INSANGUINE, Giacomo, detto Monopoli

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

INSANGUINE, Giacomo, detto Monopoli

Raoul Meloncelli

Nacque a Monopoli, presso Bari, il 22 marzo 1728. Il 19 genn. 1741 (1743, The New Grove Dict.) entrò nel conservatorio dei poveri di Gesù Cristo di Napoli, dove fu allievo di F. Feo e G. Abos. Dopo la soppressione di quel conservatorio passò in quello di S. Onofrio, ove, dal novembre 1743 al 1749, studiò ancora con Abos e con F. Durante, rimanendovi come "mastriciello" sino alla morte di quest'ultimo (1755). Nell'agosto 1767, sempre in S. Onofrio, divenne "aiuto" di C. Cotumacci, al quale succedette nel 1785, dopo essere stato 2° maestro a partire dal 1774. Fu inoltre organista del 2° coro della cappella del Tesoro di S. Gennaro sempre dal 1774, e del 1° coro dal 1776, succedendo nel 1781 a L. Fago come maestro di cappella.

Esordì come autore teatrale con la "commedea pe' mmuseca" Lo funnaco revotato (su libretto di P. Mililotti o B. Saddumene, dal lavoro omonimo di F. Oliva), rappresentata con grande successo al teatro de' Fiorentini di Napoli nell'inverno del 1756, successo che si rinnovò nelle repliche del 1760. Da questo momento, oltre a impegnarsi in lavori originali, fornì in più occasioni - su richiesta degli impresari - brani che venivano inseriti a completamento di opere di compositori più affermati presso il pubblico. Tale attività gli valse l'appellativo poco lusinghiero di "maestro delle pezze", sebbene riscuotesse ottimi consensi con le sue opere, rappresentate con continuità nei teatri napoletani. Nell'autunno 1757 rappresentò, sempre al teatro de' Fiorentini, l'opera La Matilde generosa, su libretto d'ignoto. Nel Carnevale 1759 passò a Roma, ove, su libretto di P. Metastasio, presentò al pubblico del teatro Argentina l'opera seria Demetrio; quindi nuovamente a Napoli con la commedia Le sorelle tradite (teatro Nuovo sopra Toledo, estate 1759).

Seguirono La vedova capricciosa (G. Palomba, ibid., Carnevale 1765, con arie di C. De Franchi), Il nuovo Bellisario (ibid., teatro de' Fiorentini, Carnevale 1765) e Le quattro mal maritate (ibid., teatro Nuovo, Carnevale 1766; Cosenza, Carnevale 1778). L'I. conobbe poi un successo trionfale con L'osteria di Marechiaro, una commedia in 3 atti su libretto di F. Cerlone che, rappresentata al teatro de' Fiorentini nell'inverno 1768, insieme con la farsetta Pulcinella vendicato nel ritorno di Marechiaro, fu replicata per 60 sere consecutive e rappresentata ancora alla presenza dei sovrani nella ripresa del 1769 al teatro della Reggia di Caserta.

L'opera, che si avvaleva del libretto di uno dei migliori librettisti napoletani della seconda metà del Settecento, e che rispondeva ai canoni più brillanti e accattivanti della commedia per musica napoletana, è rivelatrice di un'ottima tecnica artigianale, con accenti popolareggianti di buon effetto e un'invenzione forse un po' manierata ma non priva di seduzione. L'opera fu poi soppiantata dall'omonimo lavoro di G. Paisiello, ben più ricco d'invenzione e replicato per 40 sere nello stesso teatro.

Nell'autunno 1769 l'I. presentò La finta semplice, o sia Il tutore burlato (Mililotti, Napoli, teatro Nuovo; Bologna, teatro Formagliari, primavera 1772, con arie aggiunte di G. Rust; Lisbona, teatro de la rua dos Condes, primavera 1773); un buon successo ottenne con l'opera Didone abbandonata (Metastasio, Napoli, teatro S. Carlo, 20 genn. 1770): dapprima commissionata a B. Galuppi, fu poi affidata dalla giunta dei teatri all'I. perché la componesse "da capo" (Enc. dello spettacolo, col. 568).

Seguirono le opere: La dama bizzarra (G. Ciliberti, Napoli, teatro de' Fiorentini, inverno 1770); Eumene (A. Zeno, ibid., teatro S. Carlo, 20 genn. 1771, solo il 2° atto; 1° atto di G. De Majo, 3° atto di P. Errichelli); Merope (Zeno, Venezia, teatro S. Benedetto, Carnevale 1773); Arianna e Teseo (P. Pariati, Napoli, teatro S. Carlo, 20 genn. 1773, con Antonia Bernasconi); Adriano in Siria (Metastasio, ibid., 4 nov. 1773, con P. Pacchierotti); Le astuzie per amore (Mililotti, ibid., teatro de' Fiorentini, Carnevale 1779, con la farsetta Pulcinella finto maestro); Medonte (G. de Gamerra, ibid., teatro S. Carlo, 30 maggio 1779); Motezuma (V.A. Cigna Santi, Torino, teatro Regio, Carnevale 1780); Calipso (Napoli, teatro S. Carlo, 30 maggio 1782). Secondo Florimo avrebbe composto anche un Tito nelle Gallie (P. Giovannini, Napoli 1780).

Arie e recitativi dell'I. furono inseriti in: Il Monte Testaccio di A. Sacchini (Roma, teatro Capranica, Carnevale 1760); L'astuto balordo di N. Piccinni (Napoli, teatro de' Fiorentini, inverno 1761); La furba burlata di Piccinni e N. Logroscino (ibid., teatro Nuovo, estate 1762); L'innamorato balordo di Logroscino e G. Geremia (ibid., Carnevale 1763); M. Petitone, di Piccinni (ibid., primavera 1763); Le viaggiatrici di bell'umore di Logroscino (P. de Napoli, ibid., inverno 1763); La giocatrice bizzarra di G. Gabellone (A. Palomba, ibid., primavera 1764); una sua aria fu inserita in Armida di M. Mortellari (Londra, King's theatre, 1786). Compose inoltre la festa teatrale I voti di Tessaglia esauditi dal cielo (F. Cerlone, Napoli, teatro Nuovo, 1775); l'azione sacra Gerusalemme convertita (Zeno, ibid., palazzo del duca R. Acquaviva, 1752); I voti di Davide per Salomone espressi nel Salmo LXXI, cantata a tre voci con orchestra (S. Mattei; partitura manoscritta presso la Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli, con dedica alla regina Maria Carolina d'Austria per la nascita del principe ereditario, Napoli, 30 marzo 1775).

Negli anni trascorsi al conservatorio di S. Onofrio, come aiuto di Cotumacci e poi come maestro e organista della cappella di S. Gennaro, compose molta musica sacra, salmi e cantate, tra cui si ricordano (manoscritti conservati nella Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Majella): Cantata a tre voci e più strumenti (Napoli, teatro S. Carlo, 1770); tre Dixit a più voci con più strumenti; Messa a quattro voci in la maggiore con basso, oboe, corni e organo; due Messe a tre voci con due violini, basso ed organo; Messa per otto voci, 4 solisti e 4 di ripieno con accompagnamento di violino, violoncello, basso, oboi, corni e organo; Passio del venerdì santoa quattro voci con accompagnamento d'organo e contrabbasso; Cantata per la traslazione del sangue di s. Gennaro; La via della crocea 2 voci, violino e basso; Benedictus Dominus a due voci col solo basso; Quoniam per voce sola di soprano conoboe, tromba e fagotto obbligati; Te Deum a quattro voci e più strumenti; Exultando jam venitea quattro voci e più strumenti; tre Miserere; Benedictus, e altra musica sacra.

L'I. morì a Napoli il 1° febbr. 1795.

Compositore minore ma non privo di qualità e di una maestria artigianale che gli derivava dalla severa formazione maturata nell'ambito dei conservatori napoletani, fu severamente giudicato dai contemporanei e in particolare da G. Paisiello, che, nel corso di una conversazione con Agostino Gervasio (riportata in un ms. conservato nella Biblioteca dei gerolamini di Napoli), così si espresse nei suoi confronti: "fu il maestro delle pezze, cioè […] che si adattava a raffazzonare spartiti degli altri maestri a soldo degli impresari, perciò si screditò presso i professori. La Didone è l'unica sua composizione. Poco valeva nell'arte dello strumentare le sue cantilene, per cui rare volte trovasi il secondo violino nelle sue composizioni, suonando tutti all'unisono" (cit. in Enc. dello spettacolo, col. 568).

Sappiamo che almeno L'osteria di Marechiaro ottenne uno straordinario successo, e comunque l'I. non fu sgradito al pubblico se Florimo riferisce: "quantunque valente nell'arte d'insegnare e di scrivere, mancava di genio e di gusto, qualità essenziali ed indispensabili per un compositore teatrale. Scrisse quasi venti opere tra serie e buffe, che al suo tempo piuttosto piacquero" (Florimo, II, p. 284). In realtà, sebbene presto dimenticato, ebbe una rivalutazione postuma, e Dent definì Lo funnacorevotato (conservato nel Fitzwilliam Museum di Cambridge) "tipica opera napoletana del suo tempo" (Dent, p. 138). In quest'opera, in cui risentì di G.B. Pergolesi e di Logroscino, soprattutto per i finali d'atto in stile concertato, manifestò una naturale attitudine a riprendere stilemi tipici della "commedea pe' mmuseca", spesso arricchita di quei lazzi e doppi sensi che contribuirono al suo successo presso il pubblico del teatro de' Fiorentini. Più apprezzabile forse la sua produzione di genere sacro, che rivela "una scaltrita esperienza nella condotta delle voci […] e altrettanto il suo aprire la via alla frase con appoggiature e ritardi arrecò vezzi tutti speciali, fatti di reticenza e di sofisticheria, all'aria d'opera comica, effetti di sospirosa tenerezza alle arie d'amore, ansiti d'angoscia repressa, sottaciuta o velata, alle grandi arie drammatiche" (Mondolfi, p. 8).

Fonti e Bibl.: C. de Rosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, p. 88; F. Florimo, La scuola di Napoli e i suoiconservatorii, ibid. 1881-83, II, pp. 13, 70 s., 220 s., 265, 284, 287, 290, 294, 305, 323, 351; III, pp. 502 s.; IV, pp. 60, 62, 66, 68, 72, 124, 126, 128, 240, 242, 248; B. Croce, I teatri di Napoli, in Arch. stor. napoletano, 1891, pp. 283, 288 s., 318, 326; S. Di Giacomo, Paisiello e i suoi contemporanei, in Musica e musicisti, IX (1905), pp. 763 s.; E. Dent, Ensemblesand finales in 18th century Italian opera, in Sammelbände derInternationalen Musik Gesellschaft, XII (1910-11), pp. 113, 138; M. Scherillo, L'opera buffa napoletana, Napoli 1916, pp. 186, 282 s., 298; S. Di Giacomo, Maestri di cappella,musici e istromenti al Tesoro di S. Gennaro nei secoli XVII e XVIII, Napoli 1920, pp. 14 s.; Id., Il conservatorio di S. Onofrio a Capuana e quello di S. Maria della Pietà deiTurchini, Napoli 1924, pp. 131, 137, 151, 160; U. Prota Giurleo, N. Logroscino "il dio dell'opera buffa", Napoli 1927, p. 42; Id., Una commedia dialettale di P. NapoliSignorelli (L'innamorato balordo), in Il Fuidoro, IV (1957), p. IV; A. Mondolfi, Destino estile di G. I. detto Monopoli, in Gazzetta musicale di Napoli, IV (1958), pp. 4-8; A. Giovine - U. Prota Giurleo, G. I. detto Monopolimusicista napoletano, Bari 1969; F. Degrada, L'opera napoletana, in Storia dell'opera, Torino 1977, I, 1, p. 258; G. Marchesi, Dalle origini alle soglie del romanticismo, ibid., III, 1, p. 335; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, I, Busto Arsizio 1978, pp. 20, 439 s., 486 s., 506, 641; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia, 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 54, 56 s., 61, 63, 74; M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Storia del teatro Regio di Torino, V, Cronologie, a cura di A. Basso, Torino 1988, pp. 171, 218; P. Lanzillotta, G. I. detto Monopoli, Fasano di Brindisi 1995; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, I, pp. 42, 272, 284, 354, 358; II, pp. 27, 52, 276, 309; III, pp. 76, 192, 244 s., 293, 324, 452; IV, pp. 96, 119, 142, 178 s., 199, 264, 338 s., 484, 490; V, pp. 249, 441, 481, 519; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, p. 399; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, V, p. 246; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 738 s.; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 567-569; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, pp. 158 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 682; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XII, p. 397.

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