Tanizaki, Jun'ichirō

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Scrittore giapponese (Tokyo 1886 - Yugawara, Kanagawa, 1965). Considerato uno tra i maggiori autori del suo tempo, mostra nelle sue opere uno spiccato interesse per la bellezza femminile e il piacere dei sensi, che descrive con immagini di un'eleganza e di un gusto estetico propri della tradizione giapponese. Della sua produzione, ampiamente diffusa anche in Italia, si ricordano Tade kuu mushi (1929; trad. it. Gli insetti preferiscono le ortiche, 1960), Sasameyuki (1942-48; trad. it. Neve sottile, 1961) e Kagi (1956, trad. it. La chiave, 1963).

Vita e opere

Il suo esordio avvenne con alcuni racconti (Shisei "Il tatuaggio", 1910; Kirin, 1910; Himitsu "Il segreto", 1911; tradotti in it. nel vol. Pianto di sirena e altri racconti, 1985), nei quali l'influenza dei movimenti romantici e decadenti dell'Occidente si fondeva con la tradizione giapponese, in una ricerca di situazioni eccentriche e morbose perseguita poi con implacabile coerenza in tutta la sua opera. I suoi romanzi principali sono imperniati infatti su temi come la bellezza femminile legata alla crudeltà distruttiva, il feticismo dei piedi, l'asservimento spirituale e fisico dell'uomo alla donna perversa e indifferente che lui stesso ha contribuito a creare, l'ossessivo ricordo della figura materna che spinge l'uomo a cercarne le sembianze in altre donne. Il conflitto fra Occidente e Oriente viene affrontato in Chijin no ai (1924; trad. it. L'amore di uno sciocco, 1967) e Tomoda to Matsunaga no hanashi (1926; trad. it. Storia di Tomoda e Matsunaga, 1994), ma trova la sua migliore espressione in Tade kuu mushi, in cui all'immagine del nuovo Giappone, sempre più vicino all'Occidente, si contrappone un passato ricco di fascino e di ambigue suggestioni. Nell'abbondante produzione dello scrittore spiccano i racconti di ambientazione storica Mōmoku monogatari (1931; trad. it. Racconto di un cieco, 1970), Bushūkō hiwa (1932; trad. it. Vita segreta del signore di Bushu, 1970), Shōshō Shigemoto no haha (1950; trad. it. La madre del generale Shigemoto, 1966) e soprattutto il lungo romanzo Sasameyuki, imperniato sulle vicende di una famiglia della borghesia di Osaka degli anni Trenta, in cui T. riesce a creare un quadro che per la struttura, la scansione temporale e il fluire delle immagini è stato paragonato dalla critica al capolavoro della letteratura classica giapponese, Genji monogatari. Le ultime opere (Kagi e Futen rōjin nikki, 1962, trad. it. Il diario di un vecchio pazzo, 1965), di ambientazione contemporanea, si segnalano per la spregiudicatezza delle situazioni, che l'autore riesce ad ammorbidire con una sempre presente ironia.

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