ECKHART, Johannes

Enciclopedia Italiana (1932)

ECKHART, Johannes

Antonio Banfi

Nacque da nobile famiglia a Hochheim presso Gotha circa il 1260, ed entrato nell'ordine domenicano, fu successivamente vicario di Turingia, provinciale di Sassonia, vicario generale di Boemia, provinciale delle provincie tedesche, dedicandosi, oltre che agli uffici, alla predicazione, alla redazione di scritti numerosi in tedesco e in latino e all'insegnamento in Roma, Parigi, Strasburgo e Colonia. Apertosi nel 1326 il processo per l'esame di alcune sue proposizioni accusate d'eresia, egli morì, dopo aver confermato la sua ortodossia, nel 1327, due anni prima che fosse pubblicata la sua condanna.

Egli è il maggiore rappresentante della "mistica tedesca", movimento sviluppatosi in Germania nella prima metà del sec. XIV, come reazione alla profonda crisi istituzionale e sociale, nelle rinnovate schiere maschili e femminili degli ordini regolari e nei centri dell'artigianato borghese, aspiranti le une e gli altri, per diversi motivi, a una libera e profonda spiritualità religiosa, fondata sulla coscienza mistica dell'essenziale unità dell'anima con Dio, alla quale potevano offrire fondamento speculativo non solo la tradizione neoplatonica, ma la stessa filosofia tomistica per il momento d'immanentismo monistico in essa implicito.

Le fonti filosofiche di Meister Eckhart sono Aristotele, Dionisio l'Areopagita, il Liber de Causis (Proclo), Agostino, Origene, Giovanni Damasceno, Avicenna, Bernardo, Tommaso, ch'egli sfrutta con largo eclettismo a dare espressione teoretica alla profonda originale esperienza mistica, in cui l'estrema problematicità dello spirito religioso, accettata e vissuta di là da tutte le attenuazioni e contaminazioni ortodosse, s'eleva ad acquistare significato positivo come principio di rinnovamento del senso e del valore della vita, in funzione di un'assoluta teonomia.

La trascendenza divina è espressa nell'idea della Divinità, concepita come l'assoluto Principio immune da ogni distinzione o movimento, da cui procede, per emanazione, Dio, eterna, attiva attualità dell'essenza divina, che si compie nello sviluppo trinitario, per cui dall'assoluto essere del Padre si genera il Figlio, l'espressa verità dell'eterno sistema delle idee, e l'uno all'altro si ricongiunge nell'amore dello Spirito Santo, come vita in sé conclusa. Ma nell'atto stesso con cui il Padre genera il Figlio, suscita il mondo, la totalità delle creature, in quanto partecipa l'essere suo alle forme che sono pure idee nel Verbo. Perciò le cose hanno in Dio il loro essere e la loro sussistenza e Dio è in esse necessariamente immanente, per la sua infinita attività. Fuori di tale sussistenza in Dio, considerata nella sua separazione la creatura è un semplice nulla e in ciò consiste il suo destino di peccato e di dolore. Anche l'essenza dell'anima umana, il centro unitario delle forze spirituali, principio di conoscenza e d' amore, è l'essere di Dio stesso che attende e sollecita la sua liberazione dall'illusione della finità. Perché questo avvenga, l'anima deve separarsi radicalmente dal male, cioè dalla propria esistenzialità finita, da ogni volere particolare, per lasciare svolgere la propria essenza divina e aver pace in essa. In questa liberazione interiore si attua per ogni uomo la redenzione di Cristo, indipendentemente da ogni imitazione degli atti o partecipazione sentimentale alla vita del Cristo storico. Questi, poiché è il primo uomo che ha ristabilito radicalmente l'unità con Dio perduta in Adamo, è l'assoluto modello della perfezione etico-religiosa, ma egli differisce solo per grado e non per natura da ogni altro uomo in cui è sempre presente e attivo l'essere stesso di Dio.

Tale concezione metafisica non sbocca per E., nel campo etico, a un mero quietismo. Affinché l'elemento creaturale si risolva senza residui e positivamente nell'essere divino, è necessario non che l'uomo si ritiri dall'azione, ma che agisca senza la preoccupazione di alcuno scopo finito, abbandonando in Dio tanto il suo essere quanto il suo fare, perché, di là da ogni fine umanamente pensabile, essi si giustifichino, risolvendosi nell'assoluto essere di Dio, in cui sta il senso, il valore, la vita d'ogni creatura. Da tal punto di vista, ogni opera particolare di culto decade a un valore affatto secondario di fronte all'interiore attitudine dell'anima.

I motivi della condanna da parte dell'ortodossia cattolica sono evidenti nel concetto ipostatico dell'Essenza divina e nel suo rapporto con la trinità di Dio; nel concetto della creazione come collatio dell'essere divino, e dell'immanenza di questo all'essere delle creature e particolarmente dell'anima umana; nell'interpretazione della natura e del significato del Cristo; nella dottrina della colpa e della redenzione e del valore delle opere. È naturale che i motivi immanentistici abbiano reso possibile l'influenza della dottrina eckhartiana sulle correnti del panteismo eretico-popolare, come ad esempio su quella dei Fratelli e Sorelle del Libero Spirito. Ma la sua azione più diretta fu nel campo ortodosso e si rivela in J. Tauler, H. Seuse, J. v. Ruysbroeck, nella Theologia deutsch, ripercuotendosi in G. O. v. Slatheim, E. Rube, Hermann v. Loveia, Florentius v. Utrecht, Albrecht v. Driforte, Hane il Carmelita, Berthold v. Moosburg, Anonimus Greith, Heimericus de Campo, sino a Nikolaus von Kues.

Opere: Manca un'edizione critica completa. Gli scritti tedeschi in Deutsche Mystiker des XIV. Jahrhunderts pubblicati da F. Pfeiffer, II, Lipsia 1857; 3ª ediz., Gottinga 1913 (su cui cfr. A. Spamer, Zur vberlieferung d. Pfnfferschen Eckharttexte, in Beitr. z. Gesch. d. deut. Spr. u. Lit., XXXIV, 1908, p. 307 segg.; H. Benzmann, Neuere Literatur über M. Eckhart, in Monatshefte d. Comenius Gesellschaft, 1912, p. 143 segg.). Degli scritti latini larghi estratti in H. Denifle, Meister Eckharts lat. Schriften u. die Grundanschauung s. Lehre, in Archii f. Lit. u. Kirchengesch. d. M.A., II, 1886, p. 417 segg. (su cui cfr. E. Krann, Meister EcRhart im Lichte d. Deniflescïen Funde, Bonn 1889). Riduzioni moderne degli scritti tedeschi: Meister Eckharts mystische Schriften, a cura di G. Landauer, Berlino 1903; Master Eckharts Schriften und Predigten a. d. Mittelhochdeutsche ed. e trad. di H. Buttner, Jena 1909. Edizione di scritti tedeschi e latini: A. Spamer, Texte aus deutschen Mystik des XIV. u. XV. Jahrh., JEna 1912. Traduzione italiana: Maestro Eckhart, Prediche e trattati, trad. di G.C., Bologna 1927.

Bibl.: J. Bach, Meister Eckhart der Vater d. deutschen Spekulation, Vienna 1864; A. Lasson, Meister Eckhart der Mystiker, Berlino 1868; Ph. Strauch, Meister Eckharts Problems, Halle 1912; J. Bernhart, Bernhardinische u. Eckhartische Mystik, Monaco 1912; Fr. Jostes, Meister E. u. seine Junger, Lipsia 1915; W. Lehmann, Meister E., Jena 1919; O. Karrer, Meister E., Das System seiner relig. Lehren u. Lebensweisheit, Monaco 1926; G. Della Volpe, Il mist. speculativo di Maestro E. nei suoi rapporti storici, Bologna 1930.

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