KOCHANOWSKI, Jan

Enciclopedia Italiana (1933)

KOCHANOWSKI, Jan

Giovanni Maver

Poeta polacco, nato a Sycyna (voivodato di Sandomierz) nel 1530, morto a Lublino il 22 agosto 1584. All'età di 14 anni s'immatricolò all'università di Cracovia, iniziandovi i suoi studî che, con poche interruzioni, durarono quindici anni (1544-1559). Seguendo la moda di allora, frequentò per breve tempo l'università di Königsberg (uno dei centri dai quali s'irradiò in Polonia la Riforma) e nel 1552 si iscrisse nell'ateneo di Padova. Vi restò tre anni, e vi ritornò ancora nel 1556 e 1558, assimilando profondamente la cultura del Rinascimento: divenne buon grecista, acquistò una grande destrezza nell'uso del latino e segui con interesse e con profitto le correnti favorevoli all'affermazione del volgare. Non s'isolò però nei suoi studî: visitò spesso maestri e amici dimoranti a Venezia, e da Padova si recò fino a Roma e a Napoli. Da buon goliardo indulse anche a facili amori, e del suo amore per "Lydia" e "Pasiphila" tratta una serie di elegie (latine) e di canti (polacchi). Prima di stabilirsi definitivamente in patria fece un viaggio attraverso la Francia, dove conobbe il Ronsard col quale, pur senza dipenderne, ha molti punti di contatto. In Polonia ebbe parecchi amici e protettori; vi ottenne alcuni benefizî (fra l'altro la parrocchia di Poznań); fu per alcuni anni segretario di Sigismondo Augusto e prese viva parte agli avvenimenti politici del tempo.

Alla vita politica preferì però la quiete del suo podere di Czarnolas, dove, circondato dall'affetto della sua famiglia numerosa, trascorse buona parte degli ultimi quindici anni della sua vita (1569-1584). Qui pianse la morte prematura della sua figlioletta, e qui, all'ombra del tiglio, invitava gli ospiti a dividere con lui orazianamente i piaceri della vita campestre.

Il più grande merito del K. è di avere introdotto nella letteratura polacca gli spiriti e le forme del Rinascimento. Come poeta latino (oltre alle Elegie compose in latino una serie di brevi componimenti: Foricoenia sive Epigrammatum libellus; dodici odi: Lyricorum libellus; un epitalamio, un epinicio e alcune altre poesie d'occasione) egli ha anche in Polonia, in K. Janicki, A. Krzycki e altri, dei precursori che gli hanno largamente aperto la via del poetare umanistico; come poeta polacco, invece, egli ha dinnanzi a sé un solo modello, Mikolaj Rej, che, appena sfiorato dalle nuove correnti, racchiude il suo alacre spirito d'osservazione e di critica entro schemi e accenti, poeticamente angusti, di un attardato Medioevo. K. non disdegna completamente questi schemi, quando vuole essere inteso e ascoltato da chi ancora in essi vive e agisce: così, ad esempio, in alcuni componimenti di carattere prevalentemente politico diretti alla grande massa della nobiltà, Zgoda (Concordia) e Satyr albo dziki mąż (Il satiro e l'uomo selvaggio), pubblicati tutt'e due già nel 1564. Ma ogni qual volta il pubblico polacco o straniero cui si rivolge glielo permette, e più ancora quando la sua poesia è libero sfogo del suo temperamento e del suo animo, l'accento della sua arte si fa più colto e più elevato, e nello stesso tempo più spontaneo e più efficace, perché determinato soprattutto da un'intima fusione di elementi culturali con un continuo e modernamente pronto aderire alla vita vissuta. Egli può affrontare così, con sicura padronanza del tecnicismo poetico e con intensa penetrazione artistica, gli argomenti più svariati. E se la sua poesia non dà l'impressione di una grande ricchezza, ciò è dovuto al contrapporsi costante di una forza moderatrice alla varietà di contenuto, acquisita nella lunga consuetudine con gli scrittori classici e congenita al suo animo, che smorza, appiana e armonizza quanto potrebbe turbare il suo equilibrio spirituale e poetico. Specchio fedele di tale equilibrio sono non soltanto le sue poesie religiose (dal famoso inno Czego chcesz od nas Panie, Che vuoi da noi, o Signore?, alla solenne parafrasi dei Salmi di David, Psalterz Dawidów) e patriottiche (quelle latine del Lyricorum libellus e quelle polacche inserite nella raccolta Pieśni, Canti), ma anche quelle che, avvolte in un'aura di spensieratezza, esprimono il lato socievole del suo temperamento (la maggior parte delle Fraszki, Frasche, poesie leggiere), ripetendo, con varie modulazioni, il tema antico e moderno del tempo che fugge e tutto travolge.

Un posto a sé occupano nell'opera poetica del K.: il componimento idillico Sobótka (La festa di San Giovanni), con la vivacità del suo ritmo popolareggiante (qualcuno ha voluto vedervi, forse non a torto, qualche rapporto coi canti di maggio italiani); il sobrio e austero tentativo drammatico, su un tema omerico, Odprawa posłów greckich (Il rinvio dei messi greci); infine il suo capolavoro: i Treny (ϑρῆνοι, Lamenti), in morte della figlioletta Orsola. Nell'espressione del suo dolore, che solo l'umanistico senso della vita e la cristiana fede e rassegnazione aiutano a superare, il poeta ha saputo dare la misura più esatta del suo genio; creando un'opera poetica che, pure con qualche reminiscenza classica e dei Tumuli del Pontano, non trova riscontro nelle altre letterature del Cinquecento.

Nella sua carriera il K. ha spesso altemato momenti felicissimi con altri piuttosto infelici; ma la solida inquadratura di tutta la sua opera letteraria e l'originalità del suo spirito (affine a Orazio e quindi da lui potentemente ispirato e guidato) gli hanno permesso di adempiere pienamente a quella che è stata la grande, e non del tutto inconsapevole, missione della sua vita: elevare la poesia polacca al livello delle maggiori letterature europee.

Ediz.: Le edizioni antiche sono elencate in K. Piekarski, Bibljografja dzieł J. Kochanowskiego: wiek XVI i XVII (Bibliografia delle opere di J. K.: secoli XVI e XVII), Cracovia 1930; Dzieła wszytkie (Opere complete), voll. 4, Varsavia 1884-1897 (il 4° vol. è un'ampia, ma farraginosa monografia di E. Plenkiewicz sulla "Famiglia, la vita e le opere" del poeta); Pisma zbiorowe (Opere raccolte) a cura di A. Brückner, voll. 2, Varsavia 1924; Treny, Odprawa posłów greckich e Pieśni, a cura di T. Sinko nella Bibl. Narodowa di Cracovia, varie edizioni. Trad.: Lamenti di E. Damiani, 2ª ed., Roma 1930; Chants, traduits du polonais avec une introduction et un commentaire par J. Langlade, Parigi 1932.

Bibl.: J. Langlade, J. K., Parigi 1932; questo studio accuratissimo contiene esaurienti notizie bibliografiche. Delle opere precedenti v. specialmente: St. Windakiewicz, J. K., Cracovia 1930; M. Brahmer, Petrarkizm w poesji polskiej XVI wieku (Il petrarchismo nella poesia polacca del sec. XVI), Cracovia 1927; Pamiętnik zjazdu naukowego im. J. Kochanowskiego (Memorie del Congresso scientifico dedicato a J. K.), Cracovia 1931, con comunicazioni di I. Chrzanowski, A. Martel, T. Sinko, G. Maver, J. Langlade, M. Hartleb, R. Pollac e altri; Numero speciale dedicato a J. K. della Rivista di lettere slave, 1930. Inoltre, fra le pubblicazioni più recenti, Kultura Staropolska (Cultura antica polacca), Cracovia 1932, opera collettiva che contiene, con frequenti richiami a K., gli studî sul sec. XVI presentati al Congresso Kachanowski del 1930; W. Weintraub, Styl J. K. (Lo stile di J. K.), Cracovia 1932; M. Piszczkowski, Moraliści staropolscy (Moralisti antichi polacchi), Leopoli-Varsavia 1933; A. Brückner, "Księga miłości" J. K. (Il "libro d'amore" di J. K.), in Pamiętnik Literacki, 1933.