Witte, Johann Heinrich Friedrich Karl

Enciclopedia Dantesca (1970)

Witte, Johann Heinrich Friedrich Karl

Theodor W. Elwert

, Giureconsolto e dantista tedesco (Lochau, Halle, 1800-Halle 1883); iscritto all'università di Gottinga fin dal 1810, pubblicò nel 1813 un trattato di matematica superiore (Conchoidis Nicomedeae aequatio et indoles); ebbe nel 1814 la laurea honoris causa; pubblicò nel 1815 un manuale di matematica elementare. Poi studiò ad Heidelberg, ove si laureò in giurisprudenza nel 1816.

Un tentativo di ottenere la libera docenza in giurisprudenza a Berlino, ostacolato e dalla facoltà e dagli studenti, attirò su di lui l'attenzione del re di Prussia Federico Guglielmo III, che largì al W. una borsa di studio per l'Italia (1818-1821). Tornato in patria ebbe la libera docenza in giurisprudenza all'università di Breslavia, nel 1823 divenne professore aggregato, nel 1829 titolare, nel 1834 fu chiamato all'università di Halle. Pubblicò (1824-1858) numerosi scritti sulla storia del diritto romano, sui rapporti tra il codice di Giustiniano e le sue fonti bizantine, su Gugliemo di Malmsbury.

Accanto a questo lavoro di giureconsulto svolse intensa e benemerita attività di dantista e di animatore del culto di D. in Germania. Durante il primo suo soggiorno romano iniziò le sue letture della Commedia e già nel 1820 interpretava nella cerchia riunitasi in casa di Luise Seidler l'Inferno. Tornato in Germania pubblicò (1824) sulla rivista " Hermes " il suo primo saggio dantesco Ueber das Missverstehen Dantes (rist. in Danteforschungen, I 21-65), in cui formulava il concetto che doveva dare l'impronta a tutti i suoi studi seguenti, cioè che la Commedia andava intesa come un'opera religiosa, non politica.

L'interesse principale del W. si rivolse alla critica del testo. Già nel 1825 pubblicava emendamenti al testo del Convivio (" Giorn. arcad. " XXVII [1825] 204-218), cui fece seguire altri emendamenti nel 1853 e nel 1854. Nel 1827 diede un'edizione critica commentata delle Epistole, sul cui testo ritornò anche successivamente. Fin dal 1825 aveva concepito l'idea di collazionare tutti i manoscritti della Commedia; il lavoro si protrasse per vari decenni, ma alla fine il W. rimase persuaso dell'impossibilità di risalire all'originale. Frutto di questi lavori fu la sua edizione della Commedia del 1862 che segna una pietra miliare nella storia della critica del testo della Commedia. Si limitò a quattro manoscritti del sec. XIV: il Laurenziano 26 sin. 1 di S. Croce, il Vaticano 3199, il Berlinese 136, e il Caetani, ponendo a base della sua edizione il codice Laur. S. Croce e segnando nel margine destro le varianti degli altri manoscritti, e nel sinistro quelle dell'Aldina del 1502 e delle due della Crusca del 1595 e del 1837. Il W. continuò la sua opera di editore pubblicando (1863) un'edizione critica della Monarchia (nuova ediz. 1874), nel 1876 della Vita Nuova " ricorretta coll'aiuto dei testi di penna ", aggiungendo un commento.

Fin dal 1825 rivolse particolare attenzione agli antichi commenti, tanto per l'esegesi quanto per le lezioni del testo in essi conservate. Nel 1828 segnalava l'importanza del commento del Lana, dimostrandone l'anzianità nei confronti dell'Ottimo, tornandovi sopra in due articoli pubblicati nello " Jahrbuch " del 1871. Questi e altri saggi, recensioni a edizioni dantesche e a traduzioni, furono riuniti nei volumi delle sue Danteforschungen (I, Halle 1869; II, Heilbronn 1879).

Notevole è anche la sua traduzione della Commedia (di cui usci un saggio nel 1861, il testo completo nel 1865), una delle migliori in lingua tedesca, poi inclusa, riveduta, nella biblioteca economica del Reclam, nel 1922; nuova ediz. a c. di W. Bahner (Berlino 1965).

L'opera del W. non viene completamente circoscritta se non si tiene conto dell'influsso esercitato da lui in Germania come animatore degli studi danteschi e come divulgatore della conoscenza di D. tra le persone colte. Non appena tornato dall'Italia nel 1821, fondò a Breslavia una prima associazione di dantofili; passato all'università di Halle strinse amicizia con L.G. Blanc ed entrò anche presto in relazione con la cerchia di studiosi di D. che a Dresda si riuniva intorno al principe Giovanni di Sassonia, cui più tardi dedicò la sua edizione della Commedia del 1862. Insieme col principe Giovanni, il W. promosse (1865) la fondazione della Deutsche Dante-Gesellschaft, di cui divenne il primo presidente. Ideò l'annuario della Società (" Jahrbuch der Deutschen Dante-Gesellschaft ": v.) di cui, insieme col Boehmer, curò i primi tre volumi (1867-1871). Raccolse una ricca biblioteca dantesca che, dopo la sua morte, passò insieme con le sue collazioni della Commedia, e altre note e manoscritti, alla biblioteca universitaria di Strasburgo.

Il W. ebbe vive simpatie per i patrioti italiani; nel 1820 a Napoli si fece carbonaro; nel 1859 appoggiò con accesi articoli nella " Kreuzzeitung " la guerra d'indipendenza. Seguì con attenzione anche la letteratura italiana contemporanea, pubblicando un saggio sul romanzo cattolico in Italia (Der katholische Tendenzroman in Italien, Lipsia 1854). Da giovane aveva tradotto il Decameron (ibid. 1827; 1859³).

Bibl. - Essenziale è lo schizzo autobiografico sull'attività di dantista premesso al primo volume delle sue Danteforschungen, I VII-XIV; si veda poi: C. Vassallo, Sulla vita e sugli scritti di C. W., Firenze 1884; A. Reumont, Ricordi di C. W., in " Arch. Stor. Ital. " XVI (1885) 47-88; L. Witte, in Allgemeine Deutsche Biographie, XLV (1898); H. Witte, in " Mitteldeutsche Lebensbilder " V (1930); W. Mulertt, in 250 Jahre Universität Halle, Streifzüge durch ihre Geschichte, in Forschung und Lehre, Halle 1944, 119 ss.; B. Wiese, Aus K. Wittes Briefwechsel, in " Romanische Forschungen " XXIII (1907) 841-869 (carteggio); H. Witte, Aus Briefen Karl Wittes, in " Deutsches Dante-Jahrbuch " XXII (1940) 1-47 (carteggio, con cenni biografici e bibliografia); ID., Aus Briefen Karl Wittes an A. von Reumont (1836-1882), ibid. XXIII (1941) 145-181, XXIV (1942) 20-102 (carteggio col Reumont); ID., Unvollendete Dante-Arbeiten Karl Wittes, ibid. XX (1938) 194-195; ID., Protokolle des Dante-Vereins in Breslau 1825, ibid. XXV (1943) 156-168; G. Buchda, Über K.W., ibid. XXVIII (1949) 158-164; G. Folena, La filologia dantesca di C. W., in D. e la cultura tedesca, Padova 1967, 111-139 (fondamentale); H. Haupt-H. Witte, Karl Witte, ein Leben für Dante, Amburgo 1971.

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