Pasqua, Isola di

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(sp. Isla de Pascua; indig. Rapa Nui) Isola del Pacifico (162,5 km2 con 3791 ab. nel 2002), posta a 27° 6′ lat. S e 109° 17′ long. O, 3750 km a O delle coste del Cile, al quale appartiene dal 1888 (aggregata alla regione di Valparaíso). Capoluogo è Hanga Roa. Di natura vulcanica, raggiunge con uno dei suoi crateri spenti (Rano Aroi) i 538 m s.l.m. La forma ricorda quella di un triangolo rettangolo, le coste sono scoscese, il terreno è arido e assai permeabile. Esposta a forti venti, con precipitazioni piuttosto scarse, l’isola è povera di vegetazione arborea; vi prevalgono i pascoli che favoriscono l’allevamento (ovino e suino). Sviluppati la pesca (tonni, aragoste) e il turismo.

L’isola fu occupata da un leggendario Hotu-Matua e dalla sua gente, probabilmente tra il 10° e il 13° sec., con provenienza dalle Isole Marchesi o da Mangareva. Avvistata la prima volta nel 1686 (o 1687) dal bucaniere inglese Edward Davis e battezzata dall’olandese J. Roggeveen nel giorno di Pasqua del 1722, fu successivamente visitata da J. Cook nel 1774 e da J.-F. La Pérouse nel 1786.

Gli abitanti autoctoni appartengono per lingua e cultura al gruppo polinesiano, ma a causa dell’isolamento geografico svilupparono una forma particolare di civiltà. Sacro a tutta la popolazione dell’isola era il villaggio di Orongo, costruito interamente in pietra sulla cresta del vulcano Rano Kao.

Tra i siti archeologici di maggiore interesse si segnalano Rano Raraku, Orongo e il centro cerimoniale di Vinapu. Notevole e insolita la produzione artistica: 300 busti antropomorfi di trachite (moai), di grandi proporzioni, dalla caratteristica testa allungata, naso lungo e appuntito e lobi auricolari allungati. L’architettura domestica è contraddistinta da costruzioni ellittiche (hare paenga) con fondamenta costituite da blocchi sagomati di basalto. La cultura materiale annovera principalmente punte di lancia, asce litiche e ami. Tipiche sono anche le sculture in legno kava-kava e tangata-manu. Le prime, note anche come cadaveriche, sono piccole statuine quasi sempre maschili, con una caratteristica barbetta a punta, cassa toracica sporgente e ventre rientrante. Al secondo tipo appartenevano statuine antropomorfe ma con caratteri ornitomorfi, probabili stilizzazioni dell’uccello fregata o della sterna. Di notevole interesse sono anche le tavolette lignee (kohau rongorongo), coperte di segni pittografici che vanno lette col sistema bustrofedico.

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