BORGHESE, Junio Valerio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

BORGHESE, Junio Valerio

Sandro Setta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906 secondogenito di Livio e di Valeria Keun. Compiuto il curriculum scolastico, che lo aveva tra l'altro visto frequentare a Londra per cinque anni una scuola d'élite, scelse la carriera militare, frequentando i corsi dell'Accademia navale di Livorno, dalla quale uscì, nel 1928, con il grado di guardiamarina. Specializzatosi in armi subacquee e ottenuto il brevetto di palombaro, nel luglio 1931 promosso tenente di vascello, fu destinato al comando di sommergibili. Sul "Tricheco" prima e sull'"Iride" poi, partecipò alle operazioni militari in Africa orientale e nella guerra di Spagna. Al momento dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il B. si trovava al comando del sommergibile "Vettor Pisani", presso la flottiglia di Augusta, che comandò, tra l'altro, nella battaglia di Punta Stilo. Le sue brillanti doti indussero lo Stato Maggiore della marina, nell'agosto del 1940, a presceglierlo, insieme con altri due ufficiali, per un corso speciale di guerra contro i convogli atlantici presso la Scuola sommergibilisti tedeschi a Miemel, sul Mar Baltico. Al suo ritorno gli fu affidato, con il grado di capitano di corvetta, il comando dei sommergibile "Scirè", in corso di trasformazione per il "trasporto mezzi d'assalto".

L'idea di nuove armi navali, appunto d'assalto, era stata concepita, verso l'ottobre 1935 ' dagli ingegneri T. Tesei ed E. Toschi, i quali, ispirandosi ai precedenti della prima guerra mondiale (il motoscafo silurante dei comandante M. Pellegrini ed il propulsore di siluro con torpedini con cui R. Paolucci e A. Rossetti avevano affondato a Pola, il i o nov. 1918, la corazzata "Viribus Unitis"), avevano ideato il siluro pilotato a lenta corsa, detto maiale. Nello stesso periodo, il duca Amedeo d'Aosta aveva escogitato il motoscafo eplosivo. Era nato in tal modo il reparto dei mezzi d'assalto della marina, che nel marzo del 1941 assumerà la denominazione di X flottiglia MAS (dal motto memento audere semper), dotata di larga autonomia e articolata in due settori, subacqueo e di superficie.

Il B. era entrato in contatto con il piccolo gruppo di tecnici e piloti intenti a sperimentare i mezzi d'assalto nei primi mesi del 1940. Si era interessato soprattutto al siluro pilotato ed aveva comandato il sommergibile "Ametista" nella prima sperimentazione completa di esso.

Benché i mezzi d'assalto rappresentassero, all'entrata in guerra dell'Italia, soltanto "un piccolo reparto, poche diecine di uomini e pochissimi mezzi non ancora a punto" (V. Borghese, p. 32), con essi la marina militare possedeva uno strumento di grande potenzialità offensiva: "Con il siluro pilotato ed il barchino esplosivo la Marina italiana, ed essa sola, possedeva i mezzi che avrebbero realmente potuto permetterle, con azione improvvisa, inaspettata e di massa, attuata contemporaneamente nei vari porti al fine di sfruttare la sorpresa, di conseguire all'inizio delle ostilità una vittoria clamorosa e sostanziale che pareggiasse il potenziale delle flotte contrapposte" (ibid., p. 15).La X MAS, con i suoi mezzi di superficie e subacquei, compì, nel corso della guerra, numerose azioni contro Alessandria d'Egitto, Suda, Gibilterra, Malta, Sebastopoli. Quanto al B., comandò il sommergibile "Scirè" (dotato di tre siluri pilotati con due uomini d'equipaggio ciascuno) in audaci missioni contro Gibilterra e contro Alessandria d'Egitto, dove, il 19 dic. 1941, vennero affondate le corazzate inglesi "Queen Elizabeth" e "Valiant". Dopo quest'ultima impresa il B., che aveva ottenuto la medaglia d'oro al valor militare e l'Ordine militare di Savoia, lasciò il comando dello "Scirè" e si dedicò completamente allo sviluppo e perfezionamento del reparto subacqueo, di cui aveva il comando fin dal marzo 1941. Effettuò, in proposito, viaggi a Berlino, Parigi, Bordeaux, per scambiare con i Tedeschi notizie sui mezzi di sabotaggio navale ed avere da loro informazioni utili ai suoi progetti di azioni contro basi navali del Nord America e del Sud Africa. Si recò anche a San Sebastiano, Madrid e Lisbona, per organizzare gruppi di sabotaggio navale. Con i Tedeschi che, desiderosi di sviluppare la specialità dei mezzi d'assalto, avevano sollecitato la collaborazione italiana, il B. strinse a Berlino, nell'estate del 1942, vari accordi, il più importante dei quali fu "che i tedeschi avrebbero inviato presso i corsi di tirocinio della Decima alcuni loro ufficiali e marinai a seguire i nostri metodi d'allenamento; quando fossero stati addestrati, avrebbero poi svolto funzioni di istruttori presso le scuole che si andavano frattanto costituendo in Germania" (ibid., pp. 254 s.).

Mentre la crisi dell'apparato militare italiano assumeva progressivamente le dimensioni del collasso, il B., che dal 1° maggio 1943 aveva assunto il comando generale della X MAS, tentava di intensificare l'azione dei mezzi d'assalto nel Mediterraneo (maggio-settembre 1943) con nuovi attacchi contro Gibilterra, con l'organizzazione di basi mobili per la difesa della Sardegna e della Sicilia, con azioni di contrasto dello sbarco angloamericano. Né rinunziava alla preparazione di ambiziosi progetti, come un attacco contro New York e uno contro la piazzaforte inglese di Freetown. Appresa dalla radio, nel coniando della X MAS la notizia dell'armistizio dell'8 sett. 1943, il B. decise di rimanere al suo posto, lasciando liberi di andare in congedo illimitato gli uomini che non approvassero la sua decisione.

Più che la fedeltà al fascismo ed a Mussofini, verso i quali aveva sempre ostentato un pur rispettoso distacco, dichiarandosi un soldato che obbediva agli ordini del suo re e non si occupava di politica, nel rifiuto della resa era stata determinante la sua etica militaresca. La struttura psicologica del B. era infatti quella di un "uomo d'arme", che gli faceva giudicare la guerra, sua naturale vocazione, qualcosa di bello, e la sua fine, dopo i prestigiosi successi conseguiti dai mezzi d'assalto, una sorta di intollerabile defraudamento di qualcosa di strettamente personale.

La caserma della X MAS della Spezia apparve ai Tedeschi, in contrasto col subitaneo sfaldamento dell'esercito italiano, in pieno assetto di guerra, con le sentinelle pronte a sparare, su ordine del B., contro chiunque tentasse aggressioni. Rispettosi del suo atteggiamento - e del resto interessati alla sua volontà di continuare la guerra - essi sottoscrissero con lui, il 14 settembre, un vero e proprio patto, che riconosceva alla X flottiglia MAS piena autonomia e dignità di alleato, stabilendo per il suo impiego operativo la dipendenza dalla marina da guerra germanica.

La mancanza di mezzi rese scarse, nel periodo della Repubblica sociale italiana, le azioni dei tradizionali mezzi d'assalto della X MAS. A terra invece essa, cui affluirono in breve tempo diverse migliaia di volontari di tutte le armi, si rivelò un'efficiente unità, fornita perfino, grazie al consueto dinamismo del B., di un proprio servizio di controspionaggio e di un organizzato ufficio stampa. Pur impiegando reparti al fronte contro gli Angloamericani e, nel dicembre del 1944, contro il IX Corpus iugoslavo, la maggior parte dell'armata del B. venne utilizzata, alle dipendenze del generale delle SS Wolff, nella repressione del movimento partigiano, nella quale si conquistò una triste fama.

L'assoluto spirito di indipendenza ostentato dal B. e dai suoi uomini nei confronti delle autorità del risorto fascismo, provocò continui contrasti, inchieste, denunzie. Addirittura sospettato di ordire un colpo di stato, il B. venne fatto arrestare da Mussolini il 13 genn. 1944. Liberato il successivo 25 gennaio, dopo che un'inchiesta ordinata dal duce si era conclusa a suo favore (ma dopo, anche, notevoli pressioni dei Tedeschi e degli ufficiali della X MAS), egli rafforzerà la sua posizione di intoccabile. Il suo privilegiato rapporto con i Tedeschi avrà l'ultima conferma nelle trattative per la resa avviate in, Svizzera dal generale Wolff (marzo-aprile 1945), il quale chiese espressamente agli Angloamericani di applicare al B. "e suoi sottoposti un trattamento onorevole ed eguale alla mia persona dopo la capitolazione" (Lazzero, p. 223).

Il 25 apr. 1945, il B. si barricò presso il comando del distaccamento di Milano della X MAS e il giorno successivo offrì la resa ai partigiani del generale Cadorna, che ottenne con gli onori militari. Custodito per alcunigiorni da partigiani socialisti, il 30 aprile, in divisa da tenente americano, fu trasferito a Roma e consegnato alle autorità italiane che lo imprigionarono. Dopo vari rinvii, il suo processo ebbe inizio, presso la Corte di assise speciale di Roma, l'8 nov. 1948. Accusato di collaborazionismo e, in quest'ambito, di pesanti responsabilità in una numerosa serie di episodi di feroce repressione antipartigiana, il B. fu condannato, il 12 febbr. 1949, dopo la concessione di varie attenuanti, a dodici anni di reclusione, ridotti a tre con l'applicazione di condoni, e quindi scarcerato lo stesso giorno.

Pur non accettando mai candidature elettorali, scelse ben presto la lotta politica nelle file del Movimento sociale italiano, di cui fu nominato presidente onorario nel 1951. Appoggiò la tendenza "rivoluzionaria" di Almirante, in polemica con le gestioni moderate delle segreterie De Marsanich e Michelini. Individualista dominato da una lancinante nostalgia di protagonismo e quindi insofferente delle regole e dei condizionamenti della vita politica, il B. finì col rompere col partito e rivolse crescenti simpatie ai gruppi della destra extraparlamentare. Dalla rivista Noi Europa, organo di Ordine nuovo, incitò nel 1968 a votare scheda bianca come rifiuto integrale del sistema democratico. Il 13 settembre dello stesso anno fondò il Fronte nazionale, con il quale lanciò ambigui messaggi basati sui concetti di ordine, anticomunismo, lotta al sistema dei partiti. Nel 1971 fu spiccato contro il B. un mandato di cattura per un tentativo di colpo di Stato che avrebbe avviato e poi fermato nel giro di poche ore nella notte tra il 7 e l'8 dic. 1970.

Riparato in Spagna, morì a Cadice il 26 agosto 1974.

Fonti e Bibl.: V. Borghese, Decima flottiglia Mas. Dalle origini all'armistizio, Milano 1950, passim; F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963, ad Indicem; B. Spampanato, L'ultimo Mussolini (Contromemoriale), II, Bologna 1964, pp. 187, 243-244, 271, 279, 281-84; G. Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, Milano 1965- 1966, pp. 408-411, 1078- 1079, 1328-1333; S. Bertoldi, La guerra parallela. 8 sett. 1943-25 apr. 1945. Le voci delle due Italie a confronto, Milano 1966, pp. 157- 160; G. Pansa, Borghese mi ha detto, Milano 1971, passim; Z. Algardi, Processi ai fascisti, Firenze 1973, ad Indicem; P. G. Murgia, Il vento del Nord. Storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza (1945-1950), Milano 1975, ad Indicem; P. Rosenbaum, Il nuovo fascismo da Salò ad Almirante, Milano 1975, pp. 82-85; P. G. Murgia, Ritorneremo! Storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza (1950-1953), Milano 1976, ad Indicem; G. Bocca, La repubblica di Mussolini, Bari 1977, ad Indicem; G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Roma 1985, ad Indicem; R. Lazzero, La Decima Mas. La compagnia di ventura dei "principe nero", Milano 1985, ad Indicem.

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