İstanbul

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İstanbul Città della Turchia (8.831.805 di ab. nel 2007; 11.800.000 ab. considerando l’intera agglomerazione urbana), la maggiore del paese, antica capitale dell’Impero ottomano, erede di Bisanzio e di Costantinopoli. Sorta nella Tracia turca, sulle due rive del Corno d’oro, tra il Mar di Marmara e il Bosforo, si è poi estesa sull’opposta sponda di questo e su tratti della costa del Mar di Marmara. Il clima è di tipo mediterraneo, con inverni non molto freddi (media di gennaio 5-6 °C) ed estati calde (media di luglio 24 °C), piovosità intorno ai 700 mm annui. La città è il principale polo demografico ed economico del paese. Il suo tessuto urbanistico, composito e discontinuo è piuttosto disordinato e irregolare e risente della sovrapposizione di ampliamenti avvenuti in epoche diverse, nonché degli sconvolgimenti provocati da numerosi eventi sismici; sono stati compiuti vasti interventi finalizzati al miglioramento della viabilità e al risanamento dei vecchi quartieri. La parte più antica della città, che occupa la lingua di terra assottigliantesi tra il Corno d’oro e il Mar di Marmara, è collegata per mezzo di due ponti (costruiti nel 1838 e nel 1845) con i quartieri sorti tra il Corno d’oro e il Bosforo, sede delle attività commerciali e tradizionale residenza degli Europei: i quartieri di Galata (fondato dai Genovesi dopo la quarta crociata) e di Pera (che risale al 19° sec.), che nel complesso formano la parte della città denominata Beyoğlu.

İ. è stata meta di una cospicua immigrazione, fattore principale del veloce accrescimento demografico (gli abitanti si sono quintuplicati nel corso del 20° sec.) e della conseguente espansione topografica; questa è avvenuta in diverse direzioni, anche sull’opposta sponda del Bosforo, intorno al quartiere commerciale di Scutari, con formazione di una grande agglomerazione urbana estesa alla massima parte del territorio delle due circoscrizioni amministrative di cui İ. è capoluogo. Il collegamento tra le due rive del Bosforo è assicurato da due grandi ponti e da un tunnel ferroviario sottomarino. La fase di declino che la città attraversò a partire dagli anni 1920, dopo la fine dell’Impero ottomano e il trasferimento ad Ankara delle funzioni di capitale, è stata poi attenuata da un certo incremento delle industrie che ricoprono diversi settori, anche se prevale quello automobilistico, sviluppatosi soprattutto in seguito ad accordi di joint venture con case straniere. Importante è lo sviluppo delle attività terziarie: notevolissimi sono i flussi commerciali, intenso è il movimento turistico, robusto il settore dei servizi sociali e culturali (sede di università, di istituzioni scientifiche, tra cui un centro di studi nucleari, di biblioteche, di musei). Importante e tradizionale tramite ferroviario fra paesi europei e asiatici, dispone di un attivo porto, con un cospicuo movimento di merci e passeggeri, e del grande aeroporto internazionale di Yeșilköy.

Storia

Fondata intorno al 660 a.C., con il nome di Bisanzio, ebbe subito grande importanza per la sua posizione all’imboccatura del Mar Nero. Conquistata dai Persiani alla fine del 6° sec., si sollevò poi assieme agli Ioni (inizi 5° sec.). Ricaduta sotto il dominio persiano, fu liberata dopo la battaglia di Micale; nel 477 entrò nella lega delio-attica. Ribellatasi ad Atene nel 440 e nel 411, fu sottomessa nel 408 da Alcibiade. Lisandro vi stabilì il dominio spartano nel 405, ma nel 390 l’ateniese Trasibulo le restituì l’ordinamento democratico. Fu quindi con Atene nella seconda lega attica e più tardi fu assediata invano da Filippo II di Macedonia. Dopo Cheronea aderì alla lega ellenica; alla morte di Alessandro Magno (323) fu coinvolta nelle lotte dei diadochi, riuscendo a conservare l’indipendenza. Fu però costretta dal 278 a.C. in poi a pagare un tributo ai Celti e cominciò a subire le minacce dei Rodi, dei Bitini e specialmente dei Traci. Forse per questo si alleò con i Romani, ricevendone in cambio il vantaggio di essere liberata dal pericolo tracio. Subì gravi danni a opera di Settimio Severo (196 d.C.), avendo parteggiato per Pescennio Nigro. Verso il 330, dopo che Costantino le diede il suo nome, cominciò per Bisanzio una nuova storia.

Quando Costantino decise di trasferire il governo imperiale in Oriente, Bisanzio ne divenne la sede e, nel 330, fu solennemente inaugurata con il nome di Costantinopoli . Il clero vi costituì sempre una classe privilegiata, soprattutto per il crescere progressivo dell’autorità del patriarca, che divenne il capo supremo della Chiesa ortodossa. Come centro economico Costantinopoli superò, fino al 13° sec., tutte le altre città del bacino del Mediterraneo; fu la più valida difesa militare dell’Impero bizantino e sostenne, con successo, tutti gli assedi subiti dal 5° al 12° sec., finché i crociati la conquistarono nel 1203. Fu allora costituito l’Impero Latino d’Oriente, crollato nel 1261, quando i Bizantini penetrarono nella città, cacciandone Baldovino II, ultimo imperatore franco. I Turchi Ottomani assediarono Costantinopoli nel 1391-96 e nel 1422; cadde infine nel 1453.

Costantinopoli divenne sede della corte e del governo dei sultani turchi soltanto nel 1465 e, da allora, comprese amministrativamente anche Scutari e si arricchì di Beyoǧlu (Pera), il più importante sobborgo per la vita economica e politica nel 19° secolo. Centro di cultura musulmana, nel 18° sec. stabilì attivi rapporti artistico-letterari con l’Occidente. In seguito alla Prima guerra mondiale, le truppe degli Alleati occuparono Costantinopoli (1920-23); abolito il califfato ottomano (1924), la città perse definitivamente la sua plurisecolare posizione di capitale, trasferita ad Ankara nel 1923.

Il nome di İ., forse derivato dall’espressione greca εἰς τήν πόλιν («verso la Città»), prevalse dopo la conquista turca (1453), ma fu stabilito ufficialmente dalle autorità dopo la proclamazione della repubblica e il trasferimento della capitale.

Arte

Epoca bizantina

La cinta muraria della città costantiniana comprendeva 4 delle 7 colline della penisola che si protende tra il Mar di Marmara e il Corno d’oro, sulle quali l’abitato si estese tanto rapidamente da rendere necessaria, già sotto Teodosio II (5° sec.), la costruzione di nuove mura dal lato della terraferma, cui si raccordava la difesa costiera – in gran parte distrutta – formando uno dei più imponenti sistemi di fortificazione del mondo antico. La porta principale era quella Aurea (vi faceva capo la via Egnatia), a 3 fornici, poi compresa e circondata dal castello delle Sette Torri (Yedikule hisari), costruito da Maometto II nel 1457-58. La topografia della città conservò nei secoli alcuni punti fissi: centro della vita pubblica per tutto il periodo bizantino fu l’ippodromo (la parte centrale è l’attuale At Meydani), iniziato da Settimio Severo e compiuto da Costantino, la cui spina è segnata da tre importanti monumenti: l’obelisco di Thutmosis III, innalzato da Teodosio; la colonna serpentina commemorativa della battaglia di Platea, trasportata nella città da Costantino; l’obelisco murato di Costantino VII. L’ippodromo era situato ai piedi della collina ove sorgeva il Grande Palazzo imperiale, di fondazione costantiniana, ampliato tra il 5° e il 10° sec. con sontuosi edifici (chiese, giardini ecc.), ma abbandonato nel 13° sec. dai Comneni che gli preferirono i palazzi delle Blacherne e ridotto a rudere fin dal 15° sec. (resta un grande cortile porticato del 5°-6° sec., con splendidi mosaici pavimentali; sul luogo è stato istituito il Museo dei Mosaici). Dalla grande piazza a portici dedicata a Elena (Augusteon), madre di Costantino proclamata Augusta, posta tra il Grande Palazzo e S. Sofia, si dipartiva la Mese, arteria principale e via triumphalis che attraversava da E a O la città e, diramandosi verso S, raggiungeva la Porta Aurea, collegando le piazze maggiori: il Forum Constantini, ellittico con colonna commemorativa di Costantino (è la Colonna cerchiata, Çemberlitaș), il Forum Tauri, eretto da Teodosio II, il Forum Bovis, il Forum Arcadii.

Degli edifici di culto cristiano, S. Irene, costruita sull’acropoli di Bisanzio prima della fondazione di Costantinopoli ma risalente nelle forme attuali (pianta basilicale, copertura a volte e cupola) alla ricostruzione giustinianea, ebbe funzione di cattedrale fino alla fondazione costantiniana di S. Sofia. Consacrata nel 360, distrutta da un incendio nel 404, ricostruita da Teodosio II (gli scavi hanno restituito resti del sontuoso pronao) e ancora distrutta durante la rivolta di Nika, S. Sofia fu nuovamente edificata (532-37) da Giustiniano a opera di Antemio di Tralle e Isidoro da Mileto e, nonostante i crolli di alcune parti e le aggiunte (la più abnorme, anche se suggestiva, è quella dei minareti), rimane la più significativa testimonianza dell’architettura tardoantica. A pianta basilicale a 3 navate, è preceduta da un atrio e un doppio nartece; la navata centrale amplissima, separata dalle laterali da un doppio ordine di arcate, ha come fulcro la campata centrale quadrata coperta dall’ampia cupola, che si raccorda con due semicupole alle adiacenti campate dilatate diagonalmente da esedre. L’ampiezza delle proporzioni, la ricchissima decorazione di marmi policromi e di mosaici (9°-10° sec.) – che dal 1932 sono stati riscoperti sotto l’intonaco posto per esigenze di culto quando l’edificio fu trasformato in moschea dopo la conquista ottomana –, lo sviluppo in audace equilibrio statico di cupole, semicupole, catini che lasciano scivolare la luce che penetra dall’alto, ne fanno un complesso di singolare rilievo.

Le numerose chiese (alcune note solo dalle fonti, come il famoso Apostolèion costantiniano, completamente rifatto da Giustiniano, sul cui luogo si eleva ora la Fātih Giāmi‘) permettono di seguire il percorso dell’architettura bizantina nei secoli: sono da ricordare S. Giovanni di Studios (5° sec.), i SS. Sergio e Bacco (6° sec., a pianta ottagona), S. Eufemia all’Ippodromo (ricavata nel 6° sec. da una sala esagona del palazzo di Antioco, con affreschi del 13° sec.). Il consueto schema a quinconce del periodo mediobizantino si ritrova nella chiesa del Myrelàion (Bodrum Giāmi‘) e in quella di Costantino Lips (edificio nord della Fenari Isa Giāmi‘) della prima metà del 10° sec., riflesso di due importanti costruzioni di Basilio I non più esistenti: la Neà (Chiesa nuova) e S. Maria del Faro, situate all’interno del Grande Palazzo. Al 14° sec., testimonianza della raffinata e rigorosa architettura tardobizantina, caratterizzata dalla policroma decorazione dei paramenti murari, risalgono l’esonartece e il parekklèsion della chiesa del Salvatore in Chora (Kariye Giāmi‘), il parekklèsion della chiesa della Vergine Pammakaristòs (Fethiye Giāmi‘) e il palazzo (Tekfur Sarayi) per lungo tempo considerato di Costantino VII Porfirogenito, che rivela nell’impianto l’introduzione nel mondo bizantino di modelli occidentali dopo la conquista latina. Altra importante testimonianza risalente al regno latino di Costantinopoli è il ciclo di affreschi francescani nella chiesa del monastero della Vergine Kyriotìssa (Kalenderhane Giāmi‘), una costruzione vicina all’acquedotto di Valente, ristrutturata alla fine del 12° secolo. Tra le costruzioni civili, tuttora esistenti, oltre all’acquedotto di Valente (4° sec.), sono da ricordare le numerose cisterne, alcune delle quali, come la Binbirdirek, forse opera di Antemio di Tralle (6° sec.) sono capolavori d’architettura. Sulla riva sinistra del Corno d’oro, nel sobborgo della Syké (ficaia), nel 1267 i Genovesi fondarono la fiorentissima colonia di Galata (restano tratti di mura, la torre dei Genovesi, 14° sec.) che, con l’adiacente Pera, è il nucleo del quartiere moderno d’İ., Beyoğlu.

Epoca musulmana

Dopo il crollo dell’Impero bizantino gran parte delle chiese furono trasformate in moschee e la città continuò ad abbellirsi di splendidi monumenti, dovuti alla munificenza dei sultani: dalla moschea di Bāyazīd (1497-1505) a quella di Solimano il Magnifico (1550-57), opera dell’architetto Sinān, con una fastosissima decorazione all’interno (nel giardino i mausolei di Solimano e della sultana Rosselana); e ancora le moschee di Şehzade (1548), di Rüstem Pascià (1560), di Sogqllu Mehmed (1571), di Piyale Pascià (1573); del 17° sec. notevoli soprattutto quella del sultano Ahmed I (1609-17), detta Moschea blu, e quella di Yeni Vālide, con bellissime ceramiche. Nel 1467 Maometto II iniziò sulla punta del Corno d’oro la costruzione del Serraglio (Topkapi Saray) che fu la sede del sultano fino al 19° sec.: cinto di mura merlate con alte porte fiancheggiate da torri (15° sec.), comprende numerosi edifici di varie epoche (sala del Trono, del Divano, biblioteca, tesoro ecc.), padiglioni, vasti cortili porticati; particolarmente notevoli l’Harem di Solimano, il chiosco dove si conservano le reliquie del Profeta e il delizioso chiosco di Baghdad (1634-39), decorato di ceramiche. Innumerevoli poi sono gli edifici di minore risalto, ma pure di notevole interesse: piccole moschee, sedi di confraternite, fontane, mausolei, scuole coraniche, caserme e caravanserragli.

Dal 18° sec. i rapporti con l’Occidente si manifestarono in una sorta di barocco e neoclassicismo ottomano (Fātih Giāmi‘, ricostruita tra il 1776 e il 1771; Palazzo imperiale Dolmabahce sul Bosforo, 1853). Il primo ponte sul Corno d’oro fu costruito nel 1838, la ferrovia europea raggiunse İ. con la stazione terminale dell’Orient-Express (Sirkeci). Verso la fine del secolo tra gli architetti stranieri che operarono a İ. è da ricordare in particolare R. D’Aronco, autore di numerosi edifici pubblici e residenze private. Nel 20° sec. accanto a tentativi di un’architettura nazionale (Posta centrale di Vadal), l’attività di architetti stranieri come C. Holzmeister o R. Mallet-Stevens, contribuì all’apertura di giovani architetti turchi verso il movimento moderno, che prese piede nelle forme internazionali dopo il 1960.

Oltre ai complessi monumentali (Santa Sofia, Palazzo di Topkapi), sono da ricordare il Museo Archeologico, il Museo di Arte Turca e Islamica presso la moschea di Solimano, il Museo dei Tappeti, il Museo Municipale (Belediye), il Museo della Marina, il Museo di Pittura e Scultura (arte turca del 19° e 20° sec.) presso il Palazzo di Dolmabahce, il Museo di arte contemporanea (1992).

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