La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Tracia

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Tracia

Luigi Caliò

Tracia

La Tracia greca (gr. Θρᾴκη, Θρῄκη; lat. Tracia, Thraca), delimitata a ovest e a nord-est dai fiumi Mesta (Nestus) ed Ebros, a nord-ovest dal massiccio del Rodope e a sud dal Mar Egeo, è la provincia sud-occidentale di una regione più ampia che dal Tauro a sud-est penetra nell’Europa orientale fino al Danubio e che a partire dal tardo Neolitico mostra una cultura sostanzialmente omogenea che fiorisce nell’Eneolitico con l’apertura delle miniere di rame nella zona sud-orientale della regione. In questo periodo si conoscono grandi centri, come quello cui doveva afferire la necropoli di Varna, e la regione sembra godere di un notevole benessere dovuto anche agli sbocchi marittimi sull’Egeo, sul Mar di Marmara e sul Ponto Eusino. In Tracia occidentale si conoscono diversi siti neolitici, tra cui il tumulo scavato a Paradimi che mostra la sequenza stratigrafica più completa, simile a quella del tell di Karanovo e a quella di altri siti della Tracia continentale; altri insediamenti sono in grotta, come quelli di Maroneia, Strymi e Makrì. Inoltre gli scavi condotti presso Makrì hanno restituito strutture abitative edificate con una struttura lignea e pareti di fango pressato.

Durante l’età del Bronzo la Tracia fu interessata in modo considerevole dal fenomeno dell’espansione micenea, che riguardò l’Egeo settentrionale e la Troade, quest’ultima abitata da popolazioni affini a quelle tracie per lingua e cultura. Inizia in questo momento una serie di rapporti commerciali e culturali con la Grecia micenea, che si nota soprattutto nelle affinità delle armi offensive micenee e tracie, ma anche in un influsso meridionale nell’apparato decorativo degli oggetti legati al culto. Alla fine dell’età del Bronzo la Tracia occidentale sembra subire una certa regressione che portò le popolazioni tracie a ritirarsi in insediamenti di altura fortificati (Kremastos Vrachos presso Xylagani, Haghios Georghios di Maroneia, Haghios Georghios di Petrota), che solamente a partire dalla prima età del Ferro (1050 a.C.) vengono affiancati da insediamenti nelle pianure. A partire dalla fine del IX sec. a.C. la Tracia è interessata dal fenomeno della colonizzazione greca attraverso la costruzione di apoikiai dall’Istria fino ad Amphipolis sullo Strimone (Struma) e nel VII sec. a.C. le colonie fondate nella Tracia occidentale (Abdera, Maroneia, Aenus) formano un sistema complesso di insediamenti costieri che di fatto rende la regione fortemente ellenizzata. L’arrivo di coloni greci in Tracia non è sempre conflittuale ma, in alcuni casi, la nuova comunità si integra con quelle locali, come ad esempio, nella necropoli rinvenuta presso il fiume Lissos. Le nuove colonie si sviluppano in poleis vere e proprie che controllano anche parte dell’entroterra; Abdera, fondata da coloni di Clazomene (654 a.C.) ha restituito una necropoli di VII secolo e una cinta muraria che si data nella sua parte più antica al VI secolo.

All’inizio del V secolo la Tracia è organizzata in uno stato sotto la dinastia degli Odrisi (Thuc., II, 96, 1-97, 2) che entra in relazioni politiche e militari con Atene. Il V e il IV sec. a.C. sono per la regione un periodo di grande crescita economica, politica e anche culturale. Le grandi sepolture in tumuli qui rinvenute testimoniano una cultura aristocratica e guerriera di alto livello formale che tuttavia ha numerosi contatti con il mondo greco e l’Asia Minore. Nel 341 a.C. la Tracia fu conquistata per la prima volta da Filippo II, ma il re tracio Suethes III si ribellò ad Alessandro e poi a Lisimaco, suoi successori al trono. La conquista della regione da parte dei Macedoni ha probabilmente affrettato l’urbanizzazione dell’area, come nel caso della fondazione di Filippopoli, città fondata sotto Filippo II, culturalmente e commercialmente proiettata verso il mondo egeo. Di questo periodo è la fondazione della città di Seuthopolis, capitale della Tracia sotto il regno di Seuthes III; profondamente ellenizzata, l’insediamento urbano nasce come residenza fortificata del re e si struttura secondo i principi dell’urbanistica greca, con un tracciato ortogonale che determina isolati regolari e abitazioni secondo modelli costruttivi greci. Tra il 279 e il 277 a.C. la Tracia cade sotto il dominio dei Celti, che governarono il territorio fino al 218 a.C. Il regno dei Celti non comprendeva tuttavia completamente la costa sud della regione; le città della Propontide e dell’Egeo erano oggetto di contesa tra i Seleucidi e i Tolomei e proprio attraverso questa regione Tolomeo II entrò in rapporti con i Celti tra i quali reclutava mercenari.

Dopo la battaglia di Pidna i Romani dichiararono città libere dalla dominazione macedone le tre grandi colonie greche della Tracia occidentale, Amphipolis, Abdera e Maroneia. In particolare Amphipolis fu resa capitale di una delle quattro regioni che costituivano la nuova provincia di Macedonia. Nel periodo romano la Tracia, che appartiene all’Impero nella sua complessità a partire dal 46 d.C., è divisa in due grandi aree linguistiche; le province settentrionali della Mesia e della Dacia sono di lingua latina, mentre la zona meridionale, che corrisponde alla provincia di Tracia, comprendeva la Tracia di lingua greca. Solamente la Tracia occidentale infatti si presentava come provincia greca; i suoi antichi rapporti con l’Egeo l’avevano infatti portata a un alto grado di ellenizzazione e di integrazione con il mondo greco a partire dall’età protostorica, per continuare durante l’età classica fino a farsi più forte nel periodo ellenistico con l’adozione della lingua greca della koinè da parte anche delle popolazioni tracie. L’area settentrionale mostra invece una più forte resistenza alla penetrazione di elementi di cultura greca.

Dopo l’integrazione dell’area nell’Impero romano, la Tracia occidentale è attraversata dalla via Egnatia, importante via militare che fu sistemata nel suo tracciato definitivo durante il II sec. d.C. e che assicurava un legame tra l’Italia e il Bosforo. La via romana doveva tuttavia riprendere in parte un tracciato più antico di periodo ellenistico, probabilmente databile già al regno di Filippo II. Nel IV secolo, quando la capitale dell’Impero fu trasferita a Milano, la via Egnatia perse importanza in favore di una via più settentrionale che passava per Belgrado, Sofia, Filippopoli. Nel periodo bizantino molte delle città costiere della Tracia occidentale furono rifondate sui siti delle antiche poleis di età greca e romana.

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Neapolis

Città (gr. Νεάπολις; lat. Neapolis) costiera della Tracia il cui sito è occupato dalla moderna città di Kavala. In periodo storico era il porto di Filippi, ma la città è stata fondata da coloni di Taso probabilmente già alla metà del VII sec. a.C. in una posizione particolarmente vantaggiosa, sulla strada costiera che portava al Bosforo e nei pressi della via che conduceva alle miniere d’oro del monte Pangeo.

Dopo le guerre persiane N. entrò nella prima Lega delio-attica e versava nel tesoro della lega, negli anni 454/3, 1000 dracme annue. Si conosce molto poco della città di epoca prebizantina: rimane una parte della cinta muraria, che probabilmente risale alla prima metà del V sec. a.C., conservata soprattutto nella parte nord della penisola di Kavala, dove si trovava il centro dell’antica polis, sotto le strutture del castro bizantino; le mura conservate per un’altezza che varia dai 2 ai 4 m, erano costruite con blocchi di granito di grandezza variabile. Nello stesso lasso di tempo era in funzione anche il santuario della Parthenos di cui gli scavi condotti alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo da D.I. Lazarides hanno identificato il peribolo nei pressi dell’Imaret, una struttura a più cupole che aveva la funzione di rifugio per i poveri in periodo arabo. All’interno del peribolo sono stati trovati altari e stipi votive con figurine di terracotta e ceramica; quest’ultima in particolare si data a partire dal VI sec. a.C. ed è importata dalle isole, dalla Grecia propria e dall’Asia Minore, testimoniando l’importanza internazionale del santuario; particolarmente interessanti sono a questo proposito i rinvenimenti di ceramica laconica e di un’anfora con la rappresentazione di Peleo, Teti e le Nereidi, oltre a un’anfora attica a figure nere di Amasis. All’inizio del V secolo fu costruito un tempio ionico, periptero, di marmo di Taso di cui rimangono alcuni frammenti architettonici e capitelli. La figura della Parthenos, di cui abbiamo un’immagine arcaizzante in bassorilievo su un decreto ateniese del 356/5 a.C., era probabilmente il corrispondente ellenizzato della Artemide Tauropolos di origine tracia o di Bendis.

I legami di amicizia con Atene durarono per tutto il V sec. a.C. e due decreti onorari datati nel 410 e nel 407 a.C. concedevano agli abitanti della polis da parte degli Ateniesi diversi privilegi nel santuario della Parthenos. Nel 350 a.C. la città fu presa da Filippo II durante la sua campagna contro le città della Tracia e fu utilizzata come porto di Filippi. Nella battaglia di Filippi (42 a.C.) tra Ottaviano e Antonio e i repubblicani, la flotta di Bruto trovò rifugio nel porto di N. In periodo imperiale la polis, posizionata sul percorso della via Egnatia, ebbe importanza come centro commerciale e come porto internazionale. S. Paolo vi sbarcò nel suo viaggio verso Filippi (Act. Ap., XVI, 11). In età bizantina N. cambiò il suo nome in Christoupolis; di questo periodo rimangono soprattutto le mura, restaurate dopo il terremoto avvenuto nel 926 d.C., che cingevano la cittadella. La città ebbe una certa importanza in periodo arabo; rimane l’importante acquedotto costruito su imitazione dei modelli romani, opera del sultano Solimano il Magnifico (1520-1566).

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Samotracia

Isola (gr. Σαμοθρᾴκη, Σαμοθρηΐκη, Σαμοθρήκη; lat. Samothracia) nell’Egeo nord-orientale di fronte alla costa tracia. L’isola, di modeste dimensioni, è tuttavia estremamente montuosa con la cima più alta (Monte Phengari) che supera i 1664 m s.l.m. In periodo storico fu sede di un importante santuario extraurbano a carattere internazionale che implicava anche lo svolgimento di riti misterici, anche se si poteva partecipare al culto senza l’iniziazione; i riti officiati nel santuario erano dedicati ai Grandi Dei che comprendevano la Grande Madre, un dio della fertilità itifallico chiamato Kadmilos, i Cabiri (Dardanos e Aetion) e Axiokersos e Axiokersa (Ade e Persefone). Il santuario, oltre ad accogliere una serie di dediche di poleis e di basileis aveva diversi edifici funzionali al culto, come l’anaktoron, dove si riceveva il primo grado iniziatico, la myesis, lo hieròn, utilizzato per l’epopteia, il più alto grado di iniziazione, l’altare a corte, il teatro.

Il santuario aveva carattere di extraterritorialità, indipendente dalla polis che inviava alle feste annuali legati alla stessa stregua di altre poleis greche. La fortuna del sito, povero di ricchezze naturali, è dovuta alla sua felice posizione sulla linea di rotta che collegava la Grecia ai Dardanelli e al Mar Nero. L’isola mostra tracce di frequentazione che risalgono al Neolitico e all’età del Bronzo; durante l’età del Ferro sembra sia stata abitata da popolazioni tracie che hanno lasciato numerose testimonianze nel culto del santuario di periodo storico e la loro lingua fu usata in periodo storico come lingua cultuale. Le prime tracce di coloni greci si datano sull’isola intorno al 700 a.C.; le fonti antiche sostengono che essi fossero originari di Samo, ma si tratta probabilmente di una falsa etimologia del nome di Samotracia. La lingua di alcune iscrizioni rinvenute nel santuario è l’eolico e non lo ionico e probabilmente la madrepatria potrebbe essere stata Lesbo o qualche insediamento dell’Anatolia nord-orientale. I coloni fondarono la loro polis a Palaeopolis e furono governati da un basileus, titolo che più tardi rimase a identificare il magistrato eponimo; la divinità poliade fu Atena, il cui santuario era forse sistemato nella parte alta della città. La posizione geografica dell’isola ha portato la polis a una rapida prosperità che si esplica già nel VI sec. a.C. in una importante monetazione d’argento che presenta l’immagine di Atena sul rovescio. Tra la fine dell’età arcaica e l’inizio di quella classica l’isola aveva importanti possedimenti nella Peraia, sulla costa tracia, e il controllo assoluto delle rotte che passavano per questo braccio di mare. Nel tardo arcaismo il santuario ricevette importanti installazioni come la Sala dei Doni Votivi, un primo hieròn e forse l’anaktoron. È in questo periodo che il culto acquista importanza internazionale.

In epoca classica l’isola entra nella Lega delio-attica e perde gran parte della sua importanza politica, ma il santuario rimane meta di pellegrinaggi e di visite da gran parte del mondo greco. Erodoto e il re spartano Lisandro furono iniziati ai misteri, gli stessi cui si allude in Aristofane e Platone. La casa reale di Macedonia presta una particolare attenzione al culto e nel suo santuario Filippo II incontra Olimpia in occasione dell’iniziazione ai misteri. L’Ellenismo segna un periodo di grande fortuna per il santuario, soprattutto a causa dei numerosi doni offerti da Filippo e dai suoi familiari e poi dai Diadochi, tra cui si distinguono i Tolemei, con la dedica del grande propileo del santuario da parte di Tolemeo II tra il 285 e il 281 a.C.; nello stesso periodo, per la sua importanza strategica, l’isola viene utilizzata come base per la flotta della seconda Lega ateniese e poi da Lisimaco di Tracia, dai Tolemei, dai Seleucidi e dai Macedoni.

Nel periodo romano il santuario suscitò l’interesse dei Romani per l’origine da Samotracia di Dardano, il futuro fondatore di Troia; dopo la catastrofe, forse causata da un terremoto, che colpì il santuario in periodo imperiale, questo fu ricostruito e in alcune parti radicalmente rimaneggiato. Il sito fu particolarmente importante sotto l’Impero come stazione commerciale; fu visitato da s. Paolo nel suo viaggio verso Neapolis e forse già nel II sec. d.C. era sede di una comunità cristiana. Il santuario continuò a vivere per tutta l’età imperiale: nel III secolo fu restaurato lo hieròn; solamente nel IV sec. d.C. entrò in una fase di declino.

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Taso

L’isola (gr. Θάσος; lat. Thasos, Thasus), prevalentemente montagnosa, è provvista di diverse materie prime, soprattutto marmo e minerali, la cui attività estrattiva costituisce una delle sue fonti principali di ricchezza.

Taso mostra tracce di occupazione solo a partire dal periodo della colonizzazione greca, ma è probabile che sia stata abitata anche in periodo più antico, come attesta la tradizione letteraria secondo la quale l’isola, un tempo chiamata Odonis, era abitata dalla tribù tracia dei Sinti e come testimoniano alcune scarse tracce di resti di abitazioni rinvenute presso il Dionysion, che si datano a partire dalla fine dell’VIII secolo e hanno restituito ceramica subgeometrica e macedone e che potrebbero essere antecedenti alla colonizzazione dell’isola. Taso fu colonizzata dagli abitanti di Paro, guidati da Telesicle, padre di Archiloco solo all’inizio del VII sec. a.C. I Pari, dopo aver preso possesso dell’isola tentarono il controllo della regione costiera del continente di fronte l’isola attraverso alcuni emporia (Oisyme, Neapolis, Galepsos, Strame) e grazie ad Archiloco conosciamo la figura di uno dei protagonisti dell’espansione sulla costa, Glauco, il cui monumento funerario è stato rinvenuto nell’agorà di Taso.

In questo periodo la nuova polis, costruita lungo la costa nord dell’isola, di fronte alla Tracia, è al centro di una rete di scambi commerciali testimoniata dai rinvenimenti che dimostrano rapporti con le Cicladi, Rodi, le città ioniche dell’Asia Minore, Corinto e successivamente nel VI sec. a.C. con Atene; in questo momento è possibile seguire il flusso dei commerci di Taso più chiaramente attraverso la dispersione delle monete emesse dalla polis con satiro e ninfa e rinvenute in tutto l’Egeo. I resti architettonici della città databili al VII sec. a.C. sono rari e a parte il monumento di Glauco, si limitano a qualche frammento di struttura abitativa; più importante l’attività edilizia di VI sec. a.C., che riflette la ricchezza della polis; viene sistemato il santuario di Atena sull’acropoli con la costruzione al suo interno del tempio dedicato alla dea e in genere si notano tracce di interventi edilizi in diversi santuari urbani, come quello di Artemide, nell’Herakleion e nel santuario extraurbano di Aliki, sulla costa sud-orientale, e nel Demetreion, sulla costa sud-occidentale. Analogamente l’edilizia privata sembra avere avuto ampio sviluppo, soprattutto nella prima metà del secolo, con la costruzione nella città bassa di interi isolati di forma rettangolare e la realizzazione nella seconda metà del secolo di una prima cinta muraria. Una analoga attività edilizia si nota anche negli emporia sulla terraferma, come a Neapolis, con la costruzione di un periptero ionico dedicato alla Parthenos.

Durante le guerre persiane l’isola si schiera con gli invasori: nel 491 a.C. Dario impone ai Tasi di smantellare le mura e di pagare un tributo (Hdt., VI, 46-47) e nella seconda guerra persiana la polis offre a Serse un sontuoso banchetto (Hdt., VII, 117). Dal 477 a.C. Taso partecipa alla Lega delio-attica con 30 navi, tuttavia defeziona nel 465 a.C. e, sconfitta, viene privata della flotta e obbligata a pagare tributo. La città esce notevolmente ridimensionata da questo episodio e il suo contributo alla Lega è solo di tre talenti annui, mentre il dissidio con Atene, che in questo momento controlla direttamente i giacimenti minerari dell’Egeo, si va inasprendo; l’isola tuttavia è protagonista durante il corso del V sec. a.C. di una forte ripresa economica e già nel 446 a.C. i talenti per il tributo alla Lega crescono fino a 30. Le cause di questa improvvisa crescita non sono completamente chiare, ma probabilmente si devono a nuovi rapporti di collaborazione tra Atene e Taso. Nello stesso periodo i santuari urbani prendono la loro forma definitiva: in quello di Atena viene costruita la grande terrazza e il tempio; in quello di Eracle il periptero ionico e l’edificio a oikoi. Anche il santuario di Aliki viene in parte risistemato. All’inizio del V sec. a.C. viene ristrutturato il circuito delle mura e in quest’epoca le strutture essenziali dell’abitato sono già state costruite; la città aperta sul mare era costruita su terrazzi che regolarizzavano il pendio della conca all’interno della quale era stata fondata e di cui il porto e l’acropoli costituiscono le due estremità della polis; l’agorà, situata immediatamente a sud del porto chiuso, viene definita architettonicamente mediante la costruzione di stoài e magazzini e si afferma come il centro politico della città. La cinta tardoarcaica è quella smantellata per ordine di Dario, ristrutturata dopo le guerre persiane, smantellata di nuovo nel 463 a.C. e ricostruita definitivamente alla fine del secolo. Le porte, dedicate ognuna a una divinità, appartengono a fasi diverse e le più antiche sono quelle di Sileno, di Eracle e di Dioniso.

Dopo l’insediamento dei 400 ad Atene nel 411 a.C., Taso si separa dall’impero ateniese, si fortifica e ricostruisce la sua flotta da guerra, accogliendo la flotta peloponnesiaca; nasce un periodo di profonda instabilità politica della polis testimoniata dalle epigrafi rinvenute e che termina solo all’inizio del IV sec. a.C. con l’arbitrato di Paro. Questa fase corrisponde al tentativo di ricostruzione della rete commerciale che la città aveva in periodo arcaico, attraverso un controllo egemonico degli emporia sulla costa tracia, e a una nuova fase architettonica e amministrativa della polis, che si dà un regime democratico. I Tasi ristabiliscono la loro influenza sul continente con l’aiuto di Atene e Taso gode di un’indipendenza nominale sotto il regno di Filippo di Macedonia; la distribuzione delle monete tasie nei Balcani e in Tracia fino al Danubio e quelle delle anfore per il commercio del vino prodotto sull’isola, molto apprezzato in antico, mostra la vitalità del commercio tasio in questa epoca. Soprattutto le anfore, le più antiche delle quali si datano nella seconda metà del V secolo e il cui numero cresce durante il IV e il III sec. a.C., sono state rinvenute in Tracia, sul Ponto Eusino, in Egitto, in Sicilia, in Asia fino a Susa.

Durante il IV sec. a.C. viene risistemato il porto e alla fine del secolo le fortificazioni del porto militare, viene ristrutturata l’agorà e nel medesimo periodo vengono costruiti gli edifici pubblici necessari alla nuova democrazia presso il santuario di Zeus Agoraios. Nello stesso momento vengono riordinati gli archivi e risistemate le liste dei magistrati. Tra la fine del secolo e l’inizio di quello successivo viene messo in atto un vasto piano di ristrutturazione dei santuari; il santuario di Artemide, quello di Dioniso e quello di Poseidone si arricchiscono di periboli di marmo e il teatro riceve il suo primo edificio di scena, mentre nel Dionysion vengono eretti edifici per ospitare le statue dei vincitori delle gare tragiche. Le grandi costruzioni di questa fase sono dovute per lo più a evergeti privati: Lysistratos per il proscenio del teatro, Thersilokos per l’Herakleion, Herakleodoros di Olinto per le fortificazioni del porto. A partire dal periodo classico l’isola è occupata, oltre che dalla polis principale, da una serie di villaggi che si distribuiscono in modo capillare in tutto il territorio; lungo la costa è stato rilevato un sistema di torri di avvistamento e di fari che dovevano contribuire alla sicurezza dell’isola.

Con l’arrivo dei Romani nell’Egeo, Taso sostiene la repubblica e le sarà fedele anche nei momenti più drammatici, come durante la guerra mitridatica. Per ricompensare l’isola Silla nell’80 a.C. fa votare al senato la concessione di privilegi e immunità e le rende i territori sulla terraferma, privilegi che saranno poi confermati da Augusto nonostante la defezione a fianco di Bruto e Cassio. Durante l’Impero diventa molto importante a Taso il culto dell’imperatore e della famiglia imperiale e gli Augustali sono uno dei collegi sacerdotali più notevoli. A partire dal I sec. d.C. la città viene dotata di una serie di edifici di rappresentanza a opera di privati. Forse a questo periodo potrebbero risalire i portici dell’agorà, anche se recentemente è stata proposta una datazione più alta in periodo ellenistico; la città cresce oltre le mura con i quartieri che nascono a sud-est e tra il I e il II sec. d.C. vengono costruiti nuovi magazzini e strutture per lo stoccaggio. Durante il II secolo viene costruito un odeion a sud-est dell’agorà e alla fine dello stesso secolo il teatro della polis è modificato per accogliere giochi gladiatori. La città viene abitata per tutto il periodo romano e in epoca bizantina è sede vescovile.

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