BALDWIN, James

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

BALDWIN, James

Biancamaria Tedeschini Lalli

Narratore, saggista, drammaturgo americano, nato a New York il 2 agosto 1924, da un pastore protestante. Fu egli stesso ministro per tre anni; svolse poi varie attività soprattutto a New York ma anche a Parigi, dove visse dal 1948 al 1958. Uno dei più notevoli scrittori negri di questa generazione, B. si è espresso in generi diversi: narrativa, teatro e saggistica. È, tuttavia, in quest'ultimo genere che la critica gli riconosce i successi più lusinghieri. Da Notes on a native son, del 1955 (trad. it. Mio padre doveva essere bellissimo, Milano 1964) a Nobody knows my name, del 1961 (trad. it. Nessuno sa il mio nome, Milano 1969) a The fire next time, del 1963 (trad. it. La prossima volta il fuoco, Milano 1964), i suoi saggi, insieme lucidi e appassionati, sono andati esplorando, in un crescendo d'ira e di coinvolgimento, la condizione del negro americano, anche se in essa il critico E. Wilson, e altri dopo di lui, vollero riconoscere addirittura un paradigma della condizione umana. Quanto all'opera narrativa, essa ha inizio con l'autobiografico Go tell it on the mountain (trad. it. Gridalo forte, Milano 1966), ancor oggi, nonostante gli evidenti difetti, la sua opera narrativa più potente e promettente, e passa attraverso Giovanni's room, del 1958 (trad. it. Milano 1962) e Amother country (1962) al più recente Tell me how long the train's been gome (1968). In tutti i romanzi come nei racconti (Going to meet the man, 1965) sono riconoscibili la ricchezza ed elaborazione stilistica e una robusta vena retorica che non di rado diviene strutturalmente sostitutiva di un convincente controllo drammatico. B. è autore di teatro: da The amen corner apparso nel 1968, in cui dominano i temi e la problematica religiosa e morale delle sue prime opere, al più recente e meglio conosciuto Blues for Mr. Charlie (1955; trad. it. Blues per l'uomo bianco, Milano 1965). Scrive regolarmente su Harpers', The Nation, Esquire, Mademoiselle, New Yorker (dal Liberator si separò clamorosamente nel 1967 per protesta contro la pubblicazione di articoli antisemitici).

Bibl.: A. Kazin, Contemporaries, New York 1962; F. M. Eckman, The passage of James Baldwin, ivi 1966; I. Hassan, Contemporary American literature, 1945-1972, ivi 1973; P. Boitani, Prosatori negri americani del novecento, Roma 1973.

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