L'Europa tardoantica e medievale. Il cristianesimo. La vita cenobitica nelle regioni occidentali: San Vincenzo al Volturno

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. Il cristianesimo. La vita cenobitica nelle regioni occidentali: San Vincenzo al Volturno

Richard Hodges

San vincenzo al volturno

Monastero benedettino situato presso le sorgenti del fiume Volturno, 200 km a sud-est di Roma, che, con Montecassino, fu uno dei principali centri di tradizione monastica dell’Alto Medioevo.

Fondato nel 703 circa sul confine nord-occidentale del ducato longobardo di Benevento, con la donazione del duca Gisulfo I (689-706), venne saccheggiato dai Saraceni nell’881, quando la comunità venne trasferita a Capua. In questi due secoli il piccolo monastero prosperò rapidamente e durante il IX secolo divenne uno dei maggiori monasteri della cristianità latina. Fin dal 752 il papa Stefano II inviò l’abate Ato (739-760) come messo pontificio presso i Longobardi. Questa mediazione fallì e, con la conquista del regno longobardo da parte di Carlo Magno nel 773/4, S.V.a.V. venne a trovarsi a cavallo della frontiera che separava i territori beneventano e carolingio. Il prestigio del monastero in questo periodo fu accresciuto dalla presenza del teologo Ambrosius Autpert, un personaggio che godeva di molto rispetto presso la corte carolingia e che divenne abate nel 777/8. Dopo dispute interne, S.V.a.V. accettò l’offerta di protezione di Carlo Magno e nel 787 ottenne l’esenzione dai tributi e privilegi che immediatamente gli consentirono di acquisire un numero maggiore di proprietà nell’Italia centrale. Sotto gli abati Giosuè, Talarico ed Epifanio (792-842 ca.), il monastero non solo ottenne vasti terreni, ma fu capace di costruire una nuova chiesa abbaziale, consacrata nell’808, utilizzando materiale di spoglio proveniente da un tempio di Capua. Un ambizioso progetto di restauro del monastero fu sospeso nel XII secolo e un’abbazia fortificata venne fondata su un nuovo sito. S.V.a.V. cessò di avere funzioni monastiche nel 1699, divenendo proprietà di Montecassino. Malgrado la scoperta, nel 1832, di una cripta affrescata del IX secolo, la localizzazione e la topografia del monastero altomedievale non erano note prima degli estesi scavi inglesi iniziati nel 1980.

Questa ricerca ha identificato la principale storia cronologica del sito e la sua estensione su ciascuna sponda del fiume Volturno. Secondo il Chronicon Vulturnense (XII sec.), S.V.a.V. fu istituito da tre nobili beneventani agli ordini di Tommaso di Maurienne. La prima comunità sembra essere stata fondata in un sito collegato a una città sannita e a una villa imperiale, sulle rovine di un centro abbandonato di V-VI secolo. Una piccola basilica, detta S. Vincenzo Minore, venne costruita nell’VIII secolo, riutilizzando la basilica cimiteriale della metà del V secolo. S. Vincenzo Minore venne ampliata con l’aggiunta di un ambulacro nel tardo VIII secolo, prima che un nuovo centro monastico venisse impiantato intorno all’800. Il centro monastico risale alla giurisdizione di abate del franco Giosuè (792-817) e sembra che fosse esteso per circa 10 ha su ciascuna sponda del fiume Volturno. I punti assiali erano una nuova chiesa abbaziale, S. Vincenzo Maggiore, e il vecchio santuario in S. Vincenzo Minore. S. Vincenzo Maggiore venne inizialmente costruita su un terrazzamento rialzato; essa era lunga 60 m e larga 28 m, con tre navate. Intorno all’820 vennero aggiunti a ciascuna delle estremità della costruzione una cripta anulare, probabilmente connessa con l’acquisizione delle reliquie di s. Vincenzo, e un ampio atrio rialzato. Lunghi corridoi decorati collegavano la basilica ai chiostri vicino al fiume e all’originario nucleo monastico, che venne trasformato in un palazzo per gli ospiti con una cappella annessa e un oratorio funerario (la cripta rinvenuta nel 1832). I resti di un’officina artigiana sono stati trovati immediatamente a sud del complesso, mentre la collina al di sopra del sito fu terrazzata e occupata da edifici, chiese e un grande cimitero laico. Tre ponti collegavano questo nucleo a un vicus sul lato orientale del fiume, dove sono state identificate strutture in legno da porre in relazione con l’attività artigianale del IX secolo. Gli scavi hanno portato alla luce un ricco ciclo pittorico, poiché la maggior parte degli ambienti nel nucleo monastico era decorata. Ritrovamenti casuali comprendono le iscrizioni, molte delle quali sono incise sui laterizi usati come pavimentazione, e un’importante attestazione dell’attività di lavorazione del vetro. Sono state trovate testimonianze di un terremoto datato all’848 così come abbondanti tracce di una conflagrazione causata dall’attacco saraceno dell’881. Numerose punte di freccia sono state rinvenute negli strati di bruciato delle officine e degli ambienti monastici. Il monastero dell’XI secolo era raccolto intorno al restaurato S. Vincenzo Maggiore. Il sito venne demolito per fornire materiali per il nuovo monastero fortificato nel quale l’autore del Chronicon Vulturnense scrisse la sua storia del sito.

Bibliografia

Fonti:

Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni (ed. V. Federici), in FSI, 58-60, Roma 1925-38.

In generale:

R. Hodges (ed.), San Vincenzo al Volturno, I. The 1980-1986 Excavations, 1, London 1993.

Id., San Vincenzo al Volturno, II. The 1980-1986 Excavations, 2, London 1995.

Id.,  Light in the Dark Ages. The Rise and Fall of San Vincenzo al Volturno, London 1997.

J. Mitchell - C.M. Coutts - I.L. Hansen (edd.), San Vincenzo al Volturno, III. The Finds from the 1980-1986 Excavations, Spoleto 2000.

F. Marazzi et al., San Vincenzo al Volturno. Scavi 2000-2002. Rapporto preliminare, in AMediev, 29 (2002), pp. 209-74.

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