Scheele, Karl Wilhelm

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Chimico svedese (Stralsund, Pomerania, 1742 - Köping 1786). Compiuti gli studî elementari nella città natale, fece apprendistato (1757) nella farmacia del Liocorno a Göteborg e lavorò in seguito presso la farmacia dell'Aquila a Malmö (dal 1765), del Corvo d'oro a Stoccolma (dal 1768) e, infine (1770-75) a Uppsala, dove conobbe J. G. Gahn, a quel tempo assistente di T. Bergmann, con il quale instaurò una duratura amicizia. Nel 1775, pur essendo ancora studiosus pharmaciae, divenne membro dell'Accademia reale delle scienze di Stoccolma e iniziò a pubblicare i suoi fondamentali contributi alla chimica negli atti della prestigiosa istituzione. Nello stesso anno divenne gestore della principale farmacia di Köping, dove rimase per tutta la vita pur essendo stato invitato a insegnare chimica presso sedi prestigiose. Dal 1768 S. cominciò a occuparsi di chimica "delle arie", come allora erano chiamati i gas. Si interessò particolarmente a una nuova definizione del fuoco e delle sue qualità, e criticò la teoria del flogisto di Stahl, perché la considerava incompleta, avendo quest'ultimo trascurato il ruolo chimico dell'aria. Secondo S. i fenomeni del fuoco, della luce e del calore non potevano essere spiegati senza considerare le arie e le loro azioni chimiche. Tra il 1771 e il 1772 scoprì l'ossigeno, da lui chiamato vitriolluft (cioè "aria pura") e in seguito (1775) eldsluft ("aria del fuoco"); tuttavia questi risultati furono pubblicati solo nel 1777, nel volume Chemische Abhandlung von der Luft und dem Feur, cioè dopo che J. Priestley aveva già pubblicato le sue memorie sull'ossigeno. Nel 1779 S. annunciò che l'aria atmosferica era una miscela di "aria del fuoco" e di "aria viziata", cioè azoto. Nello stesso periodo scoprì un notevole numero di acidi organici (ossalico, lattico, mucico, malico, ecc.) e inorganici (fluoridrico, arsenico, fosforico, ecc.), diventando uno dei più importanti chimici analitici dell'epoca. Sulla scia delle ricerche di A.-L. Lavoisier sulla composizione dell'acqua, S. modificò la sua teoria chimica del fuoco, senza tuttavia abbandonare un approccio flogistico ai fenomeni chimici.

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