PESTALOZZI, Johann Heinrich

Enciclopedia Italiana (1935)

PESTALOZZI, Johann Heinrich

Antonio Banfi

Nacque dal medico Johann Baptist e da Susanna Hotze il 12 gennaio 1746 a Zurigo, vi frequentò le scuole e nel Collegium Carolinum ebbe ad insegnanti lo Steinbrüchel, lo Zimmermann, il Breitinger e il Bodmer. Partecipò con il Hirzel, il Füssli e il Lavater al gruppo dei patrioti che si raccoglieva intorno al Bodmer, ispirandosi alle idee del Rousseau e all'ideale d'un moralismo stoico e ribelle e d'un patriottismo democratico. Da questi principî sono animati i suoi primi scritti: Wünsche (1766), frammenti etici pubblicati sulla rivista Der Erinnerer, e Agis (1766), racconto storico a sfondo morale-politico. Sciolto il gruppo per ragioni politiche, il P. troncò gli studî e rivolto il proprio interesse all'agricoltura, acquistò un fondo a Neuhof, presso Brugg, dove nel 1769 si stabilì con la moglie Anna Schulthess, che gli fu fedele compagna e collaboratrice, e gli diede l'anno seguente un figlio, Jacqueli, ch'ebbe breve vita. La nuova occupazione, i rapporti personali con lo Tschiffeli, fondatore della società economica di Berna e iniziatore d'imprese agricole, il contatto con l'aristocratismo illuminato, lo studio delle teorie fisiocratiche e l'esperienza stessa allontanarono il P. dal moralismo astratto e ribelle dei patrioti e lo convinsero che la salvezza della patria si poteva raggiungere solo con una graduale riorganizzazione civile della società, fondata sull'elevazione economica della classe inferiore, ottenuta con una savia legislazione e col perfezionamento della tecnica, specialmente agricola. Ma lo scarso successo della sua impresa, nonostante la febbrile attività e l'entusiasmo posti in essa, rivelarono al P. che ogni riforma sociale-economica presupponeva, per essere efficace, un'educazione del popolo destinata a dargli dignità morale e a renderlo atto a un lavoro intelligente e proficuo. Si poneva così per la prima volta il problema, espresso nel Diario per l'educazione del figlio (1774) e nei piani e nelle relazioni dei suoi tentativi pedagogici (1775-78), che rimarrà fondamentale per le successive ricerche ed imprese: di conciliare l'idea rousseauiana di un'educazione naturale mirante alla libera formazione della personalità, con l'esigenza, già affermata in vista di fini politico-sociali dalla pedagogia illuministica, della concreta partecipazione di quella alla realtà della vita e ai suoi fini determinati. Ma l'istituto, fondato nel 1777 a Neuhof con l'appoggio dell'Iselin per l'educazione dei fanciulli poveri, doveva essere chiuso dopo due anni.

Il periodo dal 1779 al 1790 è per il P. periodo di meditazione, in cui egli pone le basi generali della sua concezione etico-pedagogica, attraverso un'evoluzione di pensiero, la cui prima tappa è rappresentata dall'Abendstunde eines Einsiedlers (1780). In essa l'accordo tra i principî del Rousseau e quelli del fisiocratismo illuminato è approfondito in senso religioso. La natura buona dell'uomo richiede, per espandersi liberamente, un'atmosfera di fiducia e d'amore, come possono offrire la famiglia e lo stato, concepito qui in senso paternalistico, quando la loro azione, fondamentalmente educativa, e in genere tutti i rapporti sociali, siano ispirati dalla fede in Dio che è "la più intima relazione dell'umanità". A tali principî s'ispira originariamente il romanzo Lienhard und Gertrud (1780-87), il cui argomento è dato dalla resurrezione economica e morale d'un paese, dovuta, prima, all'iniziativa di un'umile donna che, con l'affetto, riconduce il marito dall'ozio vizioso al lavoro, richiama l'autorità al suo dovere, fa della sua casa un centro d'attività e di virtù; poi, alla generosa energia riformatrice del castellano, in lotta con la superstizione del volgo e con la reazione delle classi dirigenti; infine all'opera educatrice di un veterano, Glüphi, che s'improvvisa maestro e diviene la guida delle nuove generazioni. Nelle due ultime parti, tuttavia, scritte dopo la redazione di alcuni saggi su particolari problemi etico-sociali, tra cui Über Gesetzgebung und Kindermord (1783), l'ottimismo religioso ha lasciato luogo a un'esperienza duramente pessimistica della vita sociale e alla convinzione che ai suoi mali può, per le nuove generazioni, metter rimedio solo una radicale realistica riforma, che garantisca un universale ordine di diritto e provveda al risorgimento economico con un'attiva educazione tecnico-professionale. Lo scoppio e gli eventi della rivoluzione francese, che il P. commentò equilibratamente nello scritto Ja oder Nein? (1793), lo confermarono in quest'atteggiamento realistico, non senza tuttavia che egli ne sentisse la limitatezza e ne avvertisse in seguito ogni giorno più l'insufficienza a soddisfare le sue più profonde esigenze e a risolvere il più intimo e radicale problema dell'umanità. Da ciò il P. fu costretto a riprendere l'analisi della natura spirituale dell'uomo nell'opera sua filosoficamente più organica, Meine Nachforschungen über den Gang der Natur in der Entwicklung des Menschengeschlechts (1797). Qui le interne contraddizioni della civiltà, esaminata nelle sue varie forme, sono spiegate con ciò, che la vita sociale, mentre offre alle passioni egoistiche dell'uomo, destatesi tosto ch'egli esce dallo stato mitico d'innocenza e d'accordo primigenio col mondo per entrare con esso in conflitto, la possibilità di raffinarsi e organizzarsi, le svaluta, le limita, le contrasta, senza tuttavia riuscire a esprimer da sé un principio d'ordine superiore. Pure da questa interna tensione della vita sociale scaturisce nell'uomo una più alta esigenza, che scopre il più profondo aspetto della sua natura: l'esigenza morale e religiosa, che, se per la sua essenza divina non può attuarsi in nessuna forma di civiltà sociale ed è anzi il principio della loro interna dialettica e il limite del loro processo infinito, ha invece la sua attualità nella libera energia della persona, che nella fede supera la dispersione delle tendenze sensibili e conquista la propria unità nella coscienza della sua missione ideale, nell'amore crea il libero e concorde mondo dell'umanità. Condizioni per lo sviluppo di queste energie morali sono una legislazione che garantisca un ordine normale di diritto e una religione che additi alle anime la verità della loro natura; ma l'efficacia di ambedue è condizionata dall'educazione che, attraverso un processo graduale ma concreto, liberi e armonizzi le energie spirituali della persona, ne assicuri l'intima solidità e la disponga a un'attività lieta e feconda, che nel più umile lavoro quotidiano dia opera alla creazione della vera umanità.

Il P. aveva con ciò definito la funzione e il valore dell'educazione, ma a determinarne la natura e i mezzi egli non pervenne se non attraverso l'esperienza diretta dell'opera educativa a cui si diede negli anni successivi, dopo aver partecipato tra il 1797 e il 1798 con la parola e gli scritti al trionfo della causa rivoluzionaria in Svizzera. Nel gennaio 1799, con l'appoggio del ministro Stapfer fonda a Stans un istituto per i fanciulli orfani e abbandonati; costretto a lasciare Stans per le vicende della guerra, insegna come maestro a Burgdorf e nel 1800 vi fonda, assistito dal Krüsi e poi dal Tobler e dal Buss, l'istituto che fu il centro delle esperienze pedagogiche, da cui nacquero lo scritto Die Methode (1800) e le quattordici lettere al Gessner, che costituiscono il volume Wie Gertrud ihre Kinder lehrt (1801). Il problema del metodo, che qui s'impone al P., è il problema di come sia possibile dare attualità all'idea di educazione come sviluppo libero e armonico delle energie spirituali in rapporto ai compiti concreti della vita. La soluzione sta nel concetto di educazione naturale ed elementare. Le forze che esprimono la natura spirituale dell'uomo sono tre: la forza del cuore, fondamento alle altre, che è principio della moralità e della religione; la forza dell'intelletto, che è principio del sapere; la forza dell'arte, che è principio della tecnica e del lavoro. Perché esse si sviluppino liberamente, armonicamente e concretamente è necessario che l'educazione parta dalle forme prime e immediate della loro manifestazione, gli elementi, estendendone via via la sfera d'azione in rapporto con l'esperienza e la vita del fanciullo. La forza del cuore ha la sua prima espressione nel sentimento di fiducia e d' amore che il bimbo ha naturalmente verso la madre e dovrà avere verso il maestro, e che per opera di costoro s'allargherà e determinerà, abbracciando tutti gli uomini e si purificherà elevandosi alla fede e all'amore di Dio. La forza dell'intelletto ha la sua prima manifestazione nell'intuizione, da cui ogni insegnamento dovrà partire, sviluppandone gli elementi impliciti di universalità verso un sapere concettuale organico. Questi elementi dell'intuizione sono tre: la forma, il numero, la parola di cui i due primi determinano le relazioni obiettive delle cose, il terzo esprime il loro riflesso psicologico e i complessi rapporti culturali. Nel loro insieme essi determinano il contenuto dell'istruzione elementare (disegno e geometria, aritmetica, studio della lingua), il cui piano di sviluppo è minutamente descritto dal P. secondo un processo graduale di estensione, determinazione geometrico-matematica e organizzazione concettuale dell'esperienza infantile. La forza dell'arte infine s'esprime in una serie di atti semplici, che stanno alla base d'ogni lavoro e dovrebbero venire sistematicamente perfezionati e coordinati al fine di un'educazione professionale. Tra il 1801 e il 1804 furono composti i libri elementari per sussidio dell'insegnamento: Buchstabierbuch; A B C der Anschauung; Buch der Mütter; Natürliche Schulmeister.

Negli anni seguenti il P., pur partecipando nelle ore più gravi alla disputa politica - ricordiamo, a proposito delle lotte tra unitarî e federalisti, Ansichten über die Gegenstände auf welche die Gesetzgebung Helvetiens ihrer Augenmerk vorzüglich zu richten hat (1802), e, dopo la caduta napoleonica: An die Unschuld, den Ernst und den Edelmut meines Zeitalters und meines Vaterlandes (1814) - si occupò essenzialmente dell'attività educativa e delle ricerche pedagogiche. L'istituto di Burgdorf, dopo un rapido sviluppo, dovette essere trasportato nel 1804 a Münchenbuchsee e rimanervi sotto la direzione del Fellenberg, mentre il P. fondava in Jverdon un grande istituto educativo, che sotto la sua direzione e per l'opera di abili collaboratori: Krüsi, Schmid, Niederer, Muralt, Mied, Hoffmann, Tobler, Henning, Pfeiffer, Nägeli, Schacht, Raumer, Froebel, fiorì rapidamente e vide accorrere da ogni parte d'Europa discepoli e maestri. L'infaticata attività del P., che nel 1818 creava un nuovo istituto per l'educazione dei poveri, non poteva però evitare che la sua istituzione risentisse dopo un decennio di vita delle mutate condizioni economiche e politiche e che in essa sorgessero dissensi tra i collaboratori. Un conflitto tra lo Schmid, che aveva perfezionato il metodo matematico, e il Niederer che aveva dato impostazione filosofico-idealistica alla pedagogia pestalozziana, degenerò rapidamente in aspre lotte personali e condusse allo scioglimento dell'istituto, provocato dal P. stesso nel 1824. Egli nel frattempo era venuto rielaborando le sue idee pedagogiche in una serie di scritti di cui i più importanti sono: Wesen und Zweck der Methode (1802); i frammenti raccolti sotto il titolo Ansichten und Erfahrungen die Idee der Elementarbildung betreffend; le lettere destinate a completare Wie Gertrud; le lettere al Graves del 1818 (Letters on early education, 1827; Mutter und Kind (1827); la correzione iniziata nel 1819 di Lienhard und Gertrud; infine lo Schwanengesang (1825). In questi scritti il P. tende sempre più a lasciar cadere le particolarità artificiose del metodo, insiste sul valore dell'esperienza immediata, sulla necessità che il processo educativo coincida con l'espansione della vita sia in ogni grado armonico, mentre illumina sempre più vivamente il senso e la funzione spirituale dell'educazione in senso religioso, facendo coincidere l'idea dell'educazione elementare con l'ideale del cristianesimo di redenzione spirituale dell'umanità. Un breve scritto in difesa della sua opera: Meine Lebensschicksale (1826) provocò un aspro libello di un discepolo del Niederer, il Biber, libello che giunse al P. quando egli già piegava sotto il male. Morì a Brugg il 17 febbraio 1827.

Il problema della connessione tra l'ideale della libera natura umana e la concreta realtà storica della cultura, tra la spontaneità soggettiva e l'obiettività spirituale, che travaglia la fine del sec. XVIII e il principio del XIX e che nella filosofia idealistica s'è risolto con il concetto della libertà dello spirito, sta al fondo anche delle ricerche del P. e della sua idea dell'educazione naturale ed elementare. Certo egli raggiunge tale idea solo attraverso e nei limiti della sua esperienza personale, ma in questa esperienza era così profondamente vissuta la crisi del suo tempo e, in generale, dell'umanità ed era ricercata con tale fede la sua soluzione nell'attività educativa, che l'intuizione a cui riuscì, nonostante i difetti della sua formulazione, si armonizzava con le correnti più vive della cultura e del pensiero contemporanei e riassumendo la riflessione pedagogica anteriore, conciliando e superando insieme l'utilitarismo sociale dell'illuminismo e il naturalismo del Rousseau, coglieva con l'ideale più alto il problema essenziale dell'educazione. Praticamente spetta al P., oltre al merito generale di avere radicalmente approfondito la coscienza pedagogica, quello d'aver posto in rilievo il valore spiritualmente umano e nazionale dell'educazione, specie rispetto ai ceti più poveri, d'aver innovato, contro la tradizione metodica irriflessa, il problema d'una prassi educativa, sia pure attraverso soluzioni parziali, d'avere offerto lo schema per l'organizzazione dell'istruzione popolare elementare e dell'educazione professionale. D'altra parte gl'istituti pestalozziani servirono di modello a filantropi e governi di tutta l'Europa e prepararono tutta una generazione di maestri, mentre alle idee del P. s'ispiravano i grandi pedagogisti del secolo: il Herbart e il Froebel.

Ediz.: L'edizione delle opere del Pestalozzi, Sämtliche Werke, a cura di H. Seyffart (voll. 12, Liegnitz 1899 segg.), viene oggi sostituita da quella critica a cura di A. Buchenau, E. Spranger, H. Stettbacher (Berlino 1927 segg.). In Italia oltre a varie traduzioni scolastiche sono notevoli l'iniziata traduzione delle Opere complete (Venezia-Firenze 1927 segg.) e la traduzione delle Mie ricerche a cura di A. Piazzi (Firenze 1929).

Bibl.: J. Viget, Grundlinien d. Erziehungslehre P., Lipsia 1914; P. Natorp, P., sein Leben u. seine Ideen, ivi 1919; Der Idealismus P., ivi 1919; A. Heubaum, J. H. P., Berlino 1920; F. Delekat, J. H. P., Lipsia 1926; G. Sganzini, J. E. P., Palermo 1927; A. Banfi, P., Firenze 1928.