La domesticazione degli animali e l'allevamento: Estremo Oriente

Il Mondo dell'Archeologia (2002)

La domesticazione degli animali e l'allevamento: Estremo Oriente

Sándor Bökönyi

Gli animali domestici dell'Estremo Oriente derivano da tre gruppi principali: il primo, quello dei caprovini, trae origine dall'Asia sud-occidentale o dall'Afghanistan; anche il secondo gruppo, in cui sono compresi il cane, i bovini, il maiale, il cammello e il cavallo, potrebbe essere stato domesticato nell'Asia sud-occidentale (con l'eccezione del cavallo) ed essere quindi giunto fino all'Oceano Pacifico da una tappa intermedia, poiché certamente il cane e il maiale e probabilmente il cavallo e i bovini esistevano come specie selvatiche domesticabili anche nell'Asia Centrale meridionale. Gli esemplari del terzo gruppo, il kerabau (bufalo acquatico), lo yak e il gayal o mithan (bue indiano), hanno origini locali, centro o sud-asiatiche: il bufalo selvatico viveva in India e a oriente di questa fino alla Cina, lo yak sugli altipiani del Pamir, a 3000-5000 m s.l.m., il gaur (la forma selvatica del gayal) era diffuso in Birmania e nell'Assam. L'evoluzione delle pratiche di allevamento in Estremo Oriente è meno conosciuta di quanto lo sia per il Vicino e Medio Oriente o per l'Europa; l'estensione del fenomeno e le date della sua comparsa non sono note con esattezza. È un dato acquisito, comunque, che la domesticazione del cane sia avvenuta lungo le coste del Vietnam senza interferenze esterne, come dimostrano insiemi faunistici databili probabilmente al Neolitico. È noto inoltre che la domesticazione su larga scala del cavallo, praticata nelle praterie e nelle steppe del Kazakhstan, ebbe un ruolo fondamentale nell'evoluzione della fase secondaria del nomadismo, contribuendo in maniera essenziale allo sviluppo di un allevamento transumante, incentrato sui caprovini, sui bovini e sul cane e, soprattutto, sullo spostamento delle mandrie su lunghe distanze. L'estrema mobilità di questo sistema di allevamento ne favorì la propagazione verso oriente: a essa si deve infatti l'introduzione in Cina della pecora e della capra (la prima, del tipo con posteriore e coda adiposi, dal vello ruvido e spesso, la seconda caratterizzata da un pregiato vello d'angora), assieme a specie bovine, molto probabilmente del tipo gibbuto discendente dalle sottospecie indiane di uro, come dimostrano certe anse zoomorfe di recipienti. Le più antiche forme di allevamento in Cina risalgono alle culture neolitiche di Yangshao e di Longshan e si incentravano su diverse specie domestiche, tra cui il maiale, presente anche in Thailandia, dove esso è attestato nelle prime fasi di occupazione di Non Nok Tha. Dallo stesso contesto proviene un metatarso di bufalo acquatico, che le dimensioni eccezionalmente ridotte inducono ad attribuire ad un esemplare domesticato. L'ipotesi comunemente accettata che la domesticazione della gallina sia avvenuta nella Cina meridionale, e contemporaneamente in altre zone del Sud-Est asiatico, è stata recentemente posta in discussione dal rinvenimento, in siti della Cina centrale risalenti al 6000 a.C. circa, di resti ossei che sono attribuibili ad un esemplare domesticato per via delle dimensioni, considerevolmente maggiori rispetto a quelle delle specie selvatiche corrispondenti del Sud-Est asiatico. Secondo alcuni studiosi, le prime specie di gallinacei cinesi sarebbero da porre in relazione con certi esemplari del Neolitico (6000-3200 a.C.), dell'Eneolitico (3200-2000 a.C.) e dell'età del Bronzo (2000-1000 a.C.) rinvenuti finora soltanto in Transilvania; l'anello di congiunzione sarebbe costituito dagli ornamenti in cuoio a forma di gallo da Pazyryk, nei monti Altai e da resti ossei rinvenuti in un contesto di periodo scitico in Ungheria. Tale ipotesi appare tuttavia poco convincente, considerando le diverse migliaia di chilometri che separano Pazyryk dall'Ungheria. I cavalli del Ferghana, regione centroasiatica a nord del Pamir, erano già celebri ancora prima che quelli mongoli divenissero la cavalcatura per eccellenza dei nomadi asiatici. Noti come "cavalli celesti", essi avevano un valore così elevato che gli imperatori cinesi organizzavano apposite spedizioni per catturarli; in seguito al Ferghana venne imposto un tributo annuale da pagarsi in cavalli. Il cavallo, tuttavia, non acquistò mai un ruolo essenziale né in Cina, né nel Sud-Est asiatico, a causa di una difficoltà di adattamento al clima caldo di tali regioni; i capi importati, infatti, manifestavano rapidamente un'irreversibile tendenza al nanismo, nonostante fossero nutriti nel modo migliore. In Estremo Oriente, infine, la maggiore parte dei cammelli ebbe origine dal tipo a due gobbe della Battriana, ancora presente come specie selvatica o semiselvatica in Mongolia.

Bibliografia

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