L'archeologia del Subcontinente indiano. Introduzione

Il Mondo dell'Archeologia (2005)

L'archeologia del Subcontinente indiano. Introduzione

Anna Filigenzi

La nozione di "Subcontinente indiano" qui adottata ricalca una necessità storica e una realtà geografica. Sotto il profilo geomorfologico il Subcontinente si divide in tre grandi zone: una porzione extrapeninsulare, costituita dai corrugamenti dell'Himalaya, che disegnano il confine settentrionale, includendo l'Afghanistan centrale e meridionale, il Baluchistan e parte della Birmania; la pianura indo-gangetica, solcata da grandi fiumi (Indo, Gange, Brahmaputra e i loro affluenti, alimentati dai ghiacciai himalayani e dalle piogge monsoniche), che si estende, da ovest verso est, dal Sind all'Assam, ossia dal delta dell'Indo a quello del Brahmaputra; la porzione peninsulare vera e propria, ovvero il Deccan, in gran parte con assetto tabulare, rialzato a ovest e degradante verso nord-est, bordato a nord-ovest dai Monti Aravalli, oltre i quali è il deserto del Thar, a nord-est dai Monti Vindhya e da un vasto altopiano.

Sotto il profilo climatico, si distinguono una zona a clima freddo e piovoso corrispondente alla regione himalayana; una zona desertica secca con elevate escursioni termiche, che comprende parte dell'Afghanistan, il Baluchistan, il Sind e parte del Rajasthan; una zona con estati calde e secche e inverni freschi, corrispondente all'India settentrionale (Panjab, Uttar Pradesh e parte del Rajasthan); una zona con forti precipitazioni e temperature elevate nella porzione orientale (Orissa, Bengala, Assam, parte della Birmania, del Madhya Pradesh e del Bihar); temperature elevate contraddistinguono la zona peninsulare, dove tuttavia il clima è condizionato dal diverso apporto di piogge monsoniche, enorme sul versante nord-occidentale, più moderato sul resto della penisola. Il ruolo fondamentale dell'idrografia, da cui attraverso le epoche hanno tratto alimento l'economia agricola e gli scambi commerciali e culturali, diviene talora pernicioso, in particolare nelle zone di bassa quota del versante nord-orientale, dove la coincidenza tra lo scioglimento dei ghiacciai himalayani e l'arrivo dei monsoni provoca spesso alluvioni devastanti. All'interno di queste grandi suddivisioni ne esistono ulteriori, anch'esse disegnate dalla morfologia e dalle condizioni ambientali di questo immenso territorio; la varietà dei caratteri corrisponde a una distribuzione diseguale della popolazione e delle risorse naturali, con conseguenti differenziazioni delle attività economiche e dei caratteri culturali.

Il Subcontinente indiano è dunque una realtà assai composita, che abbraccia l'Unione Indiana, l'Afghanistan, il Pakistan, il Nepal e lo Sri Lanka; tuttavia, questi Stati sono espressione di una divisione moderna alla quale non può aggiogarsi un'opera dedicata al vaglio e alla divulgazione di dati scientifici inscindibilmente intrecciati in quella trama che solitamente indichiamo come India antica. Le indagini archeologiche sembrano dimostrare che le regioni fisiche disegnate dalle barriere naturali corrispondono in senso lato ad altrettante regioni culturali, con specificità che però si sposano a tratti di omogeneità panindiana, rafforzati in determinati periodi da condizioni storiche favorevoli a scambi e contatti, oltre che con il mondo extraindiano, tra le parti stesse del Subcontinente.

L'archeologia, in questa parte del mondo, è ancora una disciplina relativamente giovane. La vastità e varietà del territorio, la frammentazione delle ricerche e perfino l'impostazione ideologica che spesso ha condizionato queste ultime non consentono di delineare un quadro omogeneo e coerente e ciò rende difficile organizzarne un'esposizione esauriente e riassuntiva insieme. Mancano ancora gli elementi necessari per coordinare e inquadrare i dati che a migliaia affluiscono da ricerche archeologiche non sempre condotte con metodi adeguati alla comprensione, o finanche alla consapevolezza, dei quesiti che la storia dell'India antica ci pone. Molto spesso si è guardato (e ancora si guarda) alla cultura indiana con la lente deformante di categorie assolute entro le quali la stessa analisi storica si dibatte. Se è pur vero che il ruolo delle religioni e delle filosofie dello spirito nello sviluppo della cultura e delle arti è qui percepibile più fortemente e più tenacemente che altrove, la storia "secolare" del Subcontinente, con le sue espressioni di vita quotidiana e di arte popolare, è rimasta troppo a lungo in ombra, oscurata dall'archeologia delle grandi religioni (buddhismo, induismo), spesso poco preoccupata di comprendere il reale contesto storico e sociale di queste.

La nascita e lo sviluppo dell'archeologia nel Subcontinente appaiono fortemente segnati da orientamenti culturali e politici. Il suo esordio, in epoca coloniale, ruota fondamentalmente attorno a temi di grande interesse per la cultura occidentale, quali lo studio dei monumenti e delle opere d'arte buddhisti e induisti e la ricostruzione della geografia storica, nota attraverso i resoconti delle imprese militari in India di Alessandro Magno e i diari di viaggio di famosi pellegrini cinesi, primi fra tutti Faxian e Xuanzang. Questi approcci sono stati condizionanti, soprattutto per le contrapposizioni culturali che non di rado essi hanno interpretato, se non addirittura fomentato. Ad esempio, mentre l'interesse degli studiosi indiani è sempre stato piuttosto tiepido nei confronti delle regioni del Nord-Ovest, dimora per lunghi secoli di una cultura e di un'arte buddhista fortemente ellenizzate, entrambe sentite come estranee, assai più vivo si è dimostrato per altre regioni in cui fiorirono potenti dinastie indigene e opulente espressioni d'arte a queste in parte effettivamente collegate, in parte artificiosamente ricondotte, al fine di dimostrare la superiorità di una antistorica "purezza" indiana. Analogamente è accaduto, dopo la scoperta della Civiltà dell'Indo negli anni Venti del Novecento, che questa civiltà urbana dell'età del Bronzo sia stata a lungo vista dagli studiosi occidentali come una filiazione delle coeve civiltà mesopotamiche, travisando la reale portata dei singoli fenomeni e degli innegabili punti di reciproco contatto. Un grande peso ideologico hanno avuto anche le questioni collegate alle migrazioni arie e alla nascita della tradizione vedica, con le loro pesanti implicazioni razziali e sociali, ancora operanti, in primo luogo, in seno alla stessa società indiana. A fronte della libertà relativamente maggiore con cui si è mossa, la ricerca preistorica annovera, dal suo canto, una quantità assai minore di indagini e di dati, peraltro distribuiti in maniera disomogenea sul territorio.

Al di là di questi limiti di soggettività storica, ne esistono altri che rendono difficile sia l'indagine archeologica sia l'interpretazione e l'inserimento dei dati in una più ampia e precisa dimensione: in primo luogo, l'uso (soprattutto in epoche, zone e ambiti specifici) di materiali deperibili, peraltro in contesti ambientali spesso assai poco adatti alla loro conservazione; in secondo luogo, la difficoltà di reperire riscontri testuali. Pur se in quantità ricchissima, i documenti letterari, epigrafici e numismatici sono spesso poco informativi, se non addirittura ambigui o fuorvianti. In molti casi essi sono scarsamente aderenti a eventi attuali (con rare eccezioni, quali, ad es., gli editti di Ashoka), preferendo il ricorso a metafore significative per la società coeva, ma di ardua interpretazione. Inoltre, l'incertezza è spesso aggravata dall'uso (non di rado contemporaneo) di diversi sistemi di computo cronologico non ancora correlati a quelli moderni.

Non va infine dimenticato che il quadro che oggi possiamo tracciare risulta da dati parziali e, almeno per certi versi, perfino casuali. Questi dati, che non sono necessariamente lo specchio della realtà e a cui rischiamo di attribuire un valore di riferimento eccessivo, potrebbero essere modificati, anche in maniera significativa, dalle ricerche future. L'organizzazione del capitolo cerca di tenerne conto e di evitare per quanto è possibile equivoci assai radicati, come la divisione della materia per periodi storici la cui definizione fa capo a grandi dinastie (Maurya, Kushana, Andhra, Gupta, Chalukya, Pallava, Pala, solo per citare alcune tra le più note). Se è pur vero che queste rappresentano momenti di grandi ancorché parziali unificazioni territoriali, con ricadute culturali di rilievo, identificarle con un periodo e un territorio talvolta perfino più ampi di quelli di loro pertinenza significherebbe introdurre un criterio di meccanica semplificazione in realtà assai più complesse. Si è preferito invece uno schema geografico, che, come si è detto, in linea di massima racchiude specificità culturali e che è parso il criterio insieme più rappresentativo e più neutrale.

Fanno eccezione la parte sulla preistoria e quella dedicata alla Civiltà dell'Indo, che costituiscono discipline di studio oggettivamente coerenti e non frammentabili, seppure ancora soggette, come il progredire delle ricerche conferma, a discussioni e ridefinizioni. Alcune regioni sono accorpate, o perché in esse i tratti e le vicende comuni prevalgono sulle pur importanti varianti locali (ad es., la regione dei Vindhya e il Rajasthan, il Bengala e l'Orissa, il Maharashtra e il Gujarat) o perché la forte entità geografica (come nel caso della regione dell'Indo) produce relazioni imprescindibili tra aree con caratteri dissimili. La necessità di condensare in uno spazio limitato una materia così ampia ed eterogenea ha imposto una selezione che, per quanto ragionata, non può rappresentarla appieno. In linea con gli scopi dell'opera sono stati altresì esclusi dalla trattazione siti monumentali, pur assai famosi, che non sono stati oggetto di indagini archeologiche in senso stretto, anche se alla disciplina archeologica essi afferiscono per il loro valore di documento.

Si rinvia a:

Preistoria del Subcontinente indiano

L'archeologia del Subcontinente indiano. Dal Neolitico all'età del Bronzo: la Civiltà della valle dell'Indo

L'archeologia del Subcontinente indiano. Le regioni himalayane

L'archeologia del Subcontinente indiano. La regione dell'Indo

L'archeologia del Subcontinente indiano. La pianura gangetica

L'archeologia del Subcontinente indiano. Bengala

L'archeologia del Subcontinente indiano. Orissa

L'archeologia del Subcontinente indiano. La regione dei Vindhya e il Rajasthan

L'archeologia del Subcontinente indiano. Maharashtra e Gujarat

L'archeologia del Subcontinente indiano. I Paesi dravidici

L'archeologia del Subcontinente indiano. Sri Lanka

L'archeologia del Subcontinente indiano. La frontiera indo-iranica)

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