L'archeologia dell'Asia Centrale. Introduzione

Il Mondo dell'Archeologia (2005)

L'archeologia dell'Asia Centrale. Introduzione

Ciro Lo Muzio

Sebbene i progressi della ricerca archeologica rendano evidente la sua specificità culturale, l'Asia Centrale rimane una regione dai contorni sfuggenti e non solo per l'oscillazione del suo significato geografico. È una terra di mezzo che ha richiesto agli specialisti lo sforzo di rinunciare a modelli interpretativi consolidati dall'esegesi di altre civiltà del mondo antico. La storia dell'Asia Centrale preislamica, per lo meno di una sua ampia parte (nella quale includiamo le steppe eurasiatiche), è quasi totalmente debitrice dell'archeologia. Non esiste una tradizione storiografica autoctona ‒ o se è esistita è andata perduta ‒ e più in generale la quantità di documenti scritti riportati alla luce dalle indagini archeologiche, per quanto si vada lentamente accrescendo, è ancora scarna. Solo in parte, e limitatamente ad alcune regioni ed epoche, sopperiscono a questa mancanza le fonti letterarie greche, persiane, cinesi e islamiche, che non di rado, tuttavia, tramandano dati imprecisi o di interpretazione controversa.

Prezioso lascito dell'archeologia sovietica, la nostra conoscenza dell'Asia Centrale antica è dunque saldamente radicata nelle testimonianze materiali. Le prime esplorazioni ebbero inizio poco dopo la conquista russa (XIX sec.), ma attività sistematiche di ricognizione e di scavo presero avvio tra la prima e la seconda guerra mondiale. Da allora l'archeologia centroasiatica ha fatto progressi giganteschi, sia in termini di accumulo di materiali sia sul piano della riflessione critica. Il quadro non è certo completo: sussistono diverse lacune nella documentazione archeologica, mentre alcune importanti questioni concernenti l'interpretazione storica, sociale e ideologica dei dati forniti dalle indagini su campo sono ancora irrisolte. Ad esempio, non è ancora stata accertata l'effettiva estensione del regno greco di Battriana (metà III - metà II sec. a.C.), né quella dell'impero dei Kushana (I-III sec. d.C.); a parte poche eccezioni (Penjikent, in Sogdiana), la città centroasiatica, relativamente nota nelle sue componenti topografiche, non è stata studiata in modo soddisfacente come organismo sociale; molto lavoro richiederà ancora la revisione (a volte necessariamente drastica) di datazioni o sequenze cronologiche formulate tempo addietro per singoli siti o intere regioni.

A fronte di queste e altre carenze, vi sono, tuttavia, importanti acquisizioni. Un dato che sembra emergere con sempre maggiore evidenza è che i drastici cambiamenti portati da migrazioni e invasioni, cui questa regione fu ciclicamente soggetta, non riuscirono a intaccare costanti millenarie. I risultati della ricerca in ambito protostorico consentono di affermare che molte delle linee guida della cultura centroasiatica si definiscono nell'età del Bronzo. A quest'epoca datano i primi impianti di irrigazione artificiale, uno degli oggetti privilegiati dell'indagine archeologica in questa parte dell'Asia (in particolare, in Chorasmia e nella Battriana orientale). Altrettanto antichi sono i caratteri fondamentali dell'architettura, come l'utilizzo di mattoni crudi seccati al sole e di blocchi di pakhsā (argilla pressata mista a paglia), alcune tecniche costruttive e soluzioni planimetriche. L'impianto caratteristico della città centroasiatica d'epoca greco-battriana, Kushana e altomedievale, composto da cittadella (ark), città bassa (šahristān) e suburbio (rabād), appare già sperimentato nei primi centri urbani dell'età del Ferro (ad es., Dalverzin, nel Ferghana). In età protostorica, a cominciare dalla penetrazione di tribù di allevatori transumanti della cultura di Andronovo nelle regioni di cultura protourbana bagnate dall'alto e medio Amu Darya, si definisce, infine, una delle più importanti costanti storiche dell'Asia Centrale, ossia l'interazione tra stanziali e nomadi, che fece sentire i suoi effetti non solo nelle regioni più prossime all'areale delle steppe (ad es., Chorasmia e Chach), ma anche nelle zone di antica tradizione urbana (Battriana e Sogdiana). Da allora, e fino all'arrivo dei Russi, le culture nomadiche e sedentarie non furono mai separate da un confine netto, sia per fattori geografici e ambientali sia per la sostanziale affinità etnica e linguistica che le accomunava.

Si rinvia a:

L'età del Bronzo dell'Asia Centrale meridionale

L'età del Bronzo nelle steppe euroasiatiche

L'archeologia dell'Asia Centrale. La "Mesopotamia centroasiatica"

L'archeologia dell'Asia Centrale. Le steppe euroasiatiche: le civilta dei nomadi

L'archeologia dell'Asia Centrale. Le steppe tra il Mar Caspio e gli Urali

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