Del Lungo, Isidoro

Enciclopedia Dantesca (1970)

Del Lungo, Isidoro

Franco Lanza

Letterato, erudito e filologo (Montevarchi 1841 - Firenze 1927). Lasciati gli esercizi poetici della giovinezza, che pur gli fruttarono larghi consensi e il plauso del Carducci, si applicò intensamente a studi storico-filologici. Editore di antichi testi in volgare e del Poliziano, professore nei licei fino al 1875, compilatore della Crusca di cui divenne arciconsolo, fu per lunghi anni Presidente della Società Dantesca.

La sua attività si svolse prevalentemente nell'orbita carducciana, fiancheggiando l'opera della cosiddetta scuola storica, che andava allora fondando a confermando il proprio metodo: di essa può dirsi anzi uno dei rappresentanti più equilibrati e meglio utilizzabili a un secolo di distanza, perché seppe guardarsi dai limiti e dalle aporie in cui lo stesso Carducci fu trattenuto, come, per esempio, il gusto delle tipologie astrattive, alla Taine, e i preconcetti laico-paganeggianti che proprio nell'esegesi dantesca si traducevano in divieti e fraintendimenti. La filologia del Del L. muove invece dagli scrupoli documentari del Guasti, si nutre di un rispetto dell'antico che giunge fino al restauro purista e cinquecentesco; quanto poi alle idee filosofiche e religiose, l'educazione cattolica e manzoniana lo disposero non soltanto alla comprensione di ogni forma di spiritualismo, ma anche a un rigorismo morale, preumanistico e pretridentino, che non poteva non incontrarsi in forma congeniale col misticismo dantesco.

Il merito maggiore degli studi del Del L. resta comunque storico-filologico: anche se i tempi non erano maturi per un'esatta e completa recensio dei manoscritti (il Del L. si limitò a quelli Vaticani), fu avviata la ricostruzione critica del testo; e fu soprattutto compiuta un'amplissima opera di accertamento storico-documentario, ancor oggi in parte valida per acribia d'indagine e per probità di risultati.

Cominciò con apporti di linguistica storica (Il volgare fiorentino nei tempi di D., Firenze 1888), con cui s'inserì in modo equilibrato e persuasivo nelle dispute dei lessicografi, dal Nannucci al Caverni allo Zingarelli, intorno alla fiorentinità del linguaggio dantesco, da lui confermata con un amplissimo registro lessicale. Una severa preparazione paleografico-diplomatica gli consentiva di padroneggiare fonti osservate di prima mano (testimonianze notarili, lettere, cronache del Due e Trecento, ecc.) e di fornire così un apparato di rispondenze storiche da cui D. fosse illuminato al di qua delle sovrapposizioni della fortuna (vedi in bibl.). Il poeta veniva così osservato in un contesto di tempi e di voci coeve: il Del L., benché tratto romanticamente a simpatia per le passioni politiche o mistiche dell'età comunale, si guardò sempre dalle storie ideali e dalle sintesi astrattive, mirando a sciogliere le difficoltà con argomenti rigorosamente filologici. Anche il testo critico della Cronica del Compagni (1879), di cui difese l'autenticità contro le obiezioni della critica tedesca, servì soprattutto a un sistema di coordinate la cui risultante servisse all'intelligenza della Commedia: non per nulla il commento al poema fu l'ultima delle fatiche esegetiche (1926), pubblicata solo alla vigilia della morte. In esso, benché prevalga la notizia e la nozione dei tempi e dei luoghi ambisca a un ruolo decisivo nell'ermeneutica dei passi, si fa strada anche l'esigenza di una lettura in senso moderno, in cui lievitano, oltre che le istanze crociane, anche quelle della pubblicistica fiorentina del primo Novecento.

Questo equilibrio tra il vecchio e il nuovo si ritrova nelle numerose Lecturae Dantis, avvivate da calda suadente oratoria e spesso trasferite dalla prima ormai sorpassata silloge sansoniana alle raccolte più recenti.

Bibl. - Opere del Del L. con attinenze dantesche: Dino Compagni e la sua cronica, Firenze 1879-87, 3 voll.; Il volgare fiorentino nei tempi di D., ibid. 1888; D. nei tempi di D., Bologna 1888; Dell'esilio di D., Firenze 1891; Beatrice nella vita e nella poesia del sec. XIII, ibid. 1891; La configurazione storica del Medioevo italiano nel poema di D., 2 voll., ibid. 1891; Dal secolo e dal poema di D., Bologna 1898; Da Bonifazio VIII ad Arrigo VII, pagine di storia fiorentina per la vita di D., Milano 1899 (rist. col titolo I Bianchi e i Neri, pagine di storia, ecc., Firenze 1921); Storia esterna, vicende, avventure d'un piccol libro de' tempi di D., Città di Castello 1917-18; Letture dantesche principali (1889-1921): Il canto IV dell'Inferno, I tre canti di Sordello, Il canto XVIII del Paradiso, Il canto XXXIII del Paradiso, ecc.; La D. C., testo e commento, Bologna 1926.

Sul Del L.: A. Gigli - C. Mazzi, L'opera letteraria e civile di I. Del L., Firenze 1922; G. Mazzoni, in " Nuova Antologia " VI (1927) CCCI, 257-262; G. Volpi, in " Arch. Stor. Ital. " XLVIII (1927) 1-3; E. Allodoli, in " Nuova Antologia " CCCXV,1941; V. Cian, In " Giorn. stor. " LXXXIX (1927) 396-398; A. Vallone, La critica dantesca nell'Ottocento, Firenze 1958, 191-193, con indicazione bibliografica delle recensioni delle sue opere più notevoli.

TAG

Città di castello

Dino compagni

Spiritualismo

Lessicografi

Età comunale