GOUJON, Jean

Enciclopedia Italiana (1933)

GOUJON, Jean

Jacques COMBE

Scultore e architetto, nacque verso il 1510 probabilmente in Normandia, morì a Bologna fra il 1563 e il 1568. Già nel 1540 a Rouen dava progetti per particolari della cattedrale e per Saint-Maclou. Venuto a Parigi senza dubbio alla fine del 1541, lavorò sotto la direzione di P. Lescot al tramezzo, oggi distrutto, di Saint-Germain-l'Auxerrois. (Ne rimangono al Louvre il Seppellimento di Cristo e gli Evangelisti). Fra il 1545 e il 1547 lavorò al castello di Écouen, dove forse eseguì le figure della Fama delle facciate e il camino della grande sala; certo è suo l'altare della cappella, ora a Chantilly, di sobria decorazione classicheggiante. Collaborò alla prima traduzione francese di Vitruvio, fatta nel 1547 da Jean Martin, commentandola in un discorso stampato in fondo all'opera, e ne disegnò le nuove illustrazioni rivelando una profonda conoscenza dell'arte antica. Lavorò al palazzo del presidente de Ligneris (Hôtel Carnavalet), dove riprese la sua collaborazione con il Lescot. Eseguì parti importantissime della Fontana delle ninfe o Fontana degl'innocenti, inaugurata nel 1549, demolita nel XVIII secolo e ricostruita nel 1787-88 dal Poyet, con parti scolpite dal Pajou (le sculture del G., sostituite da calchi, sono ora al Louvre). Dal 1546, il G. aveva titolo di scultore del re e lavorava al palazzo del Louvre, ove si trova una delle sue opere più significative (1550): le Cariatidi della tribuna dei musicisti nella grande sala delle feste (Sala delle cariatidi). Due figure di un suo camino (1551), distrutto nel secolo XVIII, furono riadattate nel camino della stessa sala. Il G. eseguì anche altri importanti lavori al Louvre (decorazione del 1° e 2° piano della facciata del Lescot, e della vòlta della scala). Dal 1552 al 1559 circa, lavorò ad Anet con Philibert de l'Orme, decorando il portale (Ècole des beaux-arts a Parigi) e le vòlte della cappella. L'attribuzione al G. della grande Diana di Anet (Louvre) è controversa. Il G., di religione riformata, dovette rifugiarsi a Bologna (1562). Dopo gli italianismi del principio del secolo, fu il primo ad attingere direttamente alle fonti antiche e a dar forma a un classicismo francese. Si ignora se abbia frequentato Fontainebleau. Ma certo fu in relazione col Serlio.

Bibl.: Pottier, Oeuvres de J.G., Parigi 1844; 2ª ed. 1869; A. Meynier, Étude sur J. G. (estratto da Mém. de l'Acad. du Gard, 1867-68), Nîmes 1869; R. Lister, J. G., his Life and Works, Londra 1903; P. Vitry, J. G. (Les grands artistes), Parigi 1908; H. Vollmer, in Thieme-Becker, Künstl.-Lex., XIV, Lipsia 1921 (con bibl.); L. Réau, La descente de croix de J. G., in Gaz. des beaux-arts, 1928, I, pp. 145-52; W. Deonna, Un relief de J. G. à Genéve, ibid., 1929, II, pp. 357-71; P. du Colombier, Un modèle ancien de J. G., ibid., 1930, II, pp. 26-30; id., J. G. et le Vitruve de 1547, ibid., 1931, I, pp. 155-78.

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