L'archeologia dell'Estremo Oriente: Corea

Il Mondo dell'Archeologia (2002)

L'archeologia dell'Estremo Oriente: Corea

Sarah Milledge Nelson

La storia delle ricerche archeologiche nella penisola coreana può essere divisa in tre fasi. La prima riguarda il periodo coloniale giapponese (1910-45), la seconda le ricerche effettuate nella Corea del Nord successivamente alla separazione dalla Corea del Sud avvenuta nel 1945, e la terza quelle condotte nella Corea del Sud nel corso dello stesso periodo. L'assoluta chiusura dei confini, determinata dal trattato sottoscritto dopo la guerra, ha imposto alle due regioni linee diverse di ricerca. Infatti, benché entrambe continuassero ad operare conformandosi a metodologie di scuola giapponese, nella Corea del Nord hanno prevalso modelli interpretativi provenienti dalla Russia e dalla Cina, mentre nella Corea del Sud si sono adottati metodi d'indagine propri del mondo occidentale.

Il periodo giapponese

Le prime sistematiche ricerche in Corea sono cominciate agli albori del XX secolo, quando archeologi giapponesi hanno iniziato a esplorare la regione passata sotto il controllo del governo di Tokyo. In questa fase gli scavi si sono concentrati soprattutto sulle tombe, i templi e i monumenti con iscrizioni, tuttavia a tale periodo risalgono anche i primi rinvenimenti di siti del Neolitico (8000-700 a.C. ca.) e delle età dei metalli (700 a.C. - 300 d.C. ca.). Sebbene non tutti gli scavi siano stati pubblicati, l'accurata documentazione fornita dagli archeologi giapponesi risulta ancora oggi di grande utilità. I rinvenimenti più significativi sono stati effettuati relativamente al periodo storico dei Tre Regni (Koguryo, Paekche e Silla, 57 a.C. - 668 d.C.) e nella regione di Jian, oggi ricadente in territorio cinese, antica capitale del regno Koguryo. Tali rinvenimenti sono avvenuti sia nei dintorni di Pyongyang, dove sono stati messi in luce oltre a vestigia Koguryo anche alcune tombe e un insediamento urbano del periodo Lelang (dal nome dell'avamposto militare cinese qui istituito, I sec. a.C. - IV sec. d.C. ca.), sia a Kyongju, capitale del regno Silla. Gli scavi effettuati a Paekche, capitale di Kyongju e Puyo, non hanno portato a scoperte significative, perché le tombe erano già state saccheggiate. Anche le sepolture scoperte nella regione di Jian erano già state depredate, ma alcune di esse contenevano ancora pitture murali di straordinaria importanza e sopra una stele abbattuta è stata rinvenuta un'iscrizione in cinese che descrive le conquiste del re Kwanggaeto, che regnò dal 391 al 413 d.C., e sotto il quale il regno di Koguryo raggiunse il suo apogeo. Esaminando i dintorni di Pyongyang, R. Torii ha individuato alcune antiche necropoli, ma anche in questo caso molte sepolture erano state saccheggiate. Nelle tombe Lelang vi erano oggetti provenienti dalla Cina e numerose iscrizioni hanno permesso di datarli, mentre alcune tombe Koguryo conservavano pitture murali che in alcuni casi rappresentavano soggetti di derivazione cinese. Altri importanti scavi sono stati intrapresi sulla riva opposta del Taedong, rispetto a Pyongyang, dove erano ancora visibili tracce della cinta muraria e cumuli di mattoni indicavano il luogo dove un tempo sorgevano gli edifici. Tra le scoperte fatte a Kyongju vi sono alcune tombe ove vennero sepolti i sovrani del regno Silla (57 a.C. - 668 d.C.), tra cui quelle famose dette della Campana Dorata e della Corona Aurea, che contenevano numerosi gioielli e straordinarie corone in oro con incastonati vetri e giade. Nel sito di Kimhae, nella parte meridionale del Paese presso Pusan, risalente all'età del Ferro, sono stati rinvenuti manufatti in bronzo, spade, campane, bardature per cavalli e monete della dinastia Han. Reperti risalenti al Neolitico sono stati portati alla luce soprattutto sulle rive dei fiumi principali, Taedong, Han, Kum e Naktong. F. Ryosaku ha classificato la ceramica proveniente da queste indagini dividendola in due tipi: quella decorata con incisioni dette "a pettine" (Chulmun) e quella non decorata (Mumun). Altre importanti ricerche sono state condotte da Y. Shozaburo, che, dopo la devastante inondazione del 1925, ha esaminato il sito neolitico di Amsari, nella regione di Kwangju, e ha effettuato scavi nell'insediamento di Tongsamdong presso Pusan; inoltre nel 1961 A. Kyoichi ha pubblicato i risultati delle ricerche di superficie effettuate in alcuni siti del Neolitico.

L'archeologia nella corea del nord

Negli anni Cinquanta e Sessanta nella Corea del Nord è stato elaborato un organico programma di scavi, i cui esiti sono stati pubblicati su diverse riviste. La scoperta di alcuni insediamenti paleolitici con resti di manufatti ricavati da piante e animali e le ricerche condotte su alcuni dei numerosi dolmen individuati nella penisola coreana hanno dato risultati particolarmente interessanti. Tra gli archeologi si segnalano Kim Yong-gan, Hwang Ki-dok e So Guk-tae. Il primo sito paleolitico è stato scoperto nel 1960 a Kulpori, nella provincia nord-orientale di Hamgyong, al di sotto di due strati dell'età del Bronzo e del Neolitico. In seguito sono state effettuate indagini in alcune grotte, che hanno portato al recupero anche di resti umani di cui sono stati pubblicati gli studi eseguiti su alcuni crani. Scavi di notevole importanza sono stati condotti nei siti neolitici di Kungsanni (1950) e Chitamni (1957), dove appaiono evidenti tracce della coltivazione di piante; successivamente a Namgyongni, nei pressi di Pyongyang, sono stati rinvenuti indizi della coltivazione del riso. Un problema per l'archeologia della Corea del Nord è costituito dal fatto che raramente si effettuano datazioni con il carbonio-14 e le cronologie proposte dagli studiosi sono solitamente molto più alte di quelle ricavate da scavi effettuati nella Corea del Sud, sia per l'inizio del Neolitico sia per l'età del Bronzo e quella del Ferro: tale divario determina ancora oggi la mancanza, relativamente a questi periodi, di una cronologia assoluta comunemente accettata. La terminologia e le interpretazioni degli archeologi nord-coreani sono basate su modelli marxisti mediati dalla Russia e dalla Cina, per cui, ad esempio, le comunità neolitiche vengono descritte come matriarcali, mentre quelle dell'età del Bronzo sono definite patriarcali.

L'archeologia nella corea del sud

Nominato direttore del Museo Nazionale di Seul dopo la seconda guerra mondiale, Kim Che-won ha dato grande impulso alle ricerche archeologiche nel Paese. Tuttavia coloro che negli anni del dopoguerra hanno gettato solide basi per le ricerche archeologiche nella Corea del Sud sono stati Kim Won-yong e Sohn Pow-kee, la cui impostazione metodologica risente ancora degli influssi della scuola giapponese. Sohn Pow-kee si è specializzato nell'ambito del Paleolitico, mentre Kim Won-yong, divenuto direttore del Museo Nazionale, ha fondato il Dipartimento di Arte e di Archeologia presso l'Università Statale di Seul e un annuario dedicato all'archeologia coreana, pubblicato dal 1972 al 1982, con articoli scritti in coreano e sommario in inglese. Nel 1976 sono state fondate la rivista e la Società Archeologica (Hanguk Kogohak), mentre al 1984 risale l'istituzione della Hanguk Sanggosa Hakbo. La rapida industrializzazione del Paese ha messo in serio pericolo l'esistenza di numerosi siti archeologici; per questo motivo nella maggior parte delle università presso cui si tenevano corsi di archeologia si è dato avvio ad una serie di ricerche sistematiche nelle aree più a rischio che ha portato all'identificazione e alla salvaguardia di un numero ingente di siti e di monumenti archeologici. Negli anni recenti si è moltiplicato inoltre con sorprendente rapidità il numero dei musei a livello nazionale, regionale e locale e attualmente le attività di scavo sono condotte con vasto impegno e in modo continuativo, registrando un momento di grande fioritura, anche se il fatto che i risultati delle ricerche archeologiche vengano quasi esclusivamente pubblicati in coreano limita la circolazione delle notizie al di fuori dell'ambito specialistico.

Bibliografia

R. Torii, Les dolmens de la Corée, Tokyo 1926; F. Ryosaku, Historical Sketch of the Archaeology of Korea, in Dolmen, 4 (1937), pp. 13-17; Kim Yong-gan, Evolutionary Characteristics of Korean Transitional Clay Vessels, in Kogo Minsok, 7 (1979), pp. 45-108; Kim Won-yong, Korean Archaeology since 1945. Retrospect and Prospect. Introduction, in Hanguk Kogo Habko, 21 (1988), pp. 5-24; S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993.

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