Barth, Karl

Dizionario di filosofia (2009)

Barth, Karl


Teologo protestante elvetico (Basilea 1886 - ivi 1968). Dal 1909 pastore in varie comunità, fu dal 1921 prof. onorario a Gottinga, dal 1925 prof. ordinario a Münster, dal 1930 a Bonn; dovette quindi lasciare la Germania (1934) perché avverso al nazismo, andando a insegnare a Basilea (1935). Insegnamento e ministero pastorale si fondono nell’attività di B., la cui produzione (Der Romerbrief, 1919, trad. it. L’epistola ai Romani, che può considerarsi il manifesto della teologia barthiana; la monumentale Die kirchliche Dogmatik, 10 voll., 1932-55, trad. it. Dogmatica ecclesiale; Die Theologie und die Kirche, 1928; e numerosi volumi di prediche) conserva spesso la tradizionale forma della lectio. Il pensiero di B. si pone come una critica radicale alle pretese razionalistiche della ‘teologia liberale’ che accoglie e rielabora alcune riflessioni sviluppate dalla filosofia esistenzialistica contemporanea. Partendo dalla tematica kierkegaardiana della «infinita differenza qualitativa tra tempo ed eternità», tra uomo e Dio, B. sviluppa una «teologia dialettica» (in quanto basata sulla contrapposizione tra la radicale negatività dell’esistenza e l’assoluta positività del divino) che rifiuta ogni sorta di immanentismo. A ciò è strettamente associata l’idea di una conoscenza del divino fondata sulla rivelazione e non sulla ragione, che induce B. a respingere la dottrina dell’analogia entis e ad accogliere la prova ontologica dell’esistenza di Dio (➔) quale unica possibile. In nome di un ritorno all’esperienza cristiana originaria – intesa come profezia e fede – B. sottolinea polemicamente la sua avversione alla cultura e la sua critica (in cui dominano influssi kierkegaardiani e anche dostoevskiani) alla società moderna, impregnata di elementi non religiosi (umanesimo, storicismo, laicismo, ecc.). Egli si sforza invece di ridare al protestantesimo (degenerato, secondo lui, nel ‘liberalismo’ di A. Harnack e di Troeltsch, o nel vago umanitarismo di L. Ragaz) un più deciso orientamento in senso religioso e una più sicura coscienza dei suoi principi dottrinali e pratici, in senso unitario e tradizionale. Di qui, con il riallacciarsi al Lutero giovane e rivoluzionario, ma su una base più propria-mente calvinistica, anche l’esigenza di un riavvicinamento ecumenico delle Chiese cristiane (Die christliche Gemeinde in der Anfechtung, 1942; Gemeinschaft in der Kirche, 1943), la quale tuttavia non va sopravvalutata nel senso ‘criptocattolico’ talvolta rimproverato a B., giacché il suo richiamo alla tradizione del Medioevo ha nella sua teologia significato più polemico che essenziale, mirando soprattutto a non restringere la tradizione cristiana nei limiti dei primi secoli. Notevole la corrispondenza, pubbl. postuma, con R. Bultmann (Briefwecksel mit R. Bultmann 1922-1966, 1971).

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