FESCH, Joseph

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FESCH, Joseph

Paolo Alvazzi Del Frate

Nacque ad Ajaccio, in Corsica, il 3 genn. 1763da François, capitano di fanteria di origine svizzera al servizio della Repubblica di Genova, e da Angela Pietra Santa. Costei, da un precedente matrimonio con Girolamo Ramolino, aveva avuto una figlia, Maria Letizia, che sarà madre di Napoleone Bonaparte.

Iniziò gli studi ad Ajaccio presso istituti religiosi tenuti da ex gesuiti. Nel 1779 ottenne una borsa di studio per entrare nel seminario di Aix-en-Provence. Giudicato dalla famiglia inadatto alla carriera militare e a quella politica, il F. fu indirizzato verso il sacerdozio. Conseguita la laurea in teologia, prese i voti alla fine del 1785. Nel 1787 successe nell'arcidiaconato di Ajaccio a Luciano Bonaparte, prozio di Napoleone.

Il 30 nov. 1789 l'Assemblea nazionale dichiarò la Corsica parte integrante della nazione francese. Nel marzo del 1790le elezioni municipali svoltesi nell'isola segnarono l'inizio dell'attività politica del F., il quale risultò eletto quale "officier municipal" nel Consiglio comunale di Ajaccio. Egli aderì al movimento rivoluzionario e, anche dopo l'approvazione della costituzione civile del clero che incontrò nell'isola l'opposizione dei vescovi, continuò a sostenerlo.

Tale adesione, come la decisione di intraprendere una carriera politica nella Francia rivoluzionaria, fu in gran parte frutto delle pressioni del nipote Napoleone Bonaparte.

Dopo aver prestato il giuramento ad Ajaccio il 27 febbr. 1791, si candidò alla dignità di vescovo per la nuova diocesi corsa, che comprendeva l'intera isola. La dignità venne assegnata nel maggio successivo a I. F. Guasco e il F. entrò nel novero dei cinque "grandi vicari" del vescovo. Nel luglio dello stesso anno acquistò, insieme con Napoleone Bonaparte, un considerevole lotto dei terreni degli enti ecclesiastici, venduti all'asta in seguito alla legislazione rivoluzionaria sui beni nazionali.

È di questo periodo l'adesione e l'attiva partecipazione del F. al Club des amis de la Constitution, gruppo politico e patriottico di Ajaccio. Il Club raccolse soprattutto il cosiddetto partito dei Bonaparte, ossia il gruppo filofrancese legato alla famiglia di Napoleone, che si opponeva ai seguaci dell'indipendentista P. Paoli. La contrapposizione delle due fazioni si aggravò nel gennaio del 1793, quando Luciano Bonaparte denunciò alle autorità i tentativi indipendentisti del Paoli, provocando l'intervento della flotta francese e l'invio di tre commissari. In seguito allo scoppio della rivolta antifrancese, guidata dal Paoli, la famiglia Bonaparte e, poco dopo, il F., furono costretti a lasciare l'isola per rifugiarsi a Tolone e successivamente a Marsiglia.

Abbandonate tutte le proprietà nella Corsica in rivolta, le due famiglie si trovarono in gravi difficoltà economiche. Nel nuovo clima politico della Repubblica il F. preferì lasciare il sacerdozio per trovare lavoro come garde-magasin nell'esercito. Negli anni 1793-1794, ottenuto un sussidio della Convenzione in favore degli esuli corsi, visse tra Nizza, Marsiglia e Port-la-Montagne alla ricerca di un'occupazione stabile.

In seguito al colpo di Stato termidoriano, i Bonaparte, accusati di robespierrismo, furono colpiti dalla persecuzione: Napoleone fu arrestato e Giuseppe congedato dall'esercito. Il F. cercò rifugio allora in Svizzera a Basilea, presso la famiglia paterna, dove rimase sino alla nomina a generale di Napoleone, nell'ottobre 1795, quando poté rientrare in Francia e raggiungere il nipote a Parigi.

La fortuna militare di Napoleone, legata alla campagna d'Italia del 1796, consentì al F. un nuovo periodo di prosperità. Grazie all'influenza del nipote, del quale divenne una sorta di segretario, il F. si arricchì attraverso forniture all'arméed'Italie e altre attività commerciali legate alla spedizione militare. Nel 1797 investì parte di tali profitti per acquistare alcuni terreni in Corsica, ormai pacificata, e per iniziare la sua celebre collezione di opere d'arte, in parte provenienti dalle pinacoteche e dalle chiese italiane depredate, che non cessò più di arricchire nel corso della sua vita.

Fino al 1798 rimase in Italia, impegnato in attività commerciali legate all'armée, facendo capo, insieme ai Bonaparte, a Genova. Nel settembre del 1798 tornò in Corsica, dove poté rientrare in possesso dei suoi beni e acquistare numerosi terreni ed edifici. Il F. lasciò la Corsica nel settembre 1799 e si stabilì a Parigi, assumendo il ruolo di consigliere privato del primo console per i problemi relativi alla Corsica. Nel nuovo clima politico instauratosi con la firma nel luglio 1801 del concordato tra la Chiesa cattolica e la Francia rientrò nel clero, auspice mons. J.-A. Émery, vicario generale di Parigi. Per intervento del primo console, fu nominato arcivescovo di Lione il 4 ag. 1802 e consacrato a Parigi il 15 agosto dal cardinale G. B. Caprara.

Solo alla fine dell'anno si trasferì a Lione, dove si propose soprattutto di realizzare la conciliazione tra clero costituzionale e clero refrattario, auspicata dal concordato. Napoleone, che intendeva dare al F. un ruolo attivo nella vita politica, ottenne da Pio VII la sua nomina a cardinale il 17 genn. 1803. Recatosi a Parigi per l'imposizione della berretta, il F. apprese l'intenzione del primo console di inviarlo a Roma quale ambasciatore della Repubblica. Il 4 aprile fu nominato ambasciatore francese a Roma, in sostituzione di F. Cacault. Il F., per la incompatibilità del titolo con il cardinalato, giunse a Roma nella veste di ministro plenipotenziario agli inizi di luglio dello stesso anno, in compagnia di F.-R. Châteaubriand, segretario d'ambasciata. Nominato senatore da Napoleone il 5 febbr. 1804, fu l'artefice principale della felice conclusione delle trattative per la partecipazione del pontefice alla incoronazione imperiale di Napoleone.

A partire dal maggio del 1804 la diplomazia francese aveva ricevuto l'incarico di saggiare ufficiosamente la disponibilità di Pio VII a celebrare l'incoronazione imperiale di Napoleone. Al F. fu affidata la responsabilità della trattativa diretta con il cardinale Ercole Consalvi, segretario di Stato. L'accordo fu raggiunto il 30 ag. 1804, dopo una lunga serie di incontri tra i due cardinali, caratterizzati da momenti di aspro contrasto.

Il F., incaricato da Napoleone dell'organizzazione del viaggio del papa, giunse a Parigi al seguito di Pio VII il 28 nov. 1804. Qui svolse un ruolo di primo piano nella cerimonia dell'incoronazione imperiale. Napoleone lo nominò grand aumônier dell'Imperoil 2 febbr. 1805. Grazie al successo ottenuto nelle trattative con il papa, la carriera politica del F. giunse al suo apogeo.

Tornato a Roma nel giugno del 1805, vi rimase fino all'aprile del 1806, quando terminò il suo incarico diplomatico presso la S. Sede e fu sostituito da Ch. Alquier.

Lasciata Roma, il F. si stabilì a Parigi, dove svolse presso l'imperatore un ruolo di consigliere personale per le questioni religiose, continuando a dirigere la diocesi di Lione dalla capitale. Il F. non nascose in questo periodo la sua condanna per la politica ostile di Napoleone nei confronti del pontefice, tanto da rifiutare nel gennaio 1809 la nomina ad arcivescovo di Parigi, che avrebbe incontrato l'ostilità di Pio VII. Con l'annessione all'Impero dei domini pontifici e l'arresto e la deportazione del papa, il 6 luglio 1809, il suo dissenso nei confronti della politica del nipote crebbe, senza peraltro giungere a una netta rottura.

Dal novembre 1809 fino al gennaio 1810 il F. presiedette una commissione ecclesiastica incaricata di deliberare su alcune nomine a cariche vacanti nelle diocesi francesi. Il 2 apr. 1810 benedì il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'Austria e l'anno seguente, il 9 giugno, battezzò il figlio dell'imperatore, il re di Roma. I rapporti con Napoleone peggiorarono a partire dal giugno 1811, quando il F., chiamato a presiedere un concilio nazionale che avrebbe dovuto, nelle intenzioni dell'imperatore, sottrarre al pontefice il diritto di nomina dei vescovi, ribadì la sua fedeltà alla S. Sede. Egli si rifiutò inoltre di sottoscrivere un documento di compromesso, che fu successivamente respinto anche da Pio VII.

Nel 1812 il F. tornò a Lione, dove rimase sino alla fine del 1813, seguendo il declino dell'Impero in una posizione di secondo piano. All'avvicinarsi delle truppe austriache fuggì a Pradines. Rientrato a Lione, decise di raggiungere la famiglia imperiale che si trovava a Orléans. In compagnia della sorella Maria Letizia ottenne un salvacondotto per lasciare la Francia alla volta dell'Italia. A Cesena s'incontrarono con il papa che rientrava nei propri domini. Pio VII li accolse amorevolmente e li invitò a stabilirsi a Roma. Nella primavera del 1815, giunta la notizia del ritorno al potere di Napoleone, il F. si recò a Napoli per imbarcarsi per Tolone. Tornato a Lione, fu nominato dall'imperatore membro della Camera dei pari, carica che però preferì non accettare.

Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo chiese, il 10 luglio 1815, a Luigi XVIII di poter riprendere la cura della diocesi di Lione. La richiesta fu respinta e al F. fu concessa solo l'autorizzazione a lasciare la Francia, insieme con la sorella. Tornato a Roma, fu nuovamente accolto da Pio VII e si stabilì a palazzo Falconieri, al Corso. Nel frattempo, il 12 genn. 1816, veniva approvata una legge che impediva al F. e agli altri membri della famiglia imperiale il ritorno in Francia. L'anno successivo un'ordinanza regia gli sottrasse la diocesi di Lione per nominare F. de Bernis nuovo arcivescovo. Il F. rifiutò energicamente di dimettersi, così che Pio VII si accontentò di nominare il Bernis "amministratore apostolico" della diocesi di Lione. La questione rimase, aperta anche dopo la morte del papa, nell'agosto 1823, e l'avvento di Leone XII, che nominò J.-P. G. de Pins nuovo amministratore della diocesi.

Negli ultimi anni di vita una delle attività principali del F. fu la cura della sua vasta collezione di opere d'arte, che ora si trovano in parte raccolte al Museo di Ajaccio.

Il F. morì a Roma il 13 maggio 1839. Le sue ceneri furono portate ad Ajaccio nel 1851.

Fonti e Bibl.: Le principali fonti archivistiche sono conservate a Parigi, Archives nationales de France, F7, Police générale; F19, Cultes; AF.III e AF.IV, Secrétairerie d'État impériale (Cfr. L. Le Grand, Les sources de l'histoire religieuse de la Révolution aux Archives nationales, Paris 1914); Ibid., Archives du ministère des Affaires étrangères, Correspondance politique, Rome, voll. 935-941 passim. Presso l'Arch. segr. Vaticano è importante la consultazione del fondo Appendice napoleonica, Francia e Italia (cfr. J. Leflon-A. Latreille, Répertoire des fonds napoléoniens aux Archives Vaticanes, in Revue historique, CCIII[1950], pp. 59-63). Relativamente a Lione, Archives départementales du Rhône, si deve ricordare la serie 1F (cfr. E. Michel, Le carte Fesch nell'archivio dipartimentale di Lione, in Arch. stor. di Corsica, VIII [1932], pp. 525-538). La più completa analisi delle fonti archivistiche si trova nel volume di A. Latreille, Napoléon et le Saint-Siège. L'ambassade du cardinal F. à Rome, Paris 1935, pp. XI-XXIII.

Tra le fonti edite di particolare interesse cfr. Les confessions du cardinal F., Paris 1816; A. Du Casse, Histoire des négociations diplomatiques, I, Correspondance de Napoléon et du cardinal F., Paris 1855; Correspondance de Napoléon Ier, I-XXXII, Paris 1858-1869, ad Indicem; Lettres inédites de Napoléon Ier, a cura di L. Lecestre, I-II, Paris 1897, ad Indicem; E.Consalvi, Memorie del cardinale E. Consalvi, a cura di M. Nasalli Rocca di Corneliano, Roma 1950.

Tra le opere biografiche: J-F. Michaud F.J., in Biographie universelle, XIV,Paris s. d., pp. 33-46; Id., Biographie des hommes vivants, III, Paris 1817, pp. 79 s.; J.-B. Lyonnet, Le cardinal F., I-II, Lyon 1841; J.-F. Cattet, La verité sur le cardinal F. ou réflexions d'un ancien vicaire-général de Lyon..., Lyon 1842; Ch. Guérin, J. F. archevêque et cardinal, Bastia 1855; A. Ricard, Le cardinal F. archevêque de Lyon, Paris 1893; F. Masson, Napoléon et sa famille, I-XIII, Paris 1897-1919, passim;H. Welschinger, Le cardinal F. et le divorce de Napoléon, in Revue napoléonienne, I(1902), pp. 212-238; H. de Surrel de Saint-Julien, Rôle du cardinal F. dans les mariages de Napoléon en 1804 et en 1810, ibid., III (1902-1903), pp. 378-381; P. Dudon, F. et les séminaires lyonnais, in Etudes, XCVI (1903), pp. 499-526; Id., Encore le divorce de l'empereur, in Revue napoléonienne, IV (1903), pp. 289-298; Id., Il cardinale F. e madama Letizia alla caduta di Napoleone, in Arch. stor. di Corsica, VII (1931), pp. 349-365;A. Latreille, Napoléon et le Saint-Siège...,cit.; Id., F.J., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVI, Paris 1967, pp. 1315-1319;J. Romand, Le cardinal F. par lui même, Lyon 1970; T.de Morembert, F.J., in Dict. de biographie française, XIII, Paris 1975, pp. 1196-1200;H.Colombani, Le cardinal F., Paris 1979;J. Tulard, F.J., in Dict. Napoléon, Paris 1989, p. 731.

Frequenti riferimenti al F. si trovano nelle opere di storia della Chiesa, in particolare a proposito dei rapporti con la Francia rivoluzionaria e napoleonica: A-F. Artaud, Histoire de Pie VII, Paris 1836, I, pp. 401 ss.; II, passim; G. Giucci, Storia della vita e del pontificato di Pio VII, I-II, Roma 1857-1864, passim; J. d'Haussonville, L'Eglise romaine et le premier Empire 1800-1814, I-V, Paris 1870, passim; J.-M. Meunier, Les passages du pape Pie VII dans la Nièvre 1804-1812, Nevers 1904, pp. 6, 13 s.; I. Rinieri, Napoleone e Pio VII, I-II,Torino 1906, passim; H. Welschinger, Le pape et l'empereur, Paris 1909, pp. 9-26 e passim; G. Cassi, Il cardinal Consalvi ed i primi anni della Restaurazione pontificia, Milano 1931, pp. 48, 50 s., 60; J. Leflon, M. Émery, II, Paris 1947, passim; A. Kleinclausz, Histoire de Lyon, Lyon 1948, p. 396; J. Leflon, La crise révolutionnaire 1789-1846, in Histoire de l'Église, diretta da A. Fliche - V. Martin, XX, Paris 1952, passim; A. Latreille, L'Eglise catholique et la Révolution française, II, L'ère napoléonienne et la crise européenne, Paris 1970, pp. 63 ss.;R. Aubert-J.Beckmann-R. Lill, Tra Rivoluzione e Restaurazione 1775-1830, in Storia della Chiesa, diretta da H. Jedin, 1, Milano 1977, pp. 67 s., 70, 72 s., 76; G.Moroni, Dizion. di erudiz. stor-eccles., XXIV, pp. 203-206 e ad Indicem; Nouvelle Biographie générale, XVII, pp. 572 ss.; J.-P.Migne, Dict. des cardinaux, p. 898.

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