Ipoglicemia

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Abbassamento della glicemia al di sotto del limite inferiore della norma (0,50-0,70 g in 1000 cm3 di sangue, a seconda del metodo usato). Si può osservare dopo lunghi periodi di scarsa alimentazione, per abnorme attività della parte endocrina del pancreas, dopo somministrazione di insulina ecc. Può essere permanente – e allora di solito ben tollerata – oppure accessionale.

Crisi ipoglicemica Il complesso di disturbi causati dal brusco abbassamento della glicemia: malessere, sudorazione fredda, tremori, tachicardia ecc. Coma ipoglicemico Preceduto dai sintomi della crisi ipoglicemica, si manifesta con perdita della coscienza, cute bagnata di sudore ecc. Può essere causato da dosi eccessive di insulina o essere connesso a stati di iperinsulinismo. Va differenziato soprattutto dal coma diabetico in cui si osserva alito acetonico, respiro di Kussmaul ecc. Regredisce prontamente con la somministrazione, preferibilmente endovenosa, di soluzioni zuccherine.

Si dice ipoglicemizzante un farmaco o un’azione che provoca diminuzione della glicemia, come l’insulina e i prodotti antidiabetici per uso orale. Questi ultimi appartengono fondamentalmente a due gruppi chimici: a quello delle solfonil-uree e a quello delle biguanidi (N-fenetildiguanide cloridrato e N,N-dimetilguanilguanidina). Il primo ad aver avuto largo e fortunato impiego terapeutico è stato la N1-solfanil-N2-n-butilurea, o carbutamide, designata con la sigla BZ 55. Successivamente, con l’intendimento di ottenere sostanze prive di azione chemioterapica e dotate di minore tossicità, sono stati sintetizzati e usati con successo altri derivati solfonilureici: la N1-(4-metilbenzensolfonil) N2-n-butilurea, o tolbutamide, o D 860 (che si differenzia dalla carbutamide per la sostituzione di un gruppo −NH2 con un gruppo CH3), l’1-cicloesil-3-p-toluensolfonurea, o K 386 (ottenuto dal D 860 per sostituzione del gruppo butilico con un radicale idroaromatico, il cicloesile), l’1-n-propil-3- p-clorobenzensolfonilurea o P 607 e altri ancora. L’impiego di questi prodotti ipoglicemizzanti ha trovato larga applicazione nella terapia del diabete di tipo 2 (non insulinodipendente) in sostituzione dell’insulina o, talora, in associazione con essa. Mentre quest’ultima rappresenta ancora il rimedio di elezione per le forme insulinodipendenti, i prodotti ipoglicemizzanti per uso orale sono soprattutto indicati nelle forme non gravi, insorgenti nell’età media, presenile e senile.

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