ITTRIO

Enciclopedia Italiana (1933)

ITTRIO (Yttrium)

Guido Carobbi

Elemento delle terre rare, con simbolo Yt, peso atomico 88,93, nunnero atomico 39. Secondo F. W. Aston l'ittrio non ha isotopi.

J. Gadolin nel 1794 scoprì, in un minerale (la gadolinite) trovato da S. A. Arrhenius a Ytterby (Svezia), un nuovo elemento del gruppo delle terre rare che propose di distinguere col nome di itterbio. A. G. Ekberg, confermando la scoperta, propose il nome di ittrio che rimase nell'uso. Non si trattava però di ittrio puro e infatti C. H. Mosander nel 1842 riuscì a frazionarlo in tre nuovi elementi (v. itterbio). Egli lasciò il nome di ittrio a quello che dava l'ossido più basico e propose di distinguere gli altri due con i nomi di erbio e terbio.

Alla grande famiglia dell'ittrio appartengono gli elementi dei gruppi del terbio, dell'erbio e dell'itterbio. I principali minerali che lo contengono sono, oltre la gadolinite, lo xenotime, l'euxenite, il policrase e la samarschite (per tutti e tre v. columbite). I minerali del gruppo del cerio in genere lo contengono in misura assai scarsa (la monazite ne contiene 0,4-0,5%) così come i minerali del gruppo dell'ittrio contengono in misura assai scarsa il cerio.

Per la separazione degli elementi del gruppo del cerio da quelli dell'ittrio, si aggiunge alla soluzione delle terre rare una soluzione satura di solfato potassico; precipitano così i solfati doppî di potassio con i metalli del gruppo del cerio (e parzialmente quelli con i metalli del gruppo del terbio) praticamente insolubili in tale soluzione, mentre rimangono nelle acque madri l'ittrio, gli elementi del gruppo dell'erbio e dell'itterbio e parzialmente quelli del terbio. Per l'isolamento dell'ittrio dalla soluzione dei solfati solubili nella soluzione satura di solfato potassico, C. James consiglia di trasformare i solfati in bromati e di sottoporre la soluzione di questi ultimi alla cristallizzazione frazionata. Se si hanno cinque frazioni le più ricche in ittrio sono la terza e la quarta. Da esse può essere estratto l'ittrio per precipitazione frazionata con cromato o ferrocianuro potassico o anche per decomposizione frazionata dei nitrati oppure per idrolisi frazionata degli ftalati. Sono state anche proposte: la precipitazione frazionata con ammoniaca, la cristallizzazione frazionata degli ossalati dalla soluzione nitrica e la precipitazione frazionata degl'idrati in ambiente nitrico.

L'ittrio, come le altre terre del suo gruppo, funziona da trivalente. Il metallo è di color grigio-ferro; viene facilmente ossidato dall'aria; bollendolo con acqua si trasforma in idrossido che può essere anche preparato precipitando la soluzione di un sale di ittrio con ammoniaca o con idrati alcalini. Per calcinazione dell'idrossido o dell'ossalato o del nitrato si ottiene l'ossido Y2O3, polvere bianca che fonde intorno a 2415°. Trattando la soluzione di un sale di ittrio con ammoniaca e acqua ossigenata si ottiene un perossido.

Per la ricerca analitica qualitativa e quantitativa dell'ittrio, in assenza di altre terre rare, si può ricorrere alla reazione con idrossido o con ossalato ammonico che aggiunti a una soluzione di un sale di ittrio dànno un precipitato bianco rispettivamente di idrossido o di ossalato di ittrio. Quest'ultimo è insolubile in eccesso di acido ossalico, leggermente solubile in acido cloridrico, ma apprezzabilmente solubile in eccesso di ossalato ammonico. Sia l'idrossido sia l'ossalato si trasformano per calcinazione in ossido che può essere pesato. In presenza di altre terre rare per l'identificazione dell'ittrio è necessario ricorrere allo spettro d'arco o di scintilla o meglio agli spettri di alta frequenza. I sali d'ittrio non dànno spettro di assorbimento.

Bibl.: S. J. Levy, The rare earths, Londra 1924; J. W. Mellar, A comprehensive Treatise on inorganic and theoretical Chemistry, Londra 1924; L. Rolla e L. Fernandes, Le terre rare, Bologna 1929.