FABBRICA, Isabella

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

FABBRICA, Isabella

Roberta D'Annibale

Nacque a Milano agli inizi del XIX secolo da Pietro e Maria Fabbrica; fu il padre, che esercitava il mestiere di ricevitore al dazio di porta Tosa, a volere che fosse avviata giovanissima allo studiò del canto; entrata infatti come allieva nel conservatorio di Milano nel 1816, vi frequentò gratuitamente il corso di canto e terminò gli studi nell'autunno del 1822.

Dotata di bella e robusta voce di contralto, ebbe varie opportunità di incominciare la carriera teatrale quando era ancora allieva del conservatorio, ma non le fu permesso di lasciare l'istituto prima del conseguimento del diploma. La F. debuttò alla Scala di Milano il 21 sett. 1822, interpretando il ruolo di Emerico in Adele ed Emerico, ossia Il posto abbandonato, di S. Mercadante, opera che ebbe cinquanta repliche e segnò per la cantante l'inizio di una trionfale carriera. Fu poi Chiara in Chiara e Serafina di G. Donizetti nell'ottobre del 1822 e, sul finire dell'anno, interpretò il ruolo di protagonista in Amleto di Mercadante, compositore che più volte le affidò ruoli di protagonista delle sue opere, spesso date in prima rappresentazione assoluta.

Sempre durante la stagione scaligera 1822-23 fu Licinio nella Vestale di G. Pacini, replicata con successo per oltre trenta rappresentazioni. Nominata virtuosa dal re di Sardegna, venne scritturata dal teatro Regio di Torino e il 27 dic. 1823 fu Alceste nella prima rappresentazione del Demetrio di J. S. Mayr. Nel corso dell'anno 1823 avrebbe dovuto partecipare anche alla rappresentazione dell'Otello di G. Rossini accanto ad Adelaide Tosi, ma il ruolo che le era stato assegnato fu ritenuto non degno della sua fama: si preferì annullare lo spettacolo. Interrotta per qualche tempo l'attività artistica per ragioni a noi sconosciute, ma che non furono estranee alla lunga chiusura dei teatri in seguito alla morte di Vittorio Emanuele I, avvenuta a Moncalieri il 10 genn. 1824, e alla mancanza di ruoli da contralti nelle opere rappresentate nella stagione 1824-25, la F. tornò nella primavera del 1826 alla Scala di Milano, quale Romeo in Giulietta e Romeo di N. Vaccai; quindi nella stessa stagione ebbe la parte di Isaura nella Margherita d'Anjou di G. Meyerbeer. Sempre nel ruolo di protagonista fu attiva nei vari teatri italiani, disputata dai compositori che le riconoscevano oltre alle doti vocali anche grandi qualità interpretative.

Nel 1830, dopo aver rifiutato la proposta di matrimonio di S. Mercadante, sposò G. B. Montresor, figlio della celebre A. Malanotte e tenore di valore non comune. Nel medesimo anno, scritturata dal teatro Apollo di Roma, vi interpretò il ruolo di Neocle nell'Assedio di Corinto di G. Rossini, avendo quale compagno nel ruolo di Cleomene il Montresor. Sostenne poi con successo lo stesso ruolo al teatro Argentina, ove il 18 maggio fu, inoltre, Arsace nella Semiramide di Rossini; partecipò altresì a numerose serate in onore suo e di altri celebri cantanti.

Ormai richiesta costantemente dai maggiori impresari italiani, fu nuovamente alla Scala nella stagione 1832-33 per interpretare il ruolo di don Diego in Caritea regina di Spagna di Mercadante, quindi il 14 febbr. 1833 partecipò alla prima rappresentazione assoluta di Caterina di Guisa di C. Coccia, nel ruolo di Arturo di Clèves, impegno che segnò un'altra tappa importante nella carriera della Fabbrica.

La sua fama superò presto i confini della penisola: trasferitasi in Portogallo intorno al 1834, si stabilì a Lisbona, ove divenne l'idolo del pubblico portoghese che ammirò il suo stile e le sue grandi doti vocali. Nominata cantante da camera dalla regina Maria da Gloria, si esibì, oltre che nel consueto repertorio, in opere di G. Pacini, ottenendo un grande successo. Notevoli consensi ebbe quando fu la protagonista de Il corsaro, e, come testimoniano le critiche riportate su Il Pirata del 1838 (III, 9 febbr. 1838), venne giudicata interprete ideale nei ruoli drammatici, perché in essi sapeva far risaltare la sua forza interpretativa e la sua voce potente.

Ammirata pure nei ruoli rossiniani, ebbe grande notorietà anche a Madrid; fu per alcuni anni a Pietroburgo, presumibilmente fino al 1850, anno in cui si ritirò dalle scene e, tornata in Italia, si stabilì a Torino, che considerava sua città di adozione. Si ignora l'anno della morte, presumibilmente avvenuta a Torino intorno al 1860.

Apprezzato direttore d'orchestra fu il fratello Luigi, nato a Milano il 12 dic. 1815. Iniziati gli studi musicali nel 1827 nel R. Istituto musicale della sua città, frequentò le classi di clavicembalo, clarinetto e di composizione, diplomandosi il 29 sett. 1836. Nel 1839 si trasferì a Torino per perfezionare lo studio della composizione alla scuola di C. Coccia. Nel 1840 ebbe la carica di maestro al cembalo al teatro Regio di Torino ed iniziò un'intensa collaborazione con C. B. Polledro, primo violino e direttore d'orchestra, e con C. Ghebart, direttore in seconda; poté così collaborare alla concertazione di opere di V. Bellini: Beatrice di Tenda (1840-41), I puritani (1841-42), Norma (1842-43); di G. Verdi, I Lombardi alla prima crociata (1843-44), Ernani (1844-45), Giovanna d'Arco (1845-46), partecipando a varie iniziative del teatro che diede spazio ad opere di altri autori, tra cui Il lago delle fate (1840-41), Caterina di Guisa (1842-43), di G. Coccia, ed altre di G. Pacini e di S. Mercadante. Conclusasi la stagione 1845-46 Luigi ricevette la nuova qualifica di maestro concertatore e continuò la sua collaborazione con C. Ghebart, divenuto primo direttore. Poté prender parte alla rappresentazione de Il pirata di Bellini (stag. 1851-52) e di nuove opere di G. Verdi, quali Attila (1848-49), Macbeth e I due Foscari (1851-52), nonché Lucia di Lammermoor (1846-47) e Lucrezia Borgia (1849-50) di G. Donizetti e fu poi impegnato in varie stagioni concertistiche.

Nel marzo 1853 Luigi prese parte alla direzione e concertazione dello Stabat Mater di Rossini, cui parteciparono oltre trecento artisti e che riscosse ampio consenso.

Dal 1842 Luigi successe a C. Coccia nella direzione dell'Accademia filarmonica di Torino e dell'annessa Associazione di mutuo soccorso; fu poi chiamato più volte a dirigere al teatro Carignano. Proseguiva nel frattempo la sua attività al Regio di Torino: tra il 1850 e il 1855 diresse opere di autori francesi, quali La muta di Portici di D. Auber e Roberto e il diavolo e Gli Ugonotti di G. Meyerbeer, che costituirono delle novità, nonché opere di G. Rossini, come La cenerentola e Il barbiere di Siviglia.

Il 1° marzo 1856 prese parte alla prima assoluta de Lavergine di Kent di A. Villanis, e quando per sopraggiunte difficoltà il Regio dovette ridurre le attività, fu trasferito, insieme con l'orchestra, al nuovo teatro Vittorio Emanuele II (che sarà inaugurato il 22 dic. 1857 con il Mosè di Rossini) in qualità di maestro concertatore.

Luigi si dedicò con passione anche all'insegnamento del canto presso la scuola gratuita, annessa alla Filarmonica, che cessò di esistere nel 1859, e presso la scuola del nuovo teatro Vittorio Emanuele, per i cui allievi scrisse anche un piccolo trattato teorico per facilitare la lettura degli spartiti. Alla sua scuola si formarono buoni cantanti tra cui Rita Bernardi, un soprano di grandi meriti che Luigi sposò nel 1860. Nulla è pervenuto dell'attività di compositore, cui si era dedicato fin dagli anni di studio con il Coccia; sappiamo soltanto che scrisse sinfonie, romanze da camera, alcuni concerti per contrabbasso (Schmidl).

Nel 1860 Luigi lasciò Torino per seguire a Pietroburgo la moglie che era stata scritturata dal teatro Imperiale; qui esercitò ancora l'attività direttoriale, accompagnando, durante i quindici anni di soggiorno nella città russa, la moglie nella sua brillante carriera.

Intorno al 1875, conclusosi il contratto con il teatro di Pietroburgo, e ritiratasi la Bernardi dalle scene, Luigi, che nel frattempo aveva accumulato una fortuna, fece ritorno a Torino, ritirandosi a vita privata. Morì a Torino nel marzo 1894.

Fonti e Bibl.: Milano, Conservatorio di musica, Archivio documenti allievi, nn. 11870/1128, 30837/2369, 13550/1191, 15553/1366; critiche in Il Pirata, 21 nov. 1837, 9 febbr. 1838; necr. in Gazzetta musicale di Milano, 4 marzo 1894 (per Luigi); C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte. 1778-1963, II, Milano 1964, pp. 30, 33; G. Berutto, I cantanti piemontesi, Torino 1972, p. 110; A. Basso, Storia del teatro Regio di Torino, Torino 1976, II, pp. 173 s.; V, p. 158; II, pp. 251 s., 281, 289, 293, 338 e V, pp. 129-275 (per Luigi); M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, Firenze 1978, pp. 666 s.; G. Tintori, Duecento anni di teatro alla Scala, 1778-1977, IV, Milano 1979, pp. 19, 22, 25; F. Regli, Diz. biografico, Torino 1860, p. 189 (anche per Luigi); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 285 (per Luigi).

CATEGORIE
TAG

Vittorio emanuele i

Teatro alla scala

Contrabbasso

Clavicembalo

Moncalieri