ADAM, Ken

Enciclopedia del Cinema (2003)

Adam, Ken (propr. Klaus)

Sabina Tommasi Ferroni

Scenografo cinematografico tedesco, nato a Berlino il 5 febbraio 1921. Ha ottenuto la notorietà curando le scenografie della serie sull'agente 007 tratta dai racconti di I. Fleming, ma la sua prova più straordinaria, per la quale ha vinto l'Oscar nel 1976 come miglior art director, l'ha offerta con il film di Stanley Kubrick Barry Lindon (1975), nel quale ha ricreato magistralmente un'ambientazione settecentesca ispirandosi alla pittura dei grandi J. Constable, J. Reynolds, T. Gainsborough, W. Hogarth, senza mai cadere nella citazione fine a sé stessa. Analoghe suggestioni visive appaiono in Madness of King George (1995; La pazzia di re Giorgio) di Nicholas Hynter, anch'esso ambientato nell'Inghilterra del Settecento e per il quale ha ottenuto un Oscar nel 1995 insieme a Carolyn Scott. La cura del dettaglio e uno stile originalissimo gli hanno consentito di interpretare al meglio l'idea di grandi registi e di risolvere con successo complessi progetti scenografici. Nel 1934 la sua famiglia, per sfuggire al nazismo, si era rifugiata a Londra dove A. prima frequentò la St. Paul's School e quindi studiò architettura presso la University of London. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò nella RAF, unico tedesco a militare come pilota di caccia nelle forze britanniche. Nel 1947 iniziò a lavorare per il cinema come aiuto arredatore, disegnatore e direttore artistico nei film prodotti dalla Warner Bros. La predisposizione presto dimostrata per le ricostruzioni di grandiosi ambienti storici ne favorirono l'inserimento, spesso come collaboratore, nelle prime coproduzioni internazionali di film spettacolari in costume diretti da registi hollywoodiani (Captain Horatio Hornblower, 1951, Le avventure del Capitano Hornblower, di Raoul Walsh; Helen of Troy, 1956, Elena di Troia, di Robert Wise; The angry hills, 1959, Le colline dell'odio, di Robert Aldrich). Nel 1957 ottenne una nomination all'Oscar per Around the world in 80 days (1956; Il giro del mondo in 80 giorni) di Michael Anderson, per il quale aveva collaborato con William Cameron Menzies. L'anno successivo per il notevole horror Night of the demon (La notte del demonio) di Jacques Tourneur, ricostruì un'ambientazione ricca di spunti gotici di grande efficacia, sfondo perfetto per il clima di angoscioso terrore che caratterizza le immagini. Del 1962 è invece Dr. No (Agente 007, licenza di uccidere) di Terence Young, primo della serie incentrata sull'agente 007, per il quale A. creò le scenografie servendosi di una grande varietà di materiali e immaginando un mondo dominato dalle moderne tecnologie, al limite del fantascientifico. Fu quindi art director dei migliori film di James Bond: Goldfinger (1964; Agente 007, Missione Goldfinger) di Guy Hamilton, Thunderball (1965; Agente 007, Operazione tuono) di Terence Young, You only live twice (1967; Agente 007, Si vive solo due volte) di Lewis Gilbert, Diamonds are forever (1971; Agente 007, Una cascata di diamanti) ancora di Hamilton, e infine The spy who loved me (1977; Agente 007, La spia che mi amava) nuovamente diretto da Gilbert, per il quale ottenne la sua seconda nomination all'Oscar nel 1978. Grazie all'originalità delle soluzioni adottate nel primo film su Bond era stato notato da Kubrick che gli aveva affidato la realizzazione delle scene del Dr. Strangelove: or how I learned to stop worrying and love the bomb (1964; Il Dottor Stranamore: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba). A. riesce qui a creare un'atmosfera surreale enfatizzando, per assecondare l'immaginazione del regista, il senso dell'ironia e del fantastico di cui aveva dato prova nella serie dell'agente 007, con scelte che si rivelano geniali e di eccezionale suggestione come nel caso della famosa stanza della guerra. Nel 1993 ha ottenuto la terza nomination all'Oscar per Addams family values 2 (La famiglia Addams 2) di Barry Sonnenfeld, che rappresenta una summa di tutti gli aspetti che hanno contraddistinto il suo lavoro: fantasia visionaria, ironia e, in alcuni casi, bizzarria grottesca. Ha lavorato inoltre con Frank Oz per In & out (1997).

Bibliografia

M.L. Stephens, Adam, in Art directors in cinema, Jefferson (NC) 1998.

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