Krajina

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Denominazione della tradizionale zona di frontiera tra l’Impero asburgico e i possessi ottomani, dal termine serbocroato, utilizzato anche in altre lingue slave, «confine». Tale zona si estende dall’entroterra della Dalmazia al corso della Sava, senza alcuna unità fisica né antropica né politica: infatti, dal punto di vista morfologico è una successione di zone diverse, da quella decisamente montuosa delle Alpi Dinariche a quella pedemontana e collinare della Slavonia, alla pianura alluvionale della Sava; dal punto di vista etnico è in parte serba e in parte croata. Attualmente dal punto di vista politico è divisa tra la Croazia e la Bosnia ed Erzegovina.

Nell’estate del 1991, dopo la dichiarazione d’indipendenza della Croazia e della Slovenia dalla Federazione iugoslava, i Serbi della K. (territorio della Croazia) dapprima cercarono di ottenere una speciale autonomia, poi attaccarono e vinsero i Croati a Vukovar, proclamando la Repubblica serba di K., di cui fu scelta come capitale Knin. Grazie anche al sostegno della Serbia, la Repubblica di K. riuscì in una prima fase ad ampliare notevolmente il territorio controllato (comprendente la K. e la Slavonia), fino a occupare un terzo dell’estensione della Croazia. Le vicende belliche portarono all’esodo di almeno 250.000 Croati dalla K. propriamente detta e dalle altre aree sotto il controllo della Repubblica. Nell’agosto 1995 le truppe croate rioccuparono tutta la K., ponendo fine alla Repubblica e spingendo alla fuga la maggior parte della popolazione serba (circa 170.000 persone), con l’obiettivo di rendere la regione etnicamente omogenea; la Slavonia orientale, dove rimase una consistente minoranza serba, fu posta sotto il controllo delle truppe delle Nazioni Unite prima di tornare sotto l’amministrazione di Zagabria nel gennaio 1998.

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