L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ancona

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ancona

Letizia Pani Ermini

Ancona

In età romana A. si estendeva nella valle tra il colle Guasco e il colle Astagno, coprendo un’area non precisamente definita poiché il circuito murario, attribuito all’opera rinnovatrice di Traiano che fece costruire un nuovo porto e di cui resta l’arco onorario, non è interamente ricostruibile, ma genericamente indicata dalla presenza delle necropoli.

Nella prima metà del VI secolo la città fu a più riprese interessata dalle vicende della lunga guerra intrapresa da Giustiniano per la riconquista del territorio italico. Il lungo e articolato racconto di Procopio sugli avvenimenti del quarto anno di guerra e in particolare sulla difesa di A. assalita dall’esercito goto riveste senza dubbio un ruolo primario nella ricostruzione, almeno parziale, dell’assetto topografico della città alla fine del mondo antico e alle soglie del Medioevo. I dati sono espliciti: la città di A. risulta priva di mura e pertanto fu allestito un castrum ubicato in posizione sicura sulla roccia angolare, cioè sul colle Guasco, venendo a coincidere con lo spazio dell’acropoli, estendendosi poi sulle pendici del colle e ritengo inglobando l’anfiteatro secondo una prassi rilevata in altri contesti urbani. Tombe e oggetti di corredo sono stati rinvenuti all’interno dell’anfiteatro e di recente è stata scavata una struttura di fortificazione a lato del suo ingresso sud-orientale, il cosiddetto Arco Birarelli, che presenta esso stesso interventi di epoca successiva alla sua costruzione e che così protetto doveva costituire l’accesso al castrum dalla rimanente area urbana. Delle sue mura, descritte come merlate e di altezza considerevole, rimangono pochi resti in via Saffi, forse a fianco dei piani alti del Palazzo degli Anziani e nell’area del lungomare Vanvitelli ove a seguito di recenti scavi è tornata in luce una torre pentagonale, di una tipologia che recentemente è stata riconosciuta come peculiare dei sistemi di fortificazione segnatamente di età teodoriciana e del primo periodo bizantino, il che vale a dire del momento di allestimento del castrum anconitano.

Inoltre, la valutazione del toponimo medievale “tagliata” ha di norma riconosciuto per A. la “sopravvivenza” di una trincea difensiva, di un fossato e comunque di un taglio artificiale del terreno, identificabile nel forte dislivello presente sulle pendici meridionali del colle dei Cappuccini, tra via Bernabei e il lato settentrionale di piazza del Plebiscito ove è ancora evidenziato dall’allineamento dei palazzi. Tale limite sembrerebbe inoltre porsi a quella distanza di “cinque stadi dal monte” e cioè dal colle Astagno, distanza segnalata da Procopio nel dispiegamento delle forze militari bizantine. La cattedrale di S. Maria della Piazza veniva a trovarsi nella parte urbana di A. rimasta esclusa dal castrum ed è quindi comprensibile che sia stata soggetta all’attacco diretto degli eserciti goti e sia appartenuta a quelle fabbriche colpite dal fuoco e quindi restaurate, come dimostra la seconda stesura del mosaico pavimentale. Il rapporto topografico tra città e castrum così ricostruito consente inoltre di giustificare appieno la presenza sul colle Guasco della chiesa di S. Lorenzo, al di sotto della cattedrale di S. Ciriaco, recentemente ricostruita nella sua icnografia, monoabsidata, con orientamento nord-sud e funzione cimiteriale, e datata all’età teodoriciana (Pani Ermini 2003).

Con la conquista bizantina e la costituzione dell’Esarcato di Ravenna, A. fu compresa nella circoscrizione della Pentapoli marittima; conquistata prima dai Longobardi con Liutprando, nel 756 passò sotto il potere della Chiesa. Subì più volte devastazioni da parte dei Saraceni e solo nel 982 si ha notizia di una marca di A. Nell’XI secolo durante le lotte delle investiture la città si emancipò con la signoria dei conti Guarneri e nel XII secolo subì assedi da parte di Lotario III (1137), di Federico Barbarossa (1167), di Cristiano di Magonza (1173), divenendo infine, all’inizio del XIII secolo, libero comune e ricca repubblica marinara. Fino all’anno 1356 lo spazio urbano di A. era suddiviso in tre quartieri: S. Salvatore o S. Pietro, Turriano o Porto, Capodimonte o S. Stefano ai quali fu poi aggiunta la contrada Piano. La continuità dell’edificio di culto sul colle Guasco, divenuto forse già dalla metà dell’XI secolo cattedrale che assunse più tardi la dedica a s. Ciriaco, rappresenta nelle sue diverse fasi edilizie i momenti salienti delle vicende urbanistiche della città: una prima ricostruzione della basilica paleocristiana, ampliata e con il medesimo orientamento, sembra risalire alla fine del X secolo; alla seconda metà del XII secolo si attribuisce l’aggiunta di una seconda abside contrapposta all’estremità meridionale e alla fine del medesimo secolo o agli inizi del successivo, intersecando al centro la basilica romanica con una costruzione pressoché speculare, si realizzò un edificio a croce greca (Redi 2003).

Tra l’XI e il XII secolo fu ricostruita la chiesa di S. Maria della Piazza, a tre navate divise da pilastri ottagonali e con la facciata che nel 1210, come si legge nell’iscrizione sul portale, ricevette una ristrutturazione a opera del magister Philippus con l’inserimento di pezzi scultorei e di serie di arcatelle cieche, anch’esse con materiali di spoglio, nell’originario paramento di pietra del Conero. Altre chiese medievali furono distrutte nei bombardamenti del 1943: S. Anastasia Stella Maris, da cui provengono i due plutei di ambone dei secoli VII o VIII ora al Museo Diocesano di Arte Sacra, S. Primiano, già S. Maria in Turriano costruita o ricostruita da Marcellino d’Ugolino nel 1228, come si legge in una iscrizione conservata nel medesimo museo, e S. Maria in Porta Cipriana fondata nel XII secolo. Il palazzo del senato occupa l’area forense romana, mentre il palazzo del comune o della Farina si colloca nel pendio che domina il porto. Il primo, sulla base della decorazione scultorea della facciata analoga a quella di S. Maria della Piazza, è stato attribuito alla prima metà del XIII secolo; al medesimo secolo si fa risalire il secondo sulla base della testimonianza di G. Vasari che riferisce di aver letto l’iscrizione della facciata con la data del 1270 (Serra 1929; Cecon 1943).

Nel XII secolo la città doveva essere cinta da mura se viene definita come inespugnabile da parte di Vincenzo da Praga nel 1167 (Annales, MGH, SS, XVII, 1861, p. 683) e di Boncompagno da Signa nel 1173 (Liber de Obsidione, RIS, VI, 3, 1937, p. 9). Al XIV secolo risale un ampliamento dello spazio urbano con un nuovo circuito murario che collegava la sommità del colle Astagno con la rocca di Capodimonte (a. 1349) alla sommità del colle di S. Cataldo su cui era stata eretta tra il 1356 e il 1365 la rocca papale per il cardinale Albornoz, rocca distrutta dagli anconetani nel 1383. Delle numerose porte menzionate dalle fonti testuali rimangono: la Porta Cipriani in via Birarelli, la Porta della Cisterna o del Filello (XIII sec.) in via Volto dei Signori, la Porta S. Egidio o Maggiore (XIII sec.) conglobata nelle strutture quattrocentesche del Palazzo degli Anziani, la Porta S. Pietro (attuale Arco Ferretti) sulla quale si legge in una iscrizione la data della sua costruzione (a. 1221) a opera del magister Philippus (il medesimo artefice che operò nella facciata di S. Maria della Piazza) e, nel tratto di mura che correva parallelo alla marina, la Porta Tommasi eretta o ricostruita nel 1159, sulla base di una epigrafe letta da A. Leoni (1810-15, II, pp. 166-67), la Porta Capoleoni (secc. XII-XIII) all’imbocco del molo, le portelle Panunzi e di S. Maria della Piazza o della Dogana (XIII sec.). Tra il XIII e il XIV secolo fu prolungato il molo del porto di Traiano e alla sua estremità fu eretto un torrione con funzione di faro, in cui era una statua del pontefice Niccolò III (Albertini, ms. VIII, p. 55).

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