celebes si accosta per parecchi elementi alla Nuova Guinea. Sumatra, Giava, Celebes posseggono galli selvatici, a Giava vivono anche i pavoni.

I Rettili abbondano più che in qualunque altra regione della terra, e v'ha gran numero di serpenti velenosi. Una caratteristica lucertola è il drago volante di Giava (Draco volans), fornito di una sorta di paracadute. Nella rana volante di Giava (Rhacophorus Reinwardti) come paracadute funziona la sviluppatissima membrana interdigitale.

In quanto alla Nuova Guinea, essa differisce profondamente dall'Indo-Malesia. La . ricchezza di marsupiali, la presenza di un monotrema (Echidna), di uccelli del paradiso, ecc. fanno porre la sua fauna accanto a quella dell'Australia (v. nuova guinea).

Ordinamento politico e amministrativo. - Le Indie Olandesi si dividono amministrativamente in due parti: Giava e Madura, e le Regioni Esteriori. Giava e Madura (132.657 kmq.) si distinguono per una grandissima densità di popolazione (315 ab. per kmq. nel 1930) e per l'organizzazione amministrativa moderna, che ha per scopo il decentramento e il conferimento di certi poteri del governo centrale ai governatori delle tre provincie (Giava occidentale, centrale e orientale); queste provincie sono divise in residenze. Un posto a sé hanno i due governatorati di Jokjakarta e Soerakarta.

Questa nuova organizzazione non è stata estesa alle Regioni Esteriori, tranne il governatorato delle Molucche. Le Regioni Esteriori (che complessivamente hanno un'area di 1.767.477 kmq. e una densità di soli 11 ab. per kmq.) comprendono alcuni governatorati (Sumatra Orientale, Atjeh, Celebes) e delle residenze, retti da residenti, tutti dipendenti direttamente dal governatore generale. Il governatorato delle Molucche è suddiviso nelle due residenze di Amboina e Ternate. Territorî amministrativi minori sono le "divisioni" (sotto un residente olandese) e i "distretti" (retti da un wedana indigeno). Un ordinamento speciale, hanno, per l'importanza economica o per l'alta civiltà, la regione delle piantagioni di Deli (Sumatra or.) e il distretto di Minahasa (Celebes).

Oltre ai territorî governati direttamente, vi sono i territorî dei principi indigeni autonomi. Questi principi sono più di 300, ma fra tutti non hanno che 9 milioni di sudditi, cioè il 15% della popolazione indigena totale. La maggior parte di essi è legata al governo olandese con la "Dichiarazione breve", brevissimo trattato uniforme: salvo la successione ereditaria, la loro posizione differisce pochissimo da quella di un capo-distretto dei territorî di dominio diretto. Invece, i grandi principi indigeni hanno dei trattati individuali col governo, rinnovati a ogni successione o quando se ne veda la necessità: in tali trattati sono indicate la competenza delle due parti e le loro relazioni finanziarie, le regole della successione al trono e le norme per l'educazione dell'erede. A Giava vi sono quattro di tali principi: il soesoehoenan di Soerakarta, il principe di Mangkoenegoro, il sultano di Jokjakarta e il principe di Oekoealam; a Sumatra si trovano i sultani di Langkat, di Deli, di Serdang, d'Asahau, di Siak; a Borneo i sultani di Pontianak, di Landak, di Koetei e di Boeloengan, per limitarsi ai principali.

Nella tabella che segue sono indicate le divisioni amministrative principali delle Indie Olandesi, con la superficie, il numero degli abitanti e la loro densità secondo il censimento dell'ottobre 1930.

La costituzione olandese del 1° gennaio 1923 considera le Indie Olandesi come parte integrante dell'Olanda e non come colonie o possedimenti. Il re vi esercita la sovranità e vi è rappresentato da un govematore generale che deve seguire le direttive del ministro olandese delle Colonie; l'organizzazione costituzionale deve essere fissata per legge; il bilancio delle Indie Olandesi è fissato dalle competenti autorità delle Indie, ma deve essere approvato con una legge degli Stati Generali dei Paesi Bassi. La legge costituzionale delle Indie Olandesi è del 1925. Secondo essa il govematore generale promulga le leggi e i decreti d'accordo col Volksraad (Consiglio del popolo) e dietro il parere del Raad van Nederlandsch-Indië. Il Volksraad è composto di un presidente, nominato dalla Corona, 30 membri indigeni, 25 a 27 Europei e 3 a 5 Cinesi, per la maggior parte eletti secondo un sistema complicato e per il resto nominati dal governatore generale, su proposta del Consiglio delle Indie Olandesi. Tra una sessione e l'altra, il Consiglio del Popolo è rappresentato a Batavia da un Collegio di Delegati di 20 membri. Il Consiglio delle Indie Olandesi è composto di 6 membri nominati, di cui 2 indigeni.

Le provincie di Giava hanno ciascuna un consiglio provinciale; esse contano complessivamente 74 reggenze, a capo di ciascuna delle quali sta un reggente indigeno, la cui carica è possibilmente ereditaria, assistito da un consiglio di reggenza. Le reggenze comprendono un certo numero di desa, antica unità amministrativa locale, divenuta ora un comune rurale autonomo e che si sceglie i capi. Sono stati inoltre creati 19 comuni urbani, con consiglio municipale elettivo, borgomastro e scabini. Le Regioni Esteriori hanno diversi tipi di organizzazione, adatti alla enorme diversità di civilizzazione che va dallo stato più primitivo a una civiltà non inferiore a quella di Giava.

Il governo centrale ha nove dipartimenti, i cui direttori si riuniscono talvolta in consiglio, per assistere il governatore generale. Questi risiede di solito a Buitenzorg, e talvolta a Batavia.

Popolazione. - La popolazione delle Indie Olandesi (60.731.025 abitanti nel 1930; 49.350.834 nel 1920) comprende oltre agl'indigeni (per i quali v. indonesia), Europei, Cinesi, Arabi (originarî del Ḥadramawt, commercianti, prestatori, ecc.; circa 70.000) e Indù, a Giava bottegai, nella regione delle colture pastori, guardiani ecc. (circa 50.000).

Dal 1828 si è cominciato a distinguere in diritto pubblico gli Europei, gl'indigeni e gli stranieri orientali, questi ultimi poi differenziati per quanto riguarda le norme di diritto civile. Agli Europei sono parificati, oltre ai Bianchi, i Giapponesi, e i cosiddetti Indo-europei, cioè i figli di sangue misto di padri considerati europei. Gl'Indo-europei sono generalmente piccoli impiegati. I Cinesi, quantunque emigranti da più di mille anni, e incrociantisi con le popolazioni locali - perché le Cinesi non emigrano - hanno dappertutto conservato il loro carattere, i loro costumi, la loro religione; essi non sono stati mai assorbiti dalle popolazioni indigene. Nelle Indie Olandesi i nuovi immigrati cinesi si guadagnano la vita come coolies, come piccoli bottegai, pescatori, artigiani. Spesso i loro discendenti diventano ricchi; ed essi formano una classe utile, anzi indispensabile, come rivenditori al minuto, proprietarî di negozî, sensali, grossisti, imprenditori, industriali. Allora non vogliono più rimpatriare, e i peranakan, come vengono chiamati i discendenti dei Cinesi, hanno perduto ogni ricordo del paese d'origine della loro famiglia.

Gl'indigeni (Giavanesi) sono popolazione eminentemente rurale: a Giava il 70% della popolazione è occupata nell'agricoltura. È sorprendente come un paese che ha una densità di popolazione pari a quella delle regioni più intensamente industriali (Belgio, Sassonia), potrebbe, al bisogno, nutrire coi suoi prodotti l'intera popolazione.

In un regime più che centenario, d'ordine, d'igiene, di benessere morale e materiale, il popolo giavanese ha una fecondità prodigiosa e una mortalità moderata. Secondo censimenti accurati, da ottobre 1920 a ottobre 1930 la popolazione indigena di Giava è passata da 34.433.476 ab. a 40.890.244, con un aumento del 19%. Certamente, certe regioni dell'isola sono soprapopolate; tutti i terreni coltivabili, che non occorrano per l'irrigazione, sono occupati; e sono state messe a coltura terre che, economicamente parlando, non valevano la pena. La preoccupazione più grave del governo è di provvedere ai bisogni delle 600.000 nuove bocche che ogni anno vengone a chiedere la loro parte. Tra i rimedî escogitati sono: l'industrializzazione di Giava, che ha dato però delle delusioni; le piantagioni, soprattutto a Deli, che richiedono normalmente moltissime braccia; l'emigrazione, incoraggiata, verso i vasti terreni incolti delle altre isole, che però è molto gravosa per un popolo assolutamente senza capitali; e finalmente l'intensificazione delle colture, con la sostituzione alle piante alimentari di prodotti più costosi da esportare. A Giava il 5% della popolazione totale vive in agglomerazioni di oltre 20.000 ab. ciascuna, mentre nelle Regioni Esteriori queste ospitano soltanto il 2% della popolazione. L'aspetto di questi centri ricorda, più che le città, i sobborghi cittadini con abitazioni tra giardini e campi coltivati: quartieri con vie strette e alti fabbricati mancano quasi del tutto. Batavia, con Meester Cornelis, ha un quartiere di questo tipo (la città vecchia costruita nel 1619 da Jan Pieterszoon Coen, ma da lungo tempo non più abitata da Europei), e alcune vie con botteghe su una superficie lunga 17 km. e larga da 3 a 5 km. Nella tabella seguente sono elencati i centri di Giava e delle Regioni Esteriori che contano più di 50.000 ab.

Agricoltura. - Il bilancio ordinario delle Indie Olandesi (che nel 1929 era ancora attivo, mentre poi ha risentito della crisi mondiale) dipende totalmente dai proventi delle grandi piantagioni e dell'industria mineraria.

I poderi coltivati dagl'indigeni sono assai piccoli: in media ha. 1,25; gli strumenti sono primitivi e ognuno coltiva il suo terreno da sé senza aiuto di salariati. I terreni coltivati si possono distinguere in: a) Terre coltivate temporaneamente: nelle foreste per mezzo del fuoco si crea una radura, che si circonda di una palizzata primitiva; ci si semina una varietà di riso (riso rosso o di montagna); dopo due o tre raccolti bisogna abbandonare il ladang alle erbacce e ai vermi; il bosco si richiude e il terreno può tornare a essere coltivato solo dopo 50 e più anni. Questo tipo di coltura primitiva non esiste più a Giava, ma è il solo sistema possibile nelle regioni equatoriali piovose a popolazione rada. b) Terre coltivate permanentemente: 1. senza dighe: la loro irrigazione dipende dalle piogge esclusivamente. Comprendono i "campi secchi", che a Giava misurano 4.000.000 di ha. cioè il 30% dell'intiera superficie; i "giardini" di palme da cocco, di alberi fruttiferi, di caffè, di tè, di alberi della gomma; poi gli orti delle case, di solito assai vasti, e finalmente i prati, molto rari, perché il bestiame trova il pascolo nelle foreste e nelle terre incolte; 2. con dighe, circondati da piccoli argini per trattenere l'acqua: sono i sawah, che a Giava misurano 3.250.000 ha., cioè il 25% dell'intiera superficie. Questi sawah possono raccogliere l'acqua piovana oppure essere irrigati per mezzo di un sistema di canali, alimentati dalle acque dei fiumi.

I sawah irrigui hanno talvolta dei canaletti dovuti agl'indigeni stessi, che non dànno garanzia alcuna, perché primitivi e di materiale poco resistente. Ci sono però anche delle opere dovute a ingegneri olandesi, che hanno fatto di terreni incolti fertili risaie, che dànno due raccolti per anno. Migliaia e migliaia di altre risaie, che erano soggette agli inconvenienti gravissimi dei bandjir (inondazioni violente), sono ora state messe al sicuro da grandiose opere di irrigazione, che costituiscono il mezzo più efficace per far fronte alla soprapopolazione. Il primo raccolto dei sawah è il riso, se ce n'è un secondo, come accade generalmente a Giava centrale e orientale, è riso o granoturco, tabacco ecc., che maturano in tre mesi. Non c'è una stagione esclusiva pei raccolti: in uno stesso distretto si possono vedere contemporaneamente l'aratura, il trapianto e il raccolto. Il riso non si semina a Giava: l'indigeno mette mannelli di spighe di riso in un vivaio bene innaffiato; dopo 3 0 4 settimane sradica le pianticelle e poi con l'aiuto delle donne le pianta nel sawah inondato. Dopo 3 mesi (nelle regioni montuose occorrono sino a 6 mesi) comincia il raccolto. Questo metodo esige molta mano d'opera, ma lascia libero il sawah un mese prima.

L'estensione delle varie colture indigene a Giava è (1930): riso, ha. 3.500.000; granoturco, ha. 2.000.000; manioca, ha. 650.000; arachide, ha. 220.000; altre leguminose, ha. 218.000; soia, ha. 208.000; tabacco, ha. 160.000; batata, ha. 150.000; altre piante con tubercoli, ha. 150.000; pimento, ha. 50.000.

Nelle Regioni Esteriori si coltivano le stesse piante che a Giava; le piante alimentari però in minori proporzioni e in maggiori proporzioni le piante da esportazione, sicché il riso si deve importare in maggiori quantità.

I prodotti esportati dell'agricoltura indigena di Giava, che nel 1898 avevano un valore di fiorini 5.000.000, nel 1928 valevano f. 135.000.000 e nel 1929, f. 104.000.000. I principali prodotti agricoli esportati da Giava sono il kapok (80% dell'esportazione di tutto il mondo), la copra, la tapioca, il pepe, gli olî essenziali. Nelle Regioni Esteriori il valore dei prodotti dell'agricoltura indigena esportati fu di fiorini 292.000.000 nel 1928 e di f. 291.000.000 nel 1929: caucciù, copra, pepe, tabacco, caffè, gambir e altre materie concianti, noce moscata ecc. Queste regioni esportano anche molti prodotti delle foreste: rotang, diverse gomme e resine, caucciù selvatico, guttaperca, cera vegetale ecc.

Le grandi piantagioni (europee) producono la maggior parte delle merci esportate dalle Indie Olandesi. È vietato dalla legge che i non indigeni posseggano terreni nelle Indie Olandesi; ma è consentito a tutti l'esercizio delle grandi colture, delle grandi industrie, del commercio, del traffico, solo per la coltivazione di miniere di carbone e di pozzi di petrolio le società devono essere olandesi.

Il governo concede in affitto, per le colture industriali, i terreni arabili di parecchi désa (villaggi), con l'obbligo per i concessionarî dì farli lavorare dagli abitanti dei villaggi dietro una mercede determinata; la maggior parte delle piantagioni di zucchero di Giava sono coltivate con questo sistema. I terreni di cui nessuno può dimostrarsi proprietario sono demanio dello stato; dal 1870 questi terreni possono essere dati a enfiteusi per 75 anni, e il governo vi ha inoltre delle piantagioni proprie. Nella regione delle piantagioni di Deli, i piantatori ottennero delle concessioni dai sultani del paese; ma il governo cerca di trasformare queste concessioni in enfiteusi. La coltura del tabacco fu introdotta in questa regione nel 1864 e da allora essa si è grandemente diffusa. La regione delle piantagioni di Deli, Regione delle piantagioni della costa orientale di Sumatra, come viene ufficialmente chiamata, si estende a N. sino ad Atjeh e a S. sino al fiume Baroemoen o Panai. Tutto questo territorio era scarsamente popolato e la mano d'opera dovette essere importata dalla Cina e da Giava; abitazioni, strade, tutto dovette essere creato; e attualmente a Medan, la capitale di tipo europeo, i Giavanesi predominano sui Malesi aborigeni. L'agricoltura indigena vi è pochissimo sviluppata; l'importazione del riso nel 1930 fu di 1,9 milioni di q.; la popolazione operaia contava alla fine del 1930: Cinesi 22.245; Giavanesi uomini 159.481, donne 53.676; in totale 235.402, quantunque più di 60.000 coolies fossero stati licenziati per la crisi. Il totale degli operai delle piantagioni fuori di Giava era nel 1930 di 478.915. È celebre l'organizzazione sanitaria per la popolazione operaia a Deli. Anche Sumatra meridionale è divenuta un centro di colture industriali. A Giava nel 1930 c'erano 1220 aziende con ha. 1.206.413 di terreni, di cui ha. 693.604 occupati dalle piantagioni; nelle Regioni Esteriori le aziende erano 1247 con ha. 529.725 di piantagioni.

In generale, ogni azienda è al tempo stesso agricola e industriale e lavora i proprî prodotti agricoli. Ecco alcune cifre che possono dare un'idea delle grandi piantagioni nelle Indie olandesi alla fine del 1930; si tenga presente che la maggior parte delle aziende coltiva due o più prodotti.

Zucchero. - A Giava solamente 179 aziende, con 198.007 ha. e una produzione di 29.158.660 quintali. Nell'anno 1932 la superficie coltivata a canna di zucchero è stata ridotta a metà, per i prezzi disastrosi del prodotto.

Caucciù. - A Giava 558 aziende con 155.754 ha. e una produzione di t. 66.591; nelle Regioni Esteriori 554 aziende con ha. 213.496 e una produzione di t. 86.429 (escluso il caucciù prodotto dagli indigeni). Al 1° dicembre 1932 si era sospesa l'incisione degli alberi su ha. 62.865 a Giava e ha. 49.557 nelle Regioni Esteriori.

Caffè. - A Giava 301 aziende, ha. 80.976, produzione t. 30.673; nelle Regioni Esteriori 138 aziende, ha. 19.554, prod. t. 9640. Gl'indigeni produssero t. 54.236.

. - A Giava 280 aziende, ha. 85.777, prod. t. 60.916; nelle Regioni Esteriori (soprattutto a Deli) 43 aziende con ha. 18.275 e una produzione di t. 11.075. In queste cifre è compresa la produzione degl'indigeni, che viene però lavorata negli stabilimenti.

Tabacco. - A Giava 45 aziende con ha. 32.941 e una produz. di t. 41.397; nelle Regioni Esteriori (cioè a Deli) 72 aziende con ha. 20.208 e una prod. di 19.178 t.

China. - Giava: 112 aziende, con 12.533 ha., prod. 9.833 t. di cortecce; Regioni Esteriori: 13 aziende, ha. 2035, prod. 2049 t. Dalla corteccia si estrae la china in un grande stabilimento a Bandoeng e in altri stabilimenti in Olanda, Germania, negli Stati Uniti, in Italia; una parte della corteccia è venduta direttamente ai farmacisti.

Palme da olio. - Giava: 4 aziende, ha 144,93 tonn. d'olio e 11 t. di noci. Queste aziende sono scomparse nel 1931. Regioni Esteriori (Deli): aziende, con 29.873 ha., e una produzione di t. 49.659 di olio e t. 9800 di noci.

Fibre di ogni specie (cantal, sisal, rosella, abaca). - Giava: 19 aziende con 11.857 ha. e una produz. di t. 15.792; Regioni Esteriori: 7 aziende con ha. 2889 e una prod. di t. 614.

Prodotti di minore importanza per le colture industriali sono: cacao, copra, coca, noce moscata e macis, guttaperca, kapok, pepe, indaco, gambir, olî essenziali, manioca.

Allevamento del bestiame. - A Giava il numero degli equini è di 250.000, nelle Regioni Esteriori di 450.000; per i bovini i numeri sono rispettivamente 3.650.000 e 1.000.000; per i bufali (karbouw) 2.130.000 e 1.160.000. Il cavallo serve come bestia da soma, da sella e da vettura sulle strade; le piccole razze indigene sono sul declinare, ma il servizio veterinario fa di tutto per arrestarlo. Le piccole isole della Sonda con grandi prati e specialmente Sumba, sono più adatte all'allevamento. Per il lavoro dei campi, i trasporti pesanti e la macellazione sono destinati il bue e il bufalo, che va cedendo terreno di fronte al primo, più robusto, più resistente al caldo e più fecondo. Madura, Giava orientale e Bali sono i maggiori centri di allevamento ed esportazione dei buoi. Il maiale è allevato soltanto presso i Balinesi (indù), i Cinesi, i cristiani e le tribù pagane. Gli uccelli di cortile (polli, galline, anitre) insieme col pesce hanno grande importanza per l'alimentazione del popolo. L'allevamento di capre e pecore (nel 1926: circa 3, 5 milioni a Giava, 600.000 nelle Regioni Esteriori) è in aumento per la propaganda del servizio veterinario.

Boschi. - Il territorio boschivo varia, secondo le regioni, dal 14% (Timor) al 95% (Borneo merid. e orientale). Della superficie di Giava il 25% è coperto di boschi, e tale proporzione non deve diminuire. Si fa distinzione tra i boschi di teak (djati, Tectona grandis), che sono sfruttati razionalmente, e i boschi incolti, che tra gli alberi di varia essenza hanno qua e là magnifici esemplari che forniscono ottimo legno da costruzione, ma che difficilmente si possono sfruttare razionalmente. I boschi di teak si trovano sulle catene di montagne calcaree e marnose del nord di Giava centrale e orientale: essi coprono una superficie di 770.000 ha.; e sono raggruppati in 37 distretti forestali; lo sfruttamento è fatto dallo stato e il legno non solo basta ai bisogni delle Indie Olandesi, ma permette una certa esportazione per l'Africa orientale. Nelle piccole Isole della Sonda si sfruttano limitatamente boschi di legni di lusso (sandalo, ecc.).

Miniere. - Il regime che regola lo sfruttamento delle miniere è nelle Indie Olandesi il seguente: i minerali superficiali appartengono al proprietario del terreno, i minerali profondi sono proprietà dello stato. Chiunque può ottenere un permesso di esplorazione a condizioni lievi; se trova un minerale metallifero, lo scopritore può ottenere dal governo un permesso di coltivazione per un certo numero di anni; ma se scopre dei combustibili fossili (petrolio, carbone), il governo ricompensa e indennizza lo scopritore, ma si riserva lo sfruttamento; lo scopritore potrebbe ottenere una concessione di sfruttamento soltanto per legge. Tuttavia alcune concessioni sono state ottenute dai principi indigeni, prima dell'entrata in vigore della legge mineraria. Ecco alcune notizie particolari sui più importanti prodotti minerali delle Indie Olandesi.

Petrolio grezzo (nafta). - Il primo petrolio delle Indie Olandesi fu messo in vendita nel 1889; esso proveniva da tre piccole concessioni. La prima era quella di Langkat (Sumatra settentrionale); concessa a De Ruyter Zijlker, apparteneva a una società che poi si rese nota col nome di Royal Dutch, che aveva una piccola raffineria a Pangkalan Brandan. La seconda era quella di Koetai (costa orientale di Borneo) e il concessionario Menten aveva ceduto la concessione alla filiale olandese di una società inglese The Shell Transport and Trading Co.; essa aveva una piccola raffineria a Balikpapan. La terza era della Società per la Nafta di Dordrecht, creata dall'ingegnere Stoop, e possedeva una raffineria presso Soerabaja, trasportata poi a Tjepoe (Giava centrale) presso le sorgenti. Infine qualche piccola impresa si formava, tra il 1890 e il 1900, nella residenza di Palembang (Sumatra meridionale), con raffinerie a Moeara Pladjoe. Non è qui il luogo di tracciare la storia di queste varie concessioni e delle loro combinazioni, per le quali v. Petrolio. Basti dire che, mentre la produzione di nafta del mondo intero nel, 1930 era di 199.957.200 tonn. metriche e nel 1931 di 189.819.151, quella della Royal Dutch era rispettivamente di 23.980.027 e 20.532.758 t. e la sua parte della produzione delle Indie olandesi ammontava a 4.806.640 e 3.811.902 t., cioè 84% della produzione totale. La Royal Dutch è per metà con lo stato olandese nella coltivazione dei terreni petroliferi di Djambi (Sumatra meridionale), della Baia d'Aroe (Sumatra sett.) e dell'isola Boenjoe (costa NE. di Borneo). La sua rivale, la Standard Oil, è rappresentata alle Indie Olandesi dalla Società olandese coloniale del petrolio, con raffinerie a Soengaigeroeng, presso Pladjoe (Sumatra meridionale) e presso Tjepoe (Giava centrale). La Royal Dutch possiede inoltre una raffineria a Ceram orientale (Molucche) e un grande centro per la distribuzione dei suoi prodotti nella piccola isola di Samboe, presso Singapore. Le trapanazioni più profonde raggiungono 1300 m.; le pipe-lines dai pozzi alle raffinerie parecchie migliaia di chilometri. Nell'estrazione e nel raffinamento del petrolio sono impiegati alle Indie Olandesi 1300 Europei e 30.000 Asiatici. La produzione per il 1930 nei varî centri petroliferi fu la seguente in tonnellate: Tjepoe (Giava) 601.421 t. (di cui Royal Dutch 592.170; Coloniale 8.953), Pladjoe e Soengaigeroeng 1.532.612 t. (di cui Royal Dutch 931.949; Coloniale 600.663); Djaruti (raffinato a Pladjoe) 186.742 t.; Pangkalan Brandan 536.264 t.; Balikpapan e Boenjoe 2.626.992; Boela (Isola Ceram, Molucche) 47.411 t.: in tutto 5.531.442 tonnellate. A questo totale bisogna aggiungere 539.990 t. di gas naturale condensato o adoperato come combustibile.

Stagno. - Il minerale stannifero è estratto da strati secondarî, erosi durante il Pleistocene dalle rocce granitiche e depositati nelle larghe valli dei fiumi. Allorché il prezzo dello stagno era alto, si estraeva direttamente dalle rocce e si sfruttava anche il minerale dei "fiumi annegati". Per l'attuale ribasso, la vendita dello stagno è stata limitata da accordi internazionali. Così, dello stagno di Banka si vendettero nel 1926-27 q. 228.125 per un importo totale di f. 76.829.434 e un utile di f. 56.242.864 mentre nel 1930 furono venduti q. 169.276 per f. 29.135.830, con un utile di f. 10.450.387. Alcune piccole miniere sono chiuse; restano in attività l'azienda di Banka, coltivata dallo stato sin dal 1710, quella di Billiton, sfruttata a partire dal 1852 e dal 1924 proprietà comune dello stato per 5/8 e di privati per 3/8, e quella di Singkep, coltivata da privati dal 1889. I minatori sono per la maggior parte cinesi. Il raffinamento avviene in parte nelle fonderie elettriche di Banka e in parte nelle fonderie di Poelan Berani, presso Singapore: ciò spiega perché una notevole parte dello stagno delle Indie olandesi vada in commercio col nome di stagno degli Straits Settlements (Straits tin). Lo stagno dello stato è venduto da un ufficio statale a Batavia. Il personale europeo delle tre miniere è di 518 persone, il personale asiatico di 41.183.

Carbon fossile. - I giacimenti di carbone fossile sono assai sparpagliati: essi sono sfruttati con metodi semplicissimi e lo sfruttamento aumenta aumenta o diminuisce secondo il prezzo. Il governo possiede le miniere dell'Ombilin centrale, Sawah Loento (Sumatra occ.) e Boekitasem (fiume Lematang, affluente del Moesi, Palembang). Nel 1931 ha abbandonato quella dell'isola di Poelaulaoet (costa SE. di Borneo). Qualche miniera privata si trova sulla costa orientale di Borneo; la più importante è quella della società di navigazione Paketvaart a Rantaupandjang (fiume Beraoe, Borneo). La produzione totale nel 1930 fu: miniere statali, t. 1.235.526; miniere private, t. 634.313; totale t. 1.869.839. Le miniere statali nel 1930 impiegavano 203 Europei e 10.817 Asiatici.

Altre piccole miniere dànno oro e argento (a Benkoelen, Sumatra occ., a Menado), diamanti (presso Bandjermasin, Borneo mer.), manganese (costa meridionale di Giava centrale), asfalto (isola Buton, a SE. di Celebes), zolfo (dal cratere estinto del Patoeha, Giava occ.), ioduro rameoso (dintorni di Soerabaja).

Il sale è esclusivamente sale marino, e costituisce monopolio dello stato nelle isole a O. di Giava; esso è prodotto a Madura e presso Grisee (Giava occ.). Monopolî di stato sono inoltre l'oppio e i monti di pietà.

Industria. - La grande industria è nelle mani degli Europei, mentre le piccole industrie sono indigene. Il governo si sforza di svilupparle, per ovviare agl'inconvenienti della soprapopolazione, e ha creato a tale fine numerose istituzioni, banche, scuole, ecc. Molti articoli che prima si importavano sono ora fabbricati nelle Indie Olandesi. Alla fine del 1930 si contavano per la grande industria: officine e grandi laboratorî a Giava 3435 con 3260 Europei e 4558 Cinesi, nelle Regioni Esteriori 1950 con 628 Europei e 4181 Cinesi: in totale 5385 con 3888 Europei e 8739 Cinesi. I più importanti stabilimenti industriali sono le officine ferroviarie, la fabbrica d'artiglieria a Bandoeng, lo stabilimento della marina a Soerabaja, stabilimenti per la produzione della china, di articoli di gomma, di conserve alimentari (a Bandoeng), di carta (a Padalarang presso Bandoeng), di macchine (a Soerabaja), di sigari e sigarette (a Cheribon, Soerabaja, Magelang, Ambarawa ecc.), fonderie e officine per riparazioni (Soerabaia), fabbriche di cemento (vicino a Padang), ecc.

Tra le piccole industrie tradizionali degl'indigeni sono da notare: la fabbricazione di cappelli (con trecce uso Panamá, di bambù, di pandano), che sono esportati, la tessitura di stoffe di cotone e di seta, che segna una certa ripresa, come anche la filatura, il batik a Giava, l'ikat (sistema complicato per tingere il filato prima della tessitura) nelle Isole della Sonda e altrove, la scultura in legno nei dintorni di Djapara, presso Semarang, la lavorazione del rame, dell'oro, dell'argento, della filigrana.

Pesca. - Il pesce, i gamberi, i granchi ecc. sono il complemento dell'alimentazione a base di riso e, nella parte orientale dell'Arcipelago, di sagù. La pesca e l'allevamento dei pesci è un'occupazione assai diffusa dappertutto, spesso come occupazione secondaria. La pesca marittima e l'industria delle conserve sono specialmente esercitate sulla costa settentrionale di Giava, a Madura e a Bagan Siapi-api (sulla costa orientale di Sumatra, nell'estuario del fiume Rokan), dove alcune migliaia di Cinesi hanno creato il più gran centro di pesca del mondo. A Batavia molti Giapponesi esercitano il mestiere di pescatori. Nei mari orientali ha grande importanza la pesca delle conchiglie, delle perle, del corallo, delle spugne. Gl'isolani di Lomblem (residenza di Timor) pescano le balene, di cui mangiano la carne.

L'allevamento dei pesci di mare è esercitato largamente negli stagni in prossimità dei grandi porti, specialmente a Giava e Madura. Nell'interno l'allevamento di pesci di rapida crescita si è sviluppato moltissimo, specialmente a Giava occid., molto piovosa, nei laghetti, negli stagni e nelle risaie, dove i pesci cedono poi il posto al riso.

Commercio. - Nel 1929 (anno normale) le importazioni hanno raggiunto un valore di 1.088.546.000 fiorini (696.105.000 a Giava); le esportazioni 1.453.742.000 (715.167.000 a Giava). Tra i paesi che importano dalle Indie Olandesi figurano l'Olanda per 15,3%, Singapore per 21,3%, gli Stati Uniti per 12,3%, le Indie Inglesi per 11,50%; seguono l'Inghilterra, la Cina, il Giappone, la Francia, l'Australia, la Germania, l'Italia (0,8%). I paesi che esportano nelle Indie Olandesi sono l'Olanda per 16,8%, il Giappone per 12%, Singapore per 11,2%, gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Germania, le Indie Inglesi, l'Australia, l'Italia (1,6%). È notevole che dal 1913 al 1930 le importazioni dal Giappone sono passate da 1,6% a 12%, mentre quelle dall'Olanda sono scese da 33,2% a 16,8%. Nello stesso periodo le esportazioni per il Giappone sono discese da 5,9% a 4% e quelle per l'Olanda dal 28,1% al 15,3%.

I principali articoli esportati nel 1930 furono: zucchero (f. 245.276.000), caucciù (172.795.000), derivati dalla nafta (190.056.000), copra e altri olî (100.966.000), tè (69.530.000), stagno (62.631.000), tabacco (58.648.000), fibre (39.350.000), caffè (35.665.000), china, spezie, gomme, resine (66.198.000), derivati della manioca (13.881.000), altri prodotti vegetali (59.474.000), prodotti animali, pelli, conchiglie (25.162.000). I principali articoli d'importazione sono: commestibili e stimolanti (f. 253.411.000), tessuti e filati (205.437.000), macchine, apparecchi, utensili (79.024.000) metalli, esclusi oro e argento (78.779.000), prodotti chimici e concimi (71.431.000), automobili, biciclette, navi (31.550.000), minerali (27.889.000), carta e derivati (21.987.000), oggetti di ceramica, di porcellana, ecc. (7.489.000), vetrerie (7.461.000).

Porti e comunicazioni marittime. - Secondo il valore totale delle mercanzie imbarcate e sbarcate nel 1930 in migliaia di fiorini, i porti si seguono in quest'ordine: Giava: Soerabaja (365.565), Batavia [Tandjoeng Priok] (318.509), Semarang (192.602), Cheribon (55.525), Probolinggo (34.061), Tjilatjap (30.181). Regioni Esteriori: Belawan [Deli] (200.258); Palembang (124.668), Makassar (49.741), Padang (37.978), Pontianak (28.590). Bisogna aggiungere il porto di Sabang, nell'isola We, a N. di Sumatra, che è un porto di trasbordo e di approvvigionamento. Veri porti marittimi artificiali, perfettamente attrezzati, sono quello di Batavia, chiamato Tandjoeng Priok, a 10 km. dalla città, quello di Soerabaja, sulla riva sinistra del fiume Kali Mas e quello di Padang, chiamato Emmahaven, a 10 km. dalla città. Gli altri sono porti naturali (Belawan, Tjilatjap, Makassar, Sabang) o porti fluviali.

Il 44% delle comunicazioni marittime con l'estero è affidato alla bandiera olandese, il 31% all'inglese; seguono le bandiere norvegese, tedesca, giapponese. Di tutta la navigazione olandese, il 45% è diretto alle Indie Olandesi. Linee regolari sono quelle della Compagnia di navigazione Nederland, da Amsterdam, via Genova, e del Rotterdamsche Lloyd, da Rotterdam, via Marsiglia, entrambi settimanali. Nell'Arcipelago la società di navigazione Paketvaart esercita 31 linee interinsulari, con 144 navi, e inoltre linee per l'Australia, l'Africa, la Cina, l'Asia meridionale; la Società di Navigazione Cina-Giappone esercita tre linee con questi paesi. La piccola navigazione, con vapori di piccolo tonnellaggio e velieri, seguendo i monsoni e lungo i fiumi, è sempre in fiore: gli abitanti di Madura, di Bugi, di Celebes e i Malesi sono arditi navigatori.

Ferrovie e aviazione. - Giava possiede 5473 km. di ferrovie (escluse le linee tranviarie), delle quali 200 km. sono elettrificate, e molte linee automobilistiche. La massima altezza raggiunta dalle ferrovie è 1240 m. La linea Batavia-Soerabaja, 827 km., è servita da espressi di lusso che impiegano 12 ore e mezza. Sumatra ha la ferrovia privata di Deli (496 km.), le linee di Sumatra meridionale (858 km.) congiunte alle giavanesi da un ferry boat, di Sumatra occidentale (284 km.) e di Atjeh (521 km.) raccordate a quella di Deli. In Giava, la rete delle strade ordinarie è estesissima; nelle altre isole è in costruzione. La linea di aeroplani che unisce Amsterdam e Batavia, per Marsiglia e Brindisi d'inverno, per Budapest d'estate, impiega da 9 a 11 giorni. Nelle Indie Olandesi sono in esercizio parecchie aviolinee.

Culti. - Anche la storia religiosa è stata determinata dalla vicinanza all'India, donde giunsero propagandisti dell'induismo, poi del buddhismo, specie māhāyanico, sino a circa il 1500; e, già nel sec. XIII, missioni musulmane. In Sumatra, l'Islām si affermò soprattutto sulla costa settentrionale e orientale; sulla costa meridionale e nell'interno nei secoli XVI e XVII. In Giava la diffusione dell'Islām, più vivace nel sec. XVI, fu anche maggiore, giungendo a convertire quasi tutta la popolazione indigena. Nel 1905 si calcolavano 35.034.025 musulmani, di cui 29.605.653 a Giava. Missioni francescane seguirono dopo breve tempo i Portoghesi. Nel 1546 e 1547 S. Francesco Saverio dimorò nelle Molucche, dove i gesuiti ne continuarono l'opera. Con la conquista olandese i missionarî cattolici dovettero abbandonare la contrada, dove scarso successo ottennero i protestanti, mentre l'Islām faceva grandi progressi.

Attualmente, a tutte le confessioni religiose è riconosciuta piena libertà. Tra le società missionarie riformate le più notevoli sono la Nederlandsch Zendeling Genootschap, il Comité Sangin en Talant-Eilanden e la Utrechtsche Zendingsvereeniging. I cattolici sono ripartiti (1931) in 4 vicariati apostolici: Batavia (1842); Borneo olandese (1918, già prefettura, 1905) con residenza Pontianak; Isole della Piccola Sonda (1922, già prefettura, 1913), con residenza Ndona Endeh (isola Flores); Nuova Guinea olandese (1920, già prefettura, 1902), con residenza a Toeal (Amboina); e 6 prefetture apostoliche; Banka e Billiton (1923, residenza a Panghai Pinang); Bengkoelen (1923); Celebes (1919, residenza a Menado); Malang (1927); Padang (1923, già Sumatra, 1911); Soerabaja (1928). Nel 1924 si calcolavano circa 100.000 cattolici indigeni. Le missioni sono affidate a gesuiti, cappuccini, missionarî del S. Cuore, preti della Società del S. Cuore (Picpus), Società del Divino Verbo (missionarî di Steyl), Società di S. Giuseppe di Mill-Hill.

V. tavv. XXXI-XXXIV.

Bibl.: Una bibliografia concisa si trova in G. Angoulvant, Les Indes Néerlandaises, Parigi 1926, II, pp. 683-713. Un catalogo abbastanza completo è il Catalogus der Koloniale Bibliotheek, L'Aia 1908 (due supplementi, L'Aia 1915 e 1927). Per gli articoli in riviste: Repertorium of de Literatuur betreffende de Nederlandsche Koloniën 1595-1865, voll. 2, Amsterdam 1877-1880, con 6 Vervolgen (continuazioni) che arrivano al 1925. Per una rapida orientazione serve benissimo la grande Encyclopaedie van Nederlandsch-Indië, 2ª ed., voll. 4, L'Aia e Leida 1916-1921, più voll. 2 di Aanvullingen en Wijzigingen (Aggiunte e modificazioni), L'Aia e Leida 1922-1932 (un terzo volume è in corso di pubblicazione).

I libri sulle Indie Olandesi in generale sono invecchiati, perché pubblicati prima della recente riorganizzazione amministrativa e delle ultime modificazioni nella vita economica e culturale. Si possono sempre consultare utilmente: Nederlandsch Indië, Land en Volk, diretta da D. G. Stibbe, voll. 2, Amsterdam 1929; De Volken van Nederlandsch-Indië, in monographieën, pubbl. diretta da J. C. van Eerde, voll. 2, Amsterdam 1920; Day-Clive, The policy and administration of the Dutch in Java, New York e Londra 1904; Essays published by the Netherlands East-Indian San Francisco-Committee (33 studî pubblicati in occasione dell'Esposizione di San Francisco), Semarang, Soerabaja e L'Aia 1914; Camera di Commercio olandese in New York, The Dutch East-Indies, New York 1922. F. G. Carpenter, Java and the East-Indies, New York 1923; Division of Commerce of Departement of Agriculture, Industry and Commerce, Handbook of the Netherlands East Indies, Buitenzorg 1930.

Per la geologia e la tettonica: L. J. C. Van Es e H. A. Brouwer, De tektoniek van den Oost-Indischen Archipel, in Jaarboek van het Mijnwezen in Ned. Oost-Indië 1917; Verhandelingen, II, Batavia 1919; L. M. R. Rutten, Voordracht over de geologie van Ned. Oost Indië, Groninga 1927.

Carte: Riassunto dello stato della cartografia nell'articolo Kaartbeschrijving in Encyclopaedie van Ned. Oost-Indië, II, p. 227. La maggior parte del materiale topografico proviene dal Servizio Topografico di Batavia: le carte dei particolari alla scala 1 : 20.000 e 1 : 25.000 e le carte a colori 1 : 50.000 e 1 : 100.000 coprono già tutta Giava e una notevole parte delle altre isole. Di Giava e Sumatra esistono carte generali 1 : 250.000, di Giava a 1 : 500.000, di Sumatra 1 : 750.000. Nella Carta internazionale del mondo al milionesimo le Indie Olandesi occuperanno 38 fogli, di cui 4 già pronti e 3 in esecuzione.

Tra le carte per turismo merita menzione la carta delle strade automobilistiche (1 : 500.000), edita dal Java-Motorclub e tra le carte scolastiche l'Atlante scolastico delle Indie Olandesi, in 12 fogli di W. van Gelder e di C. Lekkerkerker, che è alla 20ª ed. (Groninga 1932).

Storia.

Dopo la prima ricognizione del 1596-97 (v. sopra, Storia dell'esplorazione; per la storia precedente v. indonesia) e fino al 1602 non meno di sessanta navi olandesi visitarono le Indie, finché per ovviare alla concorrenza tra i diversi armatori sorse, nel 1602, la Compagnia delle Indie Orientali (v. indie, Compagnie delle). Scopo principale il commercio e la guerra contro Spagnoli e Portoghesi e all'occorrenza azioni militari contro potentati indigeni che volessero danneggiare gl'interessi commerciali. La conquista o il possesso di territorî non erano esclusi, ma venivano in secondo luogo. Solo le isole Molucche, le isole delle spezie per eccellenza, ove già nel 1600 una delle piccole compagnie di armatori aveva fondato una fortezza in Amboina, dovevano essere al più presto sottomesse, e ciò per mantenere il monopolio assoluto del commercio delle spezie. Se nelle altre isole, in ispecie Giava, la Compagnia ottenne ben presto dei diritti di sovranità, essa non li aveva dapprima cercati ed era anzi restia ad accoglierli.

La vittoria riportata nel 1602 da Wolfert Harmensz su una flotta spagnolo-portoghese sulle coste di Bantam (Giava) contribuì a ottenere il permesso di avere un fondaco in quel luogo, dove furono poste le fondamenta del dominio olandese che di là s'irradiò verso Banda, Sumatra settentrionale, Borneo, il Siam e la Cina. La riconquista di Amboina nel 1603 accrebbe notevolmente l'influenza olandese nelle Molucche; ma dopo il 1606 gli Spagnoli dalle Filippine vennero nelle Molucche e per qualche anno la situazione della Compagnia fu tutt'altro che fiorente. Ma nel 1610, con l'arrivo del primo governatore generale e del primo Consiglio delle Indie, essa migliorò subito. Il centro della potenza olandese, che per un momento sembrava stabilirsi nelle isole eccentriche di Amboina e Banda, divenne la parte occidentale di Giava. Ben presto tuttavia gl'Inglesi, coi quali l'Olanda era in pace, si mostrarono concorrenti assai più temibili che non Spagnoli o Portoghesi, e se la tregua dei dodici anni (1609-1620) mise per il momento fine alla guerra tra Olandesi e Spagnoli anche nelle Indie, gl'Inglesi, per quanto in minoranza di fronte agli Olandesi, si mostrarono un po' ovunque, perfino a Bantam, ove alla fine del 1618 s' impossessarono di una nave olandese e assediarono coi Giavanesi la fortezza olandese di Jacatra. Il governatere generale Coen (v.) assalì la loro flotta e si recò nelle Molucche per aiuti. Ritornando distrusse Jacatra e sui ruderi fondò Batavia, subito divenuto centro della potenza olandese nell'arcipelago (1619).

Nello stesso anno 1619 gli Stati Generali d'Olanda accettarono un'intesa col re d'Inghilterra: le due Compagnie avrebbero lavorato insieme, partecipando per ugual parte al commercio in tutto l'Oriente; solo il commercio delle spezie sarebbe stato per 2/3 olandese, per 1/3 inglese. Tra l'altro, il massacro di Amboina (v.) contribuì allo scioglimento del contratto di collaborazione tra le Compagnie, che dava di nuovo mano libera agli Olandesi. Tra il 1634 e il 1641 si ottenne il monopolio del commercio col Giappone con diritto di un fondaco e una fortezza nell'isoletta di Decima. I governi della Cina e dell'India Posteriore non vollero sapere di rapporti commerciali con la Compagnia, ma questa ottenne con l'isola di Formosa, ove nel 1640 si stabilì un forte gruppo di coloni olandesi, una base per il commercio con quei paesi. Fra il 1636 e il 1657 con l'aiuto del raja di Kandi la Compagnia riuscì a togliere l'isola di Ceylon ai Portoghesi e con ciò ottenne la base principale del commercio delle perle e dei tappeti persiani, del caffè arabo e dei prodotti dell'India Anteriore. La conquista della città di Malacca nel 1641 pose fine al commercio portoghese, e da quel momento gli Olandesi furono i "dominatori dell'India".

Con grande abilità i governatori generali della Compagnia si presentarono arbitri delle continue guerre fra i potentati indigeni e nelle lotte di successione, causate dalla poligamia musulmana, riuscendo a ottenere così concessioni territoriali (porti) e privilegi commerciali alla Compagnia.

Dopo la pace di Vestfalia le cattive conseguenze del sistema monopolistico si rendono già sensibili. Gl'impiegati della Compagnia, mal pagati, spesso cedevano alla tentazione di commerciare in segreto per conto proprio e di commettere frodi a danno dei loro principali. La politica pacifista dei "reggenti" olandesi danneggiò pure gl'interessi della Compagnia. Non aumento di potere e di territorio si voleva, ma solo aumento dei dividendi e poche spese; come linea di condotta fu prescritto di evitare possibilmente le guerre con i monarchi indigeni e di non irritare gli Inglesi. Tuttavia nel 1660 fu assalita la città di Makassar (Celebes), centro del potente regno di Gowa che non voleva riconoscere i diritti olandesi sulle Molucche; e nel 1667, col trattato di Bungaja, la sua potenza fu per sempre rotta e la Compagnia ottenne il possesso diretto della capitale Makassar, porto di grande importanza. Così s'iniziava il dominio olandese a Celebes.

Nel 1684 il giovane sultano di Bantam domandò l'aiuto della Compagnia e come compenso chiuse il porto di Bantam agl'Inglesi, Arabi e Danesi.

Da quel momento Batavia non ebbe più concorrenti nell'Arcipelago. Il commercio della Compagnia in quell'epoca, anche col Giappone, col regno del Gran Mogol, con la Persia, con le coste di Coromandel e di Malabar, col Bengala, con Malacca era fiorentissimo. Il monopolio del commercio delle spezie per tutto il mondo era garantito dal possesso delle Molucche. Purtroppo il commercio, per gli Olandesi, divenne sempre più l'idolo cui tutto si sacrificava e certo ne soffrirono sia la popolazione indigena sia il vero interesse della Compagnia, i cui impiegati erano spesso tutt'altro che onesti.

Nel sec. XVIII il governo delle Indie divenne sempre più un monopolio di poche famiglie di "reggenti", e la Compagnia decadde (v. indie, compagnie delle). La guerra con l'Inghilterra (1780-1784) affrettò la rovina della Compagnia. I fondachi nell'India Anteriore furono subito prese dagl'Inglesi; le navi di ritorno confiscate. Dopo la pace di Parigi tre flotte di guerra ristabilirono almeno il prestigio olandese in Malacca, Riouw, la costa occidentale del Borneo, le Molucche e in altre parti dell'Arcipelago, e finalmente nel 1791 la Compagnia si decise a permettere anche il commercio da parte di privati. Nel 1795 lo statolder lasciò l'Olanda invasa dai Francesi e scrisse ai governatori di dare libero accesso agl'Inglesi, suoi alleati, nelle colonie. Cosi nel 1796 gl'Inglesi presero Ceylon, Malacca, i possedimenti in Sumatra, e il rimanente di quelli nell'India Anteriore, nonché le Molucche, sempre secondo l'ordine dello statolder. La guerra tra la Repubblica Batava e l'Inghilterra, impedendo alle navi di trasportare le merci da Batavia, diede il colpo mortale alla Compagnia, che con la costituzione del 1798 venne sciolta. I suoi possedimenti vennero allo stato.

Al momento in cui la Compagnia Olandese delle Indie Orientali venne sciolta, gran parte dei suoi antichi possedimenti era già in mano degl'Inglesi; e per quanto la pace di Amiens (1802) ne promettesse la restituzione, non si era ancor giunti all'esecuzione di quel trattato, che già scoppiava una nuova guerra tra l'Inghilterra e la Francia, alla quale era legata la Repubblica Batava. La conseguenza più importante del nuovo conflitto fu che, essendo interrotte dalla potenza marinara inglese le comunicazioni tra colonie e metropoli, si dovette abbandonare l'antico sistema dei monopolî, perfino per le spezie, e aprire il mercato agli stranieri. Il governatore generale dell'epoca, Daendels, abolì molte vecchie istituzioni del tempo della Compagnia, seppe far valere l'influenza del governo di fronte ai principi indigeni e aprì così la strada a ulteriori riforme (continuate poi dal Raffles, inglese, dopo il 1811). Nel 1810, essendo stata l'Olanda incorporata all'Impero napoleonico, Daendels dovette partire, sostituito dal governatore generale Janssens, il quale però, già nel 1811, dovette cedere Giava agl'Inglesi, ormai padroni di tutti i possedimenti già appartenuti alla Compagnia.

Dopo la caduta di Napoleone la Convenzione di Londra provvide a una restaurazione della potenza coloniale del nuovo regno dei Paesi Bassi, prendendo per base la situazione al tempo della pace di Amiens; però, tre colonie in America nonché la Colonia del Capo (Sud-Africa) rimasero inglesi. Il nuovo regno prese possesso delle colonie nel 1816, e ciò non senza difficoltà, poiché il Raffles, ora governatore dei possedimenti inglesi di Sumatra (v.), cominciò una forte campagna con lo scopo di unire definitivamente le Indie Olandesi ai possessi della Compagnia Inglese. Il sultano di Palembang (Sumatra) e altri capi sumatrani, segretamente aizzati da Raffles, si opposero agli Olandesi: dopo una spedizione infruttuosa del 1819, il sultano nel 1821 fu fatto prigioniero e nel 1825 Palembang, uno stato abbastanza esteso, fu sottoposto al diretto governo olandese, con l'abolizione del sultanato. Ma Raffles, nonostante le vive proteste olandesi, fondava una nuova fattoria commerciale nell'isoletta di Singapore (1819) ch'era di diritto un possedimento olandese. Dichiarata porto franco, Singapore divenne ben presto una città importante, concorrente pericolosa di Batavia; e fino al giorno d'oggi è rimasta il porto principale dell'Asia del Sud-Est. Il governo inglese biasimava il contegno di Raffles, senza tuttavia procedere allo sgombero di Singapore.

Il 17 marzo 1824 a Londra venne firmato un trattato per risolvere le difficoltà tra Inghilterra e Olanda: per il commercio le due nazioni si concedevano reciprocamente la clausola della nazione più favorita e della navigazione libera nelle colonie da loro dipendenti; l'Inghilterra rimaneva però esclusa dalla navigazione ad Amboina, Banda e Ternate, e ciò per salvaguardare il monopolio olandese del commercio delle spezie. L'Olanda cedeva all'Inghilterra i suoi possessi dell'India Anteriore (ormai di poca importanza) e quelli della penisola di Malacca e riconosceva anche il dominio inglese su Singapore. In cambio ottenne il territorio di Benkoelen (Sumatra), antico possedimento inglese, e l'isola di Billiton. L'Inghilterra lasciò l'intera Sumatra come sfera d'influenza agli Olandesi, inpegnandosi ancora a non stabilire fattorie più a sud di Singapore. Si decise che l'Olanda avrebbe dovuto porre fine alla pirateria degli abitanti di Atjeh (Sumatra sett.) senza menomare l'indipendenza di quel sultanato. Nello stesso anno 1824 a L'Aia venne fondata la Società Neerlandese del Commercio (Nederlandsche Handelmaatschappij) per il trasporto in patria e per la vendita dei prodotti coloniali governativi. Nel primo giorno d'emissione venne sottoscritto un capitale azionario di 70 milioni di fiorini.

Il cattivo stato delle finanze, aggravato dalla rivolta nel centro di Giava (1825-30) e dalla separazione del Belgio dall'Olanda, fece rinunziare ai progetti di rendere fiorenti le Indie Olandesi con capitali forniti dall'Europa. Era necessario ottenere frutti immediati dalle colonie, e si venne al "sistema delle colture" del governatore generale Van den Bosch (per questo sistema v. giava: Storia). Poiché le colture forzate erano per il momento possibili soltanto in Giava, tutto l'interesse si concentrava su quest'isola e dal 1830 cominciò un periodo nel quale ci si occupò il meno possibile dei cosiddetti "Possedimenti Esteriori", cioè del resto dell'Arcipelago.

Di tempo in tempo si era pur costretti a intervenire anche fuori di Giava. Così in una guerra (1830-1837) vennero sottomessi i fanatici "Padri", una setta musulmana della costa occidentale di Sumatra (v. sumatra: Storia); la parte settentrionale di Bali venne liberata negli anni 1846-49 dal pessimo governo dei suoi principi. Invece nel 1841 gli Olandesi si ritiravano da alcuni posti della costa orientale di Sumatra (v.) e ciò dietro le insistenze inglesi ispirate al vantaggio commerciale di Singapore. Senza protestare (e il trattato del 1824 ne dava loro il diritto) gli Olandesi tolleravano che il sultano di Bornei e Sarawak, nel Borneo, accettasse la protezione di un avventuriero inglese, James Brooke, e che il governo inglese nel 1846 occupasse Labuan. Anche nel Borneo Settentrionale nel 1864 si formava una concessione americana, più tardi inglese, che formò nel 1888 il Protettorato Britannico del Nord-Borneo.

La Costituzione liberale del 1848 pose il governo delle Indie Olandesi, che prima era di diretto dominio del re, sotto il controllo del parlamento. Così nel 1854 venne promulgato un nuovo regolamento di governo coloniale che conteneva l'abolizione del sistema delle colture e apriva così la strada per un più libero modo di sfruttamento, applicabile non alla sola Giava, ma anche ai Possedimenti esterni, che da allora in poi accrebbero la loro importanza. Ormai l'Olanda era paese libero scambista e anche le colonie vennero aperte al commercio di tutte le altre nazioni, senza restrizioni (1858). Divennero vieppiù numerose le misure per rinforzare o garantire il dominio nelle isole "esteriori", in Sumatra (1856, spedizione verso i distretti del Lampong), Celebes, Borneo (ove nel 1860 veniva soppresso il sultanato di Bandjermasin). Generalmente però ci si accontentava del riconoscimento della sovranità olandese e del possesso immediato dei porti di mare. Un nuovo trattato con Siak (1857), lo stato più importante della costa orientale di Sumatra, venne seguito da una protesta inglese, temendo Londra per gl'interessi commerciali di Singapore. Il nuovo territorio acquistato in Sumatra raggiunse presto un eccezionale benessere, grazie alle piantagioni di tabacco di Deli.

Con l'energico ministro delle colonie Fransen van de Putte (1863-1866) vennero molte riforme liberali: si mise in pratica la legge sull'abolizione delle colture forzate; il bilancio per le Indie venne stabilito per legge; vennero aboliti i diritti differenziali. Conseguenza dell'ultimo provvedimento fu un trattato con l'Inghilterra nel 1872; Londra oramai non aveva più interesse a opporsi alla sovranità olandese su tutta Sumatra e lasciò anche mano libera contro Atjeh, sempre pericoloso nido di pirati.

La importante legge del 1870 ("legge sulle colture") stabilisce il modo con cui il capitale europeo può procurarsi delle terre per piantagioni private: imprese europee, che però devono eleggere domicilio e sede in territorio olandese, possono acquistare in enfiteusi terreni incolti, ma può esser fatto senza controllo del governo e ciò per impedire che le comunità indigene (la proprietà individuale di terreni è ignota) vengano private delle loro terre. Questa legge, necessaria per il carattere poco previdente degl'indigeni, vige tuttora e ha dato ottimi risultati. Nello stesso anno 1870 la coltura governativa dello zucchero venne abolita, e nel 1892 anche quella del caffé. Cominciò un rigoglioso fiorire di imprese private nel campo dello zucchero, del caffè, del tabacco, più tardi del petrolio e dal 1900 in poi anche della gomma. Dopo il miglioramento delle comunicazioni con l'Europa per via del Canale di Suez, si cominciò la costruzione di ferrovie (1864) e il miglioramento dei porti. Le ferrovie di Giava ben presto raggiunsero un livello assai alto e sono ora tra le più moderne del mondo.

Nel 1873 si rese necessaria la guerra contro i pirati dell'Atjeh (che annualmente rapivano centinaia d'indigeni dell'isola di Nias per farne schiavi e tentavano di mettersi anche in rapporti con altre potenze per contrastare l'Olanda). Questa lunga e sanguinosa guerra ha per molto tempo impedito un ulteriore sviluppo del dominio olandese nei Possedimenti Esteriori. Nel gennaio 1874 venne presa la capitale di Atjeh, alla quale venne dato il nome di Kotaradja; ma l'estenuante guerriglia durò altri trent'anni. Solo negli ultimi anni del sec. XIX cominciò una politica nuova, avviata per quanto riguarda l'Atjeh dalla collaborazione tra lo scienziato Snouck Hurgronie, grande conoscitore dell'Islām e delle popolazioni di Atjeh, e l'energico governatore Van Heutsz: all'occorrenza con grande forza e rapidità si agiva militarmente ovunque era necessario, per far seguire immediatamente i lavori della pace al fine di ristabilire la fiducia delle popolazioni negli intenti del governo. In tutto il vasto dominio poi si applieava in questi anni la cosidetta "politica etica" (a cui è legato il nome di van Deventer) che intendeva servire gl'interessi degl'indigeni procurando loro benessere, salute, istruzione, ecc. Ciò che Van Heutsz aveva fatto da governatore in Atjeh poté essere praticato in tutto l'Arcipelago quando il generale fu nominato governatore generale (1904-1909). In questi anni il dominio Olandese divenne una realtà concreta anche nell'interno delle isole (Sumatra, Borneo, Celebes, arcipelago di Timor, Molucche, Bali); e sempre, appena finito il loro compito, i militari che avevano imposto l'ordine vennero sostituiti da impiegati civili che resero possibile, anche e soprattutto nell'interesse degl'indigeni, il miglior sfruttamento e curarono pure gl'interessi materiali e culturali delle popolazioni. Questo sistema, che dà ottimi frutti, è tuttora seguito. In tempi normali le entrate delle tasse, molto aumentate col fiorire delle colture, sopperiscono alle forti spese, causate dalle cure del governo per il benessere degl'indigeni.

In diretta connessione con il soverchio accumularsi di compiti per il governo centrale è la legge del 1903 (legge di decentramento) in cui si esprime la necessità che le razze di basso livello culturale provvedano per quanto è possibile ai proprî bisogni senza inceppare quelle più progredite, e in cui è anche espresso il desiderio di suddividere l'unità amministrativa delle Indie Olandesi in un cerno numero di grandi regioni con un proprio ordinamento governativo (governatore assistito da un consiglio in parte eletto dalla popolazione, in parte nominato dal governo centrale, nel quale sono rappresentati tutti i gruppi etnici). Una tale riforma di governo, già messa in atto per Giava che è divisa in provincie, si sta preparando ora per Sumatra. In quanto agl'interessi che riguardano le intere Indie, il governo ha l'assistenza del Consiglio popolare (Volksraad), anch'esso in parte nominato in parte eletto, che si riunì per la prima volta nel 1918, e del quale si è già potuto acerescere di molto la competenza, in specie col nuovo regolamento di governo del 1925. Questo si è reso necessario dopo che nel 1922 la costituzione olandese ha accolto il principio di far decidere il più che sia possibile sul posto tutto ciò che riguarda unicamente gl'interessi delle Indie; ove si tratti invece di interessi che riguardano anche il regno in Europa (secondo la costituzione olandese il regno si compone del regno in Europa, del regno in Asia e del regno in America; non vi si parla di colonie), o nel caso che il governo di Batavia e il consiglio popolare non possano arrivare a una soluzione, decide il legislatore dell'Aia. Nel Consiglio popolare la metà dei componenti è costituita da indigeni, che in questa e in altre forme possono quindi far sentire la propria influenza.

Dalla guerra russo-giapponese in poi si è risvegliata una consapevolezza del proprio valore presso le popolazioni: nel 1908 si è avuto un movimento intellettuale, nel 1911 uno economico e ben presto movimenti religiosi (musulmani) e nazionalisti. Dopo il 1918 parve per un momento che gli elementi estremisti di tali movimenti prendessero il sopravvento; espulsi alcuni anni più tardi, essi si riunirono in un'organizzazione, che tuttavia dopo le sommosse comuniste del 1926 e 1927 di Giava Occidentale e Sumatra Occidentale (in gran parte causate da condizioni economiche sfavorevoli) ha perduto ogni importanza. Il movimento nazionalista moderato, finora importante solamente per Giava, tenta ora la concentrazione di tutte le organizzazioni politiche dell'Arcipelago.

È logico che una volta aperte all'economia anche le "Regioni Esteriori" (non si adopera più l'espressione di "Possedimenti") sia anche in esse seguito uno sviluppo politico. Per quanto è possibile, ci si serve per il governo moderno del già esistente ordinamento indigeno, che viene anzi ricreato in quei casi in cui prima era stato sostituito da un'organizzazione occidentale, non adatta per popolazioni così diverse da noi (Bali, Ternate, Celebes Meridionale).

La politica che il governo segue oggi tende a conservar l'assoluta neutralità verso l'estero e ad associarsi sempre più intimamente con l'elemento indigeno.

Bibl.: In genere cfr. H. T. Colenbrander, Koloniale Geschiedenis, III, L'Aja 1925-26. Per il periodo 1600-1800, N. Mac Leod, De Oost-Indische Compagnie als zeemogendheid in Azie, Voll. 2 (fino al 1650), Rijswijk 1927.

Per i secoli XIX e XX: S. van Deventer, Het landelijk stelsel op Java, Zaltbommel 1866; J. K. J. De Jonge, De opkomst van het Nederlandisch gezag in Oost-Indië 1595-1610, voll. 3, L'Aia 1862-1865; J. K. J. De Jonge e M. L. van Deventer, De opgomst van het Nederlandsch gezag over Java, 1610-1860, voll. 13, L'Aia 1869-1888 con suppl. di L. W. G. de Roo, L'Aia 1909; M. L. van Deventer, Java en Onderhoorigheden sedert 1811, L'Aia 1891; Clive Day, The Dutch in Java, New York 1905; E. B. Kielstra, Indisch Nederland, Haarlem 1910; F. De Haan, Priangan, II, Batavia 1910-1912; L. De Klerck, De Atjeh-oorlog, L;'Aia 1912; A. R. Falck, Gedenkschriften, L'Aia 1913; H. T. Colenbrander-Stokvis, Leven en arbeid van C. Th. van Deventer, Amsterdam 1916; E. B. Kielstra, De Indische Archipel, Haarlem 1917; id., De vestiging van het Nederlandsch gezag in den Indischen archipel, Haarlem 1920; W. M. F. Mansvel, Geschiedenis van de Nederlandsche Handelmaatschappij, voll. 2, Amsterdam 1924-26; id., Parlementaire geschedenis van Nederlandsch-Indië, L'Aia 1924; C. Corepland, Raffles, Londra 1926; J. P. De Kat Angelino, Staatkundig beleid en bestuurszorg in Nederlandsch-Indië, voll. 2, L'Aia 1929-30

Ancora utile: J. Crawfurd, A descriptive Dictionary of the Indian islands and adjacent countries, Londra 1856. Inoltre: Encyclopedie van Nederlandsch-Indië, voll. 6, L'Aia 1917-1921 con suppl. V. inoltre borneo; giava; sumatra; ecc.

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