SALOMONE, Isole

Enciclopedia Italiana (1936)

SALOMONE, Isole (A. T., 162-163)

Giuseppe GENTILLI
Raffaello BATTAGLIA

Arcipelago dell'Oceania, compreso tra 154°5′ e 164°20′ E., e tra 2° e 13°30′ S., appartenente alla Melanesia. Per i caratteri geologici fa parte di un arco che, con altri gruppi insulari verso SE., segna una probabile antica catena continentale, secondo l'ipotesi di Suess, convalidata sinora dalla serie delle rocce verdi intrusive, che si ritrovano con una certa continuità nei gruppi vicini. L'attività vulcanica recente è ancora palese, nella sua fase attuale, sia per i vulcani attivi come il Bagana, nell'isola Bougainville, e Savo, attivo in tempi storici, sia per varî altri di cui è probabile una vita latente. L'originario corrugamento e l'attività vulcanica hanno contribuito a dare alle isole un rilievo vario e accidentato, a cui fa riscontro l'andamento delle quote batimetriche viciniori. La maggiore altezza nell'arcipelago è di 3100 m., nell'isola di Bougainville: nella stessa isola si trova anche una cima di 2360 m., mentre raggiungono 2440 m. Guadalcanar, 1300 Malaita, 1250 San Cristoforo, 1189 Isabella. E ogni isola ha varî picchi minori, che ne segnano la linea dorsale con crudo rilievo. Le profondità sono, come quasi sempre nel Pacifico, nette nel rapido precipitare: tra molte delle isole sono incise fosse di oltre 1000 m. Rispetto ai resti della stessa supposta antica catena scomparsa si nota un netto distacco: sono oltre 4000 m. verso le Santa Croce, oltre 5000 un po' più a sud, verso le Nuove Ebridi, profondità notevoli tanto più se viste come interruzione di un mondo un tempo unito. Verso le Bismarck poi, la profondità diventa d'un tratto abissale: a poca distanza dalle isole la fossa Planet precipita a 9148 m., lasciando tuttavia intravvedere verso un ponte sommerso fra i due arcipelaghi vicini.

Le costruzioni coralline non sono molto sviluppate, salvo nell'isola di Isabella dove misurano circa 200 km. La vicinanza all'Equatore pone le isole sotto l'influenza diretta degli alisei; tuttavia si ha un'inversione stagionale della direzione dominante dei venti, dovuta all'azione del continente australiano, sul quale si forma in estate (gennaio-febbraio) un'area ciclonica, con correnti aeree stagionali conseguenti NNE. sulle Salomone, annullanti l'azione degli alisei, azione che riprende in pieno nell'inverno (luglio-agosto) in seguito al formarsi sul continente di un'area anticiclonica, che non fa sentire la sua influenza molto lontano dalle coste, e lascia dominare gli alisei di SE. su tutto il Pacifico meridionale. Analoga inversione, dovuta a cause più complesse, si nota nelle correnti marine dominanti, provenienti da NO. in estate, da SE. in inverno, quando la corrente sudequatoriale si spinge sino a comprendere le acque della Melanesia.

La vicinanza dell'Equatore influisce anche, e pesantemente, sul clima: senza giungere agli eccessi della Nuova Guinea, si hanno tuttavia a Tulagi 3178 millimetri annui di pioggia, e la temperatura, per quanto manchino osservazioni continuate, si valuta a una media estiva di 30° e invernale di 26°. La vegetazione è quindi nettamente equatoriale, con foreste favorite dall'altissima calda umidità; caratteristiche le mangrovie lungo il mare. La fauna è del tipo papuano, con assenza cioè di animali superiori, e con una specie di marsupiale - il cusco - che trova qui l'area estrema di diffusione: i soli pipistrelli sono abbondanti, non esistendo per essi l'ostacolo del mare. Caratteristico dell'arcipelago, un piccolo coccodrillo, estrema avanguardia orientale del gruppo. Per quanto riguarda gli uccelli, le Salomone hanno, come la Nuova Guinea, ricchezza e varietà di generi e di specie, di colori e di costumi.

Le Isole Salomone furono scoperte nel 1568 da Hernando Gallego, pilota della spedizione spagnola di A. Mendaña, che volle dare loro il nome biblico ricordando il paese di Ofir. Le isole furono poi dimenticate per molti anni, tanto che nel 1768 L.A. de Bougainville le scoprì nuovamente, seguito da altre spedizioni nel 1788 e 1792 che ne completarono la conoscenza. Da allora, le Salomone sono state frequentemente visitate, iniziandosi anche un commercio dei prodotti locali, tra i quali primeggia il cocco con 137.843 sterline nel 1932-33, l'avorio vegetale con 8818, le conchiglie di trochus con 19.103, il legname con 4943. Totale delle esportazioni Lg. 189.888, delle importazioni Lg. 168.261. Navi entrate nel 1932-33 per 74.854 tonn.

Le isole Guadalcanar, Malaita, Isabella, San Cristoforo, Nuova Georgia, Choiseul, Shortland, Mono, Vella Lavella, Ronongo, Florida e moltissime minori, dipendono quale protettorato britannico dal Commissario Residente, con sede in Tulagi (Florida); Bougainville, Buka ed isole vicine minori ex-germaniche dipendono per mandato dall'Australia (Mandated Territory of New Guinea). Superficie del protettorato kmq. 28.479, con (1931) 90.719 indigeni melanesiani, 497 europei, 193 asiatici; superficie del mandato 8.803 kmq., con 38.887 ab. indigeni e 190 tra europei ed asiatici.

Etnologia. - Il quadro etnologico dell'arcipelago delle Salomone è molto complesso, dato che in queste isole si fecero sentire gl'influssi delle principali culture svoltesi nella Melanesia. Nelle regioni meridionali di Bougainville e in alcune altre isole persistettero certi costumi che, nell'Oceania, trovano riscontro nello strato culturale tasmanoide (cremazione dei cadaveri). Il fondo della popolazione presenta caratteri melanesidi. Il tipo più rappresentativo sarebbe, secondo Thurnwald, quello dei Mono delle Shortland. Nelle regioni montane di Bougainville la popolazione è fortemente mescolata con un elemento pigmoide brachicefalo.

Come in tutta la Melanesia anche nelle Salomone l'economia tribale è basata sull'agricoltura. Le principali piante coltivate sono il taro, l'igname, le banane e le palme da cocco. L'alimentazione degl'indigeni è prevalentemente vegetale. Gli alimenti carnei sono forniti dagli animali domestici (maiali, cani, pollame), dai prodotti della caccia (cinghiali, opossum, pipistrelli, volatili) e dalla pesca. Gli animali vengono catturati mediante trappole, reti e, a Nissan, anche con frecce scagliate mediante archi di bambù.

I villaggi sono composti di capanne a base rettangolare col tetto a due spioventi, costruite sul terreno o su palafitte. Gli abitanti di Isabella costruiscono anche abitazioni sugli alberi per mettersi al sicuro dalle incursioni dei cacciatori di teste. Nelle "case degli uomini" si tengono in molti luoghi i consigli e le cerimonie tribali e si conservano i teschi degli antenati e le ossa dei capi. L'autorità dei capi non è molto grande; essa si basa principalmente sul prestigio personale e sulle possibilità economiche della famiglia, poiché anche nei casi in cui la carica è ereditaria (Buin), essa diviene effettiva soltanto nel caso che il successore disponga dei mezzi necessarî per dare una grande festa e costruire una capanna per la celebrazione delle cerimonie. L'organizzazione sociale varia nelle diverse isole e anche nei differenti distretti di una stessa isola. Le tribù della parte settentrionale di Bougainville e delle regioni centrali di San Cristoforo sono divise in due classi matriarcali esogamiche. A Santa Anna, Santa Catalina e altre isole, le tribù sono divise in clan totemici a discendenza materna. In queste isole sono molto frequenti i totem uccelli. Le società segrete sono molto numerose (Ruk-Ruk, Matambala).

La religione di queste genti è basata sul culto dei morti (Tamate) e su quello degli spiriti della natura (Figona). Talune delle principali divinità appartenenti a queste due classi di spiriti presentano caratteri derivati forse (per sincretismo) dalla credenza in un essere supremo (Agunua). Molto diffusa è la magia. Temuta è l'infrazione del tabu. I riti funebri sono molto varî. Viene praticata l'inumazione, seguita spesso dalla riesumazione delle ossa, che vengono conservate in una piccola capanna o gettate in mare. Nelle isole settentrionali viene gettato in mare l'intero cadavere. A S. Anna i corpi dei capi, racchiusi in una bara di legno scolpita in forma di pesce, vengono appesi al soffitto della capanna. Nella parte meridionale di Bugainville e nelle isole vicine le salme vengono bruciate. Le tribù che praticano questo rito funebre non si cibano di carne umana, uso che era molto in onore, invece, e forse in certi luoghi persiste tuttora, nelle altre isole dell'arcipelago. A Bougainville esisteva un vero commercio di carne umana; per procurarsela venivano organizzate spedizioni fra le tribù lontane e nelle piccole isole. In molti casi l'antropofagia aveva uno scopo rituale. Anche la caccia alle teste era in uso in queste isole.

L'abbigliamento degli abitanti delle Salomone è molto succinto e si riduce a una cintura di fibra vegetale per i maschi e a un corto panno girato intorno alle anche per le ragazze. Le donne maritate portano un gonnellino di fibre. Spesso però le ragazze vanno totalmente nude. Lo stesso si può ripetere per le tribù dell'interno. Più varî e ricchi sono gli ornamenti personali. Il tatuaggio è sconosciuto, ma viene praticata la scarificazione. Molta cura viene posta dai maschi nell'acconciatura dei capelli, che vengono disposti in modo da formare una grande massa sferica. La faccia e anche i capelli dei giovani guerrieri sono tinti in rosso o in bianco. Sul petto i guerrieri portano caratteristiche placche discoidali di tridacna finemente incise. Braccialetti e collane di conchiglia adornano gli arti. Gli uomini portano talora visiere di fibre intrecciate per riparare gli occhi dalla luce solare; sono in uso anche copricapi di foglie di pandano, che scendono lungo la schiena per riparo dalla pioggia.

Tra i principali prodotti delle industrie indigene sono da ricordare le accette di pietra levigata, gli archi e le frecce, adoperati quali armi da combattimento nelle isole settentrionali, le lance artisticamente decorate, le pesanti e micidiali clave di legno duro. Artistici sono gl'intagli in legno, specialmente gli ornamenti da canotto, gli astucci per conservare i teschi umani, e gl'intrecci di fibre vegetali. Gli abitanti delle regioni costiere sono abili costruttori di canotti e di Piroghe da guerra.

H. B. Guppy, The Solomon Islands and their Natives, Londra 1887; id., The Solomon Islands, their geology, general features and suitability for colonisation, ivi 1887; G. A. Stanley, Physiographic notes on some of the British Solomon Islands, in The Australian Geographer, Sydney 1928; S. G. C. Knibbs, The savage Solomons, as they were and are, Londra 1928.