ISABELLA CLARA d'Asburgo, duchessa di Mantova e del Monferrato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

ISABELLA CLARA d'Asburgo, duchessa di Mantova e del Monferrato

Raffaele Tamalio

Nacque a Innsbruck il 12 ag. 1629, da Claudia de' Medici e dall'arciduca d'Austria Leopoldo V, conte del Tirolo. Nel 1649 fu stabilito il matrimonio con il duca di Mantova e del Monferrato Carlo II Gonzaga Nevers, unione favorita da Eleonora Gonzaga, figlia del duca Vincenzo e imperatrice vedova di Ferdinando II, zio di Isabella. I preliminari del contratto si conclusero a Innsbruck il 7 ag. 1649: I. avrebbe portato in dote 45.000 fiorini d'oro e 15.000 fiorini in gemme ricevendo in cambio dal duca di Mantova i benefici derivanti dal feudo di Gazzuolo.

Il matrimonio, celebrato con ricercati apparati scenografici e fastose cerimonie dopo il solenne ingresso della sposa in Mantova il 7 novembre, sancì un cambio di rotta nella politica estera mantovana: si stringeva una solida alleanza con l'Austria, tenacemente voluta dalla duchessa-madre Maria Gonzaga in contrapposizione ai Francesi, tradizionali alleati dei Gonzaga Nevers ma ora invisi a causa delle pesanti condizioni antimantovane da loro imposte con il trattato di Cherasco (6 apr. 1631) e ribadite nella pace di Vestfalia (24 ott. 1648).

Nel 1651 quel legame politico si consolidò con il matrimonio tra un'altra Eleonora Gonzaga, sorella del duca di Mantova, e l'imperatore Ferdinando III, cugino di Isabella. Al seguito del marito e della duchessa-madre, I. accompagnò a Villach Eleonora: fu l'unica occasione che I. ebbe di fare ritorno in Austria. Partita il 22 marzo, I. rientrò a Innsbruck con il duca e da lì giunse a Mantova il 20 maggio. Il 31 ag. 1652 la nascita, a Revere, dell'erede Ferdinando Carlo assicurava ai Gonzaga Nevers la continuità dinastica sul Ducato di Mantova e sul Monferrato. La nascita del figlio tuttavia non sanava la crisi coniugale che già dai primi tempi aveva caratterizzato la coppia ducale.

Ancora prima del matrimonio il duca Carlo manteneva infatti una relazione amorosa con una dama di corte, la monferrina Margherita Natta Della Rovere. Il rapporto condizionò l'unione matrimoniale, che non fu salvaguardata neppure nelle apparenze. Trascurata e umiliata dal consorte, incurante dei richiami della duchessa-madre a una vita coniugale più prudente, I. allacciò una relazione stabile con il giovane conte e consigliere del duca Carlo Bulgarini, figlio del segretario di Stato Francesco, un legame avviatosi segretamente ma con il tempo divenuto di pubblico dominio, in evidente contrapposizione a quello del duca con la sua favorita. Le vicende extraconiugali dei duchi di Mantova diedero luogo a una serie di aneddoti e motti.

Non mancarono violenti contrasti fra quanti sostenevano il duca e coloro che inclinavano verso Isabella. Gli odi maggiori tuttavia erano diretti verso il Bulgarini il quale, inviso a molti funzionari della corte, il 13 giugno 1661 fu bersaglio di alcuni colpi di archibugio che mancarono lui ma uccisero il padre. Quattro anni dopo, il 14 ag. 1665, la morte improvvisa di Carlo II fece dunque avanzare i sospetti che il duca fosse stato avvelenato dietro ordine di I., un'ipotesi che appare priva di fondamento alla luce sia dei documenti sia della situazione politica di Mantova dove, ancora vivente il duca, la direzione degli affari era saldamente in mano alla duchessa e al suo favorito.

A causa della minore età del nuovo duca, Ferdinando Carlo, la reggenza fu assunta da I. che fin dai primi giorni la condusse, insieme con Carlo Bulgarini, con grande saggezza. I. stabilì di mantenere una conveniente distanza con Francia e Spagna, desiderose di interferire nelle questioni territoriali del Monferrato e, forte della sua posizione di arciduchessa d'Austria, in un primo tempo si appoggiò totalmente all'Impero. Di conseguenza uno dei propositi iniziali fu di richiedere per il figlio l'investitura del Ducato, che giunse il 6 nov. 1666 con la conferma del possesso di Reggiolo e Luzzara, indebitamente occupati nel 1631 dai recalcitranti Gonzaga duchi di Guastalla. Tale controversia fu affrontata in seguito da I. con l'avvio di trattative per le nozze tra Ferdinando Carlo e Anna Isabella Gonzaga figlia di Ferrante duca di Guastalla. L'intendimento era duplice, recuperare le due terre occupate e allo stesso tempo ottenere per il figlio duca lo stesso feudo di Guastalla, una volta che fosse morto Ferrante, privo, come era allora, di eredi maschi. L'imperatore approvò l'accordo di matrimonio in base al quale Anna Isabella avrebbe portato in dote a Ferdinando Carlo anche il Ducato di Guastalla.

Oltre che allargare i confini dello Stato, I. fornì buona prova anche nel difenderli dalle minacce esterne, come nel 1666, quando si trovò a fronteggiare la duchessa reggente di Modena per il possesso di alcuni isolotti sul Po. Il ricorso alle armi fu in quel caso scongiurato solo con l'intervento del commissario imperiale e del governatore spagnolo di Milano, Luis Guzmán Ponce de León. Alla Spagna fece di nuovo ricorso chiedendo un contributo per le spese militari sostenute per il mantenimento della fortezza di Casale e delle truppe ivi stanziate, ottenendo infine 15.000 scudi annui. Assecondata in pieno dal Bulgarini, si preoccupò inoltre di migliorare le difficili condizioni della popolazione con un'oculata gestione amministrativa, ponendo fine ad alcuni abusi nella riscossione delle spese giudiziarie, così come si impegnò per migliorare l'ordine pubblico e la sicurezza in città e nelle campagne. Nell'agosto del 1669, uscito Ferdinando Carlo dalla minorità, I. lasciò ufficialmente la reggenza ma, in considerazione della precoce dissolutezza del figlio, seguitò a mantenere la propria influenza nella politica di governo, indirizzata da tempo verso una rischiosa autonomia dall'Impero. Fu per questo che dopo avere assistito alle principesche nozze del figlio, nel febbraio 1671, e tornata nel castello di Goito, dove da tempo si era ritirata con il conte Bulgarini, fu raggiunta il 16 dicembre da un perentorio ordine dell'imperatore Leopoldo I, suffragato da una risoluzione papale che le intimava di rinchiudersi nel convento delle orsoline, dove vestì l'abito di S. Chiara; il conte fu relegato nel convento dei domenicani. Il provvedimento era stato preso dietro sollecitazione del commissario imperiale, conte Gottlieb Amadeus Windisch-Grätz, ufficialmente con lo scopo di porre termine alla scandalosa unione, che si diceva fosse stata legittimata da un matrimonio segreto.

I. morì a Mantova nel convento dove si era ritirata - dal quale sembra però avesse avuto modo di assentarsi in più occasioni -, la notte tra il 24 e il 25 febbr. 1685. Ai funerali, celebrati in privato dal duca suo figlio, seguirono pubbliche esequie il 14 maggio successivo nella chiesa palatina di S. Barbara, i cui ricchi apparati furono progettati dal pittore e architetto ducale Francesco Geffels. La salma fu tumulata nella chiesa del convento delle orsoline.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 212-213, 335 bis, 543; Mss., 110: Documenti patrii d'Arco. Mémoires secrètes de la duchesse Isabelle Claire d'Autriche femme de Charles II duc de Mantoue; C. d'Arco, Delle famiglie mantovane, II, s.v.Bulgarini, p. 243; L. Asiani, Descritione de' fuochi artificiali fatti in Mantova per le nozze del serenissimo Carlo II Gonzaga duca di Mantova et di Monferrato ed I. arciduchessa d'Austria, Mantova 1649; Le esequie celebratesi nella chiesa ducale di S. Barbara di comando del ser. sig. duca Ferdinando Carlo duca di Mantova Monferrato e Guastalla, per la morte della seren. signora arciduchessa I. di lui madre, Mantova 1685; D. Rossi, Ombre poetiche d'improvviso rissorte dalla tomba accademica degli Imperfetti e divotamente vaganti intorno al funerale della serenissima I. arciduchessa d'Austria duchessa di Mantova…, Verona 1685; L.C. Volta, Compendio cronologico critico della storia di Mantova, IV, Mantova 1833, pp. 175, 211, 224, 238; S. Gionta, Il fioretto delle cronache di Mantova, a cura di A. Mainardi, Mantova 1844, pp. 175-178, 183-185, 189; G.B. Intra, I. d'Austria. Racconto, Milano 1878; G. Fochessati, I Gonzaga di Mantova e l'ultimo duca, Mantova 1912, pp. 154-156, 161 s., 165-168, 171, 179; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli, Mantova 1933, pp. 218-220; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, III, Mantova 1956, pp. 711, 714-716, 720 s., 725 s., 741, 774; IV, ibid. 1957, pp. 7-9, 11, 16, 21, 24, 30 s., 57; Mantova. La storia, III, Mantova 1963, ad ind.; Mantova. Le arti, III, ibid. 1965, ad ind.; Mantova. Le lettere, III, ibid. 1965, ad ind.; G. Coniglio, I Gonzaga, Varese 1967, pp. 442 s., 446, 450 s., 453-459, 463; M. Cattafesta, Mantova. Storia illustrata della città e del suo territorio, Mantova 1993, pp. 234-236.

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