Intangibile

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

intangibile

Sandrine Labory

Termine riferito agli asset (➔) per indicare le risorse e il patrimonio non incorporati in beni fisici o in attività finanziarie. Gli asset i. costituiscono il capitale i., che non può essere visto, toccato o misurato e non è incorporato nel patrimonio fisico o finanziario dell’impresa. Possono essere distinti due tipi di asset i.: quelli derivanti da protezioni legali, come i brevetti, le licenze, il copyright o i marchi registrati che, insieme al segreto industriale, sono generalmente raggruppati nella categoria di proprietà intellettuale, e quelli competitivi, come il capitale umano, l’efficacia dei processi organizzativi e la capacità innovativa che determinano la performance delle imprese.

Capitale intangibile

A partire dagli anni 1990 lo sviluppo dell’economia della conoscenza e la più intensa concorrenza mondiale conseguente alla globalizzazione hanno indotto le imprese a investire maggiormente in capitale i., aumentando la spesa per Ricerca e Sviluppo (R&S), marketing, formazione e realizzazione di software sempre più innovativi. Diversi studi hanno mostrato la crescente importanza dell’investimento in capitale i. da parte delle aziende. Per es., all’inizio del terzo millennio, L. Nakamura stimava che tale investimento rappresentasse, negli Stati Uniti, circa un miliardo di dollari (What is the US gross investment in intangibles, in Proceedings of the fourth conference on intangibles, Stern Business School, New York University, 2001).

I sistemi di contabilità tradizionali, tuttavia, sono ancora in larga parte basati sul valore degli asset fisici e finanziari, come gli immobili, le attrezzature e la terra di proprietà o sotto il controllo dell’impresa. I governi, insieme a varie associazioni di consulenza aziendale e a molte imprese, hanno quindi avviato, dalla fine degli anni 1990, un processo di ridefinizione della stesura dei bilanci finanziari. L’International Accounting Standards Board (➔ IASB), organismo responsabile dell’emanazione di principi contabili internazionali, ha stabilito nuovi criteri per la definizione e la rendicontazione degli asset i. (IAS 38) nei bilanci. D’altro canto, le aziende tendono a fornire spontaneamente sempre maggiori informazioni non finanziarie sui loro investimenti i., come per es. i programmi di formazione, le reti di clienti o i processi di R&S. Alcune imprese europee hanno lanciato la stesura di bilanci del capitale intellettuale, che misurano la differenza tra il valore di mercato di una società e quello dei suoi asset tangibili. L’idea di base è che tale valutazione richiede maggiori informazioni di quelle fornite in un bilancio aziendale convenzionale. Quest’ultimo rivela solo una piccola parte degli asset i. delle aziende, specialmente per quelle che operano in settori ad alto contenuto di conoscenza e tecnologia. Un metodo ampiamente diffuso per esprimere il valore degli asset i. è l’uso dell’avviamento (➔) (goodwill), definito come la differenza tra il valore di acquisto di una società e quello del suo capitale, informazione utilizzabile nell’ipotesi che l’impresa sia oggetto di acquisizione.

Gli asset i. hanno crescente importanza anche a livello aggregato, di territorio o di Paese. Le stime dell’OCSE o della Banca Mondiale, per es., mostrano che la quota del capitale tangibile su quello totale dei Paesi sviluppati è scesa, nel corso del 20° sec., da circa due terzi a un terzo, mentre la percentuale del capitale i. è aumentata da un terzo a due terzi. Gli indicatori del capitale i. offrono tuttavia valutazioni imperfette, con la conseguenza che la loro misura empirica tende a sottovalutare il capitale i. degli Stati. Si può sostenere che esso è composto, a livello aggregato (regione o Paese), dalla conoscenza, dall’innovazione, dal capitale umano (le qualifiche e le competenze della forza lavoro) e dal quello sociale (la fiducia tra le persone, le norme e i valori che sono alla base delle relazioni sociali). Fra questi, alcuni elementi sono misurati imperfettamente, come il capitale umano, generalmente determinato sul livello di istruzione raggiunto dalla popolazione. Tuttavia, tale indicatore non considera l’apprendimento sul lavoro, e quindi non valuta le competenze dei lavoratori con basso livello d’istruzione che raggiungono però conoscenze e skill di rilevante valore grazie all’apprendimento e alla formazione durante la vita lavorativa.

Anche l’innovazione è imperfettamente quantificata: alle volte è desunta dalle spese di R&S, anche se investire in innovazione non significa necessariamente riuscire a inventare e modernizzare; altre volte essa è misurata in base al numero di brevetti ottenuti, anche se non tutta l’innovazione è brevettata o brevettabile. Ulteriori elementi, come il capitale sociale, in genere non sono oggetto di valutazione. Nonostante queste limitazioni nella implementazione di una sua misura empirica, è evidente l’ampliata importanza del capitale i. in tutti i Paesi. In Europa, le realtà che investono maggiormente in capitale i. sono i Paesi scandinavi, come la Finlandia e la Svezia che, in un quadro di progresso economico dell’Unione Europea molto rallentato, hanno invece conosciuto elevati tassi di sviluppo. Il capitale i. influenza positivamente la crescita economica e, in un circolo cumulativo virtuoso, pone le basi per un ulteriore aumento degli asset immateriali, in quanto la loro creazione deriva dalla combinazione di asset intangibili.

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