SCODNIK, Irma Melany

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCODNIK, Irma Melany

Stefania Bartoloni

SCODNIK, Irma Melany. – Nacque a Cremona il 15 marzo 1847 da Francesco Ignazio, nato a Canale d’Isonzo (all’epoca parte della Contea di Gorizia), militare di professione, e dall’ungherese Maria Miller.

Primogenita di tre figli, crebbe in un clima di fervore patriottico e conoscendo vari cambiamenti di città al seguito del padre, il quale, dopo aver preso parte ai moti del 1848, passò dall’esercito austriaco a quello sabaudo. Trascorse l’infanzia e i primi anni di scuola a Torino e nel 1868, dopo un soggiorno di tre anni a Napoli, si stabilì con la famiglia a Milano. Di intelligenza pronta e vivace, conoscitrice delle lingue straniere, amante della poesia, del canto e della letteratura, fin da giovane coltivò la passione per il teatro che coniugò con una intensa militanza nel movimento femminista, con un impegno più che decennale in quello pro pace e arbitrato, con opere sociali e a sostegno dell’unità nazionale.

Nel 1877 morì il padre e con la madre tornò a Torino, dove il fratello Enrico (1866-1951) frequentava l’Accademia militare, mentre la sorella Irene (1850-1940), qualche anno dopo il matrimonio con Matteo Renato Imbriani avvenuto nel 1872, si trasferì a Napoli. Nel capoluogo piemontese, oltre al lavoro di traduttrice, Scodnik si dedicò alla stesura di alcune commedie che furono rappresentate tra il 1887 e il 1888 e intensificò la collaborazione con la stampa femminile: da La donna, la prima rivista emancipazionista diretta da Gualberta Alaide Beccari, a Vita femminile, L’alleanza e Il venerdì della contessa. Negli articoli e nelle commedie delineò figure femminili forti e sincere in grado – come amava scrivere – di pensare con la propria testa e di giudicare le azioni degli uomini. Alle lettrici raccomandò di salvaguardare la dignità, di esigere rispetto, di studiare e formarsi.

Grazie alle sue competenze, divenne corrispondente del Gazzettino dell’arte drammatica di Roma e nel 1890 partecipò all’Esposizione Beatrice, organizzata a Firenze da Angelo De Gubernatis, con il testo Le attrici italiane che le valse la medaglia d’argento. Per volere della famiglia l’interesse per il teatro rimase circoscritto e le sue capacità declamatorie furono riversate nelle conferenze di cui ha lasciato ampia testimonianza. Sotto questa veste illustrò alcune istituzioni benefiche finanziate dalla filantropia laica torinese, intensificò i contatti con i circoli femministi, con quelli repubblicani e democratici di varie città e aderì alla Lega per la tutela degli interessi femminili fondata a Torino nel 1895. Due anni dopo, dalle sedi di Milano e di Torino venne la proposta di costituire la Federazione italiana delle Leghe per promuovere, coordinare e seguire misure di interesse generale, specie quelle in ambito legislativo, e Scodnik fu nominata rappresentante della Lega torinese.

Gli anni Novanta furono per lei intensi e ricchi di soddisfazioni. Le sue frequentazioni si allargarono al gruppo di militanti per la pace all’interno del quale divenne un’esponente di primo piano. Dopo aver partecipato al VII Congresso universale pro pace e arbitrato, che si tenne a Budapest nel 1896, fu invitata a scrivere per Giù le armi. Almanacco illustrato per la pace e per La Vita internazionale, entrambi diretti da Ernesto Teodoro Moneta. A fine secolo, da Parigi Gabrielle Wiszniewska le propose di entrare come delegata per l’Italia nell’Alliance universelles des femmes pour la paix par l’éducation e nel 1900 Ersilia Majno, a capo dell’Unione femminile, le commissionò l’opuscolo Le donne per la civiltà vera. In tale campagna e nel solco tracciato dall’amica Paolina Schiff, ripropose una critica alle guerre degli uomini come strumento per risolvere i conflitti e si appellò all’idea di libertà e fratellanza tra i popoli. Per il prestigio e la notorietà che si era saputa conquistare fu chiamata a presiedere incontri pacifisti nazionali e internazionali.

In seguito alla repressione scaturita dai fatti del 1898, Scodnik si mobilitò con conferenze in favore dei reclusi politici condannati a dure pene e, nel 1901, con Emilia Mariani, tra le più rappresentative esponenti della Lega per la tutela degli interessi femminili, decise di rilevare il periodico L’Italia femminile diretto da Rina Pierangeli Faccio. L’esperimento ebbe vita breve, ma in quello stesso anno, mentre proseguiva l’attività di scrittrice e di opinionista usando all’occorrenza gli pseudonimi Irma, Maria Sordello e Ausonia, giunse la notizia della morte del cognato, a seguito della quale decise di raggiungere la sorella e stabilirsi da lei.

Nella città partenopea il contatto con gli amici di Imbriani, il quale nel 1877 con Giuseppe Avezzana aveva dato vita all’associazione Pro Italia irredenta, influì sul suo patriottismo che assunse forti venature irredentistiche. Le tensioni che si registrarono nei primi anni del secolo tra studenti italiani, sloveni e pangermanisti, l’arresto di Cesare Battisti, la politica di Giovanni Giolitti accusato di aver rigettato il progetto di riunificazione nazionale per non creare attriti con la potenza confinante, fecero maturare in lei un nuovo orientamento. Motivo per cui i contrasti già emersi con il gruppo di Moneta si fecero acuti e nel 1908 l’annessione della Bosnia Erzegovina da parte dell’Austria segnò il definitivo allontanamento di Scodnik, che si avvicinò alla Società Dante Alighieri e alla Trento e Trieste.

Nel frattempo veniva lanciata la campagna a favore del suffragio femminile, che si era fatta particolarmente vivace dopo la proposta di legge presentata nel 1904 dal deputato repubblicano Roberto Mirabelli. Anche in questo caso Scodnik scrisse articoli, tenne conferenze, prese parte alle iniziative del movimento e a Napoli, pur con qualche difficoltà, fondò un circolo suffragista. In veste di delegata dell’Associazione per la pace e l’arbitrato internazionale prese parte ai lavori del I Congresso nazionale delle donne, indetto a Roma nell’aprile del 1908 dal Consiglio nazionale delle donne italiane, che fu un momento di straordinaria visibilità per il femminismo, cui seguì un certo ottimismo sulla possibilità di realizzare gli obiettivi da tempo individuati.

In omaggio ai precursori della causa femminista e manifestando una certa sensibilità per la costruzione e la salvaguardia della memoria di figure importanti per la storia delle donne, Scodnik volle ricordare Salvatore Morelli, Gualberta Beccari ed Eleonora de Fonseca Pimentel. In particolare, si spese per collocare in una piazza di Napoli il busto di Morelli pronto da anni, iniziativa tentata da Schiff fin dal 1880, anno della scomparsa del deputato, ma che anche stavolta naufragò, non essendo riuscita a ottenere l’assenso del sindaco.

Agli inizi degli anni Dieci le posizioni di Scodnik erano ormai vicine al nazionalismo, che portava avanti la questione dei confini italiani, campagna nella quale riversò gran parte della sua passione ed energia ricordando che sull’altra sponda dell’Adriatico vi erano popolazioni italiane che attendevano di essere riunite alla madre patria. Per questo, allo scoppio del conflitto mondiale si schierò in favore dell’intervento e, partecipando ai comitati femminili di assistenza alle famiglie dei richiamati, fece propaganda a sostegno dello sforzo bellico e per la sua continuazione fino alla vittoria. Insoddisfatta e amareggiata per i risultati scaturiti dagli accordi di pace, nel 1921 aderì all’associazione Pro Dalmazia fondando a Napoli una sezione per proseguire nell’opera di agitatrice. Nel maggio del 1923, intervenendo al III Congresso del Consiglio nazionale delle donne italiane dedicato all’educazione in famiglia, ribadì la necessità di preparare la gioventù a un forte patriottismo come base di una salda coscienza nazionale.

L’ultima conferenza la tenne a Trieste nel giugno del 1924. Nell’agosto un banale raffreddore si trasformò in broncopolmonite e il 10 settembre si spense a San Martino Valle Caudina (Avellino), la residenza estiva della sorella la quale le era stata sempre devotamente vicina.

Opere. Un pericoloso esperimento. Bozzetto scenico in un atto; Devo imitarla? Commedia in un atto, Milano 1889; Le attrici italiane, in La donna italiana descritta da scrittrici italiane in una serie di conferenze tenute all’Esposizione Beatrice in Firenze, Firenze 1890; I derelitti. Conferenza tenuta da Melany Scodnik, Ivrea 1894; Nelle isole Eolie. Osservazioni sui condannati al domicilio coatto, Napoli 1900; Terre irredente. Lettura fatta al Teatro La munizione, Messina 1905; La donna elettrice. Conferenza promossa dal Circolo di Napoli del Libero Pensiero G. Bruno, Napoli 1906; Geografia e diplomazia, Napoli 1910; Salvatore Morelli. Per un dimenticato, Milano 1916; Voci dell’altra sponda, Napoli s.d. (ma 1919); Una revisione che s’impone, Napoli 1921; N. Tommaseo alla difesa di Venezia, 1848, Napoli 1923.

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico, Stato civile, Ruolo generale della popolazione 1835, vol. 53, Scodnik Irma Melany; Archivio di Stato di Milano, Questura di Milano, Gabinetto, b. 108, fasc. Lega per gli interessi femminili; Napoli, Biblioteca nazionale, Carte Lapegna, b. 4(25, Irene Scodnik, Anni di mia vedovanza.

Donna Maria (M. C. Abate Arcostanzo), I.M. S., in La donna, 5 giugno 1905; Irene Scodnik, Per ricordare I.M. S., Napoli 1926; F. Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile 1848-1892, Torino 1963; Ead., Socialismo e questione femminile 1892-1922, Milano 1974; A. Buttafuoco, Cronache femminili. Temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall’Unità al fascismo, Arezzo 1988; A. Russo, «Viva l’Italia tutta redenta!». Interventiste alla vigilia della Grande Guerra, in Vivere la guerra. Percorsi biografici e ruoli di genere tra Risorgimento e primo conflitto mondiale, a cura di L. Guidi, Napoli 2007, pp. 119-139; S. Bartoloni, Donne di fronte alla guerra. Pace, diritti e democrazia (1878-1918), Roma-Bari 2017, ad indicem.

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