Jean Paul

Dizionario di filosofia (2009)

Jean Paul


Pseud. dello scrittore, pedagogista e filosofo Johann Paul Friedrich Richter (Wunsiedel, Bayreuth, 1763 - Bayreuth 1825). Figlio di un pastore protestante, studiò teologia a Lipsia (1781-84), fu precettore a Töpen (1787) e quindi maestro a Schwarzenbach (1790-94). Tra il 1793 e il 1805 pubblicò le sue opere letterarie, che ne fanno uno dei maggiori romanzieri tedeschi (Die unsichtbare Loge, 1793, romanzo pedagogico; Hesperus oder 45 Hundposttage, 1795; Leben des Quintus Fixlein, 1796, trad. it. La vita del Quintus Fixlein; Blumen-Frucht und Dornenstücke oder Ehestand, Tod und Hochzeit des Armenadvokaten Siebenkäs, 1796-97, trad. it. Fiori, frutti e spine, ossia vita coniugale, morte e nozze dell’avvocato dei poveri F. St. Siebenkäs; Titan, 4 voll., 1800-03; Flegeljahre, 2 voll., 1804-05). Nel 1796 si recò a Weimar, dove strinse amicizia con Herder (i suoi rapporti con Goethe e Schiller rimasero invece freddi). Le sue riflessioni filosofiche sono contenute sia nei romanzi, sia in opere specifiche come Vorschule der Ästhetik (1804) e Levana oder Erziehungslehre (1807; trad. it. Levana e altri scritti). Nella prima J. sviluppa il concetto di ‘anima bella’ (➔), contrapponendo alla corruzione del mondo la purezza interiore dell’Io come centro propulsore di una rinascita spirituale. Accanto a questa concezione, che avrà largo influsso sui romantici, vi sono tuttavia nel suo pensiero elementi derivanti dal razionalismo e dal materialismo illuministico: nel romanzo Siebenkäs fa pronunciare un discorso ‘nichilista’ a Cristo (Dio non esiste e l’Universo è privo di senso e di significato), al quale J. oppone l’umorismo, l’ironia, il distacco aristocratico dal mondo. Nell’appendice al romanzo Titan (Clavis fichtiana; trad. it. Clavis fichtiana seu leibgeberiana) accusa la filosofia fichtiana di solipsismo metafisico, in cui vede la premessa del solipsismo estetico. In Levana J. riprende la concezione pedagogica di Rousseau, esaltando la spontaneità naturale del bambino, ma critica l’idea di un’educazione soltanto ‘negativa’ e indiretta, teorizzando l’intervento attivo dell’educatore.

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