SWIFT, Jonathan

Enciclopedia Italiana (1937)

SWIFT, Jonathan

Mario Praz

Scrittore e uomo politico, nato a Dublino il 30 novembre 1667, ivi morto il 19 ottobre 1745. Era figlio di Jonathan Swift e di Abigail Erick di Leicester, e nipote di Thomas Swift (morto 1658), vicario di Goodrich e carattere bizzarro, che molto si era adoperato per la causa di re Carlo I; essendosi Thomas sposato con Elizabeth Dryden, nipote di sir Erasmus Dryden, nonno del poeta John Dryden, lo Sw. era biscugino di costui. Il padre, di famiglia originaria dallo Yorkshire, venne in Irlanda a diciotto anni, e morì prima della nascita dello Sw.: questi dunque non poteva considerarsi altrimenti che come un inglese nato in terra straniera. Parte per la morte del padre, parte perché la madre lo affidò dapprima alla nutrice, poi lo lasciò mettere a scuola a Kilkenny, mentre ella stessa tornò in Inghilterra, lo Sw. ebbe una fanciullezza solitaria in cui può ricercarsi l'origine prima del suo singolare carattere. All'educazione del ragazzo provvide lo zio Godwin Swift, che, dopo gli otto anni alla buona Kilkenny Grammar School (1673-1681) dove ebbe a compagno W. Congreve, lo mandò al Trinity College di Dublino nel 1682: venendo censurato per assenze dalle funzioni religiose e scappate in campagna, ottenne il diploma universitario solo speciali gratia (febbraio 1686) e non conservò quindi alcun grato ricordo dell'università: così gli mancò pure il vincolo affettivo della scuola, oltre a quelli della patria e della famiglia.

Dopo qualche mese presso la madre a Leicester, lo Sw. nel giugno 1689 venne assunto in qualità di segretario da sir William Temple a Sheen, e in questa posizione ebbe modo di studiare davvicino i retroscena della vita politica; le sue relazioni con quell'uomo politico opportunista e fondamentalmente scettico durarono strette per circa dieci anni, a varî intervalli; così nel maggio 1690 lo Sw. tornò in Irlanda, per nuovamente dimorare presso il Temple a Moor Park nell'agosto 1691; nel luglio 1692 ottenne il diploma di Magister Artium a Oxford, e lasciò Moor Park nel maggio 1694, tornandovi due anni dopo per restarvi fino alla morte del Temple (gennaio 1699): in complesso tre soggiorni presso il Temple, il primo di circa un anno, il secondo di oltre tre anni, il terzo di due anni e mezzo. La posizione di dipendente del vecchio diplomatico, mentre amareggiò un temperamento riottoso ed egocentrico come quello dello Sw., non gli recò i vantaggi che si riprometteva per la carriera. Lo Sw. tentò pure di farsi strada nei circoli letterarî scrivendo odi pindariche, una delle quali (Ode to the Athenian Society, 1691) avrebbe provocato, a dire del Johnson, il famoso giudizio di Dryden: "Cousin Swift, you will never be a poet". Deluso dal Temple nelle aspettative di carriera, vide sola via per ottenere l'indipendenza economica quella del sacerdozio: fu ordinato diacono il 25 ottobre 1694 e sacerdote il 13 gennaio 1695, e ottenne la piccola prebenda di Kilroot. Stancatosene dopo pochi mesi, tornò nel maggio 1696 presso il Temple col quale riuscì a riconciliarsi, e col fine di aiutare costui che s'era impegnato nella controversia circa i meriti degli antichi e dei moderni scrisse The Battle of the Books (pubbl. 1704) ove in forma allegorica son messi in ridicolo gli scrittori moderni.

Il Temple, lodando le spurie epistole di Falaride, che a occhi chiusi aveva accettato per genuine, in un suo saggio sui relativi meriti del sapere antico e del moderno, si era tirato addosso gli attacchi di William Wotton e del famoso grecista Richard Bentley. Lo Sw., trattando la questione con spirito satirico, immagina che la battaglia prenda origine dalla richiesta dei moderni che gli antichi evacuino la più alta delle due cime del Parnaso da loro occupata fin allora. I libri che patrocinano la causa dei moderni s'incaricano della faccenda; ma prima del conflitto sorge una controversia tra un ragno che vive in un angolo della libreria e un'ape che è rimasta impigliata nella sua tela. Esopo trae la morale: il ragno è come i moderni che cavan fuori dalle loro viscere di che filare la loro scienza, l'ape è come gli antichi che estraggono dalla natura il loro miele. Il commento di Esopo spinge i libri al furore e alla pugna. Gli antichi, sotto l'egida di Pallade, sono guidati da Omero, Pindaro, Euclide, Aristotele e Platone, con Sir William Temple alla testa degli alleati; i moderni da Milton, Dryden, Descartes, Hobbes ed altri, con l'aiuto di Momo e della maligna dea Critica. Nella mischia Aristotele scocca un dardo contro Bacone ma colpisce Descartes, Omero getta a terra Gondibert (titolo di un poema epico di W. Davenant, 1651), Virgilio viene a corpo a corpo col suo traduttore Dryden che ha un elmo nove volte troppo grande. In complesso gli antichi hanno il sopravvento, ma segue una tregua e la conclusione resta in sospeso.

Nello stesso periodo lo Sw. faceva la parodia della storia del cristianesimo in The Tale of a Tub (pubbl. insieme con l'opera precedente): satira che impedì poi la sua nomina al vescovato.

Nella prefazione si spiega il titolo, derivante dall'uso dei marinai quando incontrano una balena, di lanciarle una botte vuota per distrarla dall'attaccare la nave: così questa satira vorrebbe distrarre il Leviathan del Hobbes (v.) e gl'ingegni dell'epoca dall'assalire i lati deboli della religione e del governo. Segue la storia d'un padre che lascia a ciascuno dei suoi tre figli, Peter, Martin e Jack, un pastrano, ordinando che a nessun prezzo lo alterino. Peter è allegoria del cattolicismo, Martin (da Martin Lutero) della chiesa protestante, e anglicana in specie, Jack (cioè Gianni, da Giovanni Calvino) dei nonconformisti. I figli a poco a poco disobbediscono all'ingiunzione paterna, e Pietro trova scuse per coprire l'abito di fronzoli, Martino per privarlo d'ogni superstruttura non necessaria, Gianni per ridurlo a brandelli nella mania di purificarlo. Finalmente Martino e Gianni vengono a lite col prepotente Pietro, poi tra loro, e si separano. La satira dello Sw., particolarmente violenta contro Pietro, non risparmia neppure Martino, rappresentante della chiesa a cui Sw. apparteneva. A giustificazione del significato allegorico attribuito ai tre abiti, lo Sw. narra che al tempo che i tre fratelli si misero a cercar fortuna nel mondo, era diffusa una setta che adorava il sarto come Dio, e sosteneva che tutte le creature erano solo varie specie di stoffe, che tutte le forme di cultura non facevano che fornire un esatto abito, e che, per esempio, la religione non era che una veste. La narrazione è interrotta da digressioni al fine di parodiare gli scrittori eruditi e polemici; l'opera fornirà innumerevoli spunti agli scettici per tutto il corso del Settecento, e il motivo centrale del Sartor Resartus al Carlyle.

Connesso con The Tale of the Tub è il complesso problema dei sentimenti religiosi dello Sw. Da codesto racconto allegorico può legittimamente vedersi in lui, come fu veduta, la figura d'un libero pensatore, mentre certi suoi versi On the Day of Judgment, più tardi, potrebbero fargli attribuire una concezione di Dio assai eterodossa. Quali fossero in realtà i sentimenti più intimi dello Sw. in questo campo come in quello dell'amore, è arduo congetturare, dato il suo riserbo e il suo orrore morboso di tutto ciò che sapesse d'effusione. Che egli accettasse la religione come corpo d'incontrovertibili assiomi della ragione, che tal razionalismo riuscisse in una forma d'agnosticismo, a differenza da quel che accadeva coi deisti che, d'altronde, nessuna forma di misticismo alleggerisse quel senso di finale mistero, pare probabile, come par certo che la sua fedeltà alla chiesa sia da interpretarsi al modo della lealtà verso un partito politico, quando addirittura non voglia vedersi in essa (con Leslie Stephen), una forma d'egoismo: lo Sw. sarebbe rimasto attaccato alle dottrine della chiesa, perché era la sua chiesa. Fede e appartenenza alla chiesa sono in lui, in ogni modo, fatti separati; il secondo di portata essenzialmente pubblica e politica: questione di decoro sociale e d'istituzione statale. Onde il contrasto tra il genere d'ispirazione del Tale of a Tub e l'interesse nello Sw., negli anni più tardi, a minuti punti di prerogativa ecclesiastica e di prammatica.

A Moor Park lo Sw. incontrò una fanciulla, Esther Johnson ("Stella"), figlia di una cameriera o dama di compagnia di lady Giffard, sorella del Temple; il fatto che il Temple provvide per la ragazza nelle sue disposizioni testamentarie autorizza l'ipotesi che vi fossero segreti vincoli di parentela tra lei e il suo benefattore, o per lo meno la famiglia di lui. Lo Sw. cominciò a legarsi a lei d'amicizia dopo il suo abbandono di Kilroot, occupandosi della sua educazione. Tornato in Irlanda dopo la morte del Temple, e avendo ottenuto una prebenda nella cattedrale di San Patrizio a Dublino, e il benefizio di Laracor, lo Sw. persuase Stella a venire a stabilirsi in Irlanda, insieme con una compagna d'età matura, Rebecca Dingley; alle due donne passò un assegno. Benché le relazioni tra lo Sw. e Stella fossero correttissime, e la ragazza venisse ricevuta nel circolo degli amici di lui, la natura del legame che li univa dovette apparire evidente allorché nel 1704 un giovane ecclesiastico, Tisdall, chiese la mano di Stella: costei se ne rimise allo Sw., e nulla fu concluso. La questione dei rapporti tra lo Sw. e Stella è stata oggetto di svariate ipotesi, ed è rimasta in conclusione non chiarita.

Tra le ipotesi che han trovato più credito è quella dell'impotenza dello Sw. Oltre alla sua strana condotta nei suoi rapporti con Stella e Vanessa (di cui sotto), non mancano in lui caratteristiche che possono avvalorare l'ipotesi d'una psicologia anormale: soprattutto la sua ossessione scatologica è parsa significativa; d'altronde il little language o linguaggio infantile adottato dallo Sw. nella sua corrispondenza con Stella (Journal to Stella, 1710-13, diretto a Stella e a Mrs. Dingley durante il suo soggiorno a Londra) è sembrato indice d'infantilismo sessuale.

Nel 1708 la figlia d'un ricco commerciante, Esther Vanhomrigh (pron. come fosse Vanummery), entrò con lo Sw. in rapporti analoghi a quelli che avevano dato inizio alla relazione con Stella: la ragazza ventenne divenne discepola dell'ecclesiastico quarantenne, e presto subì il suo ascendente e il suo fascino. La situazione giunse alla crisi probabilmente alla data (1712) del poemetto Cadenus (anagramma di Decanus) and Vanessa, in cui lo Sw. si dichiara incapace di amare come negli anni giovanili ("He could praise, esteem, approve, But understood not what was love"). Quando lo Sw. abbandonò definitivamente Londra per l'Irlanda nel 1714, Vanessa lo seguì, complicando una situazione già abbastanza complicata nei riguardi di Stella.

Non era tuttavia l'amore, ma la politica che formava l'interesse principale dello Sw. in questi anni (1700-1714): la cronaca dei suoi continui viaggi tra Irlanda e Inghilterra, la storia dei suoi mutamenti politici sotto l'influsso dell'ambiente e delle circostanze, e della sua attività di scrittore politico, non possono venire accennate qui che per sommi capi. Ambizione di potere, piuttosto che avidità di denaro (come si è voluto congetturare da alcuni), e forse sopra tutto insofferenza del ristretto ambiente irlandese, spinsero lo Sw. a farsi politico militante. Cominciò ad acquistare importanza quando nel 1702 si seppe che era l'autore di A discourse of the Contest and Dissensions between the Nobles and the Commons in Athens and in Rome (1701), che aveva relazione con la messa in stato d'accusa dei pari whig nel 1701: sulla falsariga dell'analogia storica, lo S. difendeva costoro contro i membri tory della Camera dei comuni, probabilmente a istanza di lord Berkeley. Più che di una professione di fede whig si trattava di un espediente per richiamare su di sé l'attenzione degli uomini al governo e del re. Tra il 1701 e il 1707 lo Sw. di più in più concentrò i suoi interessi sul benessere della Chiesa, finché nel 1708 iniziò una serie di opuscoli su questioni ecclesiastiche con l'ironico Argument against abolishing Christianity, seguito nello stesso anno dalla Letter concerning the Sacramental Test, attacco contro i presbiteriani irlandesi che lo mise in cattiva luce presso i whig. Il 1708 segna una data importante nella carriera dello Sw., come quello che lo porta in primo piano nel mondo politico e nel letterario. In occasione delle numerose visite a Londra (1701, dal novembre 1703 al maggio 1704, dal novembre 1707 al maggio 1709; i soggiorni successivi sono: dal settembre 1710 al giugno 1713, dal settembre 1713 al settembre 1714; alcuni mesi del 1726 e quindi del 1727), lo Sw. strinse amicizia con Addison, Steele, Congreve e Halifax. Alternò la composizione d'opuscoli politici con una serie di beffe contro il popolare astrologo John Partridge, parodiando le predizioni di costui sotto lo pseudonimo di Isaac Bickerstaff.

Pel 29 marzo 1708 ne prediceva la morte. Il 30 pubblicava una lettera coi particolari della morte del Partridge. Questi indignato protestò che era sempre in vita; e allora lo Sw. tornò all'attacco con una Vindication in cui dimostrava che era morto davvero. Alla beffa dettero seguito altri scrittori, e Steele lanciando il Tatler nel 1709, adottò il nome di Bickerstaff. Al Tatler lo S. collaborò con alcune tra le sue migliori poesie, A Description of the Morning, A Description of a City Shower, ecloghe urbane scritte in un divertente stile eroicomico.

Il periodo d'attività politica che va dal 1710 al 1714 ci è minutamente documentato dal Journal to Stella e dall'altra corrispondenza dello Sw., nonché dalla sua opera. Disgustato dall'alleanza dei whig coi nonconformisti, e dal loro non mantener le promesse verso di lui e la sua chiesa (a dire dello Sw. essi avevano "caught their fish and saved their bait"), lo Sw. cominciò ad attaccarli in The Virtues of sir Hamlet the Magician's Rod (1710), satira contro l'ex-ministro S. Godolphin, che lo mise in buona luce presso il nuovo ministro R. Harley, un tory, sicché la petizione dei vescovi irlandesi per la concessione delle primizie e delle decime, che era stata affidata allo Sw., ottenne esito immediato. Il nuovo ministero aveva bisogno di valenti scrittori polemici, ché Steele e Addison militavano nelle file whig; lo Sw. venne al momento opportuno, e diventò per qualche tempo l'anima del giornale tory, l'Examiner (dal novembre 1710 al giugno 1711), acquistando grande ascendente, senza tuttavia esser mai messo a parte dei più segreti intrighi dei tory. Il principale contributo dello Sw. alla politica del partito governante fu di disporre l'opinione pubblica in favore della pace, con opuscoli quali The Conduct of the Allies (nov. 1711) e Some Remarks on the Barrier Treaty; il suo argomento principale era di natura economica, mostrando che le risorse del paese erano esaurite per continuare la politica di Marlborough, presentando questo eroe nazionale come un avventuriero speculatore, un nuovo Crasso, e l'Inghilterra come la nazione che, pur vincendo, aveva pagato per tutti. Oltre che il Marlborough, lo Sw. attaccò fieramente lord Wharton, già viceré d'Irlanda, nello Short Character of T[homas] E[arl] of W[harton] (1711), che è la sua più feroce invettiva. Tuttavia, malgrado il valido aiuto dato al ministero, lo Sw. non era ben visto a corte, e, esclusa la possibilità d'un vescovato per la sua fama di libero pensatore, nonché d'altra dignità ecclesiastica in Inghilterra, dovette contentarsi del posto di decano alla cattedrale di San Patrizio a Dublino (giugno 1713). Nel 1713 lo Sw. se la prese con lo Steele in The Importance of the Guardian considered (in risposta all'opuscolo The Importance of Dunkirk considered, in cui si attaccava il ministero per il ritardo della demolizione di quella fortezza secondo gli articoli della pace di Utrecht), e quindi, dopo che lo Steele ebbe pubblicato The Crisis, in The Public Spirit of the Whigs (marzo 1714; v. steele). Con la caduta dei tory alla morte della regina Anna, e il ritorno al potere dei whig, con lord Ph. Wharton all'avanguardia, ogni speranza di potere politico tramontò per lo Sw., che tornò in Irlanda (settembre 1714). Nel 1714 con Pope, Arbuthnot, Gay ed altri, aveva formato lo Scriblerus Club, che redasse i Memoirs of Martinus Scriblerus, per mettere in ridicolo il falso genere di sapere con la descrizione dell'educazione e dei viaggi del protagonista (il principale collaboratore dei Memoirs fu l'Arbuthnot [v.]). In Irlanda lo Sw., benché disprezzasse gli abitanti, si adoperò ad eccitarli contro i soprusi dell'amministrazione inglese, mosso da risentimento contro i whig. Le Drapier's Letters (1724) lo resero popolarissimo in Irlanda.

Era stata concessa una patente alla duchessa di Kendal per l'emissione di monete di rame destinate alla circolazione irlandese; costei l'aveva venduta a uno William Wood che avrebbe realizzato un lauto guadagno, usando una lega al disotto della legale. Lo Sw. mosse in guerra contro i Wood's hall-pence sotto mentite spoglie d'un drappiere (salvo poche eccezioni tutte le opere dello Sw. apparvero anonime). Se non su un principio economico, la sua campagna era ben fondata sul fatto che il batter moneta è un diritto sovrano, e non può esser ceduto senza la conoscenza e il consenso della nazione.

Dopo il 1720 lo Sw. attese alla composizione del suo capolavoro, i Gulliver's Travels, pubblicati nel 1726. Le notissime peregrinazioni e avventure del medico di bordo Lemuel Gulliver nel paese dei nani (Lilliput), in quello dei giganti (Brobdingnag), nell'isola volante di Laputa, e nel paese dei saggi cavalli Houyhnhnms, formano il quadro fantastico d'una terribile messa in stato d'accusa dell'umanità intera, satireggiata dallo Sw. soprattutto nei disgustosi Yahoos, la cui vita bestiale è contrapposta a quella dei virtuosi cavalli.

In questi anni giunse anche alla sua catastrofe la tragedia delle relazioni amorose dello Sw. La presenza dell'appassionata Vanessa in Irlanda, pur senza turbare i rapporti con Stella (con la quale non si sa se lo Sw. fosse segretamente sposato, e, ove lo fosse, per qual motivo volesse tenere il matrimonio nascosto; tra i tanti motivi escogitati, nessuno è soddisfacente per tutto il periodo di tempo in questione), era causa di non poca ansia allo Sw., che cercava di calmare l'innamorata, pur senza peritarsi di prender denaro in prestito da lei. Vanessa, abbandonata finalmente, morì nel maggio del 1723, lasciando un testamento vendicativo contro lo Sw. Sull'episodio si sono ricamate molte circostanze più o meno leggendarie. La salute di Stella cominciò a declinare rapidamente nel 1726; mentre lo Sw. si trovava a Londra nel 1727, gli giunsero notizie delle sue condizioni disperate, ma anziché affrettarsi a tornare, lo Sw. cercò di protrarre l'assenza, e si preoccupò perfino, per via dei pettegolezzi, che Stella potesse morire nel suo alloggio di decano; tornò tuttavia in tempo per ricevere la notizia della morte dell'amica mentre aveva degli ospiti, il 28 gennaio 1728: non per questo licenziò gli ospiti, e, quand'essi furon partiti, sedette al tavolo e stese una analisi del carattere della donna che era stata tutta la sua famiglia (Character of Stella). Colla morte di Stella, il tramonto finale delle sue speranze politiche nell'ultimo soggiorno in Inghilterra, e la disperata filosofia dei Gulliver's Travels, si conclude la parte veramente viva della vita dello Sw. Ma egli seguitò a scrivere alcuni degli opuscoli più famosi sull'Irlanda, alcune delle poesie più caratteristiche: The Grand Question Debated (1729), Verses on the Death of Dr. Swift (1731; in cui umoristicamente passa in rassegna la propria vita), nonché A complete collection of Genteel and Ingenious Conversation (1738; satira della stupidità e della grossolanità della conversazione del mondo elegante), Directions to Servants (scritte nel 1731, pubbl. 1745: in forma d'istruzioni date ai servi lo Sw. denunzia i loro soprusi e le loro marachelle). Seguitò a corrispondere con Bolingbroke, Pope, Gay e Arbuthnot, ed ebbe intorno a sé un piccolo cerchio d'amici; acquistò nuove benemerenze presso gl'Irlandesi destinando un terzo delle sue entrate alla beneficenza, e risparmiando un altro terzo per la fondazione alla sua morte d'un asilo per deficienti (il St Patrick's Hospital for Imbeciles, aperto nel 1757). La malattia di cui aveva sofferto per tutta la vita ebbe come ultima conseguenza lo sfacelo delle sue facoltà mentali; il deperimento cominciò nel 1738, e fu definitivo dopo il 1° settembre 1742.

I Gulliver's Travels son lo specchio d'un animo profondamente turbato, chiuso in una sua dura corazza d'egoismo (disposizione che venne esasperata dalla malattia); in tale egoismo è anche da cercar la ragione del mistero che circonda i rapporti sentimentali dello Sw. con le due donne che gli dedicarono la loro giovinezza. La veemenza del disgusto fa dei Gulliver's Travels, specie della quarta parte (viaggio al paese dei Houyhnhnms), un'opera cupa e possente, dai contorni duri e geometrici, non soffusi da alcun alone di poesia. Ché le allegorie dello Sw. son tutte costruite di testa, non sorte d'intuito da una fantasia poetica; né fascino letterario ha propriamente lo stile, semplice e preciso, ma non mai distratto dal fine pratico d'esprimere un'idea nel modo più economico possibile; stile fatto per la comunicazione anziché per la magica suasione, come appare in forma estrema in un opuscolo del 1729, A Modest Proposal for preventing the Children of Poor People from being a Burthen to their Parents, or the Country, and for making them Beneficial to the Public, ove l'indignazione per la povertà dell'Irlanda, rivestendo modi mostruosamente caustici e paradossali, non riesce a incutere né terrore né simpatia.

Per un destino ironico, il capolavoro di questo maestro dell'ironia che non sopportava la presenza dei bambini, è stato degradato da satira contro l'umanità a classico del ridere pei fanciulli.

Piu̇ amene, pur non cessando d'esser taglienti, altre operette dello Sw., condotte col suo favorito metodo di riduzione all'assurdo: le Directions to Servants, la Meditation upon a Broomstick (1710), mentre delle poesie solo quella brevissima On the Day of Judgment può reggere al confronto con l'opera in prosa, per la battuta finale, messa in bocca a Dio, che sintetizza in forma caustica la misantropia dello Sw.

Ediz.: Prose Work, a cura di Temple Scott, Londra 1897-1908, voll. 12; Poems, a cura di W. E. Browning, ivi 1910, in 2 volumi; The Correspondence, a cura di F. E. Ball, ivi 1910, voll. 6. Tuttavia vere e proprie ediz. critiche non sono che le seguenti: Gulliver's Travels, a cura di H. Williams (First Edition Club), Londra 1926; A Tale of a Tub, a cura di A. C. Guthkelch e D. Nichol Smith, Oxford 1920; The Drapier's Letters, a cura di H. Davis, ivi 1935; The Letters to Charles Ford, a cura di D. Nichol Smith, ivi 1935. Un'ottima scelta è quella curata da J. Hayward, Swift, Gullivers's Travels and Selected Writings in Prose and Verse, Londra (Nonesuch Press) 1934. Vers. ital. dei Viaggi di Gulliver, di A. Valori, Genova 1913 (2ª ed., Roma 1920; 3ª ed., ivi 1930; recens. G. Papini, in Stroncature, Firenze 1913, ripubbl. in Ritratti ital. e stranieri, 1933) e di C. Formichi, Milano 1933 ("Biblioteca romantica"); Prose rare, trad. C. Linati; Libelli, trad. G. Prezzolini, Lanciano 1911.

Bibl.: E. Pons, Sw.: les années de jeunesse et le Conte du tonneau, Strasburgo 1925; C. van Doren, Sw., Londra 1931; M. M. Rossi e J. M. Hone, Sw., o the Egotist, Londra 1934; S. Gwynn, The Life and Friendships of Dean Sw., Londra 1933; W. A. Eddy, Gulliver's Travels: a Critical Study, Princeton 1923; R. Foster Jones, Ancients and Moderns. A Study of the Background of the "Battle of the Books", Washington 1936; J. H. Robinson, The Battle of the Books in its Historical Setting, New York 1920; S. Goulding, Sw. en France, Parigi 1924; P. Rèbora, Sw., Roma 1922.