JUSTE

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

JUSTE

Francesco Quinterio

Famiglia di scultori e decoratori francesi di origine fiorentina attiva fra XV e XVI secolo. I membri di questa famiglia discendono da Giusto di Antonio di Michele Betti nato nel 1416 a San Martino a Mensola presso Settignano di Firenze, e qui morto nel 1487, padre di tre figli, Antonio, Giovanni e Andrea, detti "di Giusto Betti", da cui il cognome francese "Juste", che avrebbero ricevuto solo dopo essere stati naturalizzati francesi (nel 1513).

Le origini non sono comunque chiare; e ci si deve affidare alle ricerche effettuate da Milanesi, che hanno portato alla individuazione di una parentela diretta con la famiglia dei Betti, il cui membro più noto, Giovanni del Betto, fu tra i più importanti fornitori di materiale scultoreo-decorativo nei principali cantieri dell'ultimo trentennio del Quattrocento (Firenze, S. Spirito, facciata e sagrestia; Prato, Madonna delle Carceri; Pistoia, Madonna dell'Umiltà).

Primo membro della famiglia avviato alla decorazione scultorea è Antonio (nei documenti francesi noto come Antoine J.), nato nel 1479 a San Martino a Mensola e presente in Francia insieme con i fratelli, probabilmente già a partire dal 1504, quando, alla morte di Thomas James vescovo di Dol in Bretagna, gli venne commissionata dai suoi nipoti, François e Jean James, l'esecuzione del sepolcro.

L'opera fu sistemata nel transetto sinistro della cattedrale di St-Samson a Dol. Il complesso (che è rimasto privo della statua del defunto) è stato realizzato con la friabile pietra della Loira, e con i secoli ha subito alterazioni consistenti. La parte esterna è formata da un grande arco stretto fra due pilastri decorati a candelabra, sormontato da una ricca trabeazione e coronato da un alto frontone centinato, decorato con coppie di delfini affrontati. L'arco racchiude un tabernacolo a muro riccamente decorato con due pilastri architravati a candelabra reggenti un complesso e soffocante timpano arcuato. Il tutto crea un senso di disordine e di sproporzione. Tracce di colore e un gruppo di angioli in bassorilievo completa l'insieme, nei modi che rimandano a molti tabernacoli toscani realizzati nella seconda metà del XV secolo. La tomba non è comunque firmata da Antonio, bensì dal fratello Giovanni; ma tale iscrizione è di certo più tarda (1531), all'epoca in cui la fama di Giovanni (Jean) aveva superato quella del fratello maggiore.

Il nome di Antonio compare fra il 1507 e il 1509 nel libro dei conti del castello di Gaillon, al servizio del potente cardinale Georges d'Amboise, in cui risulta pagato per l'esecuzione di un gruppo di rilievi raffiguranti "l'histoire de la bataille de' Gennes, d'un grant levrier, d'une grande teste de cerf, de la portraiture de Monseigneur et d'un enfant" (Deville); oltre a questi lavori vanno ricordate dodici figure di apostoli realizzate in alabastro.

Tutte queste opere vennero eseguite da Antonio su commissione dello stesso prelato, per un importo totale di 447 libbre. Il primo rilievo si richiama certamente a quelli grandiosi posti a basamento del mausoleo di Luigi XII a St-Denis, monumento che sarà di fatto realizzato dal fratello Giovanni, e per il quale Antonio aveva ricevuto nel 1516 l'incarico di fare le ordinazioni di marmo di Carrara.

In precedenza (1510) Antonio aveva realizzato una statua di cera raffigurante una cerva per uno dei padiglioni eretti nel giardino del castello di Blois ricevendo un compenso di 42 libbre. Morì a Tours il 1° sett. 1519.

Fratello di Antonio è il più conosciuto Giovanni (Jean), nato anch'egli a San Martino a Mensola nel 1485. Trasferitosi a Tours con la famiglia fu naturalizzato francese nel 1513 col titolo di "sculpteur du Roy". Lo si trova impegnato nei lavori per la ricordata tomba Thomas James a Dol, insieme con il fratello Antonio; dal 1517, sempre a Tours e per più di dieci anni, fu alle prese con la realizzazione del grandioso sepolcro marmoreo di re Luigi XII (morto nel 1515) e della regina Anna di Bretagna, voluto dal suo successore e genero Francesco I di Valois, per essere sistemato all'interno dell'abbazia di St-Denis.

L'opera, costata 400 scudi d'oro e composta di ben 63 pezzi scolpiti fra grandi e piccoli, una volta terminata nel 1531, venne condotta navigando la Loira e per vie terrestri dal "marchand voycturier" G. Carrondeau. Giunto a St-Denis l'intero carico venne montato sotto la diretta responsabilità del solo Giovanni.

Il mausoleo è forse tra i primi monumenti funebri francesi a essere realizzato in forme interamente rinascimentali. Il complesso funebre reale è formato da un'alta edicola a forma di tempio che rimanda ai modi di Andrea Sansovino, con un basamento scolpito sui quattro lati, sul quale si erge un loggiato centinato a pianta rettangolare, con quattro archi per due, separati da paraste corinzie, decorate a candelabra. All'interno, nella penombra, sono collocate le figure giacenti seminude dei reali defunti; al di sopra, sull'attico le effigi degli stessi inginocchiati e rivestiti dei panni regali. Fanno corona al monumento molte statue, di cui quattro agli angoli raffiguranti le Virtù cardinali e dodici di minori dimensioni, collocate entro ogni arcata, raffiguranti gli apostoli. Nel basamento sono inseriti quattro rilievi rappresentanti i grandi momenti della vita del re Luigi (l'Entrata del re a Milano; il Passaggio delle Alpi presso Ginevra; due episodi della Battaglia di Agnadello) probabilmente eseguiti dal fratello Antonio.

Altre opere di scultura realizzate da Giovanni furono, nel 1518, la tomba di Giovanni (IV) di Rieux, barone di Ancenis, collocata ad Ancenis nella chiesa dei francescani. In data non precisata eseguì la tomba di Thomas Bohier, segretario del re e fondatore del castello di Chenonceau, e di sua moglie Catherine Briçonnet (morti rispettivamente nel 1523 e nel 1526), per la chiesa di St-Saturnin a Tours, dove è rimasta fino alla Rivoluzione. Nel 1530 realizzò la tomba di Louis de Crevent, abate della Trinità di Vendôme e qui conservata fino al 1823, quando il monumento fu manomesso. Dal 1532 al 1539, realizzò, per incarico di Hélène de Hangest, due splendidi sarcofaghi per il marito Artus Gouffier e per la madre di questo, Philippe de Montmorency, già sistemati nella cappella del castello di Oiron nel Deux-Sèvres e successivamente trasferiti nella chiesa di Oiron: i sarcofaghi sono rimasti mutilati nel 1568, probabilmente durante le persecuzioni degli ugonotti. A Giovanni è attribuita l'esecuzione della tomba Gadin ad Amboise.

Nel 1521 Giovanni comprò per sé e per la moglie Agnese una casa nei pressi di Tours e qui abitò fino al 1539, quando probabilmente si ritirò dall'esercizio di scultore, lasciando l'attività della bottega al figlio e al nipote. Il resto della sua esistenza trascorse nelle sue due proprietà a La Jouancelaux e a La Bodinerie. Da quest'ultimo feudo prese l'omonimo appellativo che fu trasmesso ai suoi discendenti. Morì a Tours nel 1549.

Andrea, nato a San Martino a Mensola attorno al 1487, destinato a seguire la via intrapresa dal padre e dai fratelli a Tours, venne naturalizzato francese nel 1513, col titolo di "ymaginier du Roy". È probabile che egli abbia svolto un ruolo subordinato nella bottega di famiglia, pur partecipando all'esecuzione del monumento funebre di Luigi XII.

Antonio e Giovanni ebbero due figli, rispettivamente Juste e Jean, che seguirono le orme paterne.

Juste, figlio di Antonio (ma nei documenti è quasi sempre ricordato come "Juste de Just"), nacque a Tours nel 1505 e fu avviato presto alla bottega, partecipando giovanissimo insieme con lo zio Giovanni all'esecuzione del monumento di Luigi XII, eseguendo probabilmente le figure degli apostoli. Dal 1529 risulta essere sotto contratto con le Fabbriche reali di Francesco I, dove realizzò le statue di un Ercole e di una Leda. Nel 1533 ricevé il titolo di "sculpteur du Roy", con un compenso di 120 libbre annue, raddoppiate a partire dal 1538.

Dal 1531 Juste è chiamato a Fontainebleau, insieme con altri artisti, per partecipare ai lavori di decorazione dei locali del castello. E proprio negli anni 1535-36 Juste è ricordato come esecutore degli stucchi nella galleria sotto la direzione di Giovanni Battista di Iacopo, detto il Rosso Fiorentino (Laborde, 1877).

Nel 1537 Juste fu impegnato nella realizzazione di una statua della Vergine per il portale della chiesa di Notre-Dame-de-la-Riche a Tours, dove avrebbe proseguito la sua attività e dove si sarebbe sposato nel 1538 con la figlia di uno dei notabili della città.

Non è stata ancora accertata con esattezza la data della sua morte: essa sarebbe avvenuta nel 1548 secondo Grandmaison (1870), nel 1558 per Palustre (1881), l'anno successivo per la maggioranza dei più antichi biografi.

Jean, figlio di Giovanni, ultimo membro importante della famiglia, nato anch'egli a Tours, attorno al 1510, si formò presso la bottega paterna. Verso il 1558 lavorò per la realizzazione del mausoleo del gran cavaliere di Francia Claude Gouffier e di sua moglie Jacqueline de la Tremoïlle nella chiesa di Oiron. Di questo lavoro (distrutto nel 1793) rimane soltanto la statua del defunto, rappresentato disteso seminudo avvolto in un lenzuolo.

Dal 1560 sono documentati lavori di Jean a carattere architettonico. In quell'anno preparò a Tours gli apparati decorativi per l'ingresso del giovane re Francesco II e di sua moglie Maria Stuart. L'anno seguente realizzò una fontana monumentale per la piazza Foire-le-Roi, fortemente rimaneggiata nel 1617. Un altro suo monumento funebre fu quello eretto a La Roche-Bernard per François de Coligny di Andelot (documento di allogazione del febbraio 1562, in Roy).

A Jean è attribuita la tomba per Guy d'Espinay nella collegiata di Champeaux presso Vitré in Bretagna. È probabile che l'artista si sia spinto fino ad Avignone, dove è documentato un "Jean Juste de Tours" esecutore di alcuni lavori.

Nel 1562 Jean stipulò un contratto di affitto per una casa a Tours, dove morì nel 1577 o nel 1579.

Legato probabilmente da vincoli di parentela con i fratelli Antonio, Giovanni e Andrea fu anche Girolamo, nato assai prima dei tre, a San Martino a Mensola verso il 1456, e identificato da Milanesi con un Girolamo di Domenico del Coscia da Fiesole (iscritto al registro dell'arte dei maestri di pietra e legname nel 1491) e ricordato per l'esecuzione della tomba marmorea dei giovanissimi figli di Carlo VIII, destinata alla chiesa di St-Martin a Tours e qui sistemata nel 1506 (Grandmaison, 1870). Per questa commissione Girolamo probabilmente si era stabilito nella città francese già nell'ultimo decennio del secolo. La tomba, smantellata all'epoca della Rivoluzione francese, venne ricomposta nel 1815 in una delle cappelle laterali della chiesa di St-Gatien a Tours e successivamente sottoposta a restauro (1834). L'opera è costituita da parti in marmo bianco, rosso e nero; il materiale di queste due ultime cromie era stato acquistato nel gennaio del 1500 (1499 secondo il calendario fiorentino), direttamente dallo stesso Girolamo all'Opera del duomo di Firenze (Montaiglon - Milanesi). La tomba è ispirata certamente al tipo a catafalco isolato con figura giacente riprodotta sopita, di indubbia matrice rinascimentale, già formulata agli inizi del XV secolo da Jacopo della Quercia. Il sarcofago si rifà al modello del sepolcro di Piero e Giovanni de' Medici realizzato da A. Verrocchio nel 1470-72 all'interno della sagrestia vecchia di S. Lorenzo in Firenze, sia nella forma sia nel tipo di decorazione fantastico-mitologica. Se la decorazione è ariosa e vivace, la scultura e le immagini, al di là di una loro gentilezza, restano congelate. Non è certa la paternità delle figure, piuttosto irrigidite nell'insieme.

Non si conosce la data di morte di Girolamo.

Fonti e Bibl.: A. Deville, Comptes de dépenses de la construction du château de Gaillon, publiés d'après les registres manuscrits des trésorier du cardinal d'Amboise, Paris 1850, pp. 324, 358, 419 s., 434 s.; L. de Laborde, La renaissance des arts à la cour de France. Études sur le seizième siècle, I, Paris 1850, pp. 386-389, 401; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, pp. 14 s.; G. Baroni, La parrocchia di S. Martino a Mensola. Cenni storici, Firenze 1866, p. 94; C. de Grandmaison, Documents inédits pour servir à l'histoire des arts en Touraine, Paris 1870, p. 222; A. de Montaiglon - G. Milanesi, La famille des J. en Italie et en France, in Gazette des beaux-arts, XVII (1875), pp. 385-404, 513-526; XVIII (1876), pp. 552-567; L. de Laborde, Le comptes du Bâtiment du Roy (1528-1571), I, Paris 1877, pp. 95, 98-101, 132; II, ibid. 1880, p. 200; L. Palustre, La Renaissance en France…, II, Paris 1881, pp. 85-89, 92-98; E. Giraudet, La famille des J.…, Paris 1882; L. Courajod, La part de l'art italien dans quelques monuments de sculpture de la première Renaissance française, in Gazette des beaux-arts, s. 2, XXVI (1884), 129, pp. 493-508; 130, pp. 376-387; C. de Grandmaison, Date de la morte de Jean Ier J. en 1549, in Revue de l'art français, XX (1884-85), pp. 22-48; L. Courajod, Une sculpture d'Antonio di Giusto Betti au Musée du Louvre, in Gazette archéologique, X (1885), pp. 377-381; A. Bauchal, Nouveau Dictionnaire biografique et critique des architectes français, Paris 1887, pp. 317 s.; S. Lami, Dictionnaire des sculpteurs de l'école française du Moyen Âge au règne de Louis XIV, I, Paris 1898, pp. 306-311; F. Blanquart, La chapelle de Gaillon et les fresques d'Andrea Solario, in Bulletin de la Société des amis des arts du Département de l'Eure, XIV (1898), pp. 28-53; H. von Geymüller, Die Baukunst der Renaissance in Frankreich, Stuttgart 1898-1901, I, pp. 77-80; II, pp. 616-621; P. Vitry, Les apôtres d'Antoine J. à la chapelle du château de Gaillon, in Bulletin monumental, LXV (1901), pp. 352-364; M. Roy, Artistes et monuments de la Renaissance en France. Recherches nouvelles et documents inédits, Paris 1934, pp. 550-553; L. Hautecoeur, Histoire de l'architecture classique en France, I, Paris 1943, pp. 89, 137, 179, 182; E. Chirol, Le château de Gaillon, Paris 1952; A. Blunt, Art and architecture in France 1500 to 1700, Harmondsworth 1953, pp. 36-40; Le roy, la sculpture et la mort, gisants et tombeaux de la basilique de Saint-Denis (catal.), a cura di A. Erland Brandebourg et al., Paris 1976; B.S. Hochstetler, The tomb of Louis XII and Anne de Bretagne, tesi di dottorato, University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1976; D.A. Brown, Andrea Solario, Milano 1987, pp. 12, 178 s., 199; F. Quinterio, Ymaginiers et maîtres-maçons toscani e francesi alla corte dei Valois: da Carlo VIII a Caterina de' Medici, in Renaissance studies in honor of Craig Hugh Smyth, a cura di A. Morrogh et al., II, Florence 1988, pp. 631 s., 641; A. Chastel, L'art français. Temps modernes, 1430-1620, Paris 1993, pp. 102, 127, 130; J. Cox Rearick, The collection of Francis I. Royal treasures, Antwerp-New York 1995-96, p. 40; Catalogue de la sculpture française, II, Renaissance et temps modernes, Paris 1998, p. 449; Dictionnaire de la sculpture… du Moyen Âge à nos jours, a cura di J.P. Breuille, Paris 1902, pp. 285 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, pp. 534 s.; XIX, pp. 349-352.

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