Campion, Jane

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Campion, Jane

Giovanni Grazzini

Regista cinematografica neozelandese, discendente da una famiglia di coloni inglesi, nata a Wellington il 30 aprile 1954. Si è laureata in lettere e antropologia (1975) nella locale Victoria University. Figlia d'arte (madre attrice, padre regista teatrale), si è stabilita a Sydney, dove ha studiato pittura. Palma d'oro a Cannes nel 1986 con Peel e nel 1993 con The piano; vincitrice di otto premi a Venezia nel 1990 con il film An angel at my table.

Iscrittasi alla Australian School of Film and TV, si è fatta presto notare per i cortometraggi, firmati fra il 1981 e il 1984 e presentati al festival di Cannes nel 1986, tra cui Peel (1981) per il quale ha ottenuto la Palma d'oro. Apparsa come attrice nel cortometraggio The audition della sorella Anna (1989), la C. ha esordito lo stesso anno nel lungometraggio con Sweetie, un sarcastico interno familiare, accolto a Cannes da forti polemiche e giudizi contrastanti. Le opere seguenti consolideranno invece l'immagine d'una regista fedele alla tradizione narrativa, di grande sensibilità e creatività visiva, spesso originale nell'inquadratura e fornita d'una sintassi filmica che le consente di scavare come pochi altri nel profondo dei rapporti umani. Il film, tratto dai romanzi autobiografici della neozelandese J. Frame, An angel at my table (1990; Un angelo alla mia tavola), sintesi dell'edizione televisiva in tre parti, premiato alla Mostra di Venezia, è una testimonianza dell'accorta intelligenza e del fluido linguaggio con cui l'autrice ha ricostruito gli inquietanti percorsi mentali ed esistenziali d'una scrittrice sensibile e psicologicamente fragile, perseguitata per la sua diversità, ma infine baciata dal successo.

I meriti della C., riassumibili nella ricchezza dei sentimenti che sa suscitare con la sua messinscena, gli effetti fotografici, la varietà degli stili, l'eccellente direzione degli attori, hanno trovato ampia conferma in The piano (1993; Lezioni di piano), film di produzione franco-australiana vincitore a Cannes della Palma d'oro. Nel tratteggiare il ritratto d'una trentenne scozzese, muta, appassionata suonatrice di pianoforte a metà Ottocento, la C. rievoca la dolorosa condizione femminile dell'epoca, caratterizzata della repressione della sessualità, e offre uno spettacolo altamente emotivo, condotto con uno stile vibrante e sfumato in un'atmosfera liricamente misteriosa. Il film successivo, The portrait of a Lady (1996; Ritratto di signora), anch'esso sceneggiato da L. Jones, collaboratrice di fiducia della regista, è sembrato tradire qualche segno di cedimento alla convenzione hollywoodiana, ma anche in virtù di un cast prestigioso (l'australiana N. Kidman, J. Malkovich, B. Hershey) la regista ha realizzato un'efficace trasposizione dell'omonimo romanzo di H. James, presentando un altro intenso personaggio femminile in cerca dell'indipendenza. Ha diretto successivamente Holy smoke (1999), indagine sulla difficoltà e la necessità di trovare una via spirituale nell'esistenza.

bibliografia

F. Freiberg, The bizarre in the banal. Notes on the films of Jane Campion, in Don't shoot darling! Women's indipendent filmaking in Australia, ed. A. Blonski, B. Creed, F. Freiberg, Richmond 1987.

ntervista a Jane Campion, in L'ultima onda, a cura di F. D'Angelo, C. Marabello, Firenze 1987.

G. Lee, J. Campion, Sweetie, the screenplay, St. Lucia (Queensland) 1991.

Jane Campion, a cura di M. Sesti, Roma 1993.

Fr. Strauss, Abysses, The piano e intervista in Cahiers du cinéma, 1993, 467, pp. 12-20.

Jane Campion, in Garage 1994, 1, nr. monografico.

I. Gatti, Jane Campion, Recco 1998.

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