TIECK, Johann Ludwig

Enciclopedia Italiana (1937)

TIECK, Johann Ludwig

Giovanni A. AIfero

Scrittore, nato a Berlino il 31 maggio 1773, morto pure a Berlino, il 28 aprile 1853. Di famiglia borghese, frequentò il ginnasio a Berlino, l'università a Halle, Gottinga, Erlangen e poi di nuovo a Gottinga, dedicandosi alla storia e alla filologia. Ma l'ingegno precoce lo volse ben presto alla produzione letteraria, iniziata come produzione di mestiere, sotto la guida del suo maestro Rambach, posta poi, dopo il ritorno a Berlino (1794) al servizio del Nicolai, elevata infine a occupazione e passione della vita. Di sensibilità e fantasia eccitabili, ma di scarsa originalità e saldezza di pensiero, ebbe una giovinezza torbida di malinconia e di pessimismo, di cui sono un riflesso le tinte cupe e la tendenza disgregatrice dei suoi primi scritti.

Fra questi si ricordano i racconti Almansur (1790) e Abdallah (1792), i componimenti drammatici a intonazione fatalistica Der Abschied (1792) e Karl von Berneck (1797) e soprattutto il romanzo, ispirato al Paysan perverti di Restif de la Bretonne, Die Geschichte von William Lovell (1795-1796), in cui, sullo sfondo di una società corrotta e immorale, si attua il graduale pervertimento del protagonista, e solo debole rassegnazione è opposta al dilagare del vizio.

Se queste prime opere, come gran parte di quanto il T. scrisse per il Nicolai nelle Straussfedern (1795-98) - novelle satiriche, libere rielaborazioni di racconti antichi, generalmente francesi - potevano ancora essere nel gusto dell'illuminismo, l'intima tendenza romantica della sua natura non doveva tardare a spiegarsi e a opporlo a quello decisamente. Notevole è stato per questo aspetto l'influsso del Wackenroder, che il T. ebbe compagno di studî e amico tenerissimo, che lo aprì all'ammirazione del Medioevo tedesco, al culto dell'arte, alla comprensione della poesia popolare; che col suo candore, il suo fervore, l'aiutò a dominare i tormenti della fantasia.

Segnano il passaggio al nuovo indirizzo i Volksmärchen zon Peter Lebrecht (1797), e specialmente, in tale opera, alcuni rifacimenti poetici di libri popolari (Die Geschichte von den Heymonskindern, Die Liebesgeschichte der schönen Magelone, ecc.); alcuni Märchen, tutti colore e "Stimmung" fra cui Der blonde Ekbert, alcune fiabe drammatiche, alla maniera del Gozzi, ove il giuoco della fantasia si alterna con la satira soprattutto contro l'illuminismo, inteso come concezione utilitaristica e mediocre della vita e della poesia (Der gestiefelte Kater, Ritter Blaubart). E la nuova tendenza si afferma in pieno, quando il T. collabora alle Herzensergiessungen eines kunstliebenden Klosterbruders e alle Phantasien Über die Kunst del Wackenroder, da lui pubblicate nel 1797 e 1799, quando col Wackenroder concepisce il romanzo Franz Sternbalds Wanderungen, che poi comporrà dopo la morte dell'amico, senza peraltro portarlo a compimento (1798). Foggiato sul tipo del Wilhelm Meister goethiano, lo Sternbald, che è il primo "Bildungsroman" dei romantici, ha per argomento il divenire di un artista, attraverso varie esperienze, tra cui culminante il viaggio in Italia; e si risolve in un elogio della Germania dei tempi di Dürer, dell'arte e della poesia. Lineare nell'argomento, ma indugiante in episodî e parentesi, è scritto in prosa poetica, intercalata di frequenti canti lirici. Opere schiettamente romantiche sono parimenti la bizzarra commedia Die verkehrte Welt (1799), le Romantische Dichtungen (1799-800), comprendenti tra l'altro la commedia Prinz Zerbino, oder die Reise nach dem guten Geschmack, che si ricollega alle precedenti commedie satiriche, ribadendo l'irrisione e l'attacco contro la cultura illuministica, il dramma Leben und Tod der heiligen Genoveva, tutto fiorettature liriche, ispirato alla religiosità che, dalle Reden über die Religion dello Schleiermacher, si era diffusa nel cenacolo romantico, nonché al misticismo del Böhme, divenuto, fra i romantici, di moda, e il racconto fantastico Der getreue Eckart und der Tannenhäuser; il "Märchen" Der Runenberg (1802); infine il Kaiser Oktavianus (1804), rifuggente dalle esigenze del teatro, in una libera commistione di generi e di stili, protraentesi per ben dieci atti.

Sono tutte opere costruttivamente deboli, con carattere spesso d'improvvisazione, scaturite più da una facile emotività e mobilità fantastica, che non da vera necessità poetica; ma sembrano fatte per incarnare l'ideale romantico di una poesia liberissima dai limiti della realtà; e alla concezione romantica recavano un apporto proprio nell'accentuata colorazione e musicalità del linguaggio, reso atto a esprimere le più indefinite armonie dell'anima e le malie della natura nel silenzio della notte lunare, nella solitudine dei boschi, nel giuoco misterioso delle sue forze segrete. Di qui il favore di cui il T. godette presso i romantici, quando, unitosi ad Amburgo con Maria Alberti, si trasferì nel 1799 a Jena, ove si strinse di amicizia con i due Schlegel, col Novalis, che l'ebbe carissimo, con Fichte e Schelling, e conobbe Schiller e Goethe. Nel 1801 passò a Dresda con F. Schlegel, per fissarsi poi, l'anno seguente, a Ziebingen, presso Francoforte s. O., che non lasciò più fino al 1819, se non per un lungo soggiorno a Monaco (1808-10) e per qualche viaggio a Vienna, Praga, Londra, Parigi, e soprattutto, nel 1805, per un viaggio in Italia, di cui segnò le tappe e le impressioni in un ciclo di mediocri Reisegedichte.

Nell'orbita romantica si svolge ancora la sua produzione poetica dopo il rapido sciogliersi del cenacolo romantico; ed egli poteva bene riunire in una stessa raccolta (Phantasus, 1812-17) alcune delle sue più caratteristiche opere precedenti con le sue opere nuove, fra cui notevoli alcune fiabe (Die Elfen, Der Pokal) e la rielaborazione drammatica del libro popolare Fortunat, mentre, in analogia pure alla tendenza romantica, volgeva la mente altresì all'indagine letteraria, alla volgarizzazione dell'antica poesia tedesca e della poesia spagnola e inglese. Sono di quegli anni, fra altro, la raccolta dei Minnelieder aus der schwäbischen Vorzeit (1803), lo studio dei Nibelungi, la magistrale traduzione del Don Chisciotte del Cervantes (1799-1804), quella del teatro inglese anteriore a Shakespeare (Altenglisches Theater, 1817), nonché il continuato studio di Shakespeare, a cui voleva dedicare una grande opera critica, che non fu invece portata a compimento.

Un nuovo periodo nell'attività letteraria del T. segna il suo trasferimento a Dresda (1819), ove la precedente produzione drammatica e, più, i suoi studî sul teatro gli ottennero l'ufficio di consigliere di quel Hoftheater (1825), ufficio in cui spiegò un'efficace azione (Dramaturgische Blätter, 1825-26; 1832). Ma non nel teatro si spiegò la sua nuova attività creatrice, bensì essenzialmente nella prosa narrativa e in particolar modo nella novellistica, precorrendo e preparando lo sviluppo che questa ebbe poi a mezzo il secolo in Germania.

Libero ormai dalle esaltazioni giovanili e sensibilissimo sempre al mutarsi dell'atmosfera, il T. si svolge nelle novelle man mano a un moderato realismo, versando in una prosa lucida e colorita, agile ed efficace, i frutti della sua osservazione di uomini e di cose (Die Verlobung, 1823; Die Gesellschaft auf dem Lande, 1825; Der Gelehrte, 1827; Musikalische Leiden und Freuden, 1834; Des Lebens Überfluss, 1839, ece.), togliendo talvolta argomento dai suoi studî filologici, come in Dichterleben (1826-1831) e Der Tod des Dichters (1833), di cui sono protagonisti Shakespeare e Camões, o dalla storia (Der Aufruhr in den Cevennen, 1826), e tentando, invero senza fortuna, sulle tracce di W. Scott e del Manzoni, di salire al romanzo (Vittoria Accorombona, 1840). Ottimi frutti continuava intanto a dare anche la sua attività di studioso: fra il 1825 e il 1833 curò l'edizione di Shakespeare nella versione di A.W. Schlegel, completandola con la collaborazione della propria figlia Dorotea e del Baudissin, dei quali pubblicò pure la versione di sei drammi antichi inglesi (Shakespeares Vorschule, 1823-29); né è per lui piccolo merito l'avere presentati e introdotti, come già il Wackenroder, il Novalis (1802), Maler Müller (1811), così il Kleist e il Lenz, pubblicando del Kleist gli scritti postumi (1821), del Kleist e del Lenz la prima edizione completa (1826 e 1828).

Chiamato da Federico Guglielmo IV a Berlino nel 1841, vi trascorse gli ultimi anni, circondato da una grandissima popolarità.

Opere: Sämtliche Schriften, voll. 20, Berlino 1828-46; Kritische Schriften, voll. 2, Lipsia 1848; Gesammelte Novellen, voll. 12, Berlino 1852-54; Nachgelassene Schriften, voll. 2, Lipsia 1855. Scelte curate da: Welti (Stoccarda 1866-88); G.L. Klee (Lipsia 1893); G. Witkowski (ivi 1903); E. Berend (Berlino-Lipsia 1909); J. Minor (Coll. Kürschner, 1885); Das Buch über Shakespeare, a cura di H. Lüdeke, Halle 1920; Briefe an L.T., a cura di K. v. Holtei, voll. 4, Breslavia 1864; L.T. und die Brüder Schlegel, Briefe..., a cura di H. Lüdeke, Francoforte s. M. 1930.

Versioni: Il Cavaliere Barbableu, traduzione di G. Fornelli, Lanciano 1920; Il gatto con gli stivali, traduzione introduzione e note di E. Maddalena, Firenze 1924.

Bibl.: R. Köpke, L. T. Erinnerungen aus dem Leben..., Lipsia 1855, voll. 2; H. v. Friesen, L. T., Erinnerungen eines alten Freundes aus den Jahren 1825-42, Vienna 1871; B. Steiner, L. T. und die Volksbücher, Berlino 1893; G. L. Klee, Zu T.s germanistischen Studien, Bautzen 1895; Garnier, Zur Entwicklungsgeschichte der Novellendichtung T.s, Giessen 1899; J. Ranftl, L. T.s Genoveva als romantische Dictung betrachtet, Graz 1899; K. Hassler, L. T.s Jugendroman William Lovell, Greifswald 1902; W. Meissner, L. T.s Lyrik, Berlino 1902; E. Ederheimer, J. Böhmes Einfluss auf L. T., Heidelberg 1904; P. Koldewei, Wackenroder u. s. Einfluss auf L. T., Lipsia 1904; H. Günther, Romantische Kritik u. Satire bei L. T., ivi 1907; G. Manacorda, I Reisegedichte e l'arte di L.T., in Rivista di letteratura tedesca, 1907; H. Lebede, T.s Novelle Der Aufruhr in den Cevennen, Halle 1909; F. Brüggemann, Die Ironie als entwicklungsgeschichtliches Moment, Jena 1909; W. Steinert, L. T. u. d. Farbenempfinden der romantischen Dichtung, Dortmund 1910; F. Wüstlin, T.s William Lovell, Halle 1912; G. Fornelli, T. e l'Italia, in Rivista d'Italia, 1913; L. Färber, Das Komische bei L. T., Giessen 1919; W. Jost, Von L. T. zu E. T. A. Hoffmann, Berlino 1921; H. Lüdeke, T. u. d. alte englische Theater, Francoforte s. M. 1922; E. Goerte, Der junge T. u. die Aufklärung, 1926; Fr. Gundolf, Romantiker, nuova serie, Berlino 1931; I. Majone, Profili della Germania romantica, Torino 1935. Cfr. inoltre, le opere sul romanticismo di R. Haym, R. Huch, O. Walzel, A. Farinelli, P. Kluckohn.

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