Harsányi, John Charles

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Harsanyi, John Charles

Giuseppe Smargiassi

Harsányi, John Charles (propr. János Károly)

Economista ungherese naturalizzato statunitense, nato a Budapest il 29 maggio 1920. Dopo la laurea in farmacia, ha conseguito il dottorato in filosofia all'università di Budapest. Si è trasferito nel 1950 a Sydney in Australia, dove ha intrapreso gli studi di economia, e nel 1959 ha conseguito il dottorato in USA alla Stanford University sotto la guida di K. Arrow. Professore di economia alla Wayne State University di Detroit (1961-63) e di Business Administration all'università californiana di Berkeley (1964-90). Già fellow del Center for Advanced Study in the Behavioral Sciences (1965-66), è membro della National Academy of Sciences, fellow dell'Econometric Society e distinguished fellow dell'American Economic Association. Nel 1994 ha ricevuto il premio Nobel per l'economia, assieme a J.F. Nash e R. Selten, per la sua "analisi pionieristica degli equilibri relativa alla teoria dei giochi non cooperativi".

La ricerca di H. si è concentrata essenzialmente sulla teoria assiomatica del comportamento razionale, da lui estesa a un'ampia categoria di situazioni che non avevano ancora ricevuto una soddisfacente soluzione analitica. Il concetto di razionalità, largamente utilizzato come paradigma interpretativo e descrittivo dei fenomeni di natura economica e sociale, è rimasto a lungo confinato allo studio delle scelte in condizioni di certezza, nelle quali il soggetto razionale è a conoscenza in maniera univoca dell'esito associato a ciascuna delle possibili azioni a lui aperte. Tale impostazione permette di formalizzare i modelli di scelta razionale nel classico problema della ricerca del punto di massimo di una funzione di utilità, ma non di trattare le situazioni di scelta in condizioni di rischio (il soggetto non conosce in maniera univoca l'esito associato a ciascuna scelta ma solo la distribuzione delle probabilità oggettive) e di incertezza (nel qual caso non è nota neanche la distribuzione delle probabilità oggettive), che assumono invece maggiore rilevanza per lo studio dei fenomeni reali. Il maggior contributo di H. in questo campo di studi è consistito nell'introdurre particolari assiomi di razionalità, noti come postulati bayesiani (dal matematico T. Bayes, 1702-1761), in modo da rendere il comportamento razionale in condizioni di rischio e di incertezza equivalente alla massimizzazione matematica della funzione di utilità prevista.

I modelli di comportamento razionale fondati sull'utilità prevista sono stati applicati da H. anche ai problemi di teoria dei giochi non cooperativi, nei quali l'esito delle azioni dipende dall'interazione delle decisioni prese da due o più soggetti con interessi confliggenti, e dall'informazione che ciascuno di questi ha circa le intenzioni e le strategie degli avversari. Fino alla seconda metà degli anni Sessanta, gli strumenti analitici disponibili in questo campo di studi permettevano di trovare soluzioni solo per giochi in cui ciascun giocatore dispone di informazioni complete riguardo alle funzioni di utilità, alle strategie e al livello di informazione degli avversari. Soluzioni analitiche soddisfacenti non erano invece disponibili per i casi più realistici di informazione incompleta circa tali parametri. In una serie di articoli pubblicati tra il 1967 e il 1968 dal titolo Games with incomplete information played by 'Bayesian' players (apparsi in Management science e rist. in Papers in game theory, 1982), H., trattando i giochi a informazione incompleta come un caso particolare di incertezza, ha potuto introdurre gli assiomi di razionalità bayesiana e trovare soluzioni anche per questa categoria di giochi. Egli, in particolare, ha supposto che tutte le possibili combinazioni dei parametri che caratterizzano il gioco siano riconducibili a un dato numero di 'tipi', ciascuno dei quali rappresenta un particolare insieme di preferenze, strategie e informazioni. Inoltre, ipotizzando che ciascun giocatore conosca solamente la distribuzione della probabilità che ogni avversario appartenga a un particolare 'tipo', H. è stato in grado di trasformare l'originaria impostazione del gioco a informazione incompleta in un gioco a informazione completa benché imperfetta.

I modelli basati sull'utilità prevista sono stati infine utilizzati da H. per dare fondamento a una teoria etica basata sui principi della tradizione utilitaristica. In aperto contrasto con la teoria neocontrattualistica di J. Rawls, l'impostazione di H. cerca di conciliare gli aspetti particolaristici delle preferenze morali dell'individuo con quelli universalistici derivanti dai principi di razionalità e utilità sociale (utilitarismo delle regole).

Tra le altre pubblicazioni di H. si ricordano: The tracing procedure. A Bayesian approach to defining a solution for n-person non-cooperative game, in International journal of game theory, 1975, 4, pp. 61-94; Can the maximum principle serve as a basis for morality? A critique of J. Rawls's theory, in American social science review, 1975, 59, pp. 594-606; Rational behaviour and bargaining equilibrium (1977; trad. it. 1985); Bayesian decision theory and utilitarian ethics, in American economic review. Papers and proceedings, 1978, 68, pp. 223-28; Rule utilitarianism and decision theory, in Erkenntnis, 1980, 11, pp. 44-48; A general theory of equilibrium selection in games (in collab. con R. Selten, 1988).

bibliografia

P.C. Fishburn, On Harshanyi's utilitarian cardinal welfare theorem, in Theory and decision, 1984, 17, pp. 21-28.

R.K. Lie, An examination and critique of Harshanyi's version of utilitarianism, in Theory and decision, 1986, 21, pp. 65-83.

S. Selinger, Harshanyi's aggregation theorem without selfish preferences, in Theory and decision, 1986, 20, pp. 53-62.

Harsány János a jatekelmelet Nobel-dijasa, a cura di F. Nagy, Akdemiai Kiado, Budapest 1995.

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