CAMPANINI, Italo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

CAMPANINI, Italo

Clara Gabanizza

Fratello del direttore d'orchestra Cleofonte, nacque il 30 giugno 1845 a Parma da Francesco, fabbro ferraio, e da Anna Rosa Alessandri. Pur lavorando nell'officina del padre, studiò musica sotto la guida di Griffini alla Reale scuola di musica. Secondo il Pariset, giovanissimo avrebbe combattuto con Garibaldi in Sicilia. Nel 1863 esordì al Regio di Parma nel ruolo di Oloferno Vitellozzo nella Lucrezia Borgia di G. Donizetti, cantando quindi nella Sonnambula V. Bellini, dove sostenne la parte del notaio. Nel '65 si aggregò a una troupe italiana in Russia, che girò a lungo finché l'impresario V. Sermattei lo scritturò al teatro di Odessa, dove gli fu affidato il ruolo di primo tenore nei Lombardi e nel Trovatore verdiani. In Russia rimase tre anni svolgendo intensa attività artistica, quindi tornò in Italia e perfezionò ulteriormente la sua tecnica vocale sotto la guida di F. Lamperti a Milano.

Scritturato alla Scala per la stagione 1870-71, il C. vi interpretò il Faust di C. Gounod, il Don Giovanni di Mozart, la Lucrezia Borgia di Donizetti e, in seguito al successo ottenuto, ottenne una scrittura al Comunale di Bologna dove interpretò Faust (1º ott. 1871) e Lohengrin di Wagner (1º nov. 1871), nella prima esecuzione italiana diretta da A. Mariani, contribuendo con la sua interpretazione al caloroso consenso col quale l'opera venne accolta tanto dal pubblico quanto dalla critica più autorevole e qualificata, giunta a Bologna da ogni parte d'Italia e d'Europa, richiamata dal singolare evento. Tra gli altri H. v. Bülow si dichiarò entusiasta del C., primo e per vari anni ineguagliabile Lohengrin italiano (Trezzini). Successivamente, però, il 10 marzo 1873, quando il Lohengrin venne rappresentato alla Scala, le reazioni del pubblico furono negative (cfr. Depanis, p. 150: "Campanini venne evocato al proscenio per separare l'approvazione dell'artista dalla disapprovazione della musica"). Specializzato in questo ruolo, il C. riottenne eguale successo a Torino il 14 marzo 1877 (nel riferire sull'esito il Depanis lo definisce un "superbo cavaliere del cigno, sobrio, corretto, alieno da sdilinquimenti e dalle esagerazioni", p. 140). Il tenore si distinse nell'opera Mefistofele di Boito, anch'essa caduta alla prima esecuzione scaligera e da lui portata a un successo trionfale quando fu nuovamente rappresentata al teatro Comunale di Bologna il 4 ott. 1875, presente l'autore. Nel dicembre 1872 il C. interpretò alla Scala il Ruy Blas di F. Marchetti, che divenne uno dei suoi cavalli di battaglia e che portò sulle scene dell'Apollo di Roma nella stagione 1875-76, del Regio di Torino nel 1877 e a Parma nel 1879, in uno spettacolo da lui stesso allestito per beneficenza il 7 settembre, quando venne inaugurato il monumento al Parmigianino.

In quegli anni il C. fu anche scritturato all'estero e cantò nel 1872 al Drury Lane Theatre di Londra in Lucrezia Borgia e in Lucia di Lammermoor, e al Metropolitan di New York, scritturato fino al 1882, nel Faust, Aida, Trovatore, Lohengrin. Il 16 sett. 1882 allestì a sue spese al Regio di Parma la Carmen di G. Bizet, che, diretta con successo dal fratello Cleofonte appena esordiente, fu da lui interpretata nel ruolo di don José. La critica lodò ancora una volta il suo talento scenico e interpretativo, "efficace tanto nei canti chiari ed aperti, come colle sapienti modulazioni della sua voce" dal timbro "simpatico, soave, toccante" (LaGazzetta di Parma, 21 sett. 1882). Pochi giorni più tardi, il 28 settembre, egli allestì e interpretò il Trovatore, ancora una volta sotto la direzione del fratello, mandando il pubblico in delirio con la romanza del terzo atto "Amor sublime amore", eseguita "con bella voce e magistero perfetto di cantante e d'artista" (ibid., 29 sett. 1882). Nel 1883 interpretò il Faust, inaugurando con questa opera la stagione del Metropolitan di New York, ma questo fu uno dei suoi ultimi successi. Nel 1884 infatti la sua voce cominciò a dar segni di stanchezza e nel 1886, nell'interpretazione del Mefistofele al S. Carlo di Napoli, l'artista venne fischiato. Negli anni seguenti continuò a calcare le scene, concludendo la carriera nel 1894 all'Albert Hall di Londra con la Dannazione di Faust di Berlioz.

Ritiratosi a Corcagnano, presso Parma, il C. vi morì il 22 nov. 1896.

Dotato di una voce notevole per il timbro e il volume, seppe conquistare le platee anche per lo stile delle sue interpretazioni, misurato, elegante e, al tempo stesso ricco di intensità espressiva.

Fonti e Bibl.: La Gazz. di Parma, 21 e 29 sett. 1882; P. E.Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreogr. in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1884, pp. 146-312 passim; Alman. Ital. 1898, p. 367;C.Pariset, Diz. biogr. dei Parmig. illustri..., Parma 1905, pp. 21 s.; G.Depanis, I concerti popolari e il teatro Regio di Torino..., II, Torino 1914-15, pp. 1403 150; M.Ferrarini, Parma teatrale ottocentesca, Parma 1946, ad Indicem;L.Trezzini, Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, Bologna 1966, I, pp. 14, 16, 18, 123; II, pp. 98 s., 103; R. Celletti, C. I., in Enc. dello Spett., II, Roma 1954, coll. 1590 s.; La musica, Diz., I, Torino 1968, pp. 333 s.

CATEGORIE
TAG

Parmigianino

Don giovanni

Donizetti

New york

Calcare